giovedì 14 gennaio 2010

Recensione: Lady Oscar

LADY OSCAR
Titolo originale: Versailles no Bara
Regia: Tadao Nagahama (ep. 1-18), Osamu Dezaki (ep. 19-42)
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Riyoko Ikeda)
Sceneggiatura: Yoshimi Shinozaki, Masahiro Yamada, Keiko Sugie
Character Design: Shingo Araki, Michi Himeno, Akio Sugino (ep. 19-42)
Musiche: Koji Magaino
Studio: Tokyo Movie Shinsha
Formato: serie televisiva di 42 episodi (durata ep. 25 min. circa)
Anni di trasmissione: 1979 - 1980
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video


Parigi, fine XVIII secolo. Addestrata fin da tenera età all'arte della spada attraverso una rigida educazione maschile, Oscar François de Jarjayes, di nobile famiglia francese, diviene presto capitano della guardia reale della regina Maria Antonietta, stringendo con lei rispettosa amicizia. Assieme al fido amico d'infanzia André Grandier, innamorato di lei, vivrà diverse avventure difendendo la regina dagli intrighi di corte e dalle invidie del popolo, le quali le faranno anche conoscere le condizioni di estrema povertà nelle quali riversano i sudditi. Distrutta dalle incertezze sulla sua identità maschile e irresistibilmente attratta dal conte Hans Axel Von Fersen, già amante della sua regina, Oscar dovrà capire quale strada scegliere per la sua vita, ma anche da quale parte schierarsi all'avvento della Rivoluzione Francese...

La serie animata La Rosa di Versailles (o Lady Oscar, seguendo il più conosciuto titolo internazionale) è esempio rappresentativo di uno degli assunti più antichi del mondo: l'importanza nulla, cioè, che deve rivestire in qualsiasi opera d'arte o ingegno l'appoggio o meno del grande pubblico. Le sue risalgono al 1972, anno in cui debutta sulla rivista Margaret il manga di riferimento scritto da una appena 24enne Riyoko Ikeda. La giovane autrice, letto al liceo una biografia molto romanzata di Maria Antonietta pubblicata in Giappone (Maria Antonietta - Una vita involontariamente eroica, Stefan Zweig, 1932) e affascinata dalla personalità dell' "Austriaca", bambina viziata e immatura finita quasi per gioco a governare la Francia, odiatissima dal popolo parigino per i suoi folli sperperi di soldi pubblici ma che, diventata madre e vittima dei grandi turbamenti sociali di fine XVIII secolo, sa ritrovare la dignità dei grandi regnanti verso le ultime fasi di vita, con un solenne discorso davanti al tribunale rivoluzionario e una morte stoica e solenne sulla ghigliottina, decide di tributare alla vita della "Rosa di Versailles" una sua personale versione a fumetti1, umanizzando con la sua sensibilità un personaggio storico così scomodo e, in generale, tutt'oggi ricordato in modo abbastanza negativo.

Disegna così un manga che si rivela fin da subito una delle grandi, intramontabili hit dello shoujo manga di sempre e tra le sue più grandi pietre miliari: la prima storia per ragazze ad ambientazione storica (scelta ferocemente osteggiata dalla sua casa editrice che la definiva un'idea anti-commerciale al massimo, ma i lettori le daranno ragione2), e tra le prime (dopo, ovviamente, La Principessa Zaffiro di Tezuka del 1953) a creare l'archetipo della protagonista gender bender, l'eroina femminile che assume identità e atteggiamenti dell'altro sesso. A incarnare questo archetipo di personaggio non è però Maria Antonietta bensì il personaggio immaginario (benché plasmato sulla vita di due personalità storiche, François Augustin Reynier, cavaliere e conte de Jarjayes, e il caporale Pierre Hulin3), Oscar François de Jarjayes, vero protagonista della storia, nobile educata a essere un uomo, abile spadaccina e capitano della guardia reale, personale amica-confidente della regina: dal suo punto di vista privilegiato (che le permette di svolgere la professione nei salotti di Versailles come nelle sporche strade parigine) la Ikeda dà il suo personale ritratto della regnante come l'ha percepito lei. A parte questi tratti biografici, è per la trama che il manga parla per sé: una tragica, epica storia d'amore interclassista, ambientata in un contesto crudele come quello della Francia di fine XVIII secolo in procinto di abbracciare la guerra civile, che lancerà l'idea di raccontare storie in periodi storici ben definiti e spesso drammatici. Per merito del carisma degli eroi, la bellezza della storia e la realistica rappresentazione del periodo analizzato (tra salotti della reggia di Versailles, dove nobili esprimono tutta la loro bassezza pugnalandosi alle spalle con pettegolezzi e cattiverie,  sperperando in lusso le tasse del popolo, e una Parigi che vive nella miseria, dove i sudditi tirano avanti di giorno in giorno senza sapere se avranno di che sfamarsi la mattina dopo), La Rosa di Versailles e Oscar diventano un autentico fenomeno sociale, originando negli anni successivi ogni genere di incarnazione crossmediale, tra musical, rappresentazioni teatrali al Takarazuka, film con attori in carne e ossa, elogi ufficiali (nel 2009 l'autrice riceve la Legion d'onore, il massimo riconoscimento della repubblica transalpina, meritata per aver diffuso significativamente in Giappone la cultura e la Storia della Francia4), e altro ancora.

È solo però nel 1979, ben sei anni dopo la conclusione dell'opera e innumerevoli rifiuti da parte dell'autrice a una trasposizione animata (bisogna ringraziarla, alcuni di questi danno vita, nel 1975, alla bella serie La Stella della Senna), che si arriva finalmente alla concretizzazione anche di questa, da parte dello studio Tokyo Movie Shinsha. Ne esce un capolavoro dell'animazione, flop tanto tremendo in Giappone nella prima trasmissione televisiva5 (l'opera verrà riscoperta solo con le repliche6), quanto successo di culto in Italia e in altri Paesi del mondo, che ancora una volta applaudono qualsiasi opera disegnata da Shingo Araki e dalla moglie Michi Himeno. Cosa ci sarà di buono in una produzione animata che non solo l'autrice non è mai stata interessata a guardare7, che non solo è stata aborrita dalle fan del manga, ma si è ritrovata anche impietosamente mutilata, nelle versioni estere, degli originali episodi di rimontaggio 24 e 418? Alla luce della visione, la soluzione non può che essere lapidaria: al pubblico italiano si riconosce una volta tanto più buon gusto di quello nipponico.


Lady Oscar è uno di quegli adattamenti manga-anime le cui differenze si rivelano di gran classe, le cui caratteristiche del media (colori, musiche, animazioni) valorizzano ulteriormente le atmosfere originali. Lo staff di sceneggiatori dello studio Tokyo Movie Shinsha rilegge La Rosa di Versailles rimuovendone gli inserti umoristici originali (frequentemente utilizzati dall'autrice per stemperare i vari drammi), modificando tratti di trama e approfondendo notevolmente le psicologie dei personaggi, per rendere ancora più drammatica e soprattutto inedita la vicenda: un lavoro di voluta e benvoluta infedeltà, che presenta La Rosa di Versailles sotto una nuova luce. In questo modo, le struggenti storie d'amore e guerra in esso rappresentate, tratteggiate dagli stupefacenti, elegantissimi disegni di Shingo Araki e consorte, ne escono potenziate oltre ogni limite.

Non basterebbero fiumi di inchiostro a rendere la perfezione del tratto estetizzante e gotico degli inseparabili character designer, in questo caso addirittura (precedente UNICO nella Storia degli anime) direttori dell'animazione di tutti e 42 gli episodi, autori di un aspetto visivo raffinato, espressivo e aggraziato che fa assumere ai personaggi un aspetto lirico e dannato da tragedia greca, perfetto nel tratteggiare cupe relazioni amorose e psicologie turbate. L'atmosfera malinconica che si crea risulta indimenticabile, partendo dalla prima metà di serie puramente introduttiva, con Oscar e Andrè che affrontano macchinazioni nobiliari ai danni della regina, per arrivare al magnifico, commovente finale, con i due che, trovato l'amore, come novelli Paolo e Francesca ruotano loro malgrado nel turbine della Storia, indecisi se adempiere il loro ruolo di difensori del popolo portandolo fino alle più estreme conseguenze, o cercare serenità pensando a se stessi e alla loro vita privata. Tra le commoventi tracce della bella colonna sonora di Koji Magaino e una sontuosa confezione visiva, data principalmente dalle invenzioni estetiche del secondo regista Osamu Dezaki (con i suoi classici, memorabili sfondi-cartolina, affidati ad Akio Sugino e alla Himeno9), la ciliegina sulla torta è rappresentata dalle aggiunte all'intreccio originale, un crogiolo di avventure nuove di zecca che aumentano la tragicità, caratterizzano meglio il background storico e inseriscono attivamente nella trama personaggi marginali nel manga o addirittura assenti, come il duca d'Orléans o i famosi rivoluzionari Maximilien de Robespierre e Louis de Saint-Just. Tutte le modifiche operate all'intreccio originale del manga hanno più di un motivo per risultare interessanti, visto che sono molto legate ai nomi dietro la loro creazione. I retroscena dietro la genesi del capolavoro sono, per molti versi, interessanti quasi quanto lui.

L'anime nelle intenzioni iniziali doveva essere affidato alla regia di Dezaki, dal prestigio ormai acclarato, solo che quest'ultimo all'epoca sta co-dirigendo Le avventure di Marco Polo (1979) prodotto dalla NHK e non se ne fa niente. Si sceglie allora un altro veterano di comprovata esperienza, Tadao Nagahama, famoso per la quadrilogia robotica Toei Animation/Sunrise composta da Super Electromagnetic Robot Combattler V (1976), Super Electromagnetic Machine Voltes V (1977), General Daimos (1978) e Daltanious il robot del futuro (1979). Daltanious è iniziato giusto sette mesi prima, ma Nagahama lo abbandona senza problemi appena scopre di avere la possibilità di lavorare nuovamente con Araki. In Voltes V Nagahama parla della guerra tra i terrestri e i boazaniani, una nobiltà extraterrestre che ha ridotto alla fame e alla miseria il suo popolo, dando ai cattivi un aspetto fisico e un vestiario palesemente basati su quelli dell'aristocrazia francese ai tempi della Rivoluzione. Letto quindi il manga della Ikeda, non deve perciò stupire il suo grande entusiasmo nel riscoprire una vicenda in cui trattare quel periodo storico ancora più in dettaglio, ed è così che farà, enfatizzando in Lady Oscar (titolo internazionale della serie), rispetto al manga, gli intrighi di corte nella reggia di Versailles e i duelli di spada all'interno di ambienti nobiliari10. Quella del regista è una reinterpretazione semi-avventurosa che porta subito, addirittura fin dal primissimo episodio, la serie a venire osteggiata: sia da migliaia di lettrici, infuriate per le infedeltà e il basso tenore romantico11 (e che già in precedenza avevano intimato lo studio di produzione, con lettere minatorie, di seguire in modo tassativo la storia originale12), che dallo stesso produttore televisivo Shigeru Umeya, che chiedeva invece un maturo dramma psicologico più focalizzato sulla psiche di Oscar che sulle sue schermaglie13. Il basso share e, si legge spesso in giro, anche forti dissapori tra Nagahama e la doppiatrice di Oscar, Reiko Tajima14, sono infine le gocce che fanno traboccare il vaso: il regista è allontanato e rimpiazzato al 19esimo episodio da Dezaki15, che ha nel frattempo completato quello che stava facendo. Quest'ultimo, nel tentativo di cambiare le cose e rendere la serie più vicina ai gusti di Umeya, imporrà agli sceneggiatori la scrittura di nuovi copioni che sostituiscano quelli già pronti16, chiede e ottiene la sostituzione di tutto lo staff di disegnatori e del direttore artistico17, e dice ad Araki e Himeno di evolvere il loro stile disegnando i personaggi con fattezze molto più adulte e realistiche, in contrapposizione ai  "pupazzi da fumetto per ragazze"18 viste in precedenza  (da qui la famosa "crescita di capelli" della protagonista), in modo che somiglino a come li farebbe il suo chara designer di fiducia, Akio Sugino19, oltretutto convocato per dare loro una mano20. Ripetendo, quindi, quello già fatto a suo tempo con la versione animata di Aim for the Ace! del 1973 (altro shoujo manga serializzato sempre su Margaret), Dezaki porterà avanti la storia senza comunque rinunciare a rileggerla anche lui personalmente, aumentando i drammi psicologici, focalizzando l'attenzione su atmosfere intimiste, modificando il ruolo di alcuni personaggi (uno in particolare: il soldato giacobino Alain de Soisson, che come in tutti gli anime diretti da Dezaki diventa la spalla da affiancare al protagonista per esprimere un punto di vista esterno che lo inquadri oggettivamente21) e apportando nuove modifiche all'intreccio: anche se questi fatti non incideranno sullo share e al conseguente, brutale tonfo commerciale della serie, questi inserti rimangono comunque, come quelli precedenti, ben fatti, con criterio e a manga abbondantemente concluso da anni, tanto da integrarsi perfettamente nell'intreccio senza creare contraddizioni.


Al Lady Oscar animato si potrebbero giusto rinfacciare alcune licenze storiche, come la morte di alcune personalità storiche mai avvenuta in un certo modo e alcuni attori (madame de Polignac, Rosalie, Jeanne) non fedelissimi alle proprie controparti reali. Quasi tutto è comunque semplice retaggio del manga e, di riflesso, della biografia di Zweig letta dalla Ikeda, oggi riconosciuta come poco attendibile22 (sarebbe più giusto lamentarsi del destino che viene riservato al personaggio di Alain, sorte, ripudiata dall'autrice quando l'ha saputa23, che renderebbe impossibile l'eventuale trasposizione del seguito del manga, Eroica - La gloria di Napoleone). Lady Oscar affascina nella sua storia drammatica, rattrista negli splendidi e tragici personaggi sublimemente caratterizzati, meraviglia l'occhio con un tratto raffinatissimo: è una grande serie animata che, nonostante le animazioni modeste del periodo (controbilanciate dallo sfarzo visivo), non ha semplicemente tempo e risulterà, per sempre, un capolavoro. L'ennesimo di Dezaki. Classico senza età.

Intenso il doppiaggio della versione italiana, teatrale e adattato in modo tutto sommato coerente, seppur sbiadito da uno sparuto numero di discutibili adattamenti che infantiliscono un po' il contesto ("ti voglio bene" invece che "ti amo", "preferita del re" invece di "amante del re", rimozione dei riferimenti a prostituzione e lesbismo etc). Fortuna che i due DVD Box editi in Italia da Yamato Video sono tra i pochissimi, della casa distributrice milanese, a contemplare sottotitoli fedeli ai dialoghi originali (oltre a due booklet ricchi di ghiotti retroscena). Unico neo dell'edizione è la sigla d'apertura italiana cantata dai Cavalieri del Re, addirittura impostata in automatico se si seleziona la nostra lingua: seppur orecchiabile è lontana anni luce dalla poesia dell'epica, struggente Bara wa Utsukushiku Chiru, quest'ultima disponibile solo per la visione in giapponese. The Lady Oscar Story, uscito straight-to-video in Giappone il 21 maggio 1987, in periodo di rivalutazione della serie TV, è l'immancabile, inutile riassunto-rimontaggio condensato dell'intera storia.

Voto: 10 su 10

ALTERNATE RETELLING
The Lady Oscar Story (1987; OVA)


FONTI
1 Intervista a Riyoko Ikeda pubblicata su "Le Rose di Versailles" n. 4 ("Intervista a Riyoko Ikeda - Parte quarta", d/visual, 2008)
2 Intervista alla Ikeda pubblicata pubblicata su "Le Rose di Versailles" n. 1 ("Intervista a Riyoko Ikeda - Parte prima", d/visual, 2008)
3 Vedere punto 1
4 Anime News Network, "Rose of Versaille's Ikeda Riyoko Receives France's Top Honor", http://www.animenewsnetwork.com/news/2009-03-12/rose-of-versailles-ikeda-receives-france-top-honor
5 Booklet allegato al Memorial Box 1 dell'edizione in DVD Yamato Video di "Lady Oscar" (2009, pag. 5)
6 Come sopra
7 Intervista alla Ikeda pubblicata pubblicata su "Le Rose di Versailles" n. 3 ("Intervista a Riyoko Ikeda - Parte terza", d/visual, 2008)
8 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese, Tunuè, 2012, pag. 131
9 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit).
10 Il corposo retroscena viene dal booklet del punto 5, a pag. 2
11 Come sopra, a pag. 5
12 Booklet allegato al Memorial Box 2 dell'edizione in DVD Yamato Video di "Lady Oscar" (2009, pag. 1-2)
13 Saburo Murakami, "Anime in TV", Yamato Video, 1998, pag. 63
14 Vedere punto 5, a pag. 4
15 Vedere punto 8
16 Vedere punto 5, a pag. 4
17 Come sopra
18 Come sopra
19 Sito internet ufficiale di Yamato Video, "Addio al maestro Shingo Araki", http://www.yamatovideo.com/news_int.asp?idEntita=4340
20 Vedere punto 8. Confermato da Garion-Oh
21 Booklet del punto 12 (pag. 3)
22 Volume 1 de "Le Rose di Versailles", "Introduzione", d/visual, 2008
23 Vedere punto 1

18 commenti:

Alessandra Parise ha detto...

Finalmente!!!

Ero qui che aspettavo da mesi questa recensione e ben venga il 10 su 10, più che altro, non era accettabile nessun altro voto. :)
Meraviglioso anime, drammatico, struggente; da sempre aspetto un adattamento cintematografico (tra l'altro già esistente) che, con i mezzi odierni, renderebbe giustizia a una storia bellissima.

Complimenti e grazie!

Simone Corà ha detto...

Ora però fila a guardare un po' di robot! :-p

Jacopo Mistè ha detto...

Il robotico è d'obbligo, fila a guardarti Gundam SEED come ringraziamento!

Oltretutto, se posso permettermi...
anzi mi permetto a prescindere: comprati il manga edito dalla d/visual!

Il fumetto originale ha notevoli differenze con l'anime, molto interessanti.
Per dirne una... Alain ci prova con Oscar, Oscar incontra Napoleone Bonaparte, vi sono molte parti assenti in animazione, e sopratutto Oscar e Andrè trombano!

Per me ti piacerebbe molto, per me l'anime concepito così è un capolavoro, ma anche il manga è stupendo (e ha pure un sequel, che in animazione manca). Unico difetto è che il disegno non è un granchè, ma ci puoi correre sopra vista la bellezza della storia :)

Jacopo Mistè ha detto...

Dimenticavo...

1) ... prego!
2) Proprio quest'anno è previsto un nuovo film d'animazione su Lady Oscar in Giappone, un filmone che riassume l'intera storia completamente animato da zero (non quindi il solito rimontaggio).

Alessandra Parise ha detto...

Se mai esisterà Lady Oscar Robot, allora lo guarderò!

Mi piacerebbe leggerlo il manga, a prescindere dalle differenze (e comunque, nella mia testa Oscar e Andrè trombano dall'inizio alla fine!).
... speriamo che il filmone arrivi anche se io intendevo un vero e proprio film, con attori in carne e ossa...

Unknown ha detto...

Sono cresciuto con questo cartone: la prima volta che l'ho visto ero davvero molto piccolo, al punto che lo chiamavo "Ledi Oca" :)

Ne conservo ancora uno splendido ricordo, 10 su 10 è quel che merita concordo pienamente.

Simone Corà ha detto...

Piccoli animaniacs crescono. Bravi bravi. :)

Unknown ha detto...

Oh, sono molto contento di leggere questa recensione che stabilisce finalmente un punto importante, ovvero come l'anime non sia solo uno sbiadito riflesso del manga (come ormai da vulgata otaku) ma anzi possegga una straordinaria forza propria e soprattutto "razionalizzi" la storia cartacea per farne emergere il sottotesto tragico in tutta la sua devastante potenza. Francamente mi stupisco molto di come questo anime (nonostante le censure del caso) in Italia sia tranquillamente passato alla storia come un normalissimo prodotto pop, perché è invece qualcosa di veramente straziante.
10 su 10 anche per me, capolavoro senza tempo!

Jacopo Mistè ha detto...

Ciao Rodan, felice di leggerti anche qui!

Riguardo Lady Oscar per me proprio non ha senso accostare le due versioni, in quanto, diversamente dal solito, stavolta la trasposizione animata è una vera e propria rilettura personale del fumetto, come atmosfere e personaggi.

Non voglio perdere tempo a pensare su quale sia la versione migliore, perchè si tratta essenzialmente della stessa storia narrata attraverso due punti di vista diversi, entrambi con pregi e difetti.

Il fumetto probabilmente è quello più completo e corale, ma la versione animata tratta con molto più approfondimento le vicissitudini di Oscar e Andrè.

Morale? Invito a leggere il fumetto e guardare l'anime :)

Unknown ha detto...

Siamo nel 2014 ma qua in Italia almeno non si è visto né il lungometraggio animato né tantomeno il remake cinematografico.E sarebbe ora che qualcuno ci pensasse visto l orrida caricatura che il regista Demy aveva fatto della nostra Oscar nel vecchissimo film del 79.Tanti brutti film si producono che costano più di quanto valgono invece un remake su questa stupenda eroinaSarebbe un successone purché rispecchi fedelmente le caratteristiche dei protagonisti e i loro sentimenti senza alcun tipo di censura

Anonimo ha detto...

Quello che rovina un'opera come Lady Oscar (o sarebbe meglio dire Versailles no Bara) è, oltre a una continua ritrasmissione che ha portato me e molti altri ad odiarla, il fatto che sia stata usata mezza puntata per chiudere le sotto trame storiche post 14 Luglio 1789 invece di far morire Oscar magari nell'episodio 37 e usare gli ultimi episodi per narrare la fine di tutti i comprimari, rispettando, il più possibile il lato storico e le loro vicende.
Questa è la pecca maggiore, e non credo che vi si porrà mai rimedio.

Jacopo Mistè ha detto...

Gli unici comprimari rimasti (Alain, Rosalie e il Cavaliere Nero) sono protagonisti del seguito Eroica che è lungo 12 volumi, mica si poteva creare un'altra serie animata solo per loro :)
Per quello che riguarda Maria Antonietta e Fersen, in quel caso concordo, tanto che nel manga infatti si parla anche del loro destino, ma nell'anime la cosa non viene neanche citata.

Unknown ha detto...

Ha ragione Jacopo il cartone era la rosa di Versailles non la rivoluzione francese! ! E se poi il personaggio di Oscar non gli piaceva tanto da volerla far morire anche prima della fine non occorreva guardarlo più, semplice no? Potevano invece fare un lieto fine tipo come con Il tulipano nero

Jacopo Mistè ha detto...

Beh, insomma, ho visto finali un po' più "happy" di quello del Tulipano Nero :D

Unknown ha detto...

Non potevano mica cambiare la storia e salvare la Regina e il re già bello è stato vedere i protagonisti sani e salvi e i principini in salvo!!

Unknown ha detto...

La finale è bella compatibilmente con il contesto storico da cui è tratta lo stesso di Lady Oscar

Sam ha detto...

Pur amando l'anime, esso pecca in sceneggiatura con assurdità da antologia.
Basti pensare all' episodio in cui la Polignac convince Antonietta a far credere di essere in dolce attesa.
E poi , alla fine dell' episodio, ha la brillante idea di scaricare la colpa a Oscar della perdita del bambino: come minimo sarebbe stata condannata a morte.
Ok che la Regina può tutto, ma c'è un limite.
Poi la morte di Jean Valois che rende di fatto l'anime ambientato in una terra parallela , e altre cose così.
E Mistè, anche nell' anime Oscar e Andrè trombano ( e pure Fersen e Antonietta, ma molti anni prima di quando accade nel manga della Ikeda ).

Anonimo ha detto...

Ho appena terminato di vederlo.
I miei unici ricordi si fermavano all'inizio degli anni 2000, quando ero un bambino.
In effetti i primi 18 episodi si concentrano troppo sulle vicende amorose, è solo dopo l'arrivo di Dezaki che l'opera si esprime al meglio assumendo quella portata tragica e drammatica.
Veramente stupendo.
E ora sotto con Ashita no Joe!

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