RUN, MELOS!
Titolo originale: Hashire Melos!
Regia: Masaaki Ohsumi
Soggetto: (basato sul racconto originale di Osamu Dazai)
Soggetto: (basato sul racconto originale di Osamu Dazai)
Sceneggiatura: Masaaki Ohsumi
Character Design: Hiroyuki Okiura
Musiche: Kazumasa Oda
Studio: Toei Animation
Studio: Toei Animation
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 106 min. circa)
Anno di uscita: 1992
Anno di uscita: 1992
Sicilia, anno 360 a.C: il messinese Melos, in occasione del matrimonio della sorella, viaggia fino alla città di Siracusa per acquistare una spada da usare nella cerimonia. Conosce Selinuntius, uno scultore ormai fallito con cui stringe amicizia. Non immagina, però, che la sua vita verrà presto sconvolta: è condannato a morte da Dionisio II, il tiranno del luogo, sulla base di un'accusa pretestuosa. Ormai rassegnato alla sua sorte, chiede al governante di rispettare una legge locale che gli permetterebbe di andarsene per tre giorni e poi ritornare per l'esecuzione, giusto il tempo per presenziare al matrimonio. Dionisio accetta, ma solo se qualcun altro sarà abbastanza coraggioso da venire giustiziato al posto suo nel caso decidesse di non tornare entro la data decisa. Quel qualcuno si rivelerà Selinuntius...
Non sono insolitamente pochi, gli anime in un modo o nell'altro ambientati o legati al periodo storico della Grecia classica. Orpheus of the Stars (1978), Triton of the Sea (1972), Pollon (1982), Arion (1986), Pygmalio (1990), Hermes - Wind of Love (1997), Alexander - Cronache di guerra di Alessandro il Grande (1999) e i ben quattro adattamenti (rispettivamente del 1979, 1981, 1992 e 2009) del racconto Corri, Melos! (1940) dello scrittore Osamu Dazai, di cui analizzerò il più rappresentativo, famoso ed economicamente di successo1 (il terzo) ben attestano l'interesse del pubblico giapponese sull'argomento. Sulle prime è difficile immaginare cos'abbia in comune un tempo così lontano e arcaico con la cultura nipponica, eppure la visione di questo film cinematografico riesce a rivelare dei punti d'incontro che, a pensarci a posteriori, sembrano addirittura ovvi. Pensando all'impianto volutamente ed eroicamente tragico del teatro e della poesia ellenistica, al culto della guerra e soprattutto alla fedeltà a costo della vita a certi ideali morali come l'onore, l'amicizia o il rispetto delle leggi (sappiamo tutti com'è morto Socrate) che per più di un verso ci ricordano il Bushido, non stupisce cogliere una vicinanza di valori ben più forte dell'abissale lontananza delle rispettive sovrastrutture sociali di usi, costumi e religioni. Allo stesso modo, non ci sorprende troppo apprendere come la novella di riferimento di Danzai sia praticamente considerata un classico della letteratura nel Paese del Sol Levante (basti vedere le frequenti citazioni in anime e vita reale2 e ulteriori adattamenti ancora, in ambito teatrale e live-action), libera rielaborazione della ballata Die Bürgschaft (L'ostaggio) del poeta e drammaturgo Friedrich Schiller già a sua volta ispirata alla leggenda greca di Damone e Pizia (il loro nome è continuamente cambiato da una tradizione all'altra fino ad assumere le identità di Melos e Selinuntius).
Già trasposto innumerevoli volte in pittura, teatro e letteratura (soprattutto occidentali), il mito di Damone e Pizia trova una buona rappresentazione nel mondo dell'animazione Made in Japan con questo apprezzato film del 1992, addirittura sponsorizzato dal ministero dell'istruzione giapponese3. Indubbiamente funziona, anche se è giusto fare notare che non è stato tanto nelle sue qualità narrative che ha brillato trovando la sua notorietà, quanto più per meriti scenici dati dalla presenza nello staff di un nutrito gruppo di ottimi artisti che hanno profuso un riconoscibile contributo: Hiroyuki Okiura, futura "spalla" di Mamoru Oshii e futuro regista del cult Jin-Roh - Uomini e Lupi (1998), artefice del realistico e pulito character design (gli dà vita occupandosi anche del ruolo di direttore dell'animazione) che ricorda un po' il maniacale tratto di Toshihiro Kawamoto; Hiroshi Ohno, autore dei realistici fondali acquarellati che fecero scalpore4, curati fino allo sfinimento sia nei tipici paesaggi del posto che nelle architetture della cittadina di Siracusa (viene il sospetto abbia fatto location hunting, chissà...); e infine Satoshi Kon (non servono certo presentazioni) che si occupa di aiutare l'uno e l'altro. A questi tre si deve un ottimo impatto estetico generale (ben sorretto dalle animazioni) che è la causa principale della notorietà del film. Forse potranno avere avuto il loro peso anche il fascino dell'ambientazione storica, raffigurata senza nessuna concessione al politicamente corretto (niente di particolarmente esplicito, ma non mancano esecuzioni pubbliche, un agnello sgozzato al mercato o una scena di sesso lasciata a intendere), alcune sparute sequenze live (i bei titoli d'apertura e di chiusura) o la bellezza intrinseca della vicenda (seppur modificata rispetto allo scritto d'origine, visto che Melos voleva veramente attentare alla vita di Dionisio e non era ingiustamente accusato come nella pellicola), ma mi sembra abbastanza palese che c'è più di qualcosa che non funziona, impedendo a una storia drammatica potenzialmente commovente di emozionare come dovrebbe.
È bellissima, nelle intenzioni, questa profonda storia d'amicizia che vede Melos rischiare la sua vita in una corsa disperata per tornare a Siracusa entro i tre giorni di ultimatum, per salvare l'unica persona che si sia fidata di lui nonostante questo significherà comunque venire giustiziato per un'accusa infamante. È una vicenda davvero toccante e incredibilmente "giapponese", seppur di derivazione greca, ma ci sono problemi a mio modo di vedere determinanti nel ridimensionare la portata toccante della pellicola, il minore dei quali è rappresentato dall'anonimissima colonna sonora, completamente inadatta ad accompagnare gli stati d'animo dei personaggi, lo spirito della storia e i momenti commoventi. Il vero macigno che però pesa come una spada di Damocle (per rimanere in ambito storico) sul progetto è l'inaccettabile regia di Masaaki Ohsumi, ferocissimamente e intimamente televisiva: come si possa aver permesso un tale scempio rimane un mistero, ma è indubbio che se ogni momento della narrazione è scandito da inquadrature anonime e manca un qualsiasi piano sequenza o momento anche solo lontanamente cinematografico (non c'è proprio nulla, e infatti sembra di vedere un distaccato documentario, seppur musicato!), la portata epica di Run, Melos! si sgonfi irrimediabilmente sin dal primo fotogramma, dissipando così la lodevole cura tecnica e scenica. Anche se, pur così, il film rimane bellino, mancando di graffiare e scuotere l'animo come era facile prevedere (visto l'argomento), si rivela, nel finale, un po' una bella occasione sprecata.
Voto: 7 su 10
FONTI
1 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 226
2 Pagina di Wikipedia inglese di "Run, Melos!" (il racconto)
3 Titoli d'apertura del film
4 Vedere punto 1
Non sono insolitamente pochi, gli anime in un modo o nell'altro ambientati o legati al periodo storico della Grecia classica. Orpheus of the Stars (1978), Triton of the Sea (1972), Pollon (1982), Arion (1986), Pygmalio (1990), Hermes - Wind of Love (1997), Alexander - Cronache di guerra di Alessandro il Grande (1999) e i ben quattro adattamenti (rispettivamente del 1979, 1981, 1992 e 2009) del racconto Corri, Melos! (1940) dello scrittore Osamu Dazai, di cui analizzerò il più rappresentativo, famoso ed economicamente di successo1 (il terzo) ben attestano l'interesse del pubblico giapponese sull'argomento. Sulle prime è difficile immaginare cos'abbia in comune un tempo così lontano e arcaico con la cultura nipponica, eppure la visione di questo film cinematografico riesce a rivelare dei punti d'incontro che, a pensarci a posteriori, sembrano addirittura ovvi. Pensando all'impianto volutamente ed eroicamente tragico del teatro e della poesia ellenistica, al culto della guerra e soprattutto alla fedeltà a costo della vita a certi ideali morali come l'onore, l'amicizia o il rispetto delle leggi (sappiamo tutti com'è morto Socrate) che per più di un verso ci ricordano il Bushido, non stupisce cogliere una vicinanza di valori ben più forte dell'abissale lontananza delle rispettive sovrastrutture sociali di usi, costumi e religioni. Allo stesso modo, non ci sorprende troppo apprendere come la novella di riferimento di Danzai sia praticamente considerata un classico della letteratura nel Paese del Sol Levante (basti vedere le frequenti citazioni in anime e vita reale2 e ulteriori adattamenti ancora, in ambito teatrale e live-action), libera rielaborazione della ballata Die Bürgschaft (L'ostaggio) del poeta e drammaturgo Friedrich Schiller già a sua volta ispirata alla leggenda greca di Damone e Pizia (il loro nome è continuamente cambiato da una tradizione all'altra fino ad assumere le identità di Melos e Selinuntius).
Già trasposto innumerevoli volte in pittura, teatro e letteratura (soprattutto occidentali), il mito di Damone e Pizia trova una buona rappresentazione nel mondo dell'animazione Made in Japan con questo apprezzato film del 1992, addirittura sponsorizzato dal ministero dell'istruzione giapponese3. Indubbiamente funziona, anche se è giusto fare notare che non è stato tanto nelle sue qualità narrative che ha brillato trovando la sua notorietà, quanto più per meriti scenici dati dalla presenza nello staff di un nutrito gruppo di ottimi artisti che hanno profuso un riconoscibile contributo: Hiroyuki Okiura, futura "spalla" di Mamoru Oshii e futuro regista del cult Jin-Roh - Uomini e Lupi (1998), artefice del realistico e pulito character design (gli dà vita occupandosi anche del ruolo di direttore dell'animazione) che ricorda un po' il maniacale tratto di Toshihiro Kawamoto; Hiroshi Ohno, autore dei realistici fondali acquarellati che fecero scalpore4, curati fino allo sfinimento sia nei tipici paesaggi del posto che nelle architetture della cittadina di Siracusa (viene il sospetto abbia fatto location hunting, chissà...); e infine Satoshi Kon (non servono certo presentazioni) che si occupa di aiutare l'uno e l'altro. A questi tre si deve un ottimo impatto estetico generale (ben sorretto dalle animazioni) che è la causa principale della notorietà del film. Forse potranno avere avuto il loro peso anche il fascino dell'ambientazione storica, raffigurata senza nessuna concessione al politicamente corretto (niente di particolarmente esplicito, ma non mancano esecuzioni pubbliche, un agnello sgozzato al mercato o una scena di sesso lasciata a intendere), alcune sparute sequenze live (i bei titoli d'apertura e di chiusura) o la bellezza intrinseca della vicenda (seppur modificata rispetto allo scritto d'origine, visto che Melos voleva veramente attentare alla vita di Dionisio e non era ingiustamente accusato come nella pellicola), ma mi sembra abbastanza palese che c'è più di qualcosa che non funziona, impedendo a una storia drammatica potenzialmente commovente di emozionare come dovrebbe.
È bellissima, nelle intenzioni, questa profonda storia d'amicizia che vede Melos rischiare la sua vita in una corsa disperata per tornare a Siracusa entro i tre giorni di ultimatum, per salvare l'unica persona che si sia fidata di lui nonostante questo significherà comunque venire giustiziato per un'accusa infamante. È una vicenda davvero toccante e incredibilmente "giapponese", seppur di derivazione greca, ma ci sono problemi a mio modo di vedere determinanti nel ridimensionare la portata toccante della pellicola, il minore dei quali è rappresentato dall'anonimissima colonna sonora, completamente inadatta ad accompagnare gli stati d'animo dei personaggi, lo spirito della storia e i momenti commoventi. Il vero macigno che però pesa come una spada di Damocle (per rimanere in ambito storico) sul progetto è l'inaccettabile regia di Masaaki Ohsumi, ferocissimamente e intimamente televisiva: come si possa aver permesso un tale scempio rimane un mistero, ma è indubbio che se ogni momento della narrazione è scandito da inquadrature anonime e manca un qualsiasi piano sequenza o momento anche solo lontanamente cinematografico (non c'è proprio nulla, e infatti sembra di vedere un distaccato documentario, seppur musicato!), la portata epica di Run, Melos! si sgonfi irrimediabilmente sin dal primo fotogramma, dissipando così la lodevole cura tecnica e scenica. Anche se, pur così, il film rimane bellino, mancando di graffiare e scuotere l'animo come era facile prevedere (visto l'argomento), si rivela, nel finale, un po' una bella occasione sprecata.
Voto: 7 su 10
FONTI
1 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 226
2 Pagina di Wikipedia inglese di "Run, Melos!" (il racconto)
3 Titoli d'apertura del film
4 Vedere punto 1
4 commenti:
Mii.... io di Melos ricordo ancora il mediocre special della Toei.
Cmq di serie ambientate nella Grecia classica ( in cui non metterei Alexander) , ti segnalo la serie tv di Pygmalion tratto dal manga di Shinji Wada ( creatore dei sukeban deka e uno dei maggiori esponenti del lolicon manga) , e i film "Hermes, wind of love " ( che mi pare fu finanziato da una setta religiosa) e "oshi non Orpheus "
Così tanta roba ambientata nell'antica Grecia? Non sapevo!
Bene, allora modifico parzialmente l'apertura della rece. Grazie!
Oshi no Orpheus lo trovi sul tubo col titolo Wind of Changes e dovresti vederlo perché è una roba fuori di testa ( e anche un pò pesante ) : è un assurdo guazzabuglio ispirato alle Metamorfosi , prodotto da Sanrio , e che ispirò Tezuka nella creazione di Unico,quanndo visitò gli studi in USA.
Di anime ambientati nella grecia antica ci sono anche episodi singoli della serie antologica "Manga Sekai Mukashi Banashi" , arrivata anche in Italia.
Vai sempre sul tubo e digita "la storia di Eco e Narciso " o "la leggenda del ragno" o "la lira di Orfeo" e buona visione ( dueranno 10 minuti l'uno )
Very amazing post
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