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domenica 22 novembre 2009

Recensione: Elfen Lied

ELFEN LIED
Titolo originale: Elfen Lied
Regia: Mamoru Kanbe
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Lynn Okamoto)
Sceneggiatura: Takao Yoshioka
Character Design: Seiji Kishimoto
Mechanical Design: Hiroyuki Taiga
Musiche: Kayo Konishi, Yukio Kondoh
Studio: ARMS
Formato: serie televisiva di 13 episodi (durata ep. 25 min. circa)
Anno di trasmissione: 2004

 
Le diclonius sono creature femminili estremamente pericolose: del tutto simili a una qualunque ragazza, se non per un paio di minuscole corna che spuntano all’altezza delle tempie, possiedono i cosidetti "vettori", invisibili braccia aggiuntive guidabili dalla forza mentale e dotate di una potenza smisurata. Lucy, il diclonius più pericoloso, fugge dal laboratorio di ricerca in cui è imprigionata: dopo aver ucciso chiunque si frapponga fra lei e l’uscita, viene raggiunta da un proiettile che, colpendola alla testa e facendola cadere in mare, le fa perdere memoria e linguaggio, trasformandola in un’innocua e spaesata ragazzina. Kouta, un giovane universitario, trova Lucy sulla spiaggia, e, assieme alla sua amica Yuka, decide di ospitarla nella loro casa, ignaro di cosa si nascondi, in realtà, dietro la sua facciata di graziosa fanciulla...

Il progetto di Mamoru Kanbe è una storia ambiziosa, un caleidoscopio di immagini, emozioni e riflessioni culturali sempre in bilico tra splatter esagerato ed elegante erotismo, con innesti filopsicologici provocatori e disturbanti. Basato sul manga di Lynn Okamoto, la versione animata non raggiunge i livelli di perversione e crudeltà gratuita e compiaciuta dell’originale, ma provoca comunque, più di una volta, uno sgradevole senso di disagio. Se l’incipit potrebbe mostrare un certo cliché nella costruzione della trama (il rapporto bestia/bellezza che convive nella stessa creatura; la perdita di memoria che da il là all’azione; il ragazzo che non sa cosa stia succedendo e che si ritrova, suo malgrado, protagonista), il pericolo di una vicenda dozzinale viene per fortuna scongiurato grazie a un buon numero di personaggi e a un’inaspettata progressione non lineare che, nella seconda parte dell’anime, per mezzo di continui flashback e salti temporali rende sempre più imprevedibile la visione.

Abbagliati da una manciata di episodi iniziali dediti a esplosioni viscerali di teste e busti, braccia spezzate e corpi martoriati, spietate mutilazioni e membra che volano seguite da scie di sangue abbondanti e succulente, si resta piacevolmente storditi dalla continua intrusione piccante di nudità assortite, ma mai gratuite o grossolane. Il fascino erotico sprigionato dai personaggi femminili di Elfen Lied è infatti coadiuvato sia da una simpatica componente umoristica, sobria e intelligente, che da una forte, forse eccessiva, iniezione di considerazioni sociali. E quindi avremo, sempre assistiti da uno sfondo sanguinario di budella e amputazioni, raggelanti momenti di critica, fortissima e scioccante, verso la violenza domestica, una certa visione estrema dei rapporti familiari e la pedofilia in generale.


Le sorelle di Lucy, poco più che bambine, vengono ritratte spesso e volentieri nude, ricoperte di sangue, provate da torture e lunghe prigionie, ma capaci di provare un genuino senso d’affetto verso il dottor Kurama, che loro perseverano a chiamare papà nonostante le supplizie che vengono loro inferte. Sono immagini spigolose, a tratti anche fastidiose (la presentazione di Nana), ma colpiscono a fondo, lasciando crateri indelebili e infiniti spunti di riflessioni. Con un simile substrato socio-psicologico, coraggioso, è chiaro che, anche solo a livello visivo, Elfen Lied non mostri tentennamenti e anzi, insista in massacri di bambini e in violenze minorili (esposti in campi medi sconvolgenti e non in facili e comodi fuori campo), ma Elfen Lied non è solo violenza, erotismo e perversione. Quando la trama si assesta e inizia a progredire si scopre come altro non sia che una drammatica storia d’amore, che vede Kouta essere condiviso dal desiderio silenzioso dell'amica d'infanzia Yuki e da quello impossibile di Lucy. Non ci troviamo di fronte a semplici sterotipi malinconici, ma caratterizzazioni e motivazioni sono tratteggiate con coscienza, e tutto, almeno sul versante comportamentale, è ampiamente giustificato. Quello che saltuariamente non funziona, in Elfen Lied, è una sceneggiatura non sempre coerente, che si avvale di qualche furbo stratagemma di troppo per ricongiungere i nodi e far quadrare la situazione.

Spiegoni infondati (il modo in cui Kouta viene a conoscenza della verità) e un’improvviso cambio di personalità (la caratterizzazione iniziale di Kurama), in particolare, rappresentano gli istanti in cui l’anime addirittura rasenta il ridicolo. Ma anche coincidenze impossibili, che sbeffeggiano la naturale continuità temporale, infestano, qua e là, la serie (gli incontri fatti dal sadico militare Bando sulla spiaggia). Certo, sono momenti sporadici, e il titolo è capace più di una volta di rialzarsi da una scivolata sempliciotta e ripartire con coraggio, ma sono punti che mostrano fulminei cali qualitativi, impossibili da non notare e troppi pesanti per essere digeriti. Non molto entusiasmanti nemmeno i disegni, che fedeli al pessimo tratto del manga offrono volti tutti uguali, con occhi esageratamente enormi, distinguibili l’uno dall’altro solo per mezzo di parrucche variopinte e fantasiose. Altra storia invece le animazioni, sempre fluide e, in più di un’occasione (i combattimenti e le esplosioni corporali), stupefacenti. Ammirevole infine la componente musicale, costruita attorno a un magnifico tema portante (la canzone d’apertura, un pezzo lirico lento e atmosferico), che viene rivisto, di volta in volta, da arpeggi pianistici e archi toccanti. Senza contare la straordinaria opening, rivistazione grafica dei quadri di Gustav Klimt.


I vari momenti bui distruggono inevitabilmente la valutazione globale di Elfen Lied, e sommato a questi non si può non rimanere delusi da un finale palesemente aperto e pieno di punti di domanda (a simboleggiare l'opera di antipasto del fumetto originale, di cui l'anime copre giusto la metà), ma sono elementi che non devono scoraggiare o, peggio, compromettere quello che, a conti fatti, è un anime audace e singolare, che va visto senza indugio per quello che vuole comunicare.

Voto: 7 su 10

12 commenti:

  1. Ho visto la prima puntata... non ce l'ho proprio fatta, sarà stato il periodo o l'allontanamento da certe forme visive, ma attaccare a 20 secondi con esplosioni di corpi, sangue in puro stile anime che schizza ovunque... proprio no...

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  2. Sì, capisco che ti possa stordire, anche se, a essere sincero, lo splatter esagerato del primo episodio (a questo livello viene ripetuto altre 3-4 volte) me lo sono proprio gustato. XD

    E se non ce l'hai fatta qui, allora sì, meglio smettere, che poi la serie "peggiora" (per violenza e temi) sempre di più.

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  3. Peggiora? Yummi! Credo di volerlo fortemente.

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  4. Basta che guardi la prima immagine per capire un po' come funzionano le cose...
    E' abbastanza chiara e spiega molto meglio di tante parole. :)

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  5. a me elfen lied è piaciuto parecchio. Fin dall'inizio ho adorato la sigla, un kyrie eleison davvero notevole, ma se devo essere sincero non essendo un amante dello splatter i primi episodi mi avevano lasciato un attimo perplesso,però... dopo tre o quattro episodi il senso di straniamento era sparito ed era cresciuto enermemente l'apprezzamento per un trama e la trattazione di contenuti davvero coraggiosi. A me è piaciuto molto.

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  6. ps lo stefano sopra sono io

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  7. Anche per me Elfen Lied anime merita, anche solo per quel finale commovente che m'ha fatto venire i lacrimoni agli occhi :(

    Purtroppo rimane cmq solo un antipasto del manga, che va molto più avanti (dopotutto alla fine dell'anime ti domandi che ne sarà dell'organizzazione di ricercatori XD).

    Stefano, ti consiglierei di scaricarti il manga originale, che sta venendo tradotto in italiano da italymanga con regolarità, con già 11 volumi fatti (su 12)^^ I disegni possono far storcere un pò il naso (non sono comunque dissimili da quelli dell'anime), ma la storia, oltre ad andare molto più avanti, è anche molto più cupa e cattiva, tanto che molto probabilmente nessuno riuscirà mai a pubblicarlo qui.

    Il sito è http://www.italymanga.com/.

    Dei manga da loro tradotti, ti consiglierei anche Koroshiya1, che è in pratica il fumetto da cui è stato tratto Ichi the Killer. Per me il fumetto annienta di brutto il cult di Miike.

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  8. Grazie delle dritte Jacopo, indirizzo segnato, appena ho un attimo vado a dare un'occhiata . In effetti anche a me il finale aveva lasciato (oltre ai goccioloni agli occhi) l'amaro in bocca per una storia monca.

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  9. Sì, è vero, il finale è un po' tronco e di domande lasciate in sospeso, ché fanno intendere che sotto c'è dell'altro, ce ne sono, però si tratta di questioni in fondo marginali, o quasi, e almeno io non sono rimasto poi così amareggiato da queste parentesi non chiuse.

    Poi magari leggo il manga e cambio idea, eh...

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  10. non m'è dispiaciuta come serie, ma mi è sembrata troppo autocompiaciuta per certi aspetti.

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  11. Se per autocompiaciuta intendi l'enorme morbosità della violenza, sì, hai sicuramente ragione, ma, al di là del manga che non ho letto, era secondo me aspetto importante per dare il giusto taglio disturbante all'opera. :)

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  12. le parole della sigla saranno anche in latino ma non è la pronuncia delle stesse
    leggere "tentationem" o "amoena" come sono scritte è un errore che le maestre di latino di 1° elementare ti toglievano a suon di bacchettate sulle nocche
    l'effetto è ridicolo, pensate alla stessa cosa fatta con l'inglese, altro che il video di Rutelli

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