Pagine

lunedì 21 dicembre 2009

Recensione: Detroit Metal City

DETROIT METAL CITY
Titolo originale: Detroit Metal City
Regia: Hiroshi Nagahama
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Kiminori Wakasugi)
Character Design: Hidekazu Shimamura
Musiche: Yasuo Higuchi
Studio: Studio 4°C
Formato: serie OVA di 12 episodi (durata ep. 13 min. circa)
Anno di uscita: 2008

 
Soichi Negishi, ragazzo alla moda e amante del mieloso pop svedese, si ritrova contro la sua volontà a essere il leader dei Detroit Metal City, death metal band che sta riscuotendo un successo inimmaginabile in Giappone. Johannes Krauser II, questo il nome del suo alter ego, è però uno psicopatico, che scrive testi inneggianti all’omicidio, allo stupro e alla violenza. Succube di questa doppia personalità, Soichi si caccia in un sacco di guai.

Il parere del Corà

Era inevitabile che le matite nipponiche, dato il successo spropositato ottenuto con il manga, animassero Johannes Krauser II e soci, donandogli voci, movimenti e soprattutto musiche, aspetti che, per ovvie caratteristiche, il fumetto non poteva offrire. Ma proprio per mezzo del trionfo ottenuto da Wakasugi Kiminori e dai suoi disegni era lecito attendersi una trasposizione animata meno spartana e statica.

Abbiamo infatti a che fare con una semplice copiatura delle vignette, a cui sono stati aggiunti colori e animazioni minimali (i vari personaggi sembrano burattini che vengono mossi in maniera scattosa e limitata). Da un lato, appare una scelta quanto meno originale: l’impostazione è insolita, con uno schermo nero sul quale vengono ritagliati rettangoli di varie dimensioni in cui prende vita l’azione, e il gioco di taglia e cuci, supersonico, rende il ritmo molto veloce ed efficace. Dall’altro, però, l’eccessiva staticità dei personaggi lascia terribilmente insoddisfatti, soprattutto pensando alla fedeltà delle disavventure di Soichi con la controparte cartacea. Zero sorprese e zero sussulti, e per quanto le gag tragicomiche e politicamente scorrette abbiano mantenuto la stessa verve, il malcontento esigerà i suoi sacrifici. Tutta un’altra storia invece le canzoni, aspetto su cui la produzione ha incentrato i maggiori sforzi. I brani dei Detroit Metal City, com’era logico aspettarsi, sono bordate death’n’roll veloci e trascinanti, ricche di rallentamenti groove irresistibili e refrain memorizzabili al primo ascolto (quel Satsugai, Satsugai seyo – letteralmente, Trucida, trucidalo – della canzone d’apertura è già anthem). C’è spazio anche per un paio di canzonette pop, mielose e orecchiabili, nate dalla chitarra del Soichi solista: stupide e bambinesche quanto basta, sono intervalli perfetti ed esilaranti tra un fuck e l’altro. Eccellente anche il doppiaggio, su cui svetta, naturalmente, la doppia voce di Soichi/Krauser, tanto ridicola, infantile e incerta quando è il turno del mocciosetto amante del pop, quanto roca, carismatica e demoniaca quando veste i panni del leader dei Detroit Metal City.

 

Dispiace quindi che, per un prodotto così carismatico, sia stato riservato un trattamento fin troppo veloce ed essenziale, ma la natura comica di Detroit Metal City è per fortuna rimasta inalterata e tra ottime musiche, voci splendide ed effettiva breve durata complessiva della serie, si può lasciarsi vincere dalla curiosità e scatenarsi con il death metal di Johannes Krauser II e compari. Resta il fatto che il live action omonimo (tra gli attori spunta nientemeno che Gene Simmons nella parte dell’imperatore del black metal, Jack III Dark) supera, e di gran lunga, questo gradevole ma povero anime. Fate quindi i vostri conti prima di sottoporvi a questa cura rigenerante di death metal e parolacce.

Voto: 5,5 su 10

Il parere del Mistè

Ogni tanto scoppiano i casi di anime-rivelazione che creano adepti in ogni dove. Detroit Metal City è uno di questi: disegnato con un tratto elementare da un quasi esordiente Kiminori Wakasugi, ha i suoi natali nel 2005 sulla rivista Young Animal, ottenendo quasi immediatamente un successo tanto strepitoso da superare in popolarità addirittura Sua maestà Berserk. La genesi del mito.

Il black e death sono le categorie più estreme dell'heavy metal, contraddistinte da riff velocissimi, cantato bestiale e lyrics sataniche. Si scherza spesso sugli ascoltatori di questa musica, ovviamente accostati a satanisti, barboni, estremisti, nazisti et similia (fanno la sua parte nel favorire queste categorizzazioni anche le storie di sangue di gruppi norvegesi come Mayhem e Burzum). È da queste premesse che Detroit Metal City gioca le sue carte, rappresentando una parodia del genere, una voluta estremizzazione di tutti i luoghi comuni conosciuti nell'equazione metal = satanismo. Per fare questo Kiminori Wakasugi crea un "metal monster" cattivissimo e adorabile, Johannes Krauser II, trovando in lui il perfetto protagonista per un un forbito manuale di esilaranti volgarità, tra gare di parolacce, perle demoniache (grumi di catarro sputati addosso al nemico di turno) e altre memorabili schifezze, al contempo cantando e suonando esilaranti canzoni truci ("Ieri ho stuprato mia madre! Domani massacro mio padre!") e rendendosi protagonista di gag politicamente scorrette al massimo concernenti droga, falli, oscenità, stupri e ogni genere di nefandezza.

Scontata e inevitabile la serie animata che, trasponendo con fedeltà assoluta numerosi episodi dei primi due volumi del manga, in ordine sparso, fa conoscere a un pubblico sempre più vasto le divertenti schifezze di Krauser, per la gioia di grandi e piccini. Ci si collega qui alla premessa d'apertura: per quanto eccezionalmente esilarante e per quanto Detroit Metal City anime creerà altre legioni di fan sottomessi al culto della personalità di Krauser (originando così un bottage pubblicitario di enormi dimensioni: non si contano cd musicali di veri artisti che omaggeranno i DMC e verrà, addirittura, girato un film live di due ore con la partecipazione straordinaria di Gene Simmons), si parla di un prodotto che non convince pienamente vista la bassa caratura tecnica, a prescindere dal premio di miglior serie OVA del 2009 vinto al Tokyo International Anime Fair. Non convince l'addolcimento delle gag più cattive sulle droghe, ma sopratutto non convincono le animazioni.


Se il chara design, identico a quello del manga, è da premiare, non si può fare lo stesso con la scelta stilistica e ruffiana di omaggiarlo in ambito registico replicandone le stesse vignette, limitandosi a colorarle e animarle con pochi frame. Una furbizia per mascherare completamente il budget bassissimo con cui Detroit Metal City è prodotto, e se la cosa é imperdonabile su un Saint Seiya The Hades Chapter - Inferno qualsiasi, non può non esserlo anche qui. Peccato, perché animato con un budget nella media probabilmente Detroit Metal City verrebbe fuori una signora serie comica, così è "solamente" un accettabile antipasto, che per i fan trova ragione d'essere per il favoloso comparto musicale fondato su trascinanti brani heavy/death metal di assoluto valore. Il voto è un compromesso: un 7 pieno per chi non ha mai visto o letto nulla di Detroit Metal City, un 6 scarso per i fan che in esso troveranno solo un'ottima OST e storie che già conoscono. Fortunatamente, la comicità che decreta l'immenso successo della storia rimane inalterata e in questo campo la produzione ha ben pochi rivali, low budget o meno.

Voto: 6 su 10

ALTERNATE RETELLING
Detroit Metal City: Birth of the Metal Devil (2008; special tv)

Nessun commento:

Posta un commento