COWBOY BEBOP
Titolo originale: Cowboy Bebop
Regia: Shinichiro Watanabe
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Keiko Nobumoto
Character Design: Toshihiro Kawamoto
Mechanical Design: Kimitoshi Yamane
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1998 - 1999
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Dynit
Regia: Shinichiro Watanabe
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Keiko Nobumoto
Character Design: Toshihiro Kawamoto
Mechanical Design: Kimitoshi Yamane
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1998 - 1999
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Dynit
Anno 2071: Spike Spiegel, in passato abilissimo sicario, e Jet Black, ex-poliziotto, sono due space cowboy, cacciatori di taglie, che a bordo dell'astronave Bebop scorazzano per il sistema solare a guadagnarsi il pane catturando ricercati, cercando di dimenticare dei passati tragici. Nel loro viaggio stringeranno amicizia con quelli che diverranno nuovi membri della ciurma, finendo con l'affrontare, insieme a loro, più volte i propri fantasmi...
Il 1998 e il 99 saranno ricordati lungo come l'apice, in casa studio Sunrise, dell'esplorazione di nuove strade narrative. Sono gli anni della riconferma dell'estro dei grandi registi, di storie estremamente adulte e cervellotiche, di alti budget spesi per animare storie dal soggetto talentuoso. Nondimeno, l'anno dell'esplosione di nuovi talenti registici. In un biennio glorioso in cui vedono la luce Brain Powerd, The Big O e Infinite Ryvius, non bisogna dimenticare la meritatissima risonanza mondiale ottenuta dal capolavoro Cowboy Bebop, una di quelle produzioni capaci di convincere anche il detrattore più scettico dell'animazione made in Japan delle sue potenzialità creative. Tanto da ergersi, insieme a Evangelion, Utena ed Escaflowne, come uno degli anime televisivi più popolari degli anni '90.
Shinichiro Watanabe, regista sconosciuto ai più anche se dietro la vice-regia del noto Macross Plus, è un talento a lungo inespresso e dal grande potenziale, ed è solo con Cowboy Bebop che firma, finalmente, l'opera della carriera, facendo conoscere il suo nome al grande pubblico ed entrando di prepotenza nell'empireo dei migliori registi. Ma cos'è innanzitutto Cowboy Bebop? Un noir? Una sgangherata commedia fantascientifica? Un thriller dalle venature ironiche? Si può definire, quasi sulla falsariga dello storico Patlabor, una sorta di slice of life, almeno per larghi strati della sua durata. Un genere caratterizzato dalla quasi inesistenza di storia portante, retto su episodi che rappresentano ritagli di vita generale di personaggi qualunque. Potenziale tedio se la vita dei protagonisti è noiosa o loro stessi sono poco interessanti, ma spettacolo se espresso dalle personalità giuste. In questo contesto eroi sono cacciatori di taglie spaziali alle prese, in ogni episodio, con una nuova, avvincente avventura data da inseguimenti, scazzottate e sparatorie in giro per un civilizzato sistema solare del futuro. Avventure sorprendentemente varie e che affrontano ogni genere narrativo (noir, horror, comico, anche western), legate da un disegno portante che si rivela solo a serie inoltrata.
Quella che è la grande particolarità della serie, vera innovazione creata e portata avanti da Watanabe in tutte le sue opere successive, è una felicissima commistione musica-immagini, già richiamata dall'opening strumentale Tank! che, col suo virtuosismo, i tempi veloci, l'improvvisazione e la struttura armonica, inaugura i propositi di sperimentazionale musicale del Bebop nel titolo. La soundtrack di una Yoko Kanno mai più così conosciuta in Italia si ricorderà per la grande, variegatissima quantità di tracce, ognuna a tema con le atmosfere particolari suscitate da ogni episodio: tra jazz, funk, blues, soul, ritmiche tribali e molti altri stili, si forma uno dei più celebri accompagnamenti musicali della Storia dell'animazione. Colonna sonora che, accompagnata a fluidissime animazioni - dove arti e articolazioni si flettono in movimento con un realismo a dir poco straordinario - e alla regia di Watanabe, consegna ai posteri tracce indelebili di vero cinema. Le capacità tecniche del regista sono fuori discussione: a suo agio, come fosse la cosa più normale del mondo, ad animare eleganti scene introspettive o anche duelli o inseguimenti grondanti adrenalina, sfrutta la OST per realizzare sequenze strabilianti, dove udito e vista sono contemporaneaente sollecitati da immagini, idee e accoppiamenti così strabilianti da far raggiungere l'orgasmo dei sensi (ricordando talvolta, a mio parere, addirittura il miglior Kubrick).
Da non dimenticare neanche la stravaganza di villain, avvenimenti e situazioni che la crew del Bebop deve incontrare in ogni avventura - a indicare la grande versatilità della sceneggiatrice Keiko Nobumoto -, o la palesissima cifra stilistica giapponese che traspare nella caratterizzazione fisica di questo futuro iper-tecnologico, dove assassini con la katana e donne dall'abbigliamento succintissimo suggeriscono in ogni inquadratura la nazionalità dello staff Sunrise e un erotismo elegante dato dal suggerimento di corpi eccitanti, occhi languidi o sguardi di ghiaccio. Merito di questo va ricondotto anche al contributo al chara design di Toshihiro Kawamoto, già celebre per i lavori gundamici di Stardust Memory e The 08th MS Team, che in Cowboy Bebop continua a ipnotizzare con un segno estremamente realistico e seducente, ben risaltato dall'azzeccato uso dei primi piani.
La vera forza espressiva di Cowboy Bebop non risiede però né nella magniloquenza visiva né nella straordinaria colonna sonora, perchè è la semplicità la vera grande gemma del lavoro di Shinichiro Watanabe. Non servono necessariamente storie complesse per creare buona animazione, bastano anche solo poche, buone idee chiare in testa. Un simpatico gruppo di personaggi ben caratterizzati, puntate semplici ma ben scritte e un villain finale convincente sono elementi più che sufficienti per ricavare una produzione di qualità. Cowboy Bebop è un inno alla semplicità, al divertimento, al piacere di affezionarsi ai protagonisti e alle loro vicende personali, pur non mancando in tutto questo, all'occorrenza, anche intermezzi seriosi e addirittura atmosfere cupe e pulp, focalizzate nello sviscerare il passato di Spike e i suoi rapporti col malvagio Vicious. Un finale epico consegna infine al mito uno dei capolavori per eccellenza degli anni 90.
Cowboy Bebop è una di quelle poche visioni veramente irrinunciabili per un appassionato di animazione, una di quelle costose licenze Sunrise il cui arrivo qui merita di essere benedetto al cielo. Se a questo aggiungiamo un doppiaggio italiano STRAORDINARIO, tra i migliori di sempre, e un adattamento quasi perfetto (il "quasi" è da riferirsi a giusto un paio di errori non voluti, a cui pongono rimedio i due boxoni Dynit integrando la correzione nei sottotitoli), non c'è alcuna scusante per non vederlo. Peccato unicamente per la carriera di Shinichiro Watanabe, che dopo l'opera di debutto realizzerà poco e senza più esiti così felici.
Concordo su ogni singola parola detta, un capolavoro ^_^ E quegli ultimi due episodi, quel real folk blues... che meraviglia.
RispondiEliminaVeramente stupendo.
RispondiEliminaPeccato per il film, davvero brutto ç_ç
Sì, veramente pessimo, una delusione atroce, pensare cosa avrebbero potuto tirare fuori che spreco :(
RispondiEliminaBello Bebop,anche se non uno dei miei anime predefiniti...
RispondiEliminaPS:posso consigliarvi Eden of the East?
Il mio compare è già in procinto di iniziarne la visione, stay tuned :D
RispondiEliminaA volte mi torna in mente una scena dell'episodio "Pierrot le Fou": la sfilata dei carri dopo la morte del misterioso pagliaccio-assassino. Un momento di grande animazione! La fine degli anni '90 ci ha regalato anime fondamentali per il linguaggio dell'animazione odierno: C.B. è uno di questi punti di svolta insieme a N.G.E. (sia per il numero ristretto di episodi che per la qualità della regia sotto molteplici aspetti).
RispondiEliminaa me non è piaciuto molto, alla fine sono solo storielle e solo alcune sono ben scritte(sympathy, fallen angels e i jazz jupiter) per ilresto acqua di acqua, i personaggi mi hanno lasciato indifferenti ma non sono
RispondiEliminariuscito a sopportare Edward all'inizio mi pareva un maschio
riscrivo,ho leggermente rivalutato l'anime, tibadisco che non è tra i miei preferiti, ma penso che ciò che lo renda apprezzabile siano spike e jet, è un anime con alti e bassi(alcuni episodi non li ho capiti) alti mi hanno divertito
RispondiEliminabello il finale comunque
sono l'anonimo-senza-nick:
RispondiElimina> un doppiaggio italiano STRAORDINARIO, tra i migliori di sempre, e un
> adattamento quasi perfetto
mi sono sempre chiesto perche' questo doppiaggio sia tanto osannato. viene elogiato anche nella pagina italiana di wikipedia....
se si parla della distribuzione voci, ci sono almeno due personaggi che non c'entrano nulla con l'originale e il cui doppiaggio italiano ne modifica decisamente la caratterizzazione: faye e vicious.
jetblack e spike possono andare bene ma la recitazione e' a volte troppo compiaciuto ed enfattizzato.
parlando di adattamento, sembra un lavoro fatto in modo sommario. ci sono dialoghi a volte imprecisi e a volte decisamente stravolti (con frasi che non hanno senso o dove viene detto il contrario), che non sono stati del tutto aggiustati nell'ultima edizione dvd.
che poi la valuta sarebbe "woolong" e non di "uron" ;-)
chissa' se per la futura edizione BD si porra' rimedio.
infatti, in My Funny Valentine viene detto (nel doppiaggio italiano) che Faye è stata ibernata 514 anni prima, quando dovrebbero essere solamente 54 ma vabbé. Sempre nello stesso episodio si disse che Faye avesse un debito di quasi 2 Miliardi mentre era circa di 300 Milioni.
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