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lunedì 10 maggio 2010

Recensione: Fafner in the Azure - Dead Aggressor

FAFNER IN THE AZURE: DEAD AGGRESSOR
Titolo originale: Soukyuu no Fafner - Dead Aggressor
Regia: Nobuyoshi Habara
Soggetto: XEBEC
Sceneggiatura: Kazuki Yamanobe, Tow Ubukata
Character Design: Hisashi Hirai
Mechanical Design: Naohiro Washio
Musiche: Tsuneyoshi Saito
Studio: XEBEC
Formato: serie televisiva di 25 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2004

 
In un lontano futuro, a seguito dell'invasione dei misteriosi e giganteschi Festum, buona parte del pianeta Terra è stato distrutto. La remota isola giapponese di Tatsumiya, però, protetta da una barriera difensiva garantita da sofisticati equipaggiamenti militari, riesce a sopravvivere, e i suoi abitanti vivono così isolati in un piccolo paradiso autarchico. La pace non durerà per sempre: un giorno i Festum scoprono l'isola e iniziano gradualmente ad attaccarla. Le autorità si difenderanno utilizzando i Fafner, potenti robot da combattimento, facendoli usare ai cosidetti Alvis Children, ragazzini addestrati inconsciamente a sviluppare il proprio talento dai loro genitori adottivi fin dall'infanzia. L'origine dei ragazzi è però sconosciuta, legata a quella degli stessi Festum...

Se c'è una cosa che non si può negare di Evangelion, oltre al suo successo stellare, è sicuramente la grande influenza che avrà nell'incipit di partenza di diverse di successive incursioni sci-fi/robotiche. Dopo l'ottimo RahXephon made in BONES esce a due anni di distanza Fafner in the Azure di XEBEC, aka nuovo gruppo di ragazzini depressi usati da militari contro nuove entità aliene, con nuovi, avanzati robottoni da combattimento in una storia nuovamente satura di riferimenti religiosi (accantonata la cabala arriva la mitologia nordica col suo bel carico di nomi altisonanti quali Fafner, Siegfried etc a dare il nome a mecha e armi). In realtà Fafner, come RahXephon del resto, si discosta sensibilmente da Evangelion in più riprese, sfruttandone il soggetto iniziale per poi prendere una strada tutta sua e senza psicanalisi o episodi sperimentali. Peccato solo che il suo intreccio, complesso e corposo, è funestato da una cura spaventosamente bassa nel ricamarlo, unita a una pessima caratterizzazione del cast.

Senza voler anticipare troppo, c'è di cui pensare sul come molte sono le personalità del gruppo che muoiono lungo il dipanarsi della trama: si sacrificano, stringono amicizie profonde, vivono tragiche storie d'amore prive di lieto fine, ma non ve ne è capace di trasmettere qualche stato emotivo diverso dall'indifferenza. Così compiaciuto, lo staff XEBEC, nello scrivere un soggetto che si stratifica in mille domande enigmatiche e rivelazioni, con episodi saturi come non mai di informazioni e terminologie tecniche da tenere in mente, da dimenticarsi, tragicamente, le regole base del come si  racconta una storia.


Non basta una bella confezione retta su ottime animazioni, splendidi fondali e fantastici disegni di Hisashi Hirai (spaventosamente simili a quelli di Gundam SEED Destiny che esce pochi mesi dopo, al punto che Shinn Asuka si può definire tranquillamente un alter ego del protagonista Kazuki Makabe) per mascherare l'assoluta freddezza con Fafner è narrato, verbosissimo, con un background fantascientifico mal spiegato, tantissima confusione narrativa e personaggi così freddi e distaccati da non comunicare sentimento.

Se c'è una cosa che XEBEC e il suo sceneggiatore Tow Ubukata devono imparare per il futuro è che del tutto inutile massacrare lentamente l'intero cast e condire il tutto con un impianto drammatico esasperato se non si hanno le capacità di far affezionare lo spettatore, per l'appunto, a tali personalità. Se si vuole renderle profonde o convincere a empatizzare con le loro patinate storie d'amore non bastano frasette platoniche e di una banalità disarmante del livello di "promettimi di non dimenticarti di me", magari ripetute più volte nello stesso episodio, ma dialoghi genuini e inattaccabili, fatti dire da ragazzini veri, spaventati e privi di idee sul futuro, non da adulti mancati che a 16 anni sono già machiavellici e serissimi. Ma sopratutto, se i robottoni, ambo buoni e cattivi, sono esteticamente così anonimi da sembrare quasi orribili, perché privilegiare numerosissime, interminabili battaglie tra di loro a discapito di un maggior approfondimento psicologico generale? Fafner racconta un'ambiziosa storia corale - vissuta dal punto di vista delle autorità militari, degli Alvis Children, delle loro famiglie - piena di misteri, gestisce un cast di individui potenzialmente interessanti, reca in sè twist notevoli, epicici in certi frangenti, ma è scritto troppo male, così vanitoso nella sua esasperata complessività narrativa da disinteressarsi agli elementi primari di uno spettacolo, risultando noiosissimo, caotico, gelido, con personaggi-attori che recitano la loro parte in un interminabile monologo che non comunica né amore né interesse, ma solo tedio.


Beffa finale le opening ed ending, cantate dalla sensuale voce della bravissima Angela: tali capolavori di misticismo da entrare di diritto tra le più belle di tutti i tempi, del tutto sprecate in una produzione così mal riuscita. Così come è sprecato l'alto budget riversato nel progetto, e ci si domanda scioccati come possa aver generato addirittura uno special televisivo e ben due film cinematografici, con in cantiere una nuova serie tv. Segno che a qualcuno è piaciuto, e questo è davvero il più grande mistero della produzione.

Voto: 5,5 su 10

PREQUEL
Fafner in the Azure: Right of Left (2005; special tv)

SEQUEL
Fafner in the Azure: Heaven and Earth (2010; film)
Fafner in the Azure: Exodus (2015; tv)

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