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lunedì 3 maggio 2010

Recensione: Le avventure di Leda

LE AVVENTURE DI LEDA
Titolo originale: Genmu Senki Leda
Regia: Kunihiko Yuyama
Soggetto: Kaname Kikaku
Sceneggiatura: Junki Takegami, Kunihiko Yuyama
Character Design: Mutsumi Inomata
Mechanical Design: Takahiro Toyomasu
Musiche: Shiro Sagisu
Studio: Kaname Production
Formato: OVA (durata 70 min. circa)
Anno di uscita: 1985



Genmu Senki Leda (letteralmente Le cronache oniriche di Leda, in Italia Le avventure di Leda) è un anime di un solo episodio che nel 1985 ha goduto di una grande notorietà: si trattava, infatti, di uno dei titoli di maggior incasso nel neonato mercato degli Original Video Anime1, tanto che, insieme a Megazone 23, altra hit del periodo, avrebbe aperto le porte al boom dell'animazione home video. Si trattava di un ottimo lasciapassare, con cui lo studio Kaname Production, fondato nel 1980, ha potuto far parlare di sé e trovare i finanziamenti necessari a produrre quel costoso, sfortunato lungometraggio C'era una volta Windaria (1986) che avrebbe decretato velocemente la sua scomparsa. Pur nulla di trascendentale dal punto di vista di trama e personaggi, in quell' 1 marzo 1985 Leda già esordiva presso il suo pagante pubblico otaku con la principale dichiarazione d'intenti degli anime riservati all'uso casalingo: priorità totale all'estetica, non importa se al prezzo di zero contenuti. Conta la capacità di stupire, di meravigliare l'occhio dello spettatore.

Coerentemente con suddetto manifesto, la trama non poteva che essere una storia fantasy di impianto ultra-classico: una timidissima e insicura ragazza, Yoko, che vuole dichiararsi al suo belloccio senza riuscirci, finisce per puro caso risucchiata in un mondo fatato, scopre di essere la guerriera divina di una leggenda locale, usa i suoi poteri appena acquisiti per combattere il crudele tiranno di turno che vuole conquistare le terre magiche e infine torna al suo pianeta piena di grinta per confessarsi al suo amato senpai. Le avventure della rossa ragazza nel magico e anonimo mondo di Ashanty non hanno nulla che le distingua nel genere e cadono perciò - probabilmente quasi volentieri - vittime di ogni genere di banalità, di un livello tale che gli sceneggiatori neanche ritengono interessante spenderci spiegazioni sopra. Da quest'approssimazione nascono fatti inspiegabili come un fiore che senza alcun motivo fornisce a Yoko la mistica e succinta armatura di Leda, quest'ultima (un bikini corazzato) che non si capisce che poteri trasmetta alla ragazza visto che si limita a cambiarle l'abbigliamento e basta (di nuovo lei sa solo menare fendenti con la spada), oppure i due comprimari di lei che la aiutano a costo della vita e senza alcun motivo per farlo, etc. Leda è una produzione di originalità nulla, che tenta di fare presa sugli appassionati (o meglio, appassionate) di fantasy e shoujo, costruendo una storiella di zero pretese dagli inserti romantici/smielati e reggendosi su una confezione sontuosa. Inutile dirlo, è in quest'ultimo aspetto che l'opera trova il suo unico motivo di esistere: guardandola, non si può non pensare ai soldi impiegati nell'animare e disegnare così bene un titolo così banale ma figlio degli anni '80 migliori, quelli in cui la "Seconda generazione di registi" nata con Fortezza Super Dimensionale Macross (1982) realizzava le sue produzioni sfruttando ogni briciola di budget per renderle graficamente indimenticabili.


In questo contesto, fondali curatissimi e carichi di dettagli illustrano un mondo fatato stereotipato e non approfondito, ma vivido, pulsante e traboccante di senso di meraviglia con le sue foreste magiche, le rovine di civiltà perdute, castelli e fortezze volanti, flora e fauna fantasy, splendidi effetti speciali e paesaggi da cartolina. Le animazioni fluidissime accompagnano un chara design eccezionale, colorato ed espressivo, di Mutsumi Inomata, illustratrice/animatrice - co-fondatrice della stessa Kaname Production - dall'immenso talento nell'ideare personaggi e tipologie di razze dal contesto fantasy (tanto da diventare, in futuro, una delle colonne portanti nel chara design della saga J-RPG Tales Of... di Namco). Shiro Sagisu compone un accompagnamento musicale sui generis, mentre Kunihiko Yuyama una regia vivace e briosa. Leda, in effetti, nonostante le perplessità della trama, è davvero molto scorrevole e pieno di notevoli sequenze spettacolari, come inseguimenti spericolati su mini-navicelle, giganti mostruosi che prendono vita e distruggono intere città, duelli di spada, magia, fulmini e saette, astronavi grondanti stupefacenti dettagli visivi... Si può rinfacciare a Leda tutta la mancanza di originalità del mondo e un romanticismo idealizzato e infantile, ma se il suo scopo, come buona parte dei più riusciti OVA del periodo, era quello di cullare lo spettatore con una storia da assaporare a cervello spento, zeppa di prelibatezze grafiche che sfruttavano al massimo le potenzialità tecniche dell'animazione dagli occhi a mandorla, non si può negare che tale scopo era, ed è tutt'ora, perfettamente raggiunto. Chi è interessato a una produzione Eighties che più Eighties di così si muore, troverà in Le avventure di Leda uno dei titoli che cerca.

Nota: la versione italiana attualmente distribuita in DVD da Quadrifoglio pecca di sottotitoli fedeli che riscattino il vecchio doppiaggio storico, rovinato da un abnorme numero di precisioni e invenzioni (terribili le linee di dialogo inserite nei momenti di silenzio).

Voto: 6 su 10


FONTI
1 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 179

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