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mercoledì 6 aprile 2011

Recensione: The Five Star Stories

THE FIVE STAR STORIES
Titolo originale: The Five Star Stories
Regia: Kazuo Yamazaki
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Mamoru Nagano)
Sceneggiatura: Akinori Endo
Character Design: Nobuteru Yuki
Musiche: Tomoyuki Asakawa
Studio: Sunrise
Formato: film cinematografico (durata 65 min. circa)
Anno di uscita: 1989

 
Pianeta Addler, anno 2988: il risveglio di Lachesis e Clotho, due nuove Fatima create dal dottor Ballanche, dà il via a una solenne cerimonia. Le Fatima sono intelligenze artificiali dalle splendide fattezze femminili, impiegate dai piloti Headd Liner per comunicare, attraverso una simbiosi, con i Mortar Headd, colossali mecha da guerra che costituiscono gli armamenti bellici della Galassia Joker. Lachesis e Clotho sono però prive del controllo mentale a cui tutte le loro simili sono sottoposte, e questo significa che potranno scegliere liberamente quale Headd Liner servire: la cosa infastidirà non poco il governatore Lord Juba, che tenerà in ogni modo di ostacolare la celebrazione. Ma Ladios Sopp, che nasconde una storia d’amore con Lachesis, non ci sta…

Sessantacinque minuti sono pochi, troppo pochi per trasportare in animazione anche la più piccola parte di uno tra i più imponenti manga fantascientifici mai creati. Un cast sterminato con centinaia di esseri umani, umanoidi, intelligenze artificiali e mecha da combattimento; una storyline che copre un periodo temporale lungo oltre 7.000 anni; una spaventosa complessità politica, sociale, geografica, economica e militare: questo è molto altro ancora è The Five Star Stories, impressionante space-opera che richiama ora Star Wars (al quale sopratutto in Giappone è spesso accostato) ora i cicli spaziali di Frank Herbert, scritto e disegnato da Mamoru Nagano fin dal lontano 1986 e che possiamo gustare in tempi recenti anche in Italia grazie alla splendida edizione Flashbook.

Basato interamente sul primo dei 13 tankobon di cui si compone il ciclo di storie di Nagano, l'ambizioso lungometraggio celebrativo di Kazuo Yamazaki è un allucinante e a suo modo coraggioso riassunto dell’immenso universo di FSS. Sin da subito è chiaro il target dell’opera, quello di chi ha già letto il capolavoro, impossibile altrimenti destreggiarsi tra decine di nomi bizzarri (di personaggi, città e pianeti) che vengono citati o appaiono anche solo di sfuggita. La rapidissima narrazione disorienta a causa del continuo cambio di scena, dell’intervento di volti nuovi che sembrano apparire dal nulla, e da ruoli e scopi che vengono spiegati velocemente allo spettatore anziché mostrarli con le giuste tempistiche. Credo che la sola comprensione del meccanismo che regola la guida dei Mortar Headd non sia facilmente accessibile, figuriamoci la mole di informazioni riguardanti Fatime, fabbricanti di Fatime, guardie reali, Headd Liner, costruttori di Mortar Headd e via dicendo.


Certo, allo spettatore sprovveduto è caldamente sconsigliato l'approccio filmico all'opera di Nagano, ma anche chi, come il sottoscritto, ritiene il manga una lettura fondamentale per ogni appassionato di fantascienza e intende vederselo per dovere morale, non avrà vita facile a districarsi con l'assurda complessità che è stata riversata in quest'oretta scarsa di girato, non per nulla osteggiata (e insultata) dallo stesso autore che non ha voluto averci nulla a che fare. Tolti gli aspetti esteriori come lo splendore grafico dato dall’espressività dei volti di Nobuteru Yuki, il monumentale e mastodontico mecha design dei Mortar Headd (meravigliosa evoluzione dei già favolosi Heavy Metal visti nel 1985 in Heavy Metal L-Gaim), l’ottima qualità delle animazioni o la pomposa colonna sonora, viene infatti a galla un certo senso di vuoto, mentre l’atmosfera maestosa del manga svanisce in favore di eventi così rapidi, frammentari e impalpabili da essere francamente difficili da giudicare. Dalla cerimonia iniziale alla battaglia conclusiva, passando per gli ultra sintetici flashback tra Ladios e Lachesis che riassumono in circa 30 secondi una storia d’amore, tutto appare molto freddo e per nulla coinvolgente, imprigionato com’è in una strettissima gabbia narrativa, davvero troppo piccola per contenere questa seppur minuscola parte dell’epopea. Una tristezza, ma d'altra parte sarebbe stato impossibile aspettarsi di meglio, da un progetto nato con l'unica funzione di rendere in minima parte la grandiosità del cult di Nagano.

Voto: 5 su 10

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