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lunedì 30 settembre 2013

Recensione: Berserk - L'Epoca d'oro Capitolo III: L'avvento

BERSERK: L'EPOCA D'ORO CAPITOLO III - L'AVVENTO
 Titolo originale: Berserk Ogon Jidai-hen III - Kōrin
 Regia: Toshiyuki Kubooka
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Kentaro Miura)
Sceneggiatura: Ichirou Ohkouchi
 Character Design: Naoyuki Onda
Musiche: Shiro Sagisu
Studio: Studio 4°C
 Formato: lungometraggio cinematografico (durata 117 min. circa)
Anno di uscita: 2013
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Yamato Video


Continua con grande sfarzo e lugubre visionarietà la saga cinematografia di Berserk (1989), il terzo capitolo chiude dignitosamente l’arco dell’Età dell’oro e, per quanto una simile operazione rimanga di interesse davvero relativo, c’è da rimanere soddisfatti del lavoro di Ohkouchi e Kubooka, fatto nell’interesse prima di tutto dei fan con sincera passione e buon rispetto dell’opera originale. La dinamica tra sceneggiatura e regia viene ora espressa al suo meglio, dopo un primo film non proprio entusiasmante e un secondo invece addirittura sorprendente, sempre e comunque in una visione di puro omaggio a uno dei momenti più truci, crudeli ed evocativi della Storia del fumetto, L'avvento spinge il piede sulla magnificenza orrorifica della trama, prendendo quanto serve da uno script rapido ed efficace per avere immagini di straordinario disgusto e perfido disagio nell’universo demoniaco evocato con l’Eclissi.

La liberazione di Grifis dalla prigione in cui è stato rinchiuso comporta un lavoro di squadra che soltanto adesso Gatsu può e vuole affrontare dopo il lungo periodo lontano dalla Squadra dei Falchi, si scappa e si corre con il fiato sul collo mentre il re cerca disperatamente di riprendere il traditore che ha disonorato sua figlia, ed è in questo schema che si può riassumere la natura del film, portato a un eccesso action molto più spinto rispetto ai precedenti due, senza che comunque il suo ritmo elevatissimo tolga sostanza alla pura gloria grafica: il minutaggio molto alto, due ore, permette infatti a Kobooka di muoversi virtuosamente negli incubi generati dall’evocazione delle divinità e negli orrori sanguinari voluti dalla sete di vendetta e dall’orgoglio ferito di Grifis, ed è qui che L'avvento si mostra nel suo massimo splendore, con le visioni terrificanti, i massacri viscerali e le battaglie contro il bizzarro, vastissimo e nagaiano bestiario infernale. Non serve ovviamente tirare di nuovo in mezzo il manga, chiaro che il susseguirsi di mostri e tormenti non riesce a raggiungere la portata della storia originale, è troppo lunga e contorta la serie di aberrazioni creata da Kentaro Miura per poter essere contenuta in un minutaggio accettabile, e in fondo non stupisce, per esempio, che sia stata eliminato del tutto il terremotante inseguimento dello spaventoso Wyald nei boschi. Eppure tutto funziona a meraviglia, da una parte le orchestrazioni funeree di Sagisu e dall’altra l’impressionante ricreazione della dimensione d’incubo donano vita a quarantacinque minuti di rara potenza horror che, per quanto superflua nel seguire fedelmente le tracce del manga, trova nuova e interessante visione in animazione nei flashback sofferti, nelle tristi morti, negli scontri allucinanti, nella grandezza annichilente degli dèi, nella forza di Gatsu e ovviamente nel terribile, intollerante stupro di Caska.

 

In tale abbondanza grafica, un poco sbrigativo appare il lavoro in CG, che sì, consente alla telecamera di Kubooka i suoi soliti movimenti esagerati e continui tecnicismi, ma mostra qua e là alcuni strani cedimenti (poca definizione, eccessivo distacco dal disegno, amalgama non sempre perfetto e/o funzionale). Ciò non toglie una discreta sostanza complessiva che non avrà di certo la potenza grafica di un lavoro svolto con disegni a mano (siamo molto lontani anche dalle serie TV più recenti) ma dall’altra parte garantisce, grazie comunque a un regista che sa il fatto suo e che si trova perfettamente a suo agio in queste atmosfere, una completa immersione, tale da dimenticarsi l’artificiosità grafica, non sempre ottimale, che grava sull’intero progetto.

A ogni modo un fan non potrebbe chiedere di meglio, questa prima trilogia, destinata a espandersi intanto con un quarto film da poco annunciato, nasce per loro e nulla toglie e nulla aggiunge all’opera di Miura, è soltanto gratificazione e atto di riverenza e come tale l’intero progetto andrebbe inteso, senza richiedere di più e senza aspettarsi di meglio.

6 commenti:

  1. Si sa quando uscirà nei cinema italiani quest'ultima parte della trilogia? Se mai uscirà..

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  2. E chi lo sa, già i primi due sono stati un'anomalia anche piuttosto azzardata...

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  3. sono daccordo col fatto che una tale opera sia praticamente impossibile da trasportare sullo schermo senza tralasciare scene importanti, vedi wyald....non capisco come non abbia stupito il recensore di questo blog, ma non mettere wyald prima dell eclissi per me è un errore gravissimo...per me quella fuga li è epica, non si dovrebbe saltare nemmeno un passo, nemmeno quando scappano dai bahakiraka o come diavolo si chiamavano...voglio dire guts in quel momento è passato dallo stare con casca (tralaltro se non ricordo male nel film è qui che si presenta il cavaliere del teschio...quando chi ha letto il fumetto sa benissimo che non è cosi, non avviene in quel momento), cioe momento top di una vita dimmerda, sinceramente parlando, fino a quel punto, a perdere tutto e tutti davanti ai suoi occhi...quello è un momento cruciale della vita di guts pero quella giornata in particolare è soffertissima per lui e certi particolari non li puoi tralasciare...un altra cosa che poco mi è piaciuta è il fatto, come accennato prima col cavaliere del teschio, che siano state mischiate determinate situazioni per velocizzare le cose: va bene, lo posso capire, ma non le accetto perche di vedere la scena del bagno al pozzo (parlo del primo film) tagliata e mischiata con la scena del "giorno dopo zodd" sinceramente ne facevo a meno...che poi in realta, nel complesso mi son piaciuti, giusto ieri mi son rivisto il primo, pero certe scelte non le sopporto, perche a me frega altamente se il film dura 3/4 ore, se i contenuti son tanti non vedo perche no, vabbe sara tutta colpa di void...

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  4. Probabilmente il mio preferito della trilogia remake della serie degli anni 90. A differenza degli altri due la CG non è cosi straniante (mai quanto la serie del 2016, spero in un upgrade in quella che esce in primavera), belli i virtuosismi di regia ma in particolare una gran OST che si fonde benissimo con la dinamica narrativa. Peccato per i tagli di sceneggiatura (infatti la fuga è priva di climax), secondo me la parte dei Barkilaka e quella dei Cani Neri di Wiald meritavano la presenza nel lungometraggio (almeno una tra quelle che ho menzionato). Andrò forse fuori argomentazione adesso, ma veramente non ti piace la fase post-eclisse? Io l'adoro (pur con i suoi difetti) è un raggio di speranza in tutta la tenebra gettata da Miura.

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  5. Io non ho visto i film e non li vedrò mai.
    Rispondo però alla domanda sul post-eclissi: per me me il manga rimane eccezionale, cupo e disturbante fino alla saga dell'inquisitore Mozgus. Quello è proprio l'apice. Poi, quando diventa un fantasy alla Lords of the Rings con un cast insopportabile, siprietti comici, orchi, troll etc, imho Miura perde totalmente la bussola. Non per nulla oggi si può ben dire che anche lui non sa più come portare avanti la storia, persa in side-quest (l'infinito viaggio verso l'isola degli elfi) strapiene di filler e di cui esce un volume ogni due anni. Penso che ormai tutti ci siamo messi in pace che con questi imposibili ritmi di pubblicazione e la storia che naviga in alto mare, morirà l'autore prima di chiudere la storia. :(

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    1. Sai da quel puntodi vista, della fase Fantasy non ci vedo nulla d'esagerato..siparietti comici ci sono semprestati nell'opera, solo che la tenebra era maggiore quindi si notavano di meno. Per me tale soggettività di pensiero è data da differenti scuole, chi ci vede uno snaturamento e chi no. Secondo me Miura sta facendo bene il suo lavoro, per esempio lo schiaffo di Rickert a Grifis a Falconia vale più di mille parole. Ma sai cosa dicevano i latini? De gustibus non est disputandum, pace!

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