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lunedì 30 giugno 2014

Recensione: General Daimos

GENERAL DAIMOS
Titolo originale: Tōshō Daimos
Regia: Tadao Nagahama
Soggetto: Saburo Yatsude, Tadao Nagahama
Sceneggiatura: Shoichi Taguchi, Yoshitake Suzuki, Saburo Yatte, Masaki Tsuji, Chizuru Takahama
Character Design: Akihiro Kanayama, Yuki Hijiri
Mechanical Design: Studio Nue, Yuki Hijiri, Shoji Kawamori
Musiche: Shunsuke Kikuchi
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 44 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1978 - 1979


Nel 1975 viene proiettato al Toei Manga Matsuri estivo l'episodio pilota di Ufo Robot Grendizer, il cortometraggio Ufo Robot Gattaiger - La grande battaglia dei dischi volanti, che vanta il primato di essere il primo titolo robotico di genere sentimentale: nel 1978, la sua particolarità viene ripresa da General Daimos, la prima serie televisiva mecha fondata su una storia d'amore. Non deve stupire che a creare il titolo siano lo staff Sunrise/Toei di Saburo Yatsude e il regista Tadao Nagahama, che in questo modo portano a compimento l'evoluzione rappresentata da Super Electromagnetic Robot Combattler V (1976) e Super Electromagnetic Machine Voltes V (1977), già a loro volta melodrammatici e che trattavano storie d'amore impossibili fra l'antagonista e la sua subalterna. Con Daimos, l'intermezzo amoroso riguarda questa volta anche l'eroe: in una scintillante rilettura metallica di Giulietta e Romeo, Nagahama narra la tormentatissima storia fra l'eroe karateka Kazuya Ryuzaki, alla guida del colosso Daimos, e di Erika, sorella pacifista del temibile Richter, comandante in capo dell'esercito barmese incaricato di conquistare la Terra per farne il luogo di emigrazione del loro popolo. Con questo titolo, perciò, giunge a compimento l'evoluzione del mecha sentimentale, tanto che i due titoli precedenti saranno legati insieme a Daimos, dagli spettatori dell'epoca, dal prestigioso appellativo di Trilogia robotico-romantica.

Lo spunto di partenza di Daimos non può che essere sempre quello della totalità dei titoli del genere di quegli anni, inutile ripeterlo per l'ennesima volta, così come i rituali e gli schematismi. In compenso, Daimos rappresenta  lo stadio finale di tutte le innovazioni dei suoi predecessori, limati nei difetti e accresciuti nei pregi, tanto che l'opera può davvero definirsi l'atto simbolicamente finale della "poetica" di Tadao Nagahama, l'unica delle sue serie da vedere obbligatoriamente se se ne deve scegliere una. Presenti, perciò, tutti i suoi cavalli di battaglia (il villain romantico antieroe, la sottoposta innamorata di lui, episodi che riciclano per l'ennesima volta i soliti soggetti e le solite idee, etc), ma assemblati meglio, nell'ottica di un intreccio più organico della norma, con una forte enfasi sulla narrazione e sulla trama, per raccontare una storia meno banale nonostante l'abusatissimo incipit dell'invasione extraterrestre e dei combattimenti tra robottoni buoni e cattivi. L'approccio da romanzo d'appendice è chiaro fin dai primi episodi, dedicati a mostrare con artifici teatrali la storia d'amore tra Kazuya ed Erika: la coppia presto dovrà subire un accumulo di sfortune e imprevisti tali da far impallidire Renzo e Lucia, con ostilità da parte dei due popoli, una tragedia del passato che aleggia sui due rendendo apparentemente impossibile la loro unione, fughe della bella dal proprio "castello" che vanno puntualmente male, accuse da parte dei due governi di collaborazionismo col nemico, e molto altro. Viene sfruttato ogni mezzo per ostacolare l'amore fra i giovani, e non è difficile immaginare come quest'enfasi abbia reso la vicenda particolarmente avvincente all'epoca della sua trasmissione, nell'attesa che i due potessero finalmente stare insieme.


Interessante, poi, notare che per veicolare la tematica amorosa, inventando tutti questi ostacoli, Daimos riveli una maturità inaspettata nelle sue atmosfere: si può definire forse l'unico robotico del periodo, insieme a L'invincibile Zambot 3 (1977), a proporre un approccio abbastanza serioso al concetto di "guerra", con largo spazio dato al tema del razzismo che divide le due parti, sulle vedute guerrafondaie dei militari (che vogliono sterminare il nemico senza cercare mediazioni, addirittura diventando a un certo punto essi stessi nemici di Daimos), sugli interessi di parte degli Stati membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, scene di pulizia etnica, scomode torture... Ovviamente sono idee trattate in modo estremizzato e abbastanza ingenuo e che fanno a pugni con certi rituali giapponesi tipicamente inverosimili (eroe e addirittura robottone che sconfiggono i nemici con colpi di karate, il suo amico Kyoshiro che annienta da solo dozzine di barmesi con la sua katana, il classico senso del sacrificio e della sofferenza sublimatissimi, etc), ma che, anche se rivolte a un pubblico di bambini, funzionano e veicolano efficacemente i loro messaggi. Un altro elemento che rende negli anni '70 Daimos uno dei migliori titoli "ortodossi" del genere è la continuity che lega gli episodi, mai così serrata prima di Mobile Suit Gundam (1979): anche se non mancano qua e là riempitivi e schematismi inutili (immancabile il "monster of the week"), la storia di Kazuya ed Erika fin dal primo episodio conosce sviluppi concreti e imprevedibili quasi a ogni puntata, l'intreccio non si pietrifica mai su se stesso, e a un certo punto addirittura subentra una nuova trama (il pianeta Barm mercé di un dittatore sanguinario e che dev'essere liberato) che si fonde con quella "amorosa"  principale, originando un finale di serie davvero ben costruito, pieno di drammi e colpi di scena, che più melodrammatico e riuscito non si poteva avere. In quest'ottica anche il classico villain tragico e romantico, Richter, trova la sua incarnazione più memorabile. La grande riuscita di questa serie è merito di un cast azzeccato, interessante e molto ben approfondito, ben lontano dalle "comparse" di Combattler V e Voltes V.

A questo proposito bisogna far  notare che, rispetto ai due titoli sopracitati, la serie rinunci curiosamente al solito gruppo di cinque piloti plasmati sui soliti archetipi, preferendo delegare queste personalità ai semplici comprimari, affidando al solo eroe Kazuya la guida del gigante (il cinico, Kyoshiro, si limita a guidare una navicella per fornire supporto aereo). Ovviamente, quindi, nessun robottone componibile dato da mezzi guidati da più persone: Daimos è dato dall'unione fra un lunghissimo camion, dotato di pilota automatico, e l'auto sportiva guidata da Kazuya, che, entrando nel primo, dà l'input a una trasformazione nel colosso. Il pilota entra quindi - come fa Akira Hibiki in Il prode Raideen (1975, diretto dallo stesso Nagahama) - in simbiosi col robot attraverso dei cavi collegati al suo corpo: in questo modo, può controllarlo usando le sue mosse di karate, replicate dall'automa contro il nemico.

Oltre che narrativamente, anche tecnicamente Daimos si rivela il miglior esponente della trilogia. Tralasciando di citare le immancabili, ottime animazioni profuse da studio Sunrise, Akihiro Kaneyama e Yuki Hijiri azzeccano il loro miglior chara design, scolpendo uomini virili e ragazze così attraenti e angeliche che è fin troppo facile innamorarsi di loro ed empatizzare con i loro pretendenti (Erika, con la sua bellezza "acqua e sapone" e il sorriso dolcissimo, è il caso più rappresentativo). Meno indovinato il mecha a opera dell'inossidabile Studio Nue, nonostante possa contare su contributi di un debuttante di "livello" quale un 18enne Shoji Kawamori: il loro lavoro si riversa in un Daimos non proprio bellissimo da vedere (per quanto molto originale e bizzarro) e mostri meccanici molto anonimi, basati sulle solite fattezze mezze animalesche e mezze meccaniche. Molto carismatica e tonante, come in Voltes V, è in compenso la sigla di apertura, destinata a risplendere in quasi ogni episodio allorché la sua base strumentale è usata come sottofondo nella fase finale dei combattimenti.


General Daimos non sarà certo un capolavoro dell'animazione, ma nel suo genere e nel suo decennio è indubbiamente uno dei vertici massimi, probabilmente quello invecchiato meglio fra quelli della concezione "Invasione extraterrestre contro Fortezza delle Scienze", che meglio sa accompagnare, alla solita massa di rituali, una trama e dei personaggi degni di tal nome. Se chi legge è interessato a farsi una cultura sulla "poetica dell'intrattenimento" coniata da Tadao Nagahama e dallo staff Saburo Yatsude, trova in Daimos il miglior titolo (anche contando che quelli successivi si limiteranno, stancamente, a ripetere all'infinito e senza fantasia tutti i soliti intrecci e tutti i soliti cliché). Curiosità: lo sconosciuto "film" del 1980 di General Daimos è in realltà il classico episodio televisivo (per l'esattezza il 24) riadattato per il grande schermo e proiettato al Toei Manga Matsuri.

Nota: mai uscito in Italia in un'edizione DVD comprensiva di sottotitoli fedeli ai dialoghi originali. L'unica edizione attuale, fuori catalogo, è quella della Moviemax Media Group che contempla il solo doppiaggio storico italiano, forte di nomi originali dei personaggi (anche se pronunciati sbagliati, tipo Richter che diventa Rikiter, mentre quelli delle armi sono tutti inventati) e traduzioni tutto sommato coerenti, ma che peccano del solito bagaglio di imprecisioni e invenzioni varie.

Voto: 8 su 10

ALTERNATE RETELLING
General Daimos: The Movie (1980; film)

8 commenti:

  1. Mammamia cosa mi hai ricordavo!
    Questo anime lo vedevo sempre sulle reti locali romane!
    Parliamo di quasi 20 anni fa!

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  2. Olte a rimembrarlo dovresti anche riguardarlo, è figo!
    È grazie al suo valore se ho deciso di proseguire con le opere di Nagahama/Yatsude e iniziare Daltanious!

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  3. Quanto adoro Daimos!Per me è un capolavoro, altroché!

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  4. finito di vedere!
    come al solito non so che altro aggiungere alla tua rece...
    Mi è piaciuto veramente tanto,principalmente perchè non è il solito vecchio anime di robot con tutti gli episodi autoconclusivi ma perchè c'è una storia che prosegue,quasi, di episodio in episodio.
    Dall'inizio mi ha lasciato completamente spaesato...pensavo il solito incipit con presentazione dei xsoanggi e invece nei primi 8 episodi non si ferma un attimo la narrazione!
    In totale gli episodi pacco,cioè quegli episodi che non aggiungono nulla alla storia saranno circa 6/7 su una serie di 44.
    Mi capitava una sensazione mai provata nel guardare un anime del genere,cioè che dopo aver visto un episodio mi veniva voglia di guardare il seguente.
    Inoltre all'inizio ti spiazza il "genere" della serie:dal clima gioviale di daimovich pare che "generale daimos" sia una commedia ma già al secondo episodio si vede morire tragicamente un bambino da poco presentato.
    Vultus non aveva quasi mai toni scherzosi,in daimos invece ci sono siparietti con la cicciona e il robottino intervallati da scene altamente tragiche.
    Sul design del robot concordo con la recensione,non riuscitissimo ma cmq originale.
    Belle le armi e l'alternanza del karate,tamarrissima la trasformazione,veramente paradossale,più ancora dei robot più vecchi.A pensarci questo rende daimos ancora + anomalo:da una parte una storia complessa con tante trovate interessanti e mature,dall'altra una trasformazione ridicolissima...un camion gigante che esce da una caverna a forma di drago in mezzo al mare....
    Dicevo tante belle trovate,ad esempio in una puntata kazuya che è tanto buono lascia scappare richter perchè vede in lui qualcosa di buono.Fin qua niente di anormale per quegli anime.Ma ecco che il guerrafondaio Miwa lo denuncia di tradimento(e così dovrebbe essere dato che richetr ha ammazzato migliaia di umani)e lo porta in un tribunale davanti a una corte internazionale.
    Poi finisce come al solito a tarallucci e vino ma almeno l'idea innovativa "per quel genere di anime" c'è stata!
    Un'altra bella cosa sono le fazioni.Non + gli umani buoni e gli alieni cattivi.Già in vultus si era vista una terza fazione di alieni nemici degli "alieni cattivi".
    Qua in daimos c'è
    1)umani buoni di daimovich
    2)alieni cattivi di richter
    3)alieni buoni pacifisti di baranduk/erika
    4)umani cattivi del guerrafondaio pazzo criminale MIwa
    e poi arrivano anche
    5)alieni nemici degli alieni cattivi di richeter.
    Come dire,non tutti gli umani son buoni e non tutti gli alieni son cattivi.
    Miwa ne combina di tutti i colori,negli ultimi episodi trucida gratuitamente degli baalesi indifesi e feriti!
    Sempre nelle ultime puntate un generale baalese vuole abusare sessualmente di Erika!
    Non so se tutta questa crudele realtà fosse mai stata raccontata in un anime.
    Come per vultus anche daimos mi ha stupito per la qualità costante,non ci sono stili altalenanti lungo la serie.
    Il doppiaggio low cost ha almeno la fortuna di avere delle belle voci,è il cast di ken il guerriero o yattaman.Bruno Cattaneo cambia voce in continuazione,a volte è Rey con la voce profonda,a volte è Fudo con la voce "cicciona",a volte è Boyakki con la voce...di Boyakki!
    Per Kazuya e Richeter stessa sorte di Michelle e Sirius,protagonista e antagonista doppiati dallo stesso doppiatore,ma fortunatamente la sua voce è bella e i 2 xsonaggi s'incontrano in un paio di occasioni.

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  5. Non ho niente da aggiungere a questo tuo bel commento, hai inquadrato alla perfezione tutti i pregi di questa bella serie che, davvero, mi ha davvero sorpreso per la sua unicità in quel periodo (anche se per puri gusti io continui a preferire in carisma Voltes V).

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  6. Mhh, l'idea del pilota che entra in simbiosi col robot mi pare fu già usata in Raideen sempre di Nagahama.
    Le basi Mistè, le basi ! :)

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  7. Avevi ragione, chapeau!
    Ho corretto sia questa rece che quella di G Gundam a quel punto.
    Se Reideen lo avesse subbato qualcuno, avrei evitato la figuraccia!

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