lunedì 16 febbraio 2015

Recensione: Goshogun il dio della guerra (Gotriniton)

GOSHOGUN IL DIO DELLA GUERRA
Titolo originale: Sengoku Majin Goshōgun
Regia: Kunihiko Yuyama
Soggetto & sceneggiatura: Takeshi Shudo
Character Design: Studio Z5 (Hideyuki Motohashi, Satoshi Hirayama)
Mechanical Design: Studio Z5 (Hajime Kamegaki)
Musiche: Tachio Akano
Studio: Production Reed
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 23 circa)
Anno di trasmissione: 1981
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video


Difficile raccapezzarsi dell'esistenza di un titolo televisivo così vuoto come Goshogun: L'oscura divinità dei regni combattenti, serie del 1981 di Production Reed che cercava di riscattare la débâcle commerciale di Baldios il guerriero dello spazio (1980), e lo faceva proponendo un tale, sterile concentrato di svogliatezza sceneggiativa da far arrossire il suo sfortunato ma originalissimo predecessore. Era davvero questo che voleva il pubblico giapponese? Un robotico estremamente generico con qualche superficiale scopiazzatura da Space Runaway Ideon (1980)? Sembra incredibile ma è così, e ugualmente risulta difficile farsi una ragione del fatto che, fra i tanti anime robotici di un certo valore giunti in Italia negli anni '70-'80 e mai riversati in DVD, nel 2016 Yamato Video vada a pubblicarti proprio questo.

La trama è presto detta: in un immaginario anno 2001, il professore Hakase Sanada riesce a sfruttare per la prima volta a scopi scientifici la misteriosa particella spaziale Beamler, scoperta nel gigantesco cratere originato dall'Evento di Tunguska (1908). Sfruttando il suo potere a un livello primordiale, l'energia Beamler permette infatti il teletrasporto, ed è subito collaudata dentro un'astronave, la Good Thunder, che può ora muoversi da un angolo all'altro del globo. Peccato che la più potente organizzazione criminale al mondo, la Società Segreta della Zanna Avvelenata, che di fatto già lo governa in segreto (attraverso uomini posizionati strategicamente nei vari Parlamenti) e possiede uno sterminato esercito di robot da guerra, per qualche strano motivo pensa che potrebbe diventare ancora più invincibile di prima se riuscisse e entrare in possesso di quell'energia, e decide quindi di reclutare Sanada nel gruppo. Non ci riusciranno per ovvie ragioni (il professore preferisce lasciarsi morire), e questi ultimi finiscono nelle mani di un amico intimo di Sanada, Savalas, pronto a rinchiudersi dentro Good Thunder con un equipaggio di coraggiosi piloti/guerrieri (il riflessivo Shingo Hojo, l'aggressivo Killy Gagley e la bella Remy Shimada) che possano proteggere lui e loro. Si unisce al gruppo anche il giovanissimo Kenta, figlio di Sanada, preso di mira anche lui dall'organizzazione. Da queste premesse lo sviluppo della storia: in ogni episodio Good Thunder non fa altro che spostarsi da un luogo all'altro del mondo per sfuggire a Zanna Avvelenata, studiando nel contempo i minacciosissimi effetti dell'energia Beamler, con i nemici che in ogni occasione mandano loro contro i proprio mecha e astronavi per sconfiggerla. Starà a Shingo, Killy e Remy respingere quotidianamente gli attacchi pilotando una possente super arma, anch'essa creata da Sanada: il gigantesco, imbattibile automa Goshogun.

La sinossi è anche fin troppo corposa rispetto al suo effettivo peso svolto in animazione, minimalista a dir poco nonostante le premesse: Goshogun altri non è che un lungo accavallarsi di schermaglie inutili tra Good Thunder e Zanna Avvelenata, in avventure sempre autoconclusive e praticamente del tutto avulse da dramma o epicità, con eroi fighetti e trascurabili, privi di eclatanti relazioni interpersonali o sviluppi, che affrontano generali nemici dal chara design carismatico ma dallo spessore di un foglio di carta stagnola. Nessuna caratterizzazione degna di rilievo e nessun risvolto interessante, per una storia che parte con una certa idea in testa (la scoperta del potenziale dei raggi Beamler, anticipando dal manga Getter Robot GO l'idea della fonte dell'evoluzione della vita e riprendendo da Ideon quella di una terribile minaccia in grado di cancellare l'intero sistema solare e di un'energia in grado di mettere in risonanza il cast con lo spirito divino dell'intero universo), volendo essere onesti anche interessante, ma che non sa proprio come svilupparla, preferendo la collaudatissima via delle lungaggini in attesa di decidere come concludere.


È sconfortante prendere atto di un robotico che, anche potendo contare su attraenti disegni, buone animazioni (rispetto a quelle di un Baldios), intriganti ambientazioni europee (i numerosi viaggi di Good Thunder in giro per il mondo), tematiche new age e un robottone molto colorato ed elegante a vedersi e curioso in alcune caratteristiche tecnologiche (pur essendo "componibile" in teoria, di fatto è già bello che pronto appena è spedito dalla base volante col pilota automatico, si limita ad ospitare le tre mini-astronavi dei piloti che entrano in lui senza cambiarlo esteticamente e, infine, è forse l'unico mecha in assoluto che può contare su super armi che si materializzano nella sua mano, inviate col teletrasporto dalla base), pecca nella totalità dei suoi elementi narrativi. Perché protagonisti così piatti, che anche quando sono approfonditi non godono di alcuna evoluzione rimanendo marginali fino alla fine? Perché la vicenda è vissuta dal punto di vista del piccolo Kenta che di fatto non fa quasi assolutamente nulla (salvo diventare elemento risolutivo della vicenda nella sola puntata finale), assistendo dalle retrovie agli eventi o mettendo in difficoltà i suoi compagni con i suoi capricci? Perché Goshogun, robot che dà il titolo all'opera, non solo non ha alcun ruolo fondamentale, ma addirittura manca del più elementare background? Perché Zanna Avvelenata si ostina ad attaccare quest'astronave pacifica pur governando in segreto già l'intero globo e pur sapendo che, a continuare con questa guerra, rischia di distruggere il sistema solare? Che senso ha dedicare intere puntate al mistero di queste terrificanti particelle Beamler per arrivare a un finale così veloce, sbrigativo e anticlimatico? Perché caratterizzare in quel modo particolare i generali cattivi, sia a livello fisico che caratteriale, quando alla fine il loro senso nella trama è praticamente non pervenuto? Perché il soggettista della serie, Takeshi Shudo, sceneggiatore principale di Baldios (giusto rimarcarlo), dice che ha creato Goshogun per parlare dei rapporti di dialogo e coesistenza tra Uomo e Macchina, raffigurati come due entità separate e autonome1, evocando chissà che avveniristici elementi filosofici à la 2001 Odissea nello spazio (1968), e alla fine tutto quello che riesce a dire sull'argomento si riduce a buoni e cattivi che dialogano in ogni puntata con le A.I. delle loro basi facendosi dire banalità che non hanno neanch'esse alcuna ripercussione (ad esempio cosa fare durante le battaglie o quanti soldi ha perso l'organizzazione criminale in ogni sconfitta), e una rivelazione finale, importantissima, presentata nelle fasi davvero finali di punto in bianco e senza un adeguato approfondimento? Non è possibile non pensare più e più volte a tutte queste avvisaglie, a tutti questi indizi di sviluppi intriganti che alla fine non avvengono o che, se ci sono, sono realizzati modestamente e con sbrigatività, che ci rammentano impietosamente le tante aspirazioni di un soggetto curioso e potenzialmente bello che alla fine non sa proprio dove andare a parare, e che termina improvvisando un finale desolante e facilotto dal coinvolgimento inesistente - verrebbe quasi da chiedersi se lo hanno realizzato d'impulso subito dopo averlo pensato.

Del tutto insoddisfatti del risultato finale, a fine visione ci si può giusto domandare il perché di uno script così fallimentare. Si viene a sapere, allora, che uno dei cattivi generalissimi di Zanna Avvelenata, l'androgino esteta Leonardo Medici Bundle, un Dorian Gray amante del bello, con i suoi vaneggiamenti sulla Vera Bellezza, il suo portamento elegante e i lunghi capelli biondi, abbia letteralmente spopolato nell'epoca di trasmissione fra le ragazze, diventando così celebre da apparire su molte riviste (non solo di animazione) alla stregua di una superstar, portando il pubblico femminile addirittura a superare quello maschile tra i fan2 (insomma, dopo Marin di Baldios, Production Reed ha azzeccato un altro belloccio da dare in pasto a orde di ragazzine in tempesta ormonale). Questo inaspettato cambio di pubblico ha di riflesso influenzato la sceneggiatura, convincendo Takeshi Shudo a modificarla a opera in corso per compiacere le ragazze, creando nuove puntate sentimentali che riguardassero i protagonisti3 e inventando il rapporto d'amore/odio tra Bundle e la bella Remy4 (indovinate un po'? Anche questi avvenimenti non hanno alcun risvolto nella storia!). Si ignora il contenuto dello script originario, ma è facilmente ipotizzabile che il mancato approfondimento delle questioni davvero importanti della trama sia dovuto alle inutili facezie rosa improvvisate sul momento. Che delusione. Sarà forse anche per questo che Shudo si sentirà in dovere di raccontare molto meglio la vicenda con un corposo numero di romanzi (8 testi) che ampliano Goshogun rinarrandolo da più punti di vista.

Alla fine Goshogun è una semplice, brutta serie televisiva mecha dei primi anni '80, che non fa niente per sfuggire alla realtà di un genere qualitativamente sempre più in calando. Paradossalmente, cercando di tornare su confini più tradizionali e sicuri dopo Baldios ma comunque con un'idea originale in testa, Production Reed scade nella piattezza sceneggiativa più incolore; che, forse, avrà permesso al lavoro di ottenere un certo successo di pubblico (testimoniato dalle uscite animate extra della serie), ma che di certo non riscatta l'esistenza di quest'ultima dal deluso giudizio dei posteri. Goshogun The Movie (1982), inedito e per ora irrecuperabile, è un film di montaggio che riassume gli episodi 17 e 20 con un po' di animazione creata ad hoc per fare da raccordo. Più interessante Time Etranger (1985), stranissimo OVA - arrivato anche in Italia - che abbandona ogni residuo robotico della serie per presentare una vicenda onirica e psicologica che sia fruibile da tutti, trasposizione del quarto romanzo di Shudo (Lo straniero del tempo).


Goshogun è stato rinominato Gotriniton in Italia, dove si è manifestato in un paio di isolate trasmissioni televisive prima di sparire completamente dai nostri schermi, per problemi contrattuali6. Rieditato in VHS ai tempi di Granata Press col più corretto titolo Goshogun il dio della guerra (sintesi comunque non particolarmente felice del vero titolo officiale), è poi di nuovo sparito e solo ora, nel 2015, Yamato Video lo ha rieditato in DVD con sottotitoli fedeli insieme al successivo Time Etranger (ma rititolandolo nuovamente Gotriniton). Nonostante questo, a dispetto del cambio di titolo e di nome del robottone, la serie ha trovato nel doppiaggio storico un adattamento discreto, con quasi tutti i nomi dei personaggi (non delle armi, ma a quelle ormai siamo tristemente abituati) mantenuti originali (a parte la Zanna Avvelenata, ribattezzata Veleno Nero), una buona prova interpretativa da parte dei doppiatori e frasi che filano con sufficiente coerenza. Ritengo che la visione di Goshogun sia pienamente apprezzabile anche in questo modo.

Voto: 5 su 10

SEQUEL
Goshohun: The Movie (1982; film)
Goshogun: Time Etranger (1985; OVA)


FONTI
1 Mangazine n. 34, Granata Press, 1994, pag. 16-17
2 Come sopra, a pag. 20-21
3 Vedere punto 1, a pag. 21
4 Come sopra
5 Fabrizio Modina, "Super Robot Files: 1979/1982", J-Pop, 2016, pag. 141
6 Vedere punto 1, a pag. 26

8 commenti:

Alberto Dolci ha detto...

Non lo vidi mai in givoentù ma avendo saputo che in qualche modo ci incastrava qualcosa con chi realizzò il Baldios me lo procurai qualche tempo fa... ...non sono andato oltre l'episodio 6, mazza se è noioso!!

Jacopo Mistè ha detto...

Dillo a che, che continuo a posticipare all'infinito la visione del lungometraggio conclusivo Time Etranger, che di sicuro che non mi piacerà ma ha una sua curiosità notorietà che mi impone di commentarlo. :(

Sam ha detto...

Pur se legato da un particolare effetto nostalgico dal sapore anni 80 a questa serie, mi trovo d'accordo con quanto espresso nella recensione : Goshogun è un anime veramente blando, poco curato nella storia e nei personaggi.
In Italia , aveva un suo fascino all' epoca della prima messa in onda, in quanto arrivato a ridosso della trasmissione nipponica, aveva un taglio più moderno e al passo coi tempi nella regia , nelle animazioni, musiche , chara design ecc.. rispetto a un Goldrake o Mazinga , taglio che oggi, nel 2015, si è perso.
Mi è piaciuta però l'ultima puntata, strutturata come una grande festa dove partecipano tutti i personaggi minori ( più un sacco di altra gente !) apparsi negli episodi precedenti, ad assistere al combattimento finale.
Questo e un paio di colpi di scena rendono l'episodio qualcosa di diverso rispetto ai tipici finali dei robotici dell' epoca, e racchiude lo spirito del disimpegno che caratterizzerà il decennio da poco iniziato.
C'è però un punto da chiarire : Goshogun non copia da Getter l'idea di un energia che possa far evolvere le forme di vita, semmai è il contrario: è vero che l'anime e il manga sono usciti prima, ma di tale caratteristica dei raggi Getter non vi è fatta menzione in essi.
Ishikawa utilizzerà tale idea solo molti anni dopo, nel manga di Getter robo Go (1990), probabilmente riciclando l'idea dell' Ideo in Ideon .

Anonimo ha detto...

Non sono d' accordo. Pur essendo più canonico di Baldios, Gotriniton ha dei punti di originalità. Innanzitutto come nemico non ci sono i soliti alieni conquistatori, ma un' organizzazione criminale terrestre che ha la sua sede

SPOILER sotto una banca svizzera! XD FINE SPOILER

E poi inserisce l' allora emergente mondo dei computer in maniera diversa dai soliti grandi calcolatori elettronici e schede bucherellate che si vedevano nelle serie degli anni 70 nonostante si dovesse essere dotati di chissa quale tecnonologia XD. Infatti abbiamo due intelligenze artificiali al servizio dei buoni e dei cattivi: pater e mater. E ha anche una trama di fondo seppur sviluppata in non molte puntate.
Ci sono onestamente serie robotiche ben più blande di un Gotriniton che non sarà ai livelli di Baldios o Gundam, però almeno qualcosa di nuovo provava ad offrire.

Anonimo ha detto...

Ah, anche il fatto che ci si posta in vari punti per il mondo invece di stare staticamente nella solita base fortificata lo trovo un punto di forza.

Anonimo ha detto...

"taglio che oggi, nel 2015, si è perso."

Secondo me neanche tanto.

Anonimo ha detto...

Al contrario della serie tv, Goshogun Etranger è dedicato al personaggio di Remì, il suo passato da dimenticare e la sua lotta per sopravvivere a un qualcosa di già scritto nel fato.
Il robot non compare in alcuna scena, e i suoi amici (insieme ai tre generali di Veleno nero) sono solo spettatori del suo dramma interiore, senza poter fare niente, se non assistere impotenti fino alla conclusione, dove diventa impossibile o inutile capire se lei è viva oppure no (in anticipo sui tempi su uno dei temi fondamentali del maestro Mamoru Oshii).
Della serie Goshogun è l'unica cosa che si salvi, e merita davvero di essere visto, dato che dimostra come da diverse angolazioni e prospettive, si possa realizzare qualcosa di davvero valido.

Anonimo ha detto...

Time Etranger adotta atmosfere più cupe e adulte, che nell'animazione degli anni 80 non sono facilmente riscontrabili.
Bella idea, anche se pecca per qualche ingenuità di troppo nella scrittura.
L'ho visto casualmente una domenica di luglio su Man-ga.

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