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mercoledì 3 marzo 2010

Recensione: Aura Battler Dunbine - The Tale of Neo Byston Well

AURA BATTLER DUNBINE: THE TALE OF NEO BYSTON WELL
Regia: Toshifumi Takizawa
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Yoshiyuki Tomino)
Sceneggiatura: Yoshitake Suzuki
Character Design: Takehiko Ito
Mechanical Design: Yutaka Izubuchi
Musiche: Reijoro Koroku
Studio: Sunrise
Formato: serie OVA di 3 episodi (durata ep. 26 min. circa)
Anno di uscita: 1988


Molto tempo è passato dalla guerra che re Drake e Shott Weapon hanno scatenato nel mondo di Byston Well. Settecento anni dopo, la minaccia si ripresenta: Shott, miracolosamente scampato alla morte quella volta, torna incredibilmente in vita pronto ad anelare nuovamente al potere. Impaurito dal misterioso Sacro Guerriero, che secondo una leggenda porterà la giustizia salvando il mondo, incarica i suoi uomini, guidati dal malvagio Cavaliere Nero, di rintracciarlo per convincerlo a schierarsi dalla loro parte. I soldati lo cercheranno fino ad arrivare, un giorno, al villaggio in cui vivono Shion Zaba e la sua ragazza Remuru Jilfried...

Con i suoi 3 episodi di qualità abominevole, la serie OVA del 1988, The Tale of Neo Byston Well, si ricorderà come una delle più grandi porcherie Made in Sunrise di tutto il suo decennio, un progetto realizzato malissimo ma soprattutto fallimentare sin dalle premesse: sfido, chiunque abbia visto Aura Battler Dunbine (1983), a giustificare il seguito di una serie televisiva che, pur coi suoi difetti, terminava in modo davvero perfetto, con un finale sconvolgente e indimenticabile che sublimava, portandoli fino alle più estreme conseguenze, i suoi moniti contro l'eccessivo progresso tecnologico delle armi. E invece, negli anni successivi, Sunrise opta per un sequel da realizzarsi nell'home video, un terzetto di puntate che per metà sintetizza - come da prassi del tempo - la serie con un insulso recap, e per l'altra ne propone un prosieguo, adeguando Il capitolo del futuro, ultimo romanzo del primo ciclo narrativo de I racconti di Byston Well, ai personaggi e mecha introdotti in Dunbine1. Ne esce un fallimento senza nulla da dire, compiuto da uno staff completamente diverso da quello della serie televisiva, ovviamente senza alcun contributo da parte del creatore del tutto, Yoshiyuki Tomino.

A ricordarsi Dunbine, verrebbe già da domandarsi come si è riusciti a dargli seguito, vista la sorte capitata al cast storico. Lo sceneggiatore Yoshitake Suzuki e il nuovo regista Toshifumi Takizawa, sfruttando il fatto che Byston Well è ufficialmente il regno degli spiriti dei morti2, adottano la soluzione di spostare la storia in un lontano futuro, facendo rinascere il vecchio cast (privo, ovviamente, di ricordi della vita passata, secondo la concezione buddista) in nuovi personaggi. Riprendiamo quindi Sho, Elmelie e Bern trasformandoli in Shion, Remuru e il Cavaliere Nero (e freghiamocene se Tomino non voleva che "tornassero in vita", ideando all'ultimo istante in Dunbine una conclusione senza speranza che rimpiazzava quella inizialmente prevista, in cui gli eroi si reincarnavano in ferario dopo il bagno di sangue), potenziamo il chara design attualizzandolo a canoni estetici del tempo, più moderni e fighetti, e infine, per giustificare la dicitura "sequel", ricicliamo dal passato il cattivo Shott (sopravvissuto chissà come) e proponiamo un nuovo Aura Battler protagonista, il Sirbine, praticamente identico al vecchio Dunbine. Puzza di aria fritta? Magari fosse solo così: a dispetto dei disegni più adulti non c'è davvero  nient'altro che si salva, in una vuota miniserie che non aggiunge nulla di rilevante.


The Tale of Neo Byston Well, la cui trama, noiosa e confusionaria, è anche troppo compressa per stare tutta in soli 3 episodi, denota una cura minimale in ogni sua sfaccettatura, dimostrando chiaramente con che razza di ambizioni sia stato realizzato. Una colonna sonora insignificante, dialoghi sterili e una confezione atroce sono solo i primi orrori a saltare all'occhio. Se i personaggi, almeno loro, godono di animazioni rispettose del formato, per gli Aura Battler non è stato stanziato quasi neanche uno yen di budget: le bestie volanti di Byston Well consistono LETTERALMENTE in illustrazioni meccanicamente mosse in su e giù, destra e sinistra, a fornire un'inesistente sensazione di movimento. Vero è che questi disegni statici sono bellissimi e dettagliati, tanto da sembrare usciti da un libro di illustrazioni (Yutaka Izubuchi, tra i mecha designer della serie TV, al suo top), ma rimane il fatto che si è intenzionalmente messo in vendita un lavoro così povero da non potersi neppure permettere di animare i robot (qualcosina si vede, ma davvero pochissimo, qualche mini-sequenza di un secondo); questo è uno stupro delle grandi animazioni di Dunbine, in secondo luogo una palese mancanza di rispetto verso gli acquirenti, e in terzo una trovata ridicolissima, in quanto più in modo maniacale sono disegnati questi Aura Battler, tanto più stridono - un obbrobrio estetico che difficilmente si può rendere per iscritto - coi disegni normali animati tradizionalmente.

Narrativamente il disastro è bipartisan: impossibile difendere il cast di fotocopie degli eroi originali di Dunbine, o parlare positivamente di una storia che liquida malissimo i suoi pochi spunti interessanti (l'uso di una bomba nucleare nel mondo di Byston Well) per effetto di una sceneggiatura disastrosa. Le peripezie di Shio e Remuru contro gli uomini di Shott, che coinvolgono, scomodando tutti gli stereotipi più triti, la distruzione del villaggio dell'eroe, odissee avventurose, ribellioni di popoli in schiavitù, duelli di cappa e spada, rinvenimenti di super armi di un lontano passato, reincarnazioni e battaglie in un fantasmagorico tour di luoghi magici e cliché, sono così superficiali, mal raccontate, frettolose e cariche di avvenimenti da far sprofondare nel caos e nella sonnolenza lo spettatore, impedendogli quella visione coinvolta e attenta che gli permetterebbe di dare forma a quei piccoli tasselli importanti - dialoghi-chiave brevi ed enigmatici - che aiuterebbero a spiegare i pochi risvolti davvero misteriosi della vicenda, come la forte rivalità che coglie fin dall'inizio Shion e il Cavaliere Nero o l'incomprensibile finale. Lo staff decide malauguratamente di narrare una vicenda davvero troppo farcita di cose, e questo decreta già dalle premesse il pessimo risultato. Si può, certo, apprezzare come questa volta Sunrise cerchi di curare maggiormente l'ambientazione fantasy per sfruttare i classici canoni avventurosi del genere (sabbie mobili, insetti assassini, draghi volanti, etc.), poco presenti in Dunbine, ma la storia è così vuota, così lapalissianamente inutile, da farli passare in secondo piano. La pietra tombale sull'intero progetto, tuttavia, rimane la vergognosa idea di far dimenticare una storia che nasceva nel 1983 per criticare il progresso tecnologico, industriale e militare (probabilmente ben rappresentati e sentiti per la politica internazionale reaganiana del periodo), per proporre come suo seguito una banale storiellina fantasy come la si è letta in centinaia dei libri più banali scritti sul genere. Uno sputo in faccia a tutto ciò che di artistico e d'autore aveva il predecessore.

In definitiva, mi è impossibile pensare di consigliare The Tale of Neo Byston Well a qualcuno: quelli che hanno adorato Dunbine ne rimarranno schifati, gli amanti di Tomino lo stesso, quelli occasionali neanche a parlarne. L'unica considerazione che mi viene da fare è che non sarebbe stato male se Sunrise avesse evitato la caduta di stile di dare un seguito a un'opera tanto completa come Dunbine, a meno di idee veramente forti per giustificarlo, magari producendo il tutto in modo più curato, meno superficiale, che puzzasse meno di squallida operazione commerciale.


Nota: come altri OVA del tempo per metà composti da recap e per metà di materiale inedito (come ad esempio Dancouga: Requiem for Victims, 1986), anche quelli che compongono questa miniserie sono spesso reperibili in occidente "mutilati" dal riassunto originale.

Voto: 3 su 10

PREQUEL
Aura Battler Dunbine (1983-1984; TV)


FONTI
1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
2 Come sopra

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