WOLF'S RAIN
Titolo originale: Wolf's Rain
Regia: Tensai Okamura
Soggetto: BONES, Keiko Nobumoto
Sceneggiatura: Keiko Nobumoto
Character Design: Toshihiro Kawamoto
Mechanical Design: Shinji Aramaki
Musiche: Yoko Kanno
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2003
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video
Regia: Tensai Okamura
Soggetto: BONES, Keiko Nobumoto
Sceneggiatura: Keiko Nobumoto
Character Design: Toshihiro Kawamoto
Mechanical Design: Shinji Aramaki
Musiche: Yoko Kanno
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2003
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video
In un luogo senza tempo dove tecnologia e magia sembrano convivere da sempre, dove le profezie sono temute e le astronavi solcano i cieli, nessuno crede più ai lupi, creature ormai leggendarie che si dice siano estinte. In realtà molti esemplari sono ancora in vita, all’ombra di tutti: predati, odiati, i pochi lupi viventi sono esseri al tempo stesso uomo e animale, e le vicende di quattro di loro sono destinate a incrociarsi. Kiba è alla ricerca del misterioso Paradiso, culla divina in cui i lupi possono vivere in pace, e viene presto affiancato da Hige, Tsume, Toboe e dalla indecifrabile Cheza, ragazza a cui tutti danno la caccia. Sulle loro tracce, i perfidi Nobili…
Difficile credere che in ventisei episodi sia il nulla più assoluto il vero protagonista di Wolf’s Rain, eppure è impresa tremenda, vana, inutile trovare qualche speranzosa qualità in questa famosa serie BONES del 2003. Potenziale bomba narrativa in virtù di uno staff produttivo semplicemente stellare, Wolf’s Rain è in possesso di elementi cardine di indubbio fascino, capaci di stuzzicare adeguatamente l’appetito in tre puntate iniziali di pregevole incanto. Navi volanti, treni ultra-tecnologici, braccia meccaniche, culle criogeniche, e ancora splendidi, cupissimi scenari incastonati in brame dark-fantasy, paesaggi marciti dall’abbandono umano e costruzioni decadenti, un mondo in guerra, distrutto dalla rivalità battagliera di due fazioni ancora oscure, un libro contenente orrori profetici, un singolare individuo mascherato che sfrutta lungimiranti dottrine high-tech in un contesto di povertà prettamente fantastica. E soprattutto loro, i lupi, queste creature che con una semplicissima, paradossalmente naturale trovata appaiono in una sorprendente originalità caratteriale: non licantropi, non fiabeschi esseri che mutano la propria forma, bensì animali e uomini allo stesso tempo e nello stesso tempo. Una splendida finezza registica dona infatti loro un magnifico aspetto bipolare, inquadrandoli ora in calme sembianze umane, ora in ruggenti fattezze canine, cala sulle loro figure un magico alone di meraviglia e inventiva, uno sbalorditivo biglietto da visita per un’opera che sembra partire subito in quarta. Ma tolto tutto questo Wolf’s Rain crolla miseramente, per poi non risollevarsi più.
In una narrazione pachidermica e incostante, esageratamente tentata da lungaggini, sfasamenti, sfocature, perdite di tempo in superflue sottotrame, Wolf’s Rain non riesce mai, mai a decollare dopo i primi tre eccellenti episodi, che seminano germogli fantasy/sci-fi lasciati poi a se stessi, in balia della pessima sceneggiatura di una Keiko Nobumoto irriconoscibile. L’opera soffre infatti di una soporifera mancanza di scopo, un’agonizzante, continuo sbandamento che la porta ad accennare fatti e personaggi senza mai spiegarli, costringendo quindi il povero spettatore a pazientare se niente è dato sapere del background politico, e a tenere duro se situazioni, eventi e colpi di scena accadono per motivi inspiegabili. Wolf’s Rain illude, illude che vi sia un quadro preciso dietro a tutto, quando invece lo sfondo della vicenda è sempre confuso, approssimativo, distante, impalpabile, e a poco, pochissimo serve che la storia, nella sua brevissima conclusione, trovi pur corretto compimento: i fili vengano tirati troppo tardi e dietro estenuanti forzature, a un ritmo che di colpo progredisce con velocità inaudite quando la triste rilassatezza aveva mezzo narcotizzato spirito e forza di volontà, e si accetta senza alcuno scossone che la serie volga finalmente a termine (almeno fino ai successivi quattro episodi OVA, che danno completa, anche se non necessaria, conclusione al tutto). D’altronde, nient’altro esito può dare la banale rivelazione della natura del Paradiso tanto cercato da Kiba e compari (cioè, tutto questo per dire che…?).
Durante il prosieguo della storia, mentre le vicende si dilatano in mistiche digressioni e stanche lotte tra bestie che nessuno aveva desiderato, è assai prevedibile che, all’orizzonte, si verifichi questa orribile scelta strutturale, eppure si tende a credere, a credere fortemente che vi sia un senso ultimo all’infinito peregrinare dei quattro odiosi protagonisti, quattro pezzi di legno ingabbiati in dozzinali caratterizzazioni (il leader silenzioso, il ragazzetto timido, il saggio cinico e il bonario simpaticone) che per l’intera serie camminano di luogo in luogo con l’unico scopo di raggiungere una meta di cui nessuno sa nulla. Che siano inseguiti dai Nobili o da antagonisti momentanei, Kiba e compari proseguono il loro assurdo vagabondare senza mai incontrare alcuna difficoltà, verso questo Paradiso privo di garanzie, che forse addirittura non esiste. Troppo perfetti nella loro banalità, troppi imbattibili nel loro ridicolo carisma, non esiste scontro che li metta seriamente in ginocchio, perché a fine episodio, o quasi, potranno sempre ricongiungersi e continuare così, per l’incredibile gioia di tutti gli spettatori, a camminare nella puntata successiva, in una storia fastidiosamente episodica collegata da una continuità assai rarefatta e fragile. Viene pertanto minato l’aspetto drammatico, su cui l’atmosfera pesante e truce sembra puntare molto, e ogni speranza di pathos svanisce in storielle ripetitive e inefficaci, fatte di cacce, duelli con animali giganteschi e sporadici momenti di guerra, mentre sullo sfondo seguiamo altre sterili tragedie come quella del ridicolo cacciatore e una quantomeno dignitosa storia d’amore. Resta quindi l’irritazione, un prurito furioso se consideriamo non solo gli ottimi spunti iniziali, ma anche la presenza di una OST maestosa a opera della celebre Yoko Kanno, dolciastra e magniloquente, teatrale e grintosa, di una bellezza commovente nel suo variare da sofferti pezzi orchestrali a toccanti interventi acustici.
Non serve infine soffermarsi sull’eccellente reparto tecnico, marchio di fabbrica dello studio BONES: la qualità delle animazioni, il morbido, dolcissimo chara design di Toshihiro Kawamoto e lo splendore dei colori sono aspetti che però passano in secondo piano di fronte a una così malmessa, annacquata sceneggiatura, ulteriormente penalizzata, come se non ci fosse già noia a sufficienza, dal suo inserire controvoglia ben quattro, e dico QUATTRO, episodi riassuntivi DI SEGUITO, visti ritardi di produzione che costringono Fuji TV a spostare ripetutamente l'orario della messa in onda rovinando l'originale pianificazione della storia in 26 puntate. Scelta che costringe BONES a far uscire successivamente degli OVA che la chiudano definitivamente.
Voto: 4,5 su 10
SEQUEL
Wolf's Rain (2004; serie OVA)
In una narrazione pachidermica e incostante, esageratamente tentata da lungaggini, sfasamenti, sfocature, perdite di tempo in superflue sottotrame, Wolf’s Rain non riesce mai, mai a decollare dopo i primi tre eccellenti episodi, che seminano germogli fantasy/sci-fi lasciati poi a se stessi, in balia della pessima sceneggiatura di una Keiko Nobumoto irriconoscibile. L’opera soffre infatti di una soporifera mancanza di scopo, un’agonizzante, continuo sbandamento che la porta ad accennare fatti e personaggi senza mai spiegarli, costringendo quindi il povero spettatore a pazientare se niente è dato sapere del background politico, e a tenere duro se situazioni, eventi e colpi di scena accadono per motivi inspiegabili. Wolf’s Rain illude, illude che vi sia un quadro preciso dietro a tutto, quando invece lo sfondo della vicenda è sempre confuso, approssimativo, distante, impalpabile, e a poco, pochissimo serve che la storia, nella sua brevissima conclusione, trovi pur corretto compimento: i fili vengano tirati troppo tardi e dietro estenuanti forzature, a un ritmo che di colpo progredisce con velocità inaudite quando la triste rilassatezza aveva mezzo narcotizzato spirito e forza di volontà, e si accetta senza alcuno scossone che la serie volga finalmente a termine (almeno fino ai successivi quattro episodi OVA, che danno completa, anche se non necessaria, conclusione al tutto). D’altronde, nient’altro esito può dare la banale rivelazione della natura del Paradiso tanto cercato da Kiba e compari (cioè, tutto questo per dire che…?).
Durante il prosieguo della storia, mentre le vicende si dilatano in mistiche digressioni e stanche lotte tra bestie che nessuno aveva desiderato, è assai prevedibile che, all’orizzonte, si verifichi questa orribile scelta strutturale, eppure si tende a credere, a credere fortemente che vi sia un senso ultimo all’infinito peregrinare dei quattro odiosi protagonisti, quattro pezzi di legno ingabbiati in dozzinali caratterizzazioni (il leader silenzioso, il ragazzetto timido, il saggio cinico e il bonario simpaticone) che per l’intera serie camminano di luogo in luogo con l’unico scopo di raggiungere una meta di cui nessuno sa nulla. Che siano inseguiti dai Nobili o da antagonisti momentanei, Kiba e compari proseguono il loro assurdo vagabondare senza mai incontrare alcuna difficoltà, verso questo Paradiso privo di garanzie, che forse addirittura non esiste. Troppo perfetti nella loro banalità, troppi imbattibili nel loro ridicolo carisma, non esiste scontro che li metta seriamente in ginocchio, perché a fine episodio, o quasi, potranno sempre ricongiungersi e continuare così, per l’incredibile gioia di tutti gli spettatori, a camminare nella puntata successiva, in una storia fastidiosamente episodica collegata da una continuità assai rarefatta e fragile. Viene pertanto minato l’aspetto drammatico, su cui l’atmosfera pesante e truce sembra puntare molto, e ogni speranza di pathos svanisce in storielle ripetitive e inefficaci, fatte di cacce, duelli con animali giganteschi e sporadici momenti di guerra, mentre sullo sfondo seguiamo altre sterili tragedie come quella del ridicolo cacciatore e una quantomeno dignitosa storia d’amore. Resta quindi l’irritazione, un prurito furioso se consideriamo non solo gli ottimi spunti iniziali, ma anche la presenza di una OST maestosa a opera della celebre Yoko Kanno, dolciastra e magniloquente, teatrale e grintosa, di una bellezza commovente nel suo variare da sofferti pezzi orchestrali a toccanti interventi acustici.
Non serve infine soffermarsi sull’eccellente reparto tecnico, marchio di fabbrica dello studio BONES: la qualità delle animazioni, il morbido, dolcissimo chara design di Toshihiro Kawamoto e lo splendore dei colori sono aspetti che però passano in secondo piano di fronte a una così malmessa, annacquata sceneggiatura, ulteriormente penalizzata, come se non ci fosse già noia a sufficienza, dal suo inserire controvoglia ben quattro, e dico QUATTRO, episodi riassuntivi DI SEGUITO, visti ritardi di produzione che costringono Fuji TV a spostare ripetutamente l'orario della messa in onda rovinando l'originale pianificazione della storia in 26 puntate. Scelta che costringe BONES a far uscire successivamente degli OVA che la chiudano definitivamente.
Voto: 4,5 su 10
SEQUEL
Wolf's Rain (2004; serie OVA)
A me è piaciuto molto, a parte il finale al limite dell'incomprensibile.
RispondiEliminaLa sceneggiatura è una storia esistenziale, parla della differenza tra umani ed animali e della perdita del rapporto con la natura e con il "diverso".
Solo per segnalare un errore/slato: Keiko Nobumoto è una lei.
RispondiEliminaPS: Perdonatemi se non mi sono più fatto sentire su Planetes, ho avuto diversi contrattempi, spero di rimediare a breve ^^
Felice di sapere che ci leggi ancora, temevamo di averti perso ;(
RispondiEliminaGrazie dell'info, ho corretto!
Rimaniamo, anzi rimango in attesa per Planetes, visto che hai trovato anche un inaspettato alleato >_>
@ Simone: sì, il messaggio è quello, certo, ma è sbrodolato, annacquato in troppi episodi vuoti, in cui non succede nulla. Con quattro protagonisti così banali, poi, ho fatto davvero una gran fatica ad arrivare fino in fondo...
RispondiElimina@ el Barto: svista ;)
E per PlanetEs, come dice il Mistè, dopo recente seconda visione dovrei scrivere qualcosa anch'io, non propriamente positivo...
pure a me invece è piaciuto molto
RispondiEliminaposso pure essere d'accordo che non ci sono molti colpi di scena, dire che è noioso no (e gli episodi OAV sono necessari per la conclusione della storia)
forse però (imo) il punto forte di Wolf's Rain non è la trama in sè ma le sue atmosfere/sensazioni: la relazione che si instaura tra Cheza e i lupi, il sogno di Kiba che lo spinge avanti nonostante tutto, il rimpianto di Darcia eccetera
l'unica cosa che quoto è la critica ai 4 episodi riassuntivi (certo, poteva andare peggio)(potevano essere 8)
@Simone:io credo che gli episodi siano tutt'altro che vuoti, anzi, succede moltissimo, solo che non è esplicato con scene d'azione.
RispondiEliminapausa cazzata:
RispondiEliminaDarcia con la maschera è uguale a Robert Smith dei Cure (il che forse ne spiega l'umore)
Rispondendo a entrambi: io non cercavo scene d'azione, non mi interessano, e comunque ce ne sono parecchie (penso ai combattimenti con i vari animali giganti). Il vuoto a cui mi riferisco è un generale senso di piattezza, una linearità che io ho trovato molto noiosa. Probabilmente penso che più di tutto questa cosa sia dovuta ai quattro protagonisti, che ho trovato insopportabili sin dal primo episodio per le loro personalità così banali e standardizzate. Resta però una storia che non mi ha mai, ma proprio mai coinvolto.
RispondiEliminaE su Darci con la maschera, cazzo, è vero! XD
e dire che a suo tempo (anni fa quando la trasmetteva MTV, quando avevo 15 anni) mi era piaciuta molto. Non ti dò torto, ma manco pienamente ragione, ammettendo che forse alla luce di queste riflesisoni dovrei rivederla.
RispondiEliminaMa anche no, dài, ti annoieresti. XD
RispondiEliminaScherzo, eh.
Benvenuto! :)
è bellissimo che cavolate andate a dire!! sono i personaggi il fiore all'occhiello e che tu non li analizzi e fai tanto l'esperto
RispondiEliminanaturalmente mi sputerete dopo questo commento
Per stavolta passi, ma la prossima volta, in assenza di argomentazione o di buona educazione, perdi la libertà di parola.
RispondiEliminache schiifo
RispondiEliminaMi ero perso il commento dell'anonimo 1, che però, ehm, io i personaggi li ho analizzati dicendo che sono stereotipati e insopportabili, e giuro che non riesco ad aggiungere altro, non credo sia possibile dire qualcosa in più.
RispondiEliminaConcordo invece con l'anonimo 2, ché forse si potrebbe cancellare la recensione e mettere semplicemente un bello "schifo" a caratteri cubitali. :D
scusa mi spiego meglio, amo la serie
RispondiEliminacome pochi, i personaggi mi sono piaciuti nella loro semplicità anche perchè il lupo è il mio animale preferito ma a parte questo la caratterizzazione l'ho trovata efficace toboe è stato allevato dagli
umani e si assume le sue responabilità,tsume era fuggito come un codardo si rende conto di ciò che ha fatto dopo la morte di toboe,hige è stato una cavia per lady jaguara ora ha paura di tradire i compagni kiba dimostra di
essere il leader del branco. e ste cose non sono di poco conto.
tu non sei riuscito a capire il "quadro" te l'ho spiegato nella sezione OVA
RispondiElimina(sono l'anonimo del 7 marzo)
RispondiEliminaallora, ho appena rivisto Wolf's Rain e devo ammettere di aver rivisto in parte il mio giudizio
in sostanza, fino all'episodio 14 per me funziona tutto poi arrivano quei maledettissimi 4 recap che spezzano del tutto il ritmo che non si riesce più a recuperare (tant'è che mi chiedo a cosa sia dovuta quella scelta sciagurata, ci sono stati problemi con la produzione? la sceneggiatrice aveva un gomito che gli faceva contatto col piede?)
confermo che è un anime che funziona meglio a livello emotivo che narrativo, senza un po' di empatia è impossibile apprezzare quella parte di buono che comunque c'è
@ anonimi vari che non capisco se siete uno o mille o legione: ho risposto nella recensione degli OAV, sottolineando come il "quadro" non esista proprio.
RispondiElimina@ asd: è vero che nella prima parte c'è un maggior coinvolgimento, sia per la costruzione della storia, che promette faville, sia per lo sviluppo dei personaggi, che insomma, si crede ancora possano riservare qualche sorpresa più avanti. Poi arrivano i recap come mazze ferrate sulla nuca e crolla tutto. :)
sto vedeendo eureka seven(il tuo animetto peferito) e i personaggi credo che a te piacciano
RispondiEliminaparecchio! onestamente non credo si discostino
tanto dai ridicoli di WR Renton è quasi identico a toboe! con l'unica differenza che ci prova con una
completamente scema! un misto toboehiige
eureka... una piagnucolona come poche
e poi i moccosetti inutili(cosa che non ha quest'anime) e poi gli inutili coprimari
de gekko state tanti infimi colleghi
quasi dimenticavo sono l'anonimo di fine agosto
A parte il fatto che Eureka Seven è tutto fuorché il mio anime preferito, bensì una serie che mi è piaciuta molto, soprattutto a livello emotivo, nonostante scopiazzature e difetti vari che ho comunque evidenziato nella rece, magari la prossima volta potresti rileggere il commento prima di postarlo, giusto per contrallare in che lingua è scritto, ecco.
RispondiEliminami fa piacere, hai risposto subito!
RispondiEliminaho pensato di fare un paragone tra WR e Eureka
visto che sono dello stesso produttore
e che molti gli leccavano il deretano
tra cui te, il carisma di questi eureka non ce lo vedo
non dico che i wolf's rain siano originali ma ccon me funzionano, avrei dovuto dirlo prima che questo è stato il mio primo seinen
e ci sono affezionato
grazie, non ti romperò piu i coglioni!
scherzo!
Ciao
Io non ho visto Wolf's Rain e non posso giudicare, ma di sicuro i punti in contatto con Eureka Seven sono inesistenti: in comune hanno solo lo stesso studio animato ma soggetto, sceneggiatura, regia e disegni sono TUTTI figli di uno staff diverso.
RispondiEliminaWolf's Rain è' il tipico anime melodrammatico dove il fine ultimo è far morire tutti i personaggi cercando di far commuovere il pubblico ... Il viaggio dei lupi per far finire il mondo è un gioco al massacro dove l'ossessione per qualcosa che trascenda la propria condizione spinge anche al sacrificio ultimo. Senza alcun dubbio la parte tecnica è molto curata ed il chara dei personaggi ne e' la prova se non fosse anche il background socio-politico è interessante , ma non basta avere dei buoni disegni e dei buoni spunti per una storia bisogna anche lavorarci, magari prendendo tutti i riferimenti delle tradizioni indiane e dalle storie del Nord Europa .Indubiamente con questo flop la sunrise voleva ripercorrere i fasti di cowboy bebop,ma ha mancato nettamente il bersaglio.
RispondiEliminaUnica correzione alla tua disanima: Wolf's Rain è una produzione BONES, non Sunrise ;)
RispondiEliminaGiusto. Per il resto concordo anch'io su ogni singola parola. :)
RispondiEliminaMi scuso per l'errore grossolano ... pensavo a Toshihiro Kawamoto..presente in tutte e due i titoli... ed ex della Sunrise ormai Bones.
RispondiEliminaImmaginavo, don't worry, figurati. :D
RispondiEliminaNon sono mai riuscita a finire di vedere questa serie per cui il mio giudizio è assolutamente incompleto ma ho trovato i personaggi antipatici da morire e tutto il baraccone che organizzano (sto maledetto paradiso irraggiungibile) di una noia mortale. Sono fondamentalmente d'accordo con quanto scritto nella recensione, quando ho iniziato la visione mi aspettavo molto di più, ma alla dietro una bella grafica non c'era praticamente nulla per cui alla fine l'ho droppato senza remore dopo una manciata scarsa di episodi.
RispondiEliminaE hai fatto bene! :D
RispondiEliminaconcedetemi una battutaccia:
RispondiEliminanon è umoristica ma la dico:
se continuaa così questo sarà uno
squallido botta e risposta "hai ragione questo
anime fa schifo""e bravo" datemi del funboy già
che ci siete
scusate il post non troppo utile,se vi irrita
cancellatelo
Oh, non esiste mica un criterio unico e idubitabile, questo è solo il nostro parere, poi se a te la recensione piace meglio così, se no non è mica un dramma XD
RispondiEliminaPensa che il Corà ama spasmodicamente Eureka Seven e voleva dare la sufficienza a Venus Wars. Cioè dai, rendiamoci conto!
Ma il Mistè adora Planetes, perché parla ancora? XD
RispondiEliminaVisto che ultimamente non sono molto d'accordo con le valutazioni, vi propongo un anime: "kenshin memorie del passato" sono 4 oav .
RispondiEliminaLo faccio perchè odio terribilmente questo anime e nonostante ciò non posso che ammirarlo...
Purtroppo temo che non si potrà mai recensirlo quello, per il fatto che la sua visione presuppone prima quella della lunga serie tv di Kenshin. Io che ho già letto il manga non me la sento di vedere quasi 100 puntate di una copia carbone, puoi solo sperare nel Corà (ma conoscendo la sua leggendaria stronzaggine dirà di no).
RispondiEliminaI 4 oav sono il prologo a tutti gli effetti della serie, anzi sarebbe il caso che non si conoscesse nulla sul protagonista.
RispondiEliminaWolf's Rain è un anime particolare. Quando andavo al liceo rimasi entusiasta di questo anime, questo non significa che non mi lasciò comunque perplessa. Due anni fa decisi di rivederlo, per rimediare alle lacune di comprensione che avevo sull'anime in questione. La sceneggiatura, come dici tu, ha veramente dei buchi pazzeschi. Per era un anime che poteva dare MOOOOOLTO di più, se solo fosse stato fatto con più criterio. Ha tutta una serie di elementi sensazionali, i quali però non sono sfruttati al meglio. E' un vero peccato. Non riesco del tutto a condannare l'anime perchè non potete capire quanto ho pianto per certi risvolti nella trama (e non voglio fare spoilers) e se una storia riesce ad emozionarmi non deve essere del tutto malvagia. Bel post, il tuo.
RispondiEliminaGrazie del bel commento. E ti dirò, Wolf's Rain aveva mille e mille potenzialità per essere un'opera diversa dalle altre, qualcosa di forte e maturo dove mescolare fantascienza e filosofia, temi adulti e grande pathos, ma in realtà è solo un lavoro estremamente, estremamente ambizioso sul piano concettuale/spirituale, talmente tanto che si scorda di essere, prima di tutto, una storia di stampo fantastico, che necessitava di una minima cura per avere un senso compiuto nella sua intera durata. :-)
RispondiEliminaHai perfettamente ragione! E poi, riconosco anche io che l'anime si avvale di elementi facili per commuovere il pubblico,ovvero la morte dei protagonisti! Un mio amico lo chiama "effetto Sailor Moon" XD Hahah
RispondiElimina