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venerdì 27 maggio 2011

Recensione: Darker than BLACK – Gemini of the Meteor

DARKER THAN BLACK: GEMINI OF THE METEOR
Titolo originale: Darker than BLACK - Ryuusei no Gemini
Regia: Tensai Okamura
Soggetto: BONES, Tensai Okamura
Sceneggiatura: Tensai Okamura, Hiroyuki Yoshino, Mari Okada, Shinsuke Onishi, Shotaro Suga
Character Design: Yuji Iwahara (originale), Takahiro Komori
Musiche: Yasushi Ishii
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 12 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2009


Due anni dopo aver salvato i Contrattori da fine certa, Hei ha lasciato il Sindacato e opera adesso per la CIA. Incaricato di rapire Shion, giovane Contrattore in possesso di sconvolgenti poteri dopo la caduta di un meteorite, per una serie di fortuite coincidenze Hei si ritrova a salvarne la sorella, Suou, e ad aiutarla a fuggire dalle grinfie dell’esercito russo e da numerose, affamate agenzie segrete.


Ansiosi di addentrarsi nell’universo creato da Tensai Okamura, curiosi di scoprire risvolti, dettagli e informazioni che potessero dare un quadro più completo della complessità su cui si strutturava Darker than BLACK (2007), si arriva a questa seconda serie divorati da enormi speranze che, seppur in fondo non vengano deluse, si scontrano con alcune scelte narrative che prendono subito in contropiede e non soddisfano mai pienamente. Darker than BLACK: Gemini of the Meteor non è infatti la seconda serie di un mosaico che viene lentamente ricostruito, bensì un vero e proprio sequel, una storia che, richiamando in azione vecchi personaggi e inserendone di nuovi, prende in parte le distanze dalla prima stagione sin dall’impostazione generale, non più basata su una serie di archi narrativi bensì su una trama uniforme che si dipana in dodici, densi episodi.

Sulla base di una maggior fluidità narrativa e un, quantomeno iniziale, minor stordimento informativo, Gemini incappa però in alcune forzature e stonature che lo allontanano qualitativamente dallo scheletro di ferro, pur con tutti i suoi interrogativi lasciati in sospeso, del predecessore. Certe interazioni tra i protagonisti (l’iniziale triangolo scolastico, tra il banale e lo stucchevole) e qualche twist isolato (la spigolosità di Yoko mai davvero esauriente) fanno infatti storcere inizialmente il naso, ma tramite un cast intrigante (dai gemelli Suou e Shion al trans e suo figlio) e soprattutto grazie a un ottimo lavoro figurativo dei nuovi poteri e obblighi dei Contraenti (dal rivelare trucchi magici al perdere l’uso delle gambe), ai cupi scenari innevati e desolati e al solito, eccellente lavoro tecnico dello studio BONES, si segue piacevolmente quest’intreccio disordinato ma adrenalinico, basato più che altro su battaglie sanguinolente e di una perfidia a tratti sorprendente (la cattiveria di Yoko, la rabbia di Suou nella sequenza delle schegge di vetro).


È però nella seconda metà, e soprattutto nel gorgo conclusivo, che la sceneggiatura (complice forse la curiosa fuga del direttore di produzione, che abbandona il progetto portandosi dietro lo script originale), partendo da un buon soggetto, sfugge di mano a Mari Okada e Shotaro Suga, costretti a ingabbiare tonnellate di informazioni e avvenimenti in un tempo molto, troppo limitato. Ne nasce una sorta di riassunto che raggiunge l’apice di incomprensibile rapidità nell’ultimo episodio, dove coincidenze e forzature si sprecano senza tanti complimenti frantumando la drammatica atmosfera e certi sviluppi piuttosto insoliti. Non siamo comunque di fronte a fallimenti di vario tipo, Gemini of the Meteor ha dalla sua elementi di buon valore, a partire da un ritrovato Hei in una veste completamente diversa, ora alcolizzato e scorbutico, soltanto un’ombra puzzolente del simpatico dualismo dell’opera precedente. E se il rapporto di odio/amore che instaura con Suo, classico di certe storie d’azione, è sommariamente credibile e ben gestito, è nel toccante legame tra lui e Yin che risiede il vero cuore di questa seconda serie. Il sentimento soltanto sfiorato nella prima stagione è ora mostrato nel suo struggente dolore, ed è in fondo un vero peccato (in parte assolto con i successivi quattro OVA, il prequel del 2010 Darker then BLACK - Gaiden) che ciò che porta a tutto questo non venga mai pienamente spiegato.

È forse questo il peggior difetto dell'opera, questa sensazione di vuoto, questo cratere incolmabile tra prima e seconda serie, un buco in cui si rimane intrappolati per via di una sequenza di informazioni nascoste per troppo tempo e che impediscono una giusta, fluida fruizione dell’opera. Diventa infatti contorta e macchinosa la comprensione del vero ruolo, un ruolo chiave e fondamentale, di Yin, lacuna alla quale solo i già citati OVA pongono rimedio, e dei quali consiglio caldamente un’anticipata visione, al costo di un confuso, irrisolto e malamente narrato colpo di scena, per poter meglio comprendere il dipanarsi degli eventi.

 
Gemini of the Meteor rimane comunque visione imperdibile per chi ha saputo apprezzare Darker than BLACK, mentre agli altri, per chi ha trovato magari dispersiva o inconcludente la prima serie, suggerisco un bel respiro profondo prima di iniziare.

Voto: 6,5 su 10

PREQUEL
Darker than BLACK (2007; TV)
Darker than BLACK Gaiden (2010; serie OVA)

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