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martedì 9 agosto 2011

Recensione: Hades Project Zeorymer

HADES PROJECT ZEORYMER
Titolo originale: Meioh Project Zeorymer
Regia: Toshihiro Hirano (Toshiki Hirano)
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Morio Chimi)
Sceneggiatura: Noboru Aikawa (Shou Aikawa)
Character Design: Michitaka Kikuchi
Mechanical Design: Hideki Kakinuma, Kimitoshi Yamane, Yasuhiro Moriki
Musiche: Eiji Kawamura
Studio: Artmic, AIC
Formato: serie oav di 4 episodi (durata ep. 28 min. circa)
Anni di uscita: 1988 - 1990

 
Il Tekkoryu è una malvagia organizzazione criminale dotata di avveniristiche tecnologie, tra cui otto potentissimi robot, guidati dai suoi più importanti uomini, capaci di minacciare il mondo. Il suo scopo è ovviamente di conquistarlo, ma un avvenimento inaspettato rovina i piani: uno dei suoi generali tradisce, fuggendo e portando con sé lo Zeorymer, una delle divinità meccaniche più potenti. Ovviamente il mecha trafugato si rivela essere l'ultima carta rimasta all'umanità per proteggersi dal Tekkoryu, e tocca ai giovani Masato e Miku pilotarlo...

Spesso qui si apprezza e premia la volontà, in ambito di trasposizioni animate, di scrivere storie inedite basate solo lontanamente sulle idee e sui personaggi dell'originale: perché è opera di ingegno, perché i due media dovrebbero idealmente rimanere sempre rimanere separati, e perché di carta carbone senza aggiunte interessanti spesso si può farne anche a meno. Zeorymer appartiene certamente a questa categoria, miniserie di 4 episodi dell'88 che, dai miseri due tankobon del 1983 scritti e disegnati sotto pseudonimo da un giovane Takaya Yoshiki, futuro creatore della serie-fiume Guyver, riprende giusto i due eroi principali e il robottone protagonista, inserendoli in intreccio rielaborato per l'occasione, sopprimendone i tratti erotici (Zeorymer era serializzato su Lemon People, rivista per adulti) e rivoluzionando completamente il mecha design ingenuo per adattarlo alla concezione sborona "dangaiana" di studio AIC.

Una trama, la sua, classicissima e banale, ma che almeno reca in sé un inaspettato numero di elementi di originalità che, se non lo salvano da un giudizio mediocre, almeno impediscono di infierire eccessivamente. Nonostante sia estremamente sbrigativo, Zeorymer gode di notevoli intuizioni narrative: villain deboli ed emotivi, un eroe odioso e carogna, una co-protagonista la cui utilità al funzionamento del mecha è incredibilmente grottesco e politicamente scorretto (una tra le poche cose che rimangono in mente a visione conclusa), e infine un colpo di scena d'effetto concernente l'identità del "traditore" del Tekkoryu. Idee interessanti, purtroppo sprecate in una miniserie che ha troppo poco spazio per sviluppare il suo potenziale. Il maggior problema è in effetti la velocità con cui dispiega la densa trama, densa non per chissà quale intreccio intricato ma per l'alto numero di nemici (ben sette) ideati come avversari, con conseguente, inutile tentativo di dar loro personalità. Il risultato è un fallimento: gli uomini del Tekkoryu parlano molto, ma il loro contributo alla "caratterizzazione" si esaurisce con magnetici sguardi da cattivo o passati oscuri così telefonati da non riuscire a comunicare emozioni, neanche in quei momenti drammatici che effettivamente, con un po' più di spazio, potrebbero lasciare il segno. Stessa solfa per i due eroi, figure potenzialmente tragiche (contando i colpi di scena già accennati), ma che in soli 4 episodi non emergono e rimangono glaciali visto che lo spazio è usato quasi interamente per tentare di approfondire futilmente i villain.

 

Un fallimento narrativo che trova interesse giusto nella confezione, che a quei tempi come in molte altre opere home video tenta di dominare le scene. Peccato sia, per quanto buona, ben distante dall'eccellenza di quelle altre che riuscivano davvero a far soprassedere l'attenzione sulla lacune di trama. I disegni di Michitaka Kikuchi ricordano parzialmente quelli di Toshiki Hirano in Iczer-3, abbastanza attraenti, ma sono un po' troppo standardizzati e privi di personalità. Il mecha design, pur dovendo una certa influenza ai strepitosi modelli di Obari e Kawamori di Dangaioh - con questo esercito di otto robottoni dal corpo possente e la testa piccola e spigolosa - non ne condivide lo stessa ricerca nei dettagli, ricordandosi come abbastanza spoglio e anonimo. Animazioni invece altalenanti: discrete nei momenti di stanca e piacevolmente fluide nei momenti in cui i robot si combattano, peccato tali scontri durino davvero poco, frammentati da mille dialoghi e pause che annoiano proprio quella parte di pubblico che in Zeorymer cerca una trama disimpegnata e tanta azione. Una visione che ben enuncia la sua personalità narrativa, non trovando però abbastanza spaio e un adeguato corrispettivo in quella tecnica. Tanto grasso che cola da una portata servita fredda, che mi viene comunque da consigliare a chi cerca un robotico bizzarro o gli interessa una rielaborazione totale del manga pubblicato in Italia da Star Comics.

Voto: 5,5 su 10

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