Pagine

venerdì 5 agosto 2011

Recensione: Trinity Blood

5TRINITY BLOOD
Titolo originale: Trinity Blood
Regia: Tomohiro Hirata
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Sunao Yoshida)
Sceneggiatura: Atsuhiro Tomioka, Tomohiro Hirata, Yuuji Hosono
Character Design: Thores Shibamoto (originale), Atsuko Nakajima
Mechanical Design: Shingo Suzuki
Musiche: Takahito Eguchi
Studio: GONZO
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anno di trasmissione: 2005
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video

 
In un lontano futuro i terrestri, dopo la colonizzazione di Marte, hanno scovato l’esistenza di alcune tecnologie aliene che, se installate nei propri corpi, li trasforma in potenti creature, simili a vampiri, dette Methuselah. Oggi, dopo una guerra apocalittica tra Methuselah e Terran, i terrestri, che ha cambiato il mondo così come lo conosciamo, i primi sono diventati una grande forza politica e militare, mentre gli altri sono protetti dalla Santa Romana Chiesa, unica potenza in grado di contrastare i Methuselah. In un continuo stato di tensione, Abel Nightroad, prete di giorno e imbattibile eroe di notte, guida l’esercito della chiesa in questa lotta senza fine…

Non poteva esserci studio più adeguato di GONZO per trasporre in animazione l’ennesimo riciclaggio vampirico, stavolta infantilmente travestito da sci-fi, come questo Trinity Blood (2005), dapprima una serie di light novel creata da Sunao Yoshida e quindi una versione a fumetti a cura di Kiyo Kyujo. I vampiri sono derivati biologici alieni, occupano un’Europa simil-steampunk governata dalla chiesa, odiano i terrestri e solo un ibrido mezzo uomo mezzo vampiro mezzo prete mezzo scemo potrà salvare il mondo dalla minaccia coi canini. Se già lo spunto di partenza tramortisce per totale mancanza di idee, vedere all’opera Abel Nightroad stimola presto pulsazioni omicide verso i gonzi autori di questa immondizia inguardabile: come, come, come può il protagonista indiscusso di una serie peccare di carisma, simpatia, affetto e semplice presenza scenica? Come, come, come può risultare tanto odioso, insulso, sciatto e trascurato? Come, come, come può sussistere anche solo un minimo di trasporto verso un personaggio che, per metà puntata, appare debole e insicuro sorridendo come un ebete e versandosi tredici zollette di zucchero nel tè (vetta, ehm, comica della serie, questa, fate un po’ voi), e per l’altra metà si trasforma in una creatura dalla potenza così schiacciante da essere addirittura invincibile e capace di annichilire l’avversario con un solo fendente della sua impossibile spada, senza nemmeno mai tentennare?

Trinity Blood affonda miseramente, sin da subito, scavandosi una fossa molto profonda con le proprie mancanze narrative di base. Poco importa il riscontro suggestivo di uno scenario tra il gotico e la sci-fi che si svela a poco a poco, o la stuzzicante costruzione a mini-archi conclusivi di una manciata di episodi ciascuno (un po’ come succede nel 2007 in Darker than Black), o ancora la pacata regia riflessiva, piuttosto insolita negli stacchi e nei reprise. Tutto viene vanificato da una generale mediocrità, un’incapacità di gestire le situazioni abbandonandosi a soluzioni sgangherate, incerte o talvolta addirittura disastrose. Avremo quindi a che fare con uno scenario che via via si fa sempre più scontato e sfruttato, perdendo ogni fascino in una progressiva stilizzazione visiva; dovremo sorbire una serie di puntate autoconclusive alle quali si può preferire una sana mazzata sui testicoli (vogliamo davvero parlare del micidiale episodio ispirato a Peter Pan?), mentre la lenta strutturazione narrativa evapora a causa di troppe fratture e segmentazioni pur con un soggetto che insegue, volutamente o meno, Trigun; e infine verremo soppressi da una generale noia registica che distrugge pazienza e buona volontà per colpa di una standardizzazione insopportabile nel livellare, con uguali registri, aspetti drammatici, ironici e più d’atmosfera. Se una tale mole di porcate avesse quantomeno potuto contare su un protagonista anche solo discreto, sicuramente tante ricadute e lacune sarebbero state ammortizzate, ma ogni qualvolta Abel entra in scena viene meno qualsiasi sforzo nel sopportarlo, ogni qualvolta ride si estingue un eventuale apprezzamento narrativo, e ogni qualvolta si trasforma nel supercazzo d’eroe imbattibile, basta, c’è spazio solo per la morte, e alla svelta per favore.


GONZO viene criticato spesso e volentieri per superficialità, ma se in fondo penso sia sbagliato etichettare catastroficamente in partenza ogni suo prodotto (e ne abbiamo recensiti di più che dignitosi, come Blue Submarine no.6, Yukikaze - La silfide del vento e Il nostro gioco), è davvero impossibile salvare anche il minimo aspetto di questa gonzata inconfondibile, che incorpora tutti gli aspetti da sempre rimproverati allo studio: eccessiva complessità narrativa tremendamente gestita, soggetto totalmente irrisolto e lasciato a se stesso, facciata grafica esageratamente dipendente dalla CG.

Voto: 4 su 10

4 commenti:

  1. http://occhiliquidi.wordpress.com/5 agosto 2011 alle ore 18:55

    Sono d'acordo solo in parte... Sicuramente è superficiale, ma ci sono alcuni riferimenti storici interessanti.

    Comunque Gonzo ha fatto due capolavori: Last Exile e ilConte di Montecristo + un ottimo Speed Grapher (che ti consiglio).

    ps
    sono Simone

    RispondiElimina
  2. Ma non bastano i riferimenti storici se la trama è brutta, i personaggi insignificanti e il protagonista inguardabile. :)

    Last Exile ce l'ho lì in visione, a breve, Speed Grapher, mah, vedremo, troppa roba Gonzo ultimamente, devo disintossicarmi.

    RispondiElimina
  3. Io l'ho trovato molto gradevole e nemmeno così scontato (per una serie Gonzo, quindi aspettarsi trama scadente, tanta azione e, al limite, carenze compensate con tette ed esplosioni extra).

    Di contro Last Exile l'ho trovato solo esercizio di stile, Speed Grapher un progettino infantile che non starebbe in piedi manco impalato da 20 stampelle...

    Peccato l'autore sia morto poco dopo, c'era di che continuare la storia e in parte nei graphic novel così accade.

    E non scordatevi di Dandelion, già interessante come personaggio secondario...

    RispondiElimina
  4. Ahimè io non riesco a salvare quasi niente di Trinity Blood, per me visione davvero tremenda e insopportabile. Comunque la Gonzo di cose buone ne ha fatte, e opere come Blue Submarine no.6, Yukikaze e soprattutto Bokurano sono molto valide. :)

    RispondiElimina