DISGAEA
Titolo originale: Makai Senki Disgaea
Regia: Kiyotaka Isako
Soggetto: (basato sul videogioco originale di Nippon Ichi)
Sceneggiatura: Atsuhiro Tomioka
Character Design: Takehito Harada (originale), Akira Kano
Musiche: Tenpei Sato
Studio: Oriental Light and Magic
Formato: serie televisiva di 12 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2006
Regia: Kiyotaka Isako
Soggetto: (basato sul videogioco originale di Nippon Ichi)
Sceneggiatura: Atsuhiro Tomioka
Character Design: Takehito Harada (originale), Akira Kano
Musiche: Tenpei Sato
Studio: Oriental Light and Magic
Formato: serie televisiva di 12 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2006
Il re dell'Oltretomba è morto dopo essersi ingozzato di pasticcini, e il trono è stato rubato da dei perfidi demoni. Laharl, legittimo erede del defunto regnante, si imbarca così in un lungo viaggio per sconfiggere gli usurpatori e riconquistare il trono. Ad accompagnarlo, la starnazzante Flonne e l’avida demonessa Etna.
La saga di Disgaea è indubbiamente uno tra i prodotti videloudici più genuini degli ultimi anni elettronici: un divertente strategy-RPG che mescola tradizioni fantasy e puntatine nella sci-fi per offrire una storia parodica effervescente, brillante, colma di personaggi irresistibili e di dialoghi spassosi. L’usanza nipponica sembra avere una predilezione per le trasposizioni animate dei giochi di ruolo di estrazione fantasy (vedi la saga Tales of), e anche per Disgaea vengono così plasmate 13 puntate atte a trasmettere l'energia della saga.
La bontà dell’idea è indiscutibile, le potenzialità di una scimmiottatura videoludica sono in fondo sempre alte se gestite con disinvoltura e piena conoscenza del mezzo (come accadeva nei due Guru Guru), ma non sono pochi gli interrogativi che ne rendono problematica la visione. L’ingenuità demenziale che permea l’opera è infatti fonte di strani sorrisi, il più delle volte scaturiti dall’imbarazzo con cui si fronteggiano battute elementari, comportamenti puramente idioti e personaggi talmente caricaturali da non possedere un briciolo di comicità. Tutto sembra a misura di bambino, dalla banalità delle situazioni alla tiepidissima carica ironica della storia, senza contare un protagonista insopportabile nel suo continuo e vuoto urlare, una sua sexy versione femminile anonima e catastroficamente inutile, e la classica piagnona dagli occhi dolci generalmente inguardabile: la strada per la riconquista del trono del demone-bullo Laharl è infatti costellata di bolsi personaggi secondari e pallidi boss da affrontare, tutti imprigionati da squallori comportamentali impossibili da accettare nel post-2000 (dobbiamo ancora vedere l’omone-gigante-muscoloso-e-cattivissimo messo in riga dal figlioletto tenero-e-cicciotto-e-stupido-a-cui-il-caro-papà-vuole-tanto-bene?).
Paradossalmente, però, Disgaea è dotato di una manciata di co-protagonisti di incredibile valore, addirittura sorprendenti al momento del paragone con quelli che dovrebbero essere i protagonisti veri e propri. Dai pinguini sfruttati spietatamente per ogni genere di lavoro all’eroe gentleman e incompreso da tutti, per finire con l’irresistibile coppia di astronauti senza speranza, quelle (poche) sequenze in cui li vediamo apparire acquisiscono la potenza comica, tipicamente burlesca, che manca totalmente al resto della serie. Si rimane pertanto spiazzati da questo andamento sinusoidale, dove a lunghi, lunghi momenti di tremenda noia, con vecchie scopiazzature ironiche di battute e situazioni viste ovunque, si sostituiscono inaspettate progressioni sarcastiche, assai divertenti e ispirate. Cosa pensare quindi di questo bizzarro binomio, dove viene compresa e conservata soltanto una minima parte delle freschezza del videogame? Il peggio possibile, perché non si possono perdonare le bambinesche atmosfere generali (che stridono parecchio con certe allusioni erotiche che si trovano qua e là), create probabilmente per abbassare il target a cui destinare il prodotto in modo da abbracciare un pubblico più ampio.
Il resto è una trama confusa e pasticciata in cui si mischiano divinità spicce, svogliate incursioni aliene e duelli mitologici poco stimolanti, il tutto frammentato da una strutturazione episodica, perlopiù monotona e ripetitiva, con il cattivo di turno da sconfiggere per passare alla schermata successiva fino allo scontro finale con il re dei demoni. Ma le 12 puntate sembrano durare il triplo e, durante la visione, è facile morire di vecchiaia.
Voto: 4 su 10
Condivido, davvero un brutto anime... sopratutto se confrontato con la sua controparte videoludica, esso appare quantomeno imbarazzante (sopratutto per aver dissacrato un pg come Etna).
RispondiEliminaI prinny fanno il loro, ma nemmeno la loro simpatia purtroppo può nulla nella desolazione generale della serie.
Io non ho giocato al VG (il Mistè invece sì e me ne ha sempre parlato benissimo) ma adoro quelle atmosfere demenziali nipponiche, pensavo quindi che l'anime (di cui in giro se ne parla benino) fosse caruccio. Invece...
RispondiEliminaHo giocato un po' al gioco per DS e l'ho visto giocare su PS3 (o era XBOX 360? no ricordo).
RispondiEliminaMi ha divertito un mondo ma non sapevo dell'esistenza anche di un anime... beh dopo aver letto questo posto, me ne starò piuttosto alla larga...
E fai bene! :)
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