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lunedì 16 settembre 2013

Recensione: Psychic School Wars

PSYCHIC SCHOOL WARS
Titolo originale: Nerawareta Gakuen
Regia: Ryousuke Nakamura
Soggetto: (basato sul romanzo originale di Taku Mayumura)
Sceneggiatura: Ryousuke Nakamura
Character Design: Mieko Hosoi
Musiche: Shusei Murai
Studio: Sunrise
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 110 min. circa)
Anno di uscita: 2012

 

Strana parabola, quella di Ryousuke Nakamura, che dalle cupezze horror dei primi lavori (lo stupendo, convulso e soffocante Moryo's Box del 2008) cambia totalmente genere passando allo slice of life più innocuo con Aiura (2013), e nel mezzo si avvicina poi alle opere di gusto fotografico di Makoto Shinkai con questo strano e incompiuto Psychic School Wars, sbilanciato film di quasi due ore in bilico tra commedia romantica e sci-fi che mostra buone intuizioni narrative quanto disastrose gestioni visive. Ancora slice of life, i brandelli di vita presi in esame sono quelli di due maschietti e due femminucce che alternano problemi scolastici a più proverbiali dilemmi d’amore con una buona, a tratti molto realistica, cura dialogica, che crea una grossa verbosità utile a entrare nelle teste e nei cuori di quattordicenni vittime di prime cotte e relative insicurezze. Non ci sono particolari invenzioni, i personaggi appartengono ai cliché più noti di certa animazione (il protagonista impacciato, la tsundere, il belloccio enigmatico e silenzioso), così come le situazioni in cui vengono calati non pretendono chissà quale innovazione (lui ama lei ma lei ama un altro e allora lui si confida con l’amica segretamente innamorata e blablabla), ma c’è molto trasporto nel delineare momenti intensi, lunghi, dettagliati e soprattutto mai superficiali, che si prendono tutto il tempo necessario per dare a pensieri, parole, emozioni e reazioni il giusto spazio. E a vedere Psychic School Wars soltanto sotto questo aspetto si potrebbe anche ritenersi soddisfatti di un’opera semplice ma verbalmente sofisticata, è purtroppo tutto il resto a rappresentare un problema non da poco.

Prima di tutto, l’impostazione grafica tradisce una terribile mancanza di personalità, sembra che Nakamura insegua continuamente lo splendore scenografico di Shinkai ma non abbia alcuna vera capacità di trasmettere visivamente ciò che intende: le incessanti tempeste di petali che occupano senza sosta le inquadrature, l’irritante ricerca di esagerate fonti di luce che illuminano ogni cosa, l’uso spropositato di vetri e specchi per dare vita a coloratissime e urticanti atmosfere, infestano una regia, altrimenti molto tecnica, che pare quindi interessata più che altro, e lo so che è brutto da dire, a una femminilizzazione del semplice aspetto visivo. E non importa un bel chara design, delicato e armonioso, ancor meno le splendide e dettagliate animazioni targate Sunrise, che paradossalmente trasformano i personaggi in ballerini salterini che continuano, continuano, continuano a muoversi senza adeguate motivazioni quasi il colosso nipponico volesse solo far sfoggio della mera potenza tecnica.


A tutto ciò si aggiunge una componente fantascientifica abbastanza banale, ma dotata comunque di un suo fascino nel trattare viaggi del tempo e poteri psichici da risvegliare, che sembra sempre essere inserita a forza in un contesto inadatto a contenerla, perché a molti aspetti interessanti e trattati con inaspettata originalità (le lunghe discussioni sul divieto dell’uso dei cellulari a scuola e il motivo dietro a tutto questo, la sottile guerra che nasce tra chi è dotato di poteri telecinetici e chi no) ne corrispondono molti altri affetti da dubbio gusto e strampalate scelte (il cristallo cattura-poteri è di chiaro stampo magico e non c’entra un cazzo con le tematiche sci-fi di viaggi temporali e future apocalissi da sventare) oltre a un’esagerata confusione nel dare un senso a comportamenti e vicende (la battaglia finale è del tutto incomprensibile, l’accettazione dell’elemento fantastico è troppo repentina e improbabile, e vari interventi qua e là che dovrebbero fortificare e dare sostanza alla missione del villain finiscono invece a creare solo caos narrativo). Di certo, rimane la sensazione che le fantomatiche psychic school wars del titolo non abbiano poi questa grande rilevanza in un pastone dove un ragazzo del futuro dotato di telecinesi ritorna nel passato per risvegliare anzitempo i poteri assopiti di suoi coetanei in modo da sventare un domani catastrofico, Nakamura è troppo concentrato sulle relazioni dei quattro protagonisti sfiorando sciaguratamente e sbadatamente tutto il resto.

Peccato, perché lo spunto di partenza non è affatto male, e certi sviluppi della traccia nascondono elementi molto particolari e raramente trattati con simile tatto, ma alla fine rimane soltanto una buona gestione di una manciata di personaggi in tematiche però affrontate così tante volte che, a dirla tutta, non so proprio quale curiosità possano innescare.

Voto: 5 su 10

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