mercoledì 15 dicembre 2010

Recensione: I Cavalieri dello Zodiaco - La leggenda dei guerrieri scarlatti

I CAVALIERI DELLO ZODIACO: LA LEGGENDA DEI GUERRIERI SCARLATTI
Titolo originale: Saint Seiya - Shinku no Shônen Densetsu
Regia: Shigeyasu Yamauchi
Soggetto: Yoshiyuki Suga, Masami Kurumada
Sceneggiatura: Yoshiyuki Suga
Character Design: Shingo Araki, Michi Himeno
Musiche: Seiji Yokoyama
Studio: Toei Animation
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 70 min. circa)
Anno di uscita: 1988
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video


Phoebus, Dio del Sole e delle Arti, reincarnatosi nell'angelico Abel, diventa il nuovo nemico di Athena: la convince, infatti, a ripudiare i suoi guerrieri e ad aiutarlo nella costruzione di un nuovo mondo divino che rimpiazzerà quello umano. Questo è però quello che pensa lui: in verità la Dea, temendo per la vita dei suoi ragazzi, li ha allontanati per poterli salvare dalla lotta, e mira invece a sconfiggere il fratello da sola, approfittando di un suo eventuale momento di debolezza. Ovviamente non ci riuscirà, finendo addirittura uccisa. Seiya e compagni correranno dunque in Grecia per affrontare Phoebus nel suo tempio, nella speranza di salvare lo spirito della loro Dea prima che questo finisca nell'Oltretomba. Dovranno sconfiggere i suoi uomini, i Corona Saint, e anche alcuni Gold Saint resuscitati che hanno cambiato schieramento...

Cinque mesi dopo il pregevole L'ardente scontro degli Dei (1988), quando su rivista Shiryu sta affrontando Chrysaor Krishna nella saga di Poseidon1 e in TV si è arrivati alle battute conclusive di Asgard (episodio 87), Toei Animation fornisce il nuovo contributo filmico al brand Saint Seiya con un terzo film celebrativo che, con la sua durata di ben 115 minuti (uscito in doppia proiezione col lungometraggio animato di Classe di ferro, stavolta al Weekly Jump 20th Anniversary Festival invece che al consueto Toei Manga Matsuri), sembra finalmente correggere il difetto più eclatante delle precedenti puntate: la bassissima durata dei combattimenti. Non contento, lo studio decide di fare le cose in grande osando qualcosa in più del solito canovaccio, e si inventa ben sette nemici da far affrontare ai cinque eroi, tirando in ballo addirittura alcuni Gold Saint resuscitati da Abel e ora schierati dalla sua parte. Quest'idea, suggerita dallo stesso Masami Kurumada2 (che non mette mano stavolta al chara design, ed è facile accorgersene guardando le bizzarre "armature" dei Corona Saint volute dal regista Shigeyasu Yamauchi3, più somiglianti a tuniche che a corazze), insieme a quella del ruolo che avrà in  tutto questo Saga, Gold Saint di Gemini, è inutile dire che gli forniranno lo spunto per la saga di Hades che inizierà a disegnare qualche mese dopo. La leggenda dei guerrieri scarlatti rientra di certo nel novero dei film riusciti di Saint Seiya, una visione che i fan apprezzeranno molto, pur inferiore nel complesso al prequel visto il suo continuo oscillare tra ottime intuizioni, riuscite sequenze ed evocativi passaggi contrapposti a deficienze narrative o problemi di natura tecnica.

La trama è sempre il solito pretesto, privo di reale interesse e con antagonisti, coerentemente con la natura "picchiaduro" della saga, adagiati su piatte caratterizzazioni. Non è un problema. Come ne L'ardente scontro degli Dei, i veri protagonisti sono ambientazioni e musiche, fedelmente replicati ad alti livelli. Il tempio di Phoebus, con le sue rovine e architetture decadenti, fa ancora la sua parte nel rievocare i fasti della Grecia ellenica, e la colonna sonora di Seiji Yokoyama eguaglia lo splendore della soundtrack precedente, nuovamente pendendo tra moderne influenze rock dagli assoli di chitarra elettrica e tastiere, ritmiche marziali e magnifiche suite ancestrali. Yokoyama è autore di composizioni d'orchestra che con arpe, cetre, violini, pianoforti, flauti e tamburi traghettano l'orecchio in un tempo magnifico che non esiste più, testimoniando la caratura del compositore come uno dei migliori, se non IL migliore, della Storia dell'animazione nipponica.


Spiccano, narrativamente, anche parziali elementi di novità che svecchiano una saga filmica logora di cliché, ed è così che si può salutare, di contralto al solito Shun distrutto in un secondo dal nemico di turno e salvato dal fratello, anche un semplice tirapiedi in grado di tenere testa a tutti i Bronze Saint contemporaneamente, un Seiya non più perennemente invincibile, l'armatura d'oro di Sagittarius che non arriva da sola a salvare l'eroe e, ovviamente, lo spiazzante ritorno di alcuni Santi d'Oro, protagonisti di combattimenti, una volta tanto, che non  avvengono in un lampo ma durano svariati minuti, il giusto per non perdere in epicità. Avvengono così tanti scontri sanguinosi che l'eroica sofferenza dei protagonisti è resa in modo ben tangibile, con corpi feriti, tumefatti, insanguinati e sempre più privi di protezione (visti i danni riportati dalle armature) che si dirigono, deboli ma incuranti del pericolo, verso la loro Dea, pronti ad affrontare nuovi nemici in condizioni sempre più disperate. Il rovescio della medaglia vede proprio l'enfasi esasperata di queste sofferenze, con il protagonista principale che, non capacitandosi inizialmente di essere stato abbandonato dalla propria Dea, per buona parte della durata continua a piangere e lamentarsi a voce alta, una lagna che ribadisce per tutta la durata dell'avventura - dolore che il regista spaccia per sofferenza virile ma in verità è solo infantile e poco credibile.

Negativi sono anche i consueti elementi fuori continuity (la storia è temporalmente ambientata, nell'immaginazione dello sceneggiatore Yoshiyuki Suga, più o meno dopo la saga di Poseidon), che, a parte le solite Cloth disintegrate negli scontri, si fanno ricordare principalmente per l'idea che tornino in vita alcuni Gold Saint traditori il cui corpo fisico dovrebbe essere disperso negli Inferi o fluttuante nello spazio. Ridicola, per proseguire, una falsissima rivisitazione mitologica Made in Japan del mito di Phoebus, mentre è reso in modo discontinuo il chara design di Shingo Araki e della Michi Himeno, meraviglioso come sempre nei primi piani ma talvolta approssimativo nei campi medi e lunghi. Neppure la regia di Shigeyasu Yamauchi è immune alle critiche, troppo compiaciuta in inquadrature e sequenze di puro onanismo autorale che tolgono pathos, dilungandosi esageratamente in raffinate quisquiglie che non c'azzeccano molto con la natura action del titolo (Abel che veglia sul corpo della sorella, Abel che suona la cetra, momenti inutili come il lungo prologo dove Seiya e compagni subiscono l' "abbandono di Athena"). Le animazioni, infine, sono di buon livello ma un po' più statiche di quelle della meraviglia precedente. Questi sono, tuttavia, piccoli nei che non inficiano troppo il risultato positivo della pellicola, come sempre avvincente, esteticamente sontuosa e che può vantare combattimenti più intensi e riusciti rispetto ai precedenti, oltre ad una regia più ricercata.


Nota: edito in Italia in DVD da Yamato Video, questo e gli altri tre film degli anni '80 trovano, nella prima tiratura del 2007 (quella contraddistinta dalla copertina dallo sfondo bianco, non quella dallo sfondo blu), oltre all'orrendo doppiaggio storico italiano (solita porcheria in linea coi dettami aulici di Enrico Carabelli che già hanno rovinato la serie TV) anche una traccia audio alternativa data dal ridoppiaggio operato anni dopo dalla defunta Dynamic Italia, fedelissimo nell'adattamento (nomi, luoghi, addirittura i colpi lasciati in giapponese) e ai dialoghi originali e oltretutto ben interpretato, con voci azzeccate e in linea con quelle giovanili originali. Questa l'unica versione per cui valga la pena vedere queste opere.

Voto: 7,5 su 10

RIFERIMENTO
I Cavalieri dello Zodiaco (1986-1989; TV)

PREQUEL
I Cavalieri dello Zodiaco: La Dea della Discordia (1987; film)
I Cavalieri dello Zodiaco: L'ardente scontro degli Dei (1988; film)

SEQUEL
I Cavalieri dello Zodiaco: L'ultima battaglia (1989; film)


FONTI
1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
2 Come sopra
3 Come sopra

1 commento:

Sam ha detto...

Io lo trovo il peggiore dei 4 film.
Un ora e 20 minuti dove accade né più e nè meno di quello accade negli altri film che durano la metà, ergo una palla atroc.
Aggiungiamo combattimenti noiosi ( i nemici non usano neppure tecniche particolari come quelli del primo film , che da questo punto di vista era il migliore), personaggi mal gestiti ( uno dei servi di Apollo non fa niente per tutto il film e viene ammazzato in un secondo da Saga), l'uso delle 3 armature d'oro che non servono a niente( Shiryu e Hyoga vengono abbattuti con un colpo dopo averle indossate e combatte solo Seiya. Ma che senso ha ?), Ikki ridotto all' impotenza e altro ancora fanno capire che se SS ripete sempre la stessa minestra narrativa è perché un altra come questa risulterebbe indigesta ai più.

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