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lunedì 6 ottobre 2014

Recensione: Kyashan il ragazzo androide

KYASHAN IL RAGAZZO ANDROIDE
Titolo originale: Shinzo Ningen Casshern
Regia: Hiroshi Sasagawa
Soggetto: Tatsuo Yoshida, Tatsunoko Literary Team
Sceneggiatura: Jinzo Toriumi, Akiyoshi Sakai, Takao Koyama
Character Design: Tatsuo Yoshida, Yoshitaka Amano
Mechanical Design: Kunio Okawara, Mitsuki Nakamura
Musiche: Shunsuke Kikuchi
Studio: Tatsunoko Production
Formato: serie televisiva di 35 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1973 - 1974
  

In un futuro abbastanza vicino, per ovviare al problema dell'inquinamento terrestre, il geniale professore Kotaro Azuma inizia a sviluppare rivoluzionarie tecnologie ecosostenibili, da perfezionarsi con la creazione di automi senzienti che possano aiutare l'uomo nel lavoro, eliminando l'uso di benzina e altre sostanze nocive per l'ambiente. Purtroppo le sue buone intenzioni gli si ritorcono contro, quando un fulmine manda in corto circuito il primo dei suoi robot, il modello BK, che, sviluppata un'autocoscienza malvagia, con la sua forza erculea si ribella al suo creatore e all'umanità intera, divenendone il più acerrimo nemico. Fondata l'armata Andro, enorme esercito meccanico, e rinominatosi Briking Boss, il minaccioso automa dà inizio a una devastante guerra di conquista per fare sua la Terra ed estinguere la razza umana. Piegato dai sensi di colpa, Azuma può solo esaudire la richiesta di suo figlio Tatsuya, che per contrastare l'invincibile esercito di Briking desidera essere trasformato a sua volta in un cyborg dotato delle più potenti e incredibili armi da battaglia, Casshern. Alleati di Tatsuya/Casshern saranno il suo vecchio cane Lucky, morto e resuscitato nel robotico Friender, e la sua amica d'infanzia Luna, dotata di una pistola speciale che distrugge i soli robot...

Tra le tante serie animate iconiche ideate dallo studio Tatsunoko Production, un posto speciale nel cuore non può non venire riservato a Casshern il ragazzo androide, primo episodio della famosa "trilogia di supereroi" (gli altri due sono Hurricane Polimar e Tekkaman il cavaliere dello spazio, rispettivamente del 1974 e '75) che è, con ogni probabilità, la saga in assoluto più rappresentativa dello storico studio d'animazione dei fratelli Yoshida. Il suo debutto nelle televisioni giapponesi avviene il 2 ottobre 1973, in contemporanea col popolarissimo  Science Ninja Team Gatchaman (1972), sempre Tatsunoko, ancora in piena trasmissione con i suoi alti indici d'ascolto, ma saprà rivelarsi agli occhi del pubblico molto più tragico, dai toni infinitamente più maturi, tanto, oggi, da risultare molto meglio invecchiati. Il suo scopo sarà, come quello Gatchaman del resto, di fornire una risposta dagli occhi a mandorla agli eroi in calzamaglia Marvel e DC Comics; ma stavolta si deciderà, per ovviare a una serie concepita al risparmio (coi residui di budget del milionario fratellone1) di ovviare alla bassa qualità tecnica prediligendo una maggiore potenza narrativa. Casshern si rivelerà così' una storia estremamente drammatica e ben poco consolatoria, inevitabilmente disinteressata all'azione fine a sé stessa (gli scarsi fondi impediscono chissà che animazioni o combattimenti particolarmente coreografati), che vede il solitario cammino dell'eroe Casshern esprimersi in strazianti avventure autoconclusive, dove stringe amicizia o alleanza con comprimari presi in mezzo agli avvenimenti e alle battaglie con l'armata Andro che saranno, ahiloro, destinati a morire quasi sempre nelle fasi finali.

Oltre al problema dell'inquinamento terrestre, toccato dall'incipit della storia e dall'idea che Casshern trovi il massimo della forza dopo un'adeguata ricarica di energia solare, la serie ha il suo fascino nell'esprimere una forte sfiducia nel genere umano, incapace di ribellarsi adeguatamente alle forze di occupazione di Briking Boss per colpa del suo animo gretto ed egoista. Casshern e la sua amata Luna dovranno, in ogni nuova avventura, rassegnarsi a conoscere persone o città che vivono la guerra seguendo i peggiori istinti, pensando a mantenere intatti i propri privilegi, ricorrendo a ogni bassezza per sopravvivere, cadendo con assoluta facilità nelle ridicole trappole del nemico pensando al loro solo benessere, esprimendo i peggiori sentimenti verso il prossimo. Il tragico protagonista Tetsuya, come Bem, Bero e Bera di Bem il mostro umano (1968), fa suo l'ideale del combattere per il trionfo della giustizia in modo disinteressato, al costo di non conoscere nessun ringraziamento, anzi! Anch'esso un robot, Casshern riceverà quasi sempre dagli umani diffidenza e ostilità, spesso culminanti nel razzismo: solo alla fine della vicenda della settimana riuscirà a far comprendere le sue nobili intenzioni, anche se nella quasi totalità dei casi i pochi destinatari lo apprenderanno in punto di morte, uccisi dagli androidi, e non potranno riferirlo agli altri.


Nonostante un finale ottimista (abbastanza fuori luogo con quanto visto precedentemente), è su queste atmosfere puramente depressive che viaggia per tutto il tempo la serie: quasi nessuna continuity a legare gli episodi (se non i primi e gli ultimi), in Casshern avremo sempre vicende isolate piene di morti e che terminano nel modo peggiore, in cui lo staff Tatsunoko si prodiga a inventarsi sempre nuove armi e strategie micidiali con cui Briking Boss e i suoi uomini trovano modo di uccidere milioni di persone (agghiacciante l'idea dei robot dalle fattezze di clown mandati in piazza a giocare coi bambini e contenenti un ordigno esplosivo che distrugge l'intera città). I temi drammatici e particolarmente adulti non mancano neanche nella raffigurazione dello stesso Briking Boss e dello Stato Maggiore del suo esercito: robot che, pur credendosi appartenenti a una razza eletta e migliore di qualsiasi altra, tanto da voler sterminare l'Uomo, cadono nei peggiori vizi e nei peggiori modi di pensare degli stessi umani che disprezzano tanto, rappresentando una forte allegoria sull'ipocrisia dei totalitarismi - ben richiamati, d'altro canto, da fattezze (Briking Boss è Benito Mussolini, i suoi consiglieri i gerarchi nazisti2), rituali (saluto romano) e simbologia (lo stemma di Andro richiama palesemente richiama la svastica), inquietanti spettri del nazifascismo.

Da queste premesse, sono intuibili le sensazioni talvolta contrastanti che evoca la visione di Casshern a un pubblico moderno: gran carisma per il dramma e le riflessioni politiche/sociologiche; gran interesse storico il fatto che, a sentire Yuji Fusekawa3, regista di episodi singoli, la "vera" direzione della serie andrebbe accreditata a lui e a un giovane e già talentuoso Yoshiyuki Tomino (il regista "ufficiale", Hiroshi Sasagawa, si sarebbe limitato a dare l'approvazione e basta alle puntate già pronte, tutte filmate da loro), quest'ultimo autore, guarda caso, degli episodi più truci e ispirati in assoluto, ma nonostante questi elementi vincenti si avverte bene, oggi, la ripetitività di un canovaccio replicato per la quasi totalità di serie, con questi 30 e passa episodi (sarebbero stati oltre 50 se lo sponsor principale, Banso, non avesse chiuso i battenti portando a una chiusura anticipata4) sempre autoconclusivi e sempre stucchevolmente destinati a concludersi male, perché lo staff assoldato da Tatsunoko voleva differenziarsi il più possibile da Gatchaman che sentiva come un "rivale" ma, per fare questo, si limitava al superficiale rovesciamento dei finali del "fratellone" (riempendoli appunto di cattiveria) senza un adeguato lavoro di ritocco nella struttura del racconto. Cadiamo insomma nella solita trappola del tokusatsu, delle puntate tutte uguali che alla lunga annoiano per la loro ripetitività, non importa se sempre tragiche.

Oltre a questo, è ben lungo l'elenco di ingenuità: come dimenticare l'assurda "mamma" robotica di Casshern, il costume ridicolo di lui, gli impossibili poteri di Friender (tra cui trasformarsi in enormi mezzi di trasporto nonostante la sua piccola stazza), le mille occasioni in cui l'eroe può uccidere Briking Boss ma che neanche prova a sfruttare, reazioni psicologiche e analisi comportamentali tirate per i capelli giusto per poter giustificare l'ennesima azione assurda del comprimario di turno che porterà a una morte drammatica... ... Fanno il resto i disegni: il mecha design preistorico di Kunio Okawara (alla sua seconda prova ufficiale in questa mansione, dopo Gatchaman), adoperato soprattutto sui droidi dell'armata Andro, è fin troppo buffo e ben lontano dal comunicare senso di minaccia, mentre il chara design di Yoshitaka Amano e Tatsuo Yoshida, come nel caso di Gatchaman e dei successivi titoli supereroistici, può piacere come disgustare, con tutti i suoi richiami a fattezze caucasiche lontanissime dal tradizionale stile giapponese. Lo scarso budget, infine, rimane sempre tale, con colori che più mogi non si può, animazioni appena funzionali e "battaglie" date dal riciclo infinito delle stesse acrobazie e scene. Vista, tuttavia, la comunque buona scrittura degli episodi che garantisce vicende drammatiche sempre ispirate e piene di idee per colpire sempre più a fondo, facendo dimenticare gli aspetti più infantili della produzione, il consiglio di chi scrive è di diluire la visione della serie un po' per volta, al ritmo di magari un episodio a settimana come nella trasmissione originale, per non rischiare un'overdose che comprometterebbe il comunque buonissimo giudizio dell'opera. Casshern il ragazzo androide ha un grande potere di suggestione e appeal, grazie all'eroe tragico, le atmosfere, le belle sigle e l'epica colonna sonora. Ha molti difetti che si fanno sentire, ma se in tutto questo tempo ha continuato a mantenere la sua popolarità, trovando vari rifacimenti nelle vesti di OVA, live-action e nuove serie televisive animate, un motivo pure ci sarà.


Nota: l'adattamento italiano storico di Casshern, a cura di Cooperativa Doppiatori, pur contenente svariate imprecisioni, rimane comunque di discreto livello. Le frasi, pur spesso manipolate, sono abbastanza coerenti con il senso ultimo delle originali e, a riprova di questo, basta metterle a confronto con i sottotitoli (più fedeli) presenti nei DVD italiani Dynit. Insomma, parliamo di una serie doppiata decentemente nella nostra lingua: i nomi sono tutti quelli originali (pur con pronunce sbagliate), al punto che addirittura fa sorridere come il titolo italiano ufficiale, Kyashan il ragazzo androide, per quanto sbagliato sia semplicemente originato da un'errata trascrizione - il più letterale possibile - della pronuncia giapponese di Casshern. Eppure, nonostante tutto, non riesco a consigliare con facilità l'acquisto dei DVD nostrani: questo per alcune scelte di adattamento opinabili e per un particolare del finale di serie (nello specifico, la frase di commiato della voce narrante), abbastanza importante (riguarda il futuro del protagonista), "alterato" in modo sensibile da una traduzione non corretta, sia nel doppiaggio che nei sottotitoli, che gli dà una sfumatura diversa5. Le scelte di adatttamento a cui faccio riferimento rientrano invece nella perdita dei vari giochi di parole sui nomi di Braiking Boss (in giapponese, "Burai King" è "Re dei farabutti"), dei suoi uomini (Akubon sarebbe in verità "Akuborn", ossia "Nato malvagio", Sagure si leggerebbe "Sagray" che richiama il verbo "Investigare", etc.) e del cane Friender (non serve certo spiegare il senso, peccato da noi diventi Flender che non vuol dire niente), per quanto esse fossero, effettivamente, date dalla difficile impresa di renderle in italiano: la cosa è vistosa soprattutto quando lo Stato maggiore dell'esercito Andro fa il saluto romano al suo Duce dicendo intonando "Yaruze Burakkin!" ("Procediamo con le malvagità!", ma in italiano diventa un banale e sbagliato "Gloria a Briking!")6.

Voto: 7,5 su 10


FONTI
1 Intervista al regista Yuji Fusekawa del 2000, rimediabile come extra nel primo DVD di "Kyashan il ragazzo androide" (Dynit, 2007)
2 Confermato dallo sceneggiatore principale Jinzo Toriumi, in un'intervista del 2000 rimediabile come extra nel secondo DVD di "Kyashan il ragazzo androide" (Dynit, 2007)
3 Vedere punto 1
4 Intervista allo sceneggiatore Takao Koyama del 2000, rimediabile come extra nel quarto DVD di "Kyashan il ragazzo androide" (Dynit, 2007)
5 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit). Mi riferisco (segue grossa anticipazione) alla frase "manca poco perché Casshern torni ad essere Azuma Tetsuya", resa nell'audio storico italiano come "Casshern, finché rimarrai tu a fare da sentinella su questo pianeta Terra l'umanità vivrà in pace [...]", e nei sottotitoli come "Quando Casshern ritornerà ad essere un umano, la pace sulla Yerra verrà definitivamente assicurata [...]". La prima non fa alcun riferimento al fatto del ritorno di Tetsuya, la seconda sì non lo dà assolutamente per certo come in giapponese
6 Come sopra

4 commenti:

  1. Concordo su quasi tutto, tranne che sul character design: personalmente adoro lo stile con cui sono dcisegnati i corpi, con le loro proporzioni verosimili e mai caricaturali.

    Un piccolo gioello invecchiato un pò male, ma ancora capace di coinvolgere.

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  2. Ricordo che lo vedevo da piccolo sulle tv locali.
    Era di una tristezza unica per le cose che gli capitavano. Però rivedendolo oggi l'ho apprezzato di più.

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  3. sono l'anonimo-senza-nick

    peccato per il nome inventato (per un personaggio che ha una "C" sul petto!) che, come ogni errore in Italia, dovremo beccarci fino alla fine dei nostri giorni..... tipo la "u" di Gundam, Lum (pronunia "lAm") diventata "lamU'" ecc.

    comunque nella serie si vede decisamente la mano di tomino. ad esempio l'episodio 19 anticipa decisamente zambot3, mentre il 31 anticipa daitarn3. e li ha diretti lui. in tutto se non sbaglio ne ha diretti una decina.

    peccato che la serie non abbia goduto di un nuovo doppiaggio :-(
    ricordo quando nell'aprile 2012 dynamic annuncio' sul proprio sito che era ai nastri di partenza un ridoppiaggio della serie diretto da serena verdirosi (gia' direttrice del nuovo doppiaggio di daitarn3) presumibilmente sempre in sefit-cdc

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  4. Premettendo che ho visto la serie in giapponese e sottotitoli, per scrupolo ho guardato due ep in italiano, e ho notato con piacere che il significato delle frasi è molto simile ai dialoghi fedeli Dynit. Insomma, penso sia una di quelle serie vintage per cui valga la pena ascoltare il nostro doppiaggio, se proprio si hanno in antipatia i sottotitoli.

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