lunedì 16 agosto 2010

Recensione: Kite Liberator

KITE LIBERATOR
Titolo originale: Kite Liberator
Regia: Yasuomi Umetsu
Soggetto e Sceneggiatura: Yasuomi Umetsu
Character Design: Yasuomi Umetsu
Musiche: Tomohisa Ishikawa
Studio: ARMS
Formato: OVA (durata 58 min. circa)
Anno di uscita: 2008

 
Sono passati diversi anni dai spietati omicidi di Sawa. Adesso un'altra teenager ha preso il suo posto, è soprannominata Angelo della Morte e uccide tutta la feccia che scorazza per le strade, con speciale predilizione per i pedofili. Dietro l'identità della misteriosa assassina sta la timida liceale Monaka Noguchi, che appena conosce l'investigatore Rin Gaga se ne innamora, iniziando a pensare se smettere con la sua doppia vita. Nel frattempo, in una base spaziale, il padre di lei, scienziato, finisce colpito da radiazioni e si trasforma in un gigantesco e aggressivo mostro...

Uscito nel 1998 e passato alla Storia dell'animazione per il suo grandioso mix di sesso, violenza estrema e atmosfere decadenti, A-Kite era così perfetto, nella sua breve durata, così compiuto, che non serviva un genio per capire che un seguito sarebbe stato abbastanza inutile e anche un pelino incivile. Ma dieci anni dopo il suo stesso creatore Yasuomi Umetsu decide comunque di farlo, e la trashata che ne viene fuori è memorabile.

Dimentichiamo, per iniziare, le ambientazioni urbane fatiscenti di A-Kite, perché in Liberator parte non irrilevante dell'opera è ambientata in una stazione spaziale, con scienziati che discutono per minuti interi sul come ridurre la massa scheletrica degli esseri umani a gravità zero (?!). Se già inizia ad aleggiare qualche sinistro alone di presagio sul senso di una storia così bizzarra, è facilmente intuibile la reazione dello spettatore quando di punto in bianco Kite Liberator abbraccia (o omaggia?) Alien, con i vari scienziati che, esposti a radiazioni, si trasformano in sanguinari mostri predatori... Prosieguo di A-Kite, o qualcosa ha solo il suo nome? Non fosse che la protagonista, Monaka, per i suoi omicidi usa la pistola appartenuta a Sawa (rinvenuta chissà dove), e che anche lei ha avuto a che fare con il "padre" di quest'ultima, non c'è assolutamente nulla che accomuni le due opere. Mancano riferimenti a vicende del passato, di suo la storia ha poco in comune, e anche le scene sexy e gratuitamente porno, simboli dell'anarchia registica di A-Kite, sono assenti. Va dato atto a Yasuomi Umetsu dell'aver evitato la facile scappatoia di replicare la stessa minestra, provando invece a creare qualcosa di estremamente personale, bizzarro e sentitamente "di serie B" che lo accomuna per certi versi a Quentin Tarantino, ma Kite Liberator è una storia allucinante nella sua idiozia, scritta male, inspiegabile nel suo porsi come seguito. Con incredibile faccia tosta il regista dissacra il suo capolavoro trasformandolo in una ridicola parodia, un mix di fantahorror, thriller urbano e drammatico. Il racconto di due storie - Monaka e padre - che viaggiano parallele, non hanno una conclusione e che per puro caso (da sottolineare: PURO CASO) si intersecano nel minuto finale, dando adito a un finale in sospeso che, forse (ma a questo punto sembra poco credibile), verrà seguito in futuro da un altro sequel.

 

È vero che alcuni temi del predecessore, volendo, si ritrovano anche su Liberator (l'idea della teenager assassina, il dibattito interiore di lei se perseverare sulla via dell'omicidio o il dedicarsi a una vita normale, la predilizione per repellenti scene di violenza sui minori), ma è assurdo il contaminare una storia dura ma realistica come quella con spruzzate di fantahorror. Ciò che richiama maggiormente A-Kite è il chara design di Umetsu, sempre sensuale e accattivante, e il ritmo spigliato e trascinante della vicenda, frutto di una regia degna del nome del regista. Regia che, tra rallenty e selvagge scene d'azione, non abbandona mai un alto livello stilistico, e che nelle frontiere dell'alto budget trova modo di esprimersi in diversi piano-sequenza brevi e spettacolari. Ma Kite Liberator rimane una delusione immensa, sconsigliato sopratutto a chi ha già visto A-Kite e apprezzabile solo come ridicola barzelletta d'autore.

Voto: 4,5 su 10

PREQUEL
A-Kite (1998; ova)

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