CONAN IL RAGAZZO DEL FUTURO
Titolo originale: Mirai Shounen Conan
Regia: Hayao Miyazaki
Soggetto: (basato sul romanzo originale di Alexander Key)
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki, Akihiro Nakano, Soji Yoshikawa
Character Design: Hayao Miyazaki
Mechanical Design: Hayao Miyazaki
Musiche: Shinichiro Ikebe
Studio: Nippon Animation
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 29 min. circa)
Anno di trasmissione: 1978
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit
Titolo originale: Mirai Shounen Conan
Regia: Hayao Miyazaki
Soggetto: (basato sul romanzo originale di Alexander Key)
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki, Akihiro Nakano, Soji Yoshikawa
Character Design: Hayao Miyazaki
Mechanical Design: Hayao Miyazaki
Musiche: Shinichiro Ikebe
Studio: Nippon Animation
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 29 min. circa)
Anno di trasmissione: 1978
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit
In un futuro non troppo lontano, la Terza Guerra Mondiale ha distrutto la Terra così come la conosciamo, ridefinendone la geografia. Il giovane Conan vive in un isolotto disperso nel mare assieme al nonno, e crede che non sia sopravvissuto nessuno oltre a loro. Arriva però il giorno in cui naufraga sull'isola la graziosa Lana, ragazzina fuggita da Industria, città tecnologica governata dal tirannico Lepka che vorrebbe sottomettere il popolo utilizzando un nuovo tipo di energia, misteriosa, che solo il nonno della ragazzina conosce. Conan le diventa amico, ed è così che, quando Lana sarà rapita dagli scagnozzi di Industria, il ragazzo inizierà una lunga odissea per salvarla e sconfiggere Lepka.
Molto conosciuto e apprezzato in Italia, Conan il ragazzo del futuro è giunto a noi in quei lontani, distanti anni Ottanta in cui spesso le emittenti private acquistavano i diritti degli anime più disparati per poi storpiarli sciaguratamente con adattamenti mediocri e imprecisi, quasi che il pubblico nostrano non meritasse una localizzazione curata visto che si trattava di semplici "cartoni animati". La sua prima versione tricolore, rovinata da modifiche inspiegabili, voci disumane e sghiribizzi inauditi (nella sigla d’apertura vengono addirittura cambiati i nomi di regista e sceneggiatore), non ha leso comunque quel fascino avventuroso, quella magia con cui il grande lavoro di Hayao Miyazaki ha saputo stupire grandi e piccini nel 1978.
Negli anni precedenti, il duo composto da lui e Isao Takahata ha sfornato alcune splendide serie televisive meisaku (Heidi nel 1974 e Marco - Dagli Appennini alle Alpi nel 1976), ma in esse Miyazaki ha svolto un ruolo abbastanza marginale curando i soli layout, ancora digiuno di una prima, prestigiosa regia da titolare. Il suo rimpianto consiste in un progetto mai realizzato, da lui depositato alla società di produzione animata/cinematografica TOHO a metà decennio, Kaitei Sekai Isshû (Giro del mondo in 80 giorni via mare), concernente una grande avventura vissuta da due orfani, fratello e sorella, depositari di un medaglione conenente un misterioso segreto, contesi da buffi pirati/delinquenti e una malvagia organizzazione e protagonisti di una lunga epopea che li vede girare il globo, con setting, ambientazioni e personaggi ispirati agli scritti di Jules Verne1. Per fatti che non ci è dato sapere, sorgono problemi a realizzarlo e non se ne fa niente. Quindi, tempo dopo, subentra la rete di stato NHK, che, stupita dagli alti indici di ascolto delle repliche di Corazzata Spaziale Yamato (1974) e, in generale, dalla grande riscoperta critica e popolare degli anime dell'ultimissimo periodo, decide, per il suo venticinquesimo anniversario, di realizzare una serie animata prestigiosa e d'avanguardia2 che possa contare, grazie ai soldi dei contribuenti, su un enorme budget (3/4 volte più grande, sembra, di quello di una normale serie TV3). Niente robot o fantascienza4, NHK vuole un'opera non violenta5, diretta a un target di bambini di 10/11 anni6, che duri quello che deve ma senza trascinarsi in milioni di riempitivi7, e quindi affida l'operazione a Nippon Animation, lo studio animato per antonomasia di storie dal carattere umanistico e quotidiano8, dandogli totale carta bianca sui contenuti9. Quest'ultimo sceglie quindi Miyazaki per la regia, il quale coinvolge, entusiasta, i suoi inseparabili amici Isao Takahata e Yasuo Otsuka10 (il primo agli storyboards e alla regia di singoli episodi, il secondo ai disegni). Trovato, infine, nel serioso romanzo The Incredibile Tide (1970) dello scrittore statunitense Alexander Key l'opera più affine al rimpianto Kaitei Sekai Isshû, Miyazaki lo rielabora interamente facendovi confluire dentro molti dei temi e delle idee del suo vecchio progetto (pur eliminando le trovate dei due fratellini orfani e il medaglione), reinterpretandolo in modo molto personale e trasformandolo in in fumettone d'avventura11.
I 26 episodi che ne escono, dall'inusuale lunghezza (quasi mezz'ora l'uno), incontrano una certa indifferenza nel pubblico giapponese trovando un modesto 10.52% di share12, con motivi da ricercare nell'orario di trasmissione (19:30, stessa fascia oraria dei concorrenti più agguerriti, soprattutto robotici), nel derivare da un romanzo occidentale semisconosciuto, nei problemi tecnici di trasmissione (per sei volte non viene rispettata la messa in onda) e nel fatto che la rete NHK era famosa all'epoca per i suoi programmi educativi, generando nel pubblico di allora l'impressione di un prodotto pedante13. Rivalutato giustamente negli anni successivi con le repliche14, Conan il ragazzo del futuro si riscopre forse il manifesto più completo, sincero e riuscito della poetica dell'autore, la sua prima opera davvero "personale" e importante e addirittura tra le più riuscite, degna di competere con gli affermati lungometraggi che realizzerà successivamente, un lavoro che mescola avventura e sci-fi con quel tocco incantato che permette ai bambini di sentirsi grandi e ai grandi di tornare bambini.
Le peripezie di Conan sono un avvincente concentrato di fughe, inseguimenti e scazzottate, dinamiche irresistibili di una vicenda spigliata e ironica, che veicola, con grande, commovente spontaneità, temi forti come la necessità di trovare un equilibrio fra natura e progresso tecnologico, la purezza e l'entusiasmo dei giovani che devono fare da esempio ai disillusi e ipocriti adulti, la creazione di un nuovo tipo di mondo non basato sulle regole del capitalismo selvaggio (addirittura paventando una rivoluzione simil-comunista), e infine come un glorioso futuro debba essere costruito da quelle generazioni di "nuovi uomini", figlie di chi ha conosciuto la guerra e la distruzione. Quest'ultimo è sicuramente il tema più importante dell'opera, e infatti, parlando del romanzo, Miyazaki dirà che il messaggio che lo aveva colpito di più era proprio quello che "alla caduta di qualsiasi grande civiltà prendono sempre il sopravvento dei primitivi, non intesi in termine negativo, ma come persone dotate di una grande forza vitale, piene di salute e che vogliono ricostruire un nuovo mondo. È la loro pulsione vitale che mi ha catturato15". Conan veicola un forte ottimismo in tutte le sue tematiche, che forse suoneranno (e lo sono) sognanti, ma hanno il merito di essere sincere, di riuscire per brevi istanti a convincere davvero lo spettatore, senza fargli la morale con pistolotti artificiosi (come possono essere quelli di alcune opere future), ma coinvolgendolo con divertimento e personaggi simpatici.
Molto conosciuto e apprezzato in Italia, Conan il ragazzo del futuro è giunto a noi in quei lontani, distanti anni Ottanta in cui spesso le emittenti private acquistavano i diritti degli anime più disparati per poi storpiarli sciaguratamente con adattamenti mediocri e imprecisi, quasi che il pubblico nostrano non meritasse una localizzazione curata visto che si trattava di semplici "cartoni animati". La sua prima versione tricolore, rovinata da modifiche inspiegabili, voci disumane e sghiribizzi inauditi (nella sigla d’apertura vengono addirittura cambiati i nomi di regista e sceneggiatore), non ha leso comunque quel fascino avventuroso, quella magia con cui il grande lavoro di Hayao Miyazaki ha saputo stupire grandi e piccini nel 1978.
Negli anni precedenti, il duo composto da lui e Isao Takahata ha sfornato alcune splendide serie televisive meisaku (Heidi nel 1974 e Marco - Dagli Appennini alle Alpi nel 1976), ma in esse Miyazaki ha svolto un ruolo abbastanza marginale curando i soli layout, ancora digiuno di una prima, prestigiosa regia da titolare. Il suo rimpianto consiste in un progetto mai realizzato, da lui depositato alla società di produzione animata/cinematografica TOHO a metà decennio, Kaitei Sekai Isshû (Giro del mondo in 80 giorni via mare), concernente una grande avventura vissuta da due orfani, fratello e sorella, depositari di un medaglione conenente un misterioso segreto, contesi da buffi pirati/delinquenti e una malvagia organizzazione e protagonisti di una lunga epopea che li vede girare il globo, con setting, ambientazioni e personaggi ispirati agli scritti di Jules Verne1. Per fatti che non ci è dato sapere, sorgono problemi a realizzarlo e non se ne fa niente. Quindi, tempo dopo, subentra la rete di stato NHK, che, stupita dagli alti indici di ascolto delle repliche di Corazzata Spaziale Yamato (1974) e, in generale, dalla grande riscoperta critica e popolare degli anime dell'ultimissimo periodo, decide, per il suo venticinquesimo anniversario, di realizzare una serie animata prestigiosa e d'avanguardia2 che possa contare, grazie ai soldi dei contribuenti, su un enorme budget (3/4 volte più grande, sembra, di quello di una normale serie TV3). Niente robot o fantascienza4, NHK vuole un'opera non violenta5, diretta a un target di bambini di 10/11 anni6, che duri quello che deve ma senza trascinarsi in milioni di riempitivi7, e quindi affida l'operazione a Nippon Animation, lo studio animato per antonomasia di storie dal carattere umanistico e quotidiano8, dandogli totale carta bianca sui contenuti9. Quest'ultimo sceglie quindi Miyazaki per la regia, il quale coinvolge, entusiasta, i suoi inseparabili amici Isao Takahata e Yasuo Otsuka10 (il primo agli storyboards e alla regia di singoli episodi, il secondo ai disegni). Trovato, infine, nel serioso romanzo The Incredibile Tide (1970) dello scrittore statunitense Alexander Key l'opera più affine al rimpianto Kaitei Sekai Isshû, Miyazaki lo rielabora interamente facendovi confluire dentro molti dei temi e delle idee del suo vecchio progetto (pur eliminando le trovate dei due fratellini orfani e il medaglione), reinterpretandolo in modo molto personale e trasformandolo in in fumettone d'avventura11.
I 26 episodi che ne escono, dall'inusuale lunghezza (quasi mezz'ora l'uno), incontrano una certa indifferenza nel pubblico giapponese trovando un modesto 10.52% di share12, con motivi da ricercare nell'orario di trasmissione (19:30, stessa fascia oraria dei concorrenti più agguerriti, soprattutto robotici), nel derivare da un romanzo occidentale semisconosciuto, nei problemi tecnici di trasmissione (per sei volte non viene rispettata la messa in onda) e nel fatto che la rete NHK era famosa all'epoca per i suoi programmi educativi, generando nel pubblico di allora l'impressione di un prodotto pedante13. Rivalutato giustamente negli anni successivi con le repliche14, Conan il ragazzo del futuro si riscopre forse il manifesto più completo, sincero e riuscito della poetica dell'autore, la sua prima opera davvero "personale" e importante e addirittura tra le più riuscite, degna di competere con gli affermati lungometraggi che realizzerà successivamente, un lavoro che mescola avventura e sci-fi con quel tocco incantato che permette ai bambini di sentirsi grandi e ai grandi di tornare bambini.
Le peripezie di Conan sono un avvincente concentrato di fughe, inseguimenti e scazzottate, dinamiche irresistibili di una vicenda spigliata e ironica, che veicola, con grande, commovente spontaneità, temi forti come la necessità di trovare un equilibrio fra natura e progresso tecnologico, la purezza e l'entusiasmo dei giovani che devono fare da esempio ai disillusi e ipocriti adulti, la creazione di un nuovo tipo di mondo non basato sulle regole del capitalismo selvaggio (addirittura paventando una rivoluzione simil-comunista), e infine come un glorioso futuro debba essere costruito da quelle generazioni di "nuovi uomini", figlie di chi ha conosciuto la guerra e la distruzione. Quest'ultimo è sicuramente il tema più importante dell'opera, e infatti, parlando del romanzo, Miyazaki dirà che il messaggio che lo aveva colpito di più era proprio quello che "alla caduta di qualsiasi grande civiltà prendono sempre il sopravvento dei primitivi, non intesi in termine negativo, ma come persone dotate di una grande forza vitale, piene di salute e che vogliono ricostruire un nuovo mondo. È la loro pulsione vitale che mi ha catturato15". Conan veicola un forte ottimismo in tutte le sue tematiche, che forse suoneranno (e lo sono) sognanti, ma hanno il merito di essere sincere, di riuscire per brevi istanti a convincere davvero lo spettatore, senza fargli la morale con pistolotti artificiosi (come possono essere quelli di alcune opere future), ma coinvolgendolo con divertimento e personaggi simpatici.
Si vive la serie spesso stregati dal carisma straripante di Conan e dalla sua forza sovrumana (indimenticabili le sequenze in cui si aggrappa a cornicioni, fili e bordi usando soltanto le dita dei piedi, o quando solleva massi giganteschi, merito di animazioni stratosferiche e curate come non mai da Otsuka), dalla toccante maturazione della bella e aggressiva Monsley, ufficiale di Industria, e dall’assurdo, egoista, arrogante, ma estremamente esilarante comportamento del capitano Dyce, che cambia bandiera ogni volta ne ha l'occasione. L’affetto che si prova per i personaggi nasce sin dai primi minuti, vuoi per la spavalderia giovanile, vuoi per le posture bizzarre, vuoi per il delizioso, buffo ed espressivissimo chara design, ed è questo a rendere immortale una serie incentrata sui buoni sentimenti e sull’infinita battaglia tra bene e male, permeandola di un’atmosfera magica che la rende curiosa, coinvolgente e suggestiva anche oggi, a distanza di oltre trent’anni dalla prima messa in onda. Tra genuino divertimento, fantasia negli ostacoli quotidianamente affrontati da Conan e compagni e il grande comparto tecnico, la serie trascende la sua età e, per la bontà dei suoi messaggi, è forse tra le opere animate tutt'ora più significative, quelle che sanno infondere il loro ottimismo verso il futuro a qualsiasi nuova generazione di spettatori.
Certi difetti di script non si possono negare (più di una volta la serie procede troppo lentamente come nella parentesi bucolica di High Harbor, l'eccessiva "azione" spesso toglie peso all'approfondimento degli attori, e alcune forzature per mandare avanti la storia rimangono eclatanti), così come sono inevitabili certi buonismi figli della visione sognante di Miyazaki, ma non infastidiscono più di tanto in un quadro generale che permette di assorbire senza dolore queste semplici concessioni a una certa linearità epica, che risultano, se non giustificate, quantomeno perdonabili in questo contesto. Tutti questi nei, infatti, spariscono come neve al sole nelle parti conclusive della vicenda, quando lo spettatore realizza quanto si è affezionato al cast e si commuove inevitabilmente con la poetica puntata finale che li saluta esaltando le morali della storia.
Certi difetti di script non si possono negare (più di una volta la serie procede troppo lentamente come nella parentesi bucolica di High Harbor, l'eccessiva "azione" spesso toglie peso all'approfondimento degli attori, e alcune forzature per mandare avanti la storia rimangono eclatanti), così come sono inevitabili certi buonismi figli della visione sognante di Miyazaki, ma non infastidiscono più di tanto in un quadro generale che permette di assorbire senza dolore queste semplici concessioni a una certa linearità epica, che risultano, se non giustificate, quantomeno perdonabili in questo contesto. Tutti questi nei, infatti, spariscono come neve al sole nelle parti conclusive della vicenda, quando lo spettatore realizza quanto si è affezionato al cast e si commuove inevitabilmente con la poetica puntata finale che li saluta esaltando le morali della storia.
Degnato di una nuova localizzazione italiana, più fedele e adeguata, per una uscita in DVD a opera di Dynit, Conan il ragazzo del futuro è dunque visione consigliata a chiunque, amante dell’animazione o meno, seguace di Miyazaki o no. Siamo al cospetto di un’opera importante, per personaggi, storia e atmosfere, per emozioni e passione (e, non ultimo, per aver indirettamente contribuito, per uno screzio produttivo, a originare nel 1983 la grande serie TV Blue Gale Xabungle): privarsene sarebbe triste. I due film del '79 e dell'84 sono, come prassi dell'epoca, lungometraggi che sintetizzano al cinema l'intera serie televisiva (il secondo, Revival of the Giant Machine Gigant, è uscito come doppia proiezione insieme a Nausicaä della Valle del Vento), mai usciti fuori dal Giappone e neppure mai sottotitolati. Ancor più rimosso dalla memoria collettiva è il "seguito" televisivo ufficiale (teoricamente, visto che non ha alcun punto in comune a parte il titolo) uscito nel 1999, Conan il ragazzo del futuro II: L'avventura di Taiga, realizzato da Nippon Animation senza alcun coinvolgimento di Miyazaki.
Curiosità: il vecchio progetto Kaitei Sekai Isshû verrà resuscitato in ben altre due occasioni, molti anni dopo. Col film Laputa: Il castello nel cielo (1986), nuovamente a opera di Miyazaki, e con la serie televisiva Nadia: Il mistero della Pietra Azzurra (1990), diretta da Hideaki Anno.
Curiosità: il vecchio progetto Kaitei Sekai Isshû verrà resuscitato in ben altre due occasioni, molti anni dopo. Col film Laputa: Il castello nel cielo (1986), nuovamente a opera di Miyazaki, e con la serie televisiva Nadia: Il mistero della Pietra Azzurra (1990), diretta da Hideaki Anno.
(scritto da Simone Corà e Jacopo Mistè)
Voto del Corà: 9 su 10
Voto del Mistè: 8 su 10
ALTERNATE RETELLING
Future Boy Conan (1979; film)
Future Boy Conan: Revival of the Giant Machine Gigant (1984; film)
FONTI
1 Pagina web (in lingua francese) http://mobilismobile.free.fr/oeuvres/fiche.php?id=157, che rievoca con dovizia di particolari la storia del progetto Kaitei Sekai Isshû. La cosa è confermata da Shito (Gualtiero Cannarsi, traduttore ufficiale Lucky Red di tutti i film Ghibli) in un post apparso nel forum Pluschan, dopo che ha conversato con il chara designer Yoshiyuki Sadamoto, nonostante confonda la TOHO con la TV di stato NHK (che effettivamente, anni dopo, rileverà i diritti di Kaitei Sekai Isshû). http://www.pluschan.com/index.php?/topic/717-shingeki-no-bancio-attack-on-bancio/page-32#entry186174. Infine, terza e ultima conferma deriva da pag. 572 di "The Anime Encyclopedia: Revised & Expanded Edition" (Jonathan Clements & Helen McCarthy, Stone Bridge Press, 2012)
2 Mangazine n. 28, Granata Press, 1993, pag. 15
3 Intervista a Hayao Miyazaki pubblicata su Mangazine n. 20 (Granata Press, 1993, pag. 38)
4 Vedere punto 2, a pag. 16
5 Intervista a Junzo Nakajima, produttore della serie, da parte di Bandai, effettuata nel 1990 e riportata su Mangazine n. 28 (pag. 19)
6 Come sopra
7 Come sopra, a pag. 20
8 Vedere punto 2, a pag. 16
9 Vedere punto 5
10 Vedere punto 2, a pag. 16
11 Vedere l'intervento di Shito riportato nel punto 1
12 Media di tutti gli indici di ascolto pubblicati su Mangazine n. 28 (pag. 17-19)13 Vedere punto 2, a pag. 16-17
14 Come sopra
15 Intervista a Miyazaki pubblicata su Mangazine n. 28 (pag. 22)
7 commenti:
lo ricordo, lo davano su MTV ai tempi... Ma ero piccolo, ho visto diverse puntate "sperdute". Dopo la tua positiva recensione approfondirò di certo! :)
Visto anch'io in maniera scomposta e disordinata da piccino, ne ricordavo giusto la sigla.
Era imperdonabile non recuperarlo. :)
un capolavoro, ne ho un ricordo stupendo ^_^
Hai notato che quella specie di tinozza volante su cui viaggia Lepka è molto simile a quella che si vede in Nausicaa quando trasportano il cucciolo di mostrotarlo ferito ^^
Gran prodotto, da cui poi M. deriverà Laputa e Anno Nadia (i cattivoni super-tecnologici, la possibilità di produrre energia dalla protagonista e altri spunti).
ho la serie in dvd, me lo avevano regalato, sinceramente da piccolo non lo vedevo sempre (troppo serio) ma più o meno me lo ricordavo...da persona matura non lo si può non considerare da 10
Anch'io ricordo di non averlo mai apprezzato davvero da piccolo, tutt'altro, è sicuramente un'opera che si può godersi solo quando si è più grandicelli. :)
Visto da bambino, pietra miliare della mia infanzia.Rivisto in altri momenti della mia vita, resta una mitica avventura profondamente poetica, avvincente, divertente ed educativa.Forse, quello che sono oggi, lo devo anche a Conan.
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