venerdì 17 settembre 2010

Recensione: Eiyuu Gaiden Mozaika

EIYUU GAIDEN MOZAIKA
Titolo originale: Eiyuu Gaiden Mozaika
Regia: Ryousuke Takahashi
Soggetto: Ryousuke Takahashi, Norio Shioyama (basato sul loro romanzo originale)
Sceneggiatura: Ryoe Tsukimura
Character Design: Norio Shioyama
Musiche: Kaoru Wada
Studio: Studio DEEN
Formato: serie OVA di 4 episodi (durata ep. 29 min. circa)
Anno di uscita: 1991


Nel magico mondo di Mozaika sono calate le tenebre da quando il saggio sovrano Sazara è stato plagiato dal sacerdote Karumaharu, divenendo spietato tiranno. Il valoroso guerriero U-Dante, fedele al suo sovrano anche in questo momento, tenta di farlo tornare in sé, ma per questo sarà condannato a morte. Dieci anni dopo suo figlio, U-Taruma, divenuto anch'esso un prode guerriero, decide di vendicarlo...

È cosa risaputo, in animazione il fantasy raramente brilla. Escluse saghe come quelle di Slayers, Lodoss Wars e Rayearth, comunque derivative da light novel, manga o videogiochi, sono ben pochi gli esponenti nati su celluloide capaci di convincere. Per questo non si può che partire con aspettative bassissime nei riguardi di Mozaika, sconosciuta miniserie OVA del 1991 a cura dell'accoppiata Takahashi/Shioyama, celebri per la grande saga sci-fi di Votoms ma anche dietro il semplicistico Galient. Ed è una volta tanto un errore felice, perché Mozaika, tratto dal romanzo omonimo da loro stessi scritto e illustrato, pur con uno spunto di partenza debole si rivela opera di quelle pregevoli, di quelle che non ci si aspetterebbe mai.

L'impatto iniziale è tra i peggiori, colpa di un incipit che definire abusato è dir poco: il solito eroe invincibile che si carica sulle spalle il destino di vendicare l'eroico genitore sconfiggendo il perfido mago/sacerdote dietro la degenerazione del sovrano. L'episodio iniziale fa presagire orrori nella consueta lentezza registica di Takahashi, nella banalità del soggetto, nell'inquietante, corposo numero di personaggi rapportato alla durata delle sole quattro puntate che compongono la serie. Forte è la tentazione di abbandonare subito la visione, ma se si riesce a sopportare un primo episodio particolarmente insignificante notevoli saranno le sorprese dietro i successivi. Sufficientemente diretto e animato e illustrato dal bellissimo, tipico tratto di Norio Shioyama, Mozaika è passatempo abbastanza ordinario per 3/4 di durata, salvo esplodere in un finale inimmaginabile. Non vi è dubbio che l'intreccio si giostri tra svariati clichè (tra principesse rapite, cavalieri oscuri, divinità gigantesche con cui allearsi, alleati dal passato tragico e ogni genere di stereotipo, proprio lo Sword and Sorcery medio) scorrendo via senza troppe pretese, e si avverte, oltretutto, la sensibile velocità con cui viene spalmato per stare tutto in sole quattro parti. Però, a dispetto però delle ambizioni troppo alte (davvero esagerato il numero di componenti del cast), il piacere con cui si guarda Mozaika non viene mai meno: il suo merito è di non essere mai troppo prevedibile negli sviluppi narrativi.

La  vicenda portante rimane banale, ma convince il modo in cui sono tratteggiati i vari personaggi: poco più che abozzati ma ben integrati nella trama, coi giusti tempi, personalità scolpite da dialoghi essenziali ma ben dosati, che trasmettono loro quel carisma necessario a soffrire per una loro eventuale dipartita. A fronte di un soggetto vetusto Mozaika può così bearsi di un ottimo lavoro di sceneggiatura, che intreccia con calma, nei suoi primi tre atti, numerose sottotrame facendo muoverere svariati gruppi di personaggi, salvo farle confluire tutte nel finale in un'epica, sanguinaria battaglia degna dei migliori bloodbath di Yoshiyumi Tomino, una carneficina cupa e splatterosa dove morti ed emoglobinina scorrono a fiumi facendo trionfare una drammaticità teatrale che lascia il segno, raggiungendo vette di una certa epicità. Così turbato da una simile violenza, o meravigliato dalla capacità di trasmettere emozioni così forti in circa due ore totali di durata, lo spettatore è così esaltato da dimenticare la velocità esagerata con cui si accavallano avvenimenti su avvenimenti portando a tale mattanza.


Non c'è dubbio che il quarto episodio, pur nella sua tragicità, rappresenti un'occasione parzialmente sprecata: il ritmo è fin troppo frenetico e il finale rimane lasciato in sospeso, ma, visto come Takahashi riesce a far quadrare quasi tutti i conti, dando una conclusione a 3/4 della storia e suggerendo l'idea di aver utilizzato adeguatamente un cast di oltre dieci personaggi in così pochi spazio, la sensazione finale è di vedere in Mozaika un'opera sì incompleta, ma a suo modo geniale. Risultando facile far pensare che, con un episodio in più per chiudere tutto, si parlerebbe addirittura di un signor lavoro.

Viste le premesse di partenza Mozaika si rivela, in definitiva, un fantasy degno di visione, di ottimo livello se non fosse tronco. Peccato sia così poco sconosciuto e trascurato dal mondo, perché questi quattro episodi dall'aspetto grafico così vintage nascondono ben più di un'emozione, dimostrando come in questo campo Ryousuke Takahashi ha, nonostante l'anonimità di Galient, ben più di un'idea degna di essere raccontata nel genere. Proprio per questo è un peccato che la sua esperienza con esso termini qui. Da recuperare.

Voto: 7 su 10

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