venerdì 20 gennaio 2012

Recensione: Panda! Go, Panda!

PANDA! GO, PANDA!
Titolo originale: Panda Kopanda
Regia: Isao Takahata
Soggetto & sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Character Design: Yoichi Kotabe
Musiche: Masahiko Sato
Studio: Tokyo Movie Shinsha
Formato: mediometraggio cinematografico (durata 30 min. circa)
Anno di uscita: 1972
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Dynit


La tenera Mimiko, dopo aver accompagnato la nonna a prendere il treno per una gita, è sola in casa. Tornata alla sua abitazione, l'attende una sorpresa: vi hanno trovato rifugio due panda, un piccolo e il gigantesco padre. Innamoratasi di loro a prima vista, la piccola decide di viverci insieme, senza immaginare i guai che ne deriveranno...

A inizio 1972 Yutaka Fujioka, presidente dello studio Tokyo Movie Shinsha, e il suo dipendente Hayao Miyazaki sognano di creare una loro personale versione animata di Pippi Calzelunghe: dopo aver fatto realizzare degli schizzi preparatori dal chara designer Yasuo Otsuka, volano in Svezia per comprarne i diritti dall'autrice Astrid Lindgren. Purtroppo non c'è verso di convincerla, il suo no è categorico, e questo rappresenterà per sempre un sogno infranto per i due1 (soprattutto per il secondo, che continuerà a ritentarci anche molti anni dopo, dopo aver ottenuto fama e onori con i film della Ghibli, ma sempre senza riuscirci2). Miyazaki quindi si rassegna, insieme a Isao Takahata, a prendere le redini della serie TV Lupin the 3rd, iniziata qualche mese prima, sostituendo il precedente regista Masaki Ohsumi. Nello stesso periodo, l'arrivo di due panda allo zoo di Ueno, Ranran e Kankan, donati al governo giapponese dalla Cina in via diplomatica, diventa un evento fantasmagorico per i bambini giapponesi di quell'anno: impazza ufficialmente la panda-mania e migliaia di infanti, da un po' tutto l'Arcipelago, costringono i loro genitori a portarli a Tokyo. Gli studi d'animazione colgono la palla al balzo: nella serie La maga Chappy, iniziato a marzo, Toei Animation sceglie come mascotte-aiutante della maghetta protagonista proprio un piccolo panda, mentre Tokyo Movie Shinsha a fine anno proietta, all'interno della rassegna Toho Champion Matsuri (in doppia visione con un film di Godzilla!), un mediometraggio commemorativo3. Lo fa grazie a un'intuizione di Miyazaki, che, scritta un'avventura per i simpatici bestioni, ne affida la regia a Takahata e come design della protagonista Mimiko si toglie lo sfizio di usare quello di Pippi, riciclando i precedenti, scartati schizzi preparatori. Il lavoro, quindi, otterrà un buon successo4 e sarà curiosamente tramandato ai posteri come un Totoro ante litteram, trovando nelle buffe facce del grosso panda protagonista le stesse espressioni beote e l'identico ruolo che saranno rivestiti dall'ingombrante eroe del celebre lungometraggio Ghibli che Miyazaki filmerà nel 1988.

Alla fine, nonostante la curiosità verso il primo film interamente scritto da Miyazaki e rivendicato da lui con orgoglio (concepito pensando di mostrarlo al figlio che era appena nato5) non è che ci si possa dilungare molto su un mediometraggio senza pretese dalla durata di poco più di mezz'ora, rivolto esclusivamente a un pubblico molto piccolo. Panda! Go, Panda! (al di là del titolo ufficiale internazionale, in originale sarebbe Panda piccolo panda) è una storiella più o meno apprezzabile di animali dalle espressioni kawaii e della spensierata protagonista di 5/6 anni, che come in un sogno li accudisce nella sua casa, facendone un nucleo familiare che rimpiazza la famiglia scomparsa prematuramente. Occasione per una orecchiabile canzoncina a tema ripetuta svariate volte, gag bambinesche ambientate a scuola (immancabile Mimiko che cerca di nascondere il piccolo panda dai suoi compagni di classe), salti e piroette qua e là della protagonista e il classico tema dell'insensibile mondo adulto che le vuole togliere i suoi adorati animali, anche se nel contesto di atmosfere così scanzonate e irreali da configurarsi come un onesto divertissement senza particolari pretese di serietà.


Nulla di eclatante e nessuna prova prova d'autore per Takahata e Miyazaki, ma il film si lascia vedere, la sua breve durata è un valore aggiunto e può interessare i fan del suo creatore, appunto, come prototipo di Totoro. Peccato per una cura grafica abbastanza piatta e una realizzazione tecnica solo sufficiente (tenendo conto che si parla Tokyo Movie Shinsha, era auspicabile attendersi qualche yen in più), risulta evidente che neanche i suoi creatori nutrissero chissà quali ambizioni. L'anno dopo, Tokyo Movie Shinsha concede il bis con Il circo sotto la pioggia.

Voto: 6 su 10

SEQUEL
Panda! Go, Panda! Il circo sotto la pioggia (1973; film)


FONTI
1 Questi retroscena provengono dal libro "The Art of Emotion: Il cinema d'animazione di Isao Takahata" di Mario A. Rumor, Cartoon Club, 2007, pag. 147 e 317
2 Mangazine n. 20, Granata Press, 1993, pag. 51
3 Questi retroscena provengono da pag. 62 di "Anime al cinema" (Francesco Prandoni, Yamato Video, 1999)
4 Come sopra
5 "The Art of Emotion: Il cinema d'animazione di Isao Takahata", pag. 148

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