mercoledì 22 febbraio 2012

Recensione: Cutie Honey

CUTIE HONEY
Titolo originale: Cutie Honey
Regia: Tomoharu Katsumata
Soggetto: Go Nagai
Sceneggiatura: Masaki Tsuji, Keisuke Fujikawa, Susumu Takaku
Character Design: Shingo Araki
Musiche: Takeo Watanabe
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 25 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1973 - 1974


La bella Honey Kisaragi non crede ai suoi occhi quando una sera, tornando a casa, scopre che suo padre, geniale scienziato, è appena stato ucciso dall'organizzazione criminale Panther Claw. Poco dopo apprenderà ulteriori, scioccanti rivelazioni: gli sgherri stavano cercando nell'abitazione una rivoluzionaria invenzione, il Condensatore Molecolare, che permette al possessore di riunire gli atomi dell'atmosfera per creare qualsiasi cosa, ma soprattutto che - cosa più importante - quel dispositivo risiede proprio nel suo corpo da cyborg, in quanto costruita amorevolmente dal genitore per fargli ipoteticamente da figlia. Desiderosa di vendicarlo, Honey diventa presto la Combattente dell'Amore, Cutie Honey, usando il Condensatore per assumere svariate fattezze con cui infiltrarsi nelle basi di Panther Claw e poi sconfiggerne i capi...

Insieme a DevilMan e a Mazinger Z, Cutie Honey rappresenta splendidamente, ancora una volta, l'ennesima carica di innovazione Settantina di Go Nagai: traghettatore in animazione non solo dell'horror splatter, non solo del genere robotico, ma anche, in questo caso, dell'ecchi (le strizzatine d'occhio pruriginose in ambito di tette, culi, mutandine e ogni carnoso ben di Dio che fa capolino oggi nella stragrande maggioranza di manga/anime commerciali), di cui è felice esteta e raffinato precursore (nonostante il primato andrebbe rivendicato dal manga, sempre suo, La scuola senza pudore del 1968, tuttavia all'epoca confinato solo su carta, privo di un adattamento TV), e di una specifica, nota categoria del majokko che sarà conosciuta al grande pubblico solo negli anni '90. Dopo il successo di pubblico di DevilMan (1972) e quello galattico di Mazinger Z (id.), nei primi anni '70 Toei Animation non può che pendere dalle labbra dell'autore, soggettista di serie televisive che si rivelano sempre incredibili boom di ascolti, che siano da fascia serale o pomeridiana: decide quindi di coinvolgerlo sempre maggiormente nella creazione di ulteriori opere, che facciano parlare sempre più di sé. Finisce quindi che, in piena trasmissione di Mazinger Z sul canale Fuji TV, nel dicembre 1973 debuttino quasi in contemporanea due nuovi titoli dell'autore, uno sempre su Fuji TV e uno su NET, purtroppo mai arrivati in Italia rispetto ai Mazinghi e ai Uomini Diavolo: la sconosciuta horror comedy Dororon Enma-kun (ci si consola col manga, da noi pubblicato da Hikari) e, appunto, Cutie Honey, nato dalla richiesta a Nagai di progettare un anime erotico1. Almeno quest'ultimo può essere oggi finalmente riscoperto anche in occidente, rivelandosi anche al pubblico internazionale come la gemma straordinaria che è stata in quegli anni; quell'unico, a mio parere, vero e grandissimo capolavoro mai uscito dalla collaborazione tra Toei e Nagai, la cui visione si può tranquillamente definire un obbligo morale per qualsiasi spettatore, non solo tra gli archeologi del vintage ma anche quelli odierni.

Honey Kisaragi e la famiglia Hayami che l'accompagna nelle sue avventure (il reporter Seiji, innamorato di lei, e due personaggi già visti nel manga del 1969 La famiglia Abashiri che rivivono qui con un nuovo nome, ovvero il precoce fratellino Junpei e l'assurdo padre/ninja Danbei, quest'ultimo pronto a tornare anche nel '75 nell'anime Ufo Robot Grendizer) viaggiano per il Giappone e il mondo, trovandosi ogni volta ad affrontare gli uomini di Panther Claw inviatigli contro dalla perfida Sister Jill, invischiati in qualche crimine e interessati a rubare il Condensatore Molecolare custodito nel corpo dell'eroina per usarlo a scopo di lucro. Usando la rivoluzionaria invenzione, Honey li sconfigge ogni volta ingannandoli con mille costumi e sembianze (Cowboy Honey, Fancy Honey, Hurricane Honey, Misty Honey, etc.), ciascuna dotata di armi e abilità diverse. Infine, al termine di ogni battaglia che la vedrà automaticamente uscire vincitrice, la ragazza chiude la questione infilzando in duello il generale nemico con il suo micidiale fioretto, questo dopo dopo aver assunto le fattezze di Cutie Honey, la splendida Combattente dell'Amore, mediante una memorabile sequenza di trasformazione in cui rimane completamente nuda per un secondo (idea tanto porcellosa quanto geniale di Nagai2 per sconvolgere l'audience e contribuire a un rapido passaparola tra i telespettatori).



Come i predecessori, è inevitabilmente basato sul ripetitivo canovaccio tokusatsu anche Cutie Honey, non potrebbe essere altrimenti, ma nonostante questo di capolavoro si tratta ugualmente, avveniristico non solo nel creare la prima eroina trasformista nata per il pubblico femminile ("anche le bambine, così come amano cambiare i vestitini delle loro bambole, sicuramente hanno un profondo interesse per il tema dei supereroi metaformici", Nagai docet3); non solo nel portare per la prima volta sugli schermi casalinghi il fanservice sessuale (gli slip molto spesso inquadrati della bella ragazza, le incredibili palpatine nella famosissima, scoppiettante opening, le maliziose scene di accenno di nudo); non solo nel coniare il primo, storico esponente di quel genere delle "maghette combattenti" che risalterà vent'anni dopo con Sailor Moon (nato proprio da un suo progetto, abortito all'ultimo secondo, di remake); non solo nello stupire la società rigidamente maschilista giapponese dell'epoca con un graffiante eroe d'azione popputo; ma anche, e questo è il suo merito più incredibile, nel riuscire a catalizzare l'attenzione e a non annoiare mai anche oggi. Anche se risale al 1973, anche se tutte le puntate sono uguali, anche se l'umorismo è, come di norma, estremamente infantile e porcelloso, anche se i personaggi non hanno alcuna profondità, anche se la trama, per la sua imbarazzante semplicità, ancora una volta è come non fosse pervenuta.

Honey si trasforma, salta da un lato all'altro dello schermo, combatte con la sua spada, danza, suona, corre in moto, e spara: da terra, in volo, davanti a un muro, su un trapezio sospeso a mezz'aria, dentro un sottomarino, sott'acqua, in un aereo. Non sta mai ferma, sempre contagiosa nella sua vitalità, sempre pronta a ridicolarizzare lo stereotipo del sesso debole umilando i suoi aiutanti maschili pasticcioni, e in ogni puntata (seguendo il copione di un qualsiasi episodio di Honey West, serial americano degli anni '60 e principale ispirazione di Nagai nel creare la storia4), dopo aver brevemente indagato, scopre e abbatte gli emissari di Panther Claw con modalità diverse, con travestimenti variegati e combattimenti dalla coreografia immancabilmente rinnovata e spettacolare; sempre indossando, dopo la già seducente trasformazione, quella fantastica, provocante tuta rossa in latex che innalza il suo sex appeal e tasso erotico della storia a vette irraggiungibili. La solfa è sempre la stessa, vero: lei è invincibile e non c'è mai speranza per Panther Claw di sconfiggerla, ma le modalità con cui lo si ribadisce sono sempre più creative, sommandosi  al carisma dato da quegli elementi di contorno che si riveleranno altrettanto fondamentali nella popolarità della serie. Perché, prima di qualsiasi altra cosa, Cutie Honey è manifesto perfetto, sincero e frizzante, di un'epoca, quella degli anni Settanta, unica e irripetibile. Gli anni del beat e del pop/rock psichedelico, dei pantaloni a zampa d'elefante, e specialmente delle nuove tendenze del linguaggio grafico.

Gli eroi vivono le loro avventure in un mondo da favola dove arredamenti, elementi del paesaggio e ambientazioni si presentano sotto alienanti forme stilizzate (cerchi, triangoli isosceli, rettangoli etc.) che strizzano l'occhio all'astrattismo, alla minimal art e ai movimenti artistici del periodo. Si tratta di uno spettacolo suggestivo e ipnotico, caratterizzato da colorazioni epilettiche e mischioni cromatici che drogano lo spettatore catapultandolo nei deliri di Andy Warhol, il tutto forse ispirato dal design artistico similare di Miracle Girl Limit-chan, altro majokko che inizia un paio di settimane prima sullo stesso canale e appena un'ora e mezza prima. Interessante aprire una parentesi sul fatto che al posto di Limit-chan in quell'orario doveva esserci proprio Cutie Honey, che solo all'ultimo istante sarebbe stata spostata alle 20:305 (fascia di trasmissione per persone adulte) diventando quindi ancora più "oltraggiosa": per tale motivo è difficile dire quale delle due abbia influenzato l'altra nella scelta di fondali così particolari e caratteristici. Sia quello che sia, basterebbero questi ultimi da soli a garantire l'immortale carisma della serie, ma c'è anche altro. Da assuefazione uditiva le sonorità prog rock Seventies, pronte a immergere lo spettatore nelle atmosfere di un film di spionaggio, e mediamente pregevolissime le animazioni, in più di un episodio addirittura superlative per fluidità e senso di deliziosa artigianalità. Soprattutto, indimenticabili sono i disegni: in quell'anno, Cutie Honey è l'opera più importante, insieme al contemporaneo Babil Junior, nel dare fama a Shingo Araki. Il caricaturale design originale di Go Nagai, di derivazione comica, rivive in tutte le sue volute sproporzioni tratteggiando personalità bizzarre e deformi, ma nell'avvenente figura femminile di Honey un giovane Araki trova quell'eleganza, dolcezza e malizia che rendono famosissimo il suo nome in madrepatria. Nonostante, quindi, ascolti ottimi ma non superlativi come Mazinger Z, negli anni l'opera diverrà sempre più popolare fino a entrare nella leggenda, pronta e venire adorata da ogni target: dai maschi, che seguono per la prima volta il majokko perché innamorati dalla sexy eroina (stracult la scena della trasformazione), e soprattutto dalle ragazze, che ne faranno un immortale feticcio di cosplay6 e karaoke7 (l'iconicissima sigla di apertura).

Di sicuro qualcuno potrebbe obiettare su un voto così alto dato a una serie che, dal punto di vista narrativo, è il nulla esattamente come i robottoni nagaiani, concludendosi addirittura con un finale aperto per motivi che presto conosceremo. Bisogna, in verità, solo mettersi nella predisposizione giusta per apprezzarla, perché gli elementi di valore Cutie Honey, che definiscono la sua eccellenza, sono principalmente tecnici ed estetici: la serie è da amare, visceralmente, dal punto di vista squisitamente contemplativo. Ci si droga col suo Technicolor sgargiante, i disegni bellissimi, i fondali artistici e le animazioni spesso eccellenti. Tutto un altro mondo, rispetto ai grezzi disegni di Mazinger Z e compagnia bella e al loro modesto budget. Impossibile cercare profondità nella storia, un intreccio articolato, o aspettarsi intermezzi sentimentali credibili, personalità forti, umorismo da sbellicarsi dal ridere: l'opera, in piena linea con lo spirito action degli anni e fedele al senso dell'umorismo goliardico e sporcaccione di Nagai (anche se sicuramente più castigato del manga action-softcore che l'autore disegnerà in contemporanea) è un gioco ripetitivo dove la trama non avanza mai, una barzelletta d'autore con una simpatica e teatrale protagonista, effetti speciali, una durata non esagerata (anche se  non per volontà di Toei, come vedremo) e disegni stratosferici, merce rara in quest'odierna epoca di omologazione dove si sono estinti chara designer di razza e l'aria dei Seventies se la sono dimenticata quasi tutti. Parliamo di una gemma del passato che si apprezza, se possibile, ancora più oggi di ieri, e che, come nella migliore tradizione nagaiana, ha generato così tante polemiche, da parte di comitati di genitori moralisti nei riguardi del suo erotismo, da essere chiusa anticipatamente dopo sole 25 puntate8 per evitare ulteriori problemi; questo nonostante, come DevilMan prima di lei (in quello stesso canale e nello stesso orario), alla fine "doveva" essere così "scioccante" per rubare ascolti alla rete TBS e al suo famosissimo programma "ammiraglio" Sono le 20! Tutti davanti alla TV!9 (e infatti il suo share  medio dell'8-10%10, contestualizzato alla luce di questi fatti, rimane anche stavolta un bel risultato). Nagai osò (come sempre) troppo, e Dio lo benedica per questo.


Curiosità: il misterioso "film" di Cutie Honey del 1974 è il semplice episodio 12 (The Eternal Red Pearl) riadattato al maxi schermo, proiettato al Toei Manga Matsuri del 16 marzo 1974. La bella Cutie Honey appartiene ufficialmente alla continuity del Nagaiverse televisivo, nonostante non sia mai apparsa nei vari team up cinematografici tra robottoni: è uno dei protagonisti assoluti del manga Dynamic Heroes (2004), che funge da ufficiale conclusione alle serie animate Cutie Honey, DevilMan, Grendizer e Getter Robot G (1975).

Voto: 9 su 10

PREQUEL
DevilMan (1972-1973; TV)
Mazinger Z (1972-1974; TV)
Mazinger Z contro DevilMan (1973; film)
Mazinger Z: Appare Ghost Mazinger (1974; film)
Mazinger Z contro Dr. Hell (1974; film)

SEQUEL
Cutie Honey (1974; film)
Getter Robot (1974-1975; TV)
Getter Robot (1974; film)
Great Mazinger (1974-1975; TV)
Great Mazinger contro Getter Robot (1975; film)
Getter Robot G (1975-1976; TV)
Great Mazinger contro Getter Robot G: Violento scontro nei cieli (1975; film)
Ufo Robot Grendizer (1975-1977; TV)
Ufo Robot Grendizer (1975; film)
Ufo Robot Grendizer: Confronto al rosso sole del tramonto (1976; film)
Ufo Robot Grendizer contro Great Mazinger (1976; film)
Great Mazinger, Getter Robot G e Ufo Robot Grendizer contro il Dragosauro (1976; film)

ALTRO
Cutie Honey la Combattente dell'Amore (1994-1995; serie OVA)


FONTI
1 Volume "Cutie Honey: The Origin", "Postfazione (Go Nagai)", J-Pop, 2016
2 Go Nagai, "Go Museum", "Cutie Honey (Parte 1)", d/visual, 2007
3 Volume 1 di "Cutie Honey '21", "Go Club", d/visual, 2004
4 Vedere punto 1
5 Wikipedia giapponese di "Miracle Girl Limit-chan"
6 Vedere punto 2
7 Come sopra
8 Mangazine n. 21, Granata Press, 1993, pag. 36
9 Vedere punto 3
10 Si veda la seguente pagina web, proveniente dal sito ufficiale (in lingua giapponese) "The World of Go Nagai". www.mazingerz.com/ANIME/TVdevilman.html

11 commenti:

Gundamaniaco ha detto...

Ma...sono solo 25 episodi??
Ero convinto fossero molti di più!
Vidi qualche episodio su Youtube e devo dire che non mi dispiace per niente, di sicuro da piccino l'avrei seguìto!
Un vero peccato che questa serie non sia stata importata in Italia negli anni '80, come avvenuto per gli altri titoli Toei/Nagai.
Mancava praticamente solo questo (per ricreare il gruppo di Dynamic Heroes), episodi inediti dei "cugini" nagaiani a parte. E di sicuro nessuno mai lo importerà e doppierà oggi, per cui resterà per sempre una lacuna nel nostro paese. :(

Jacopo Mistè ha detto...

Hai assolutamente il dovere morale di recuperarlo. Se è piaciuto da morire a me che non reggo il tokusatsu anni 70 a te farà sicuramente impazzire, quasi di sicuro anche a Davide :)

So che la lingua inglese può essere un ostacolo, ma in questo caso è abbastanza elementare e chiunque può riuscire a capirlo. Davvero, vale ogni minuto del tuo tempo :)

Gundamaniaco ha detto...

Vedo di recuperarlo allora.
Se ho visto tutto Gundam ZZ sottotitolato in inglese (e non sai quanto ne sono felice, maledetti Starsubber lentissimi! :D ), posso vedere anche questo.
E poi 25 episodi non sono tanti. ;)

NINO ha detto...

Ah, bè. Mi citate nelle note. :) Grazie! :) Le similitudini sono evidenti: prendete Sailor Venus, che è la prima delle sailor, guardatela bene e pensate ai suoi poteri, alle sue trasformazioni... Insomma... La somiglianza è palese. ;)

Jacopo Mistè ha detto...

Io porrei l'evidenza anche sulle donne-mostro affrontate da Usagi che sono un clone palese di quelle di Cutie Honey, sulla scena "vedononvedo" della trasformazione in Sailor Moon ispirata all'Honey Flash, al "io sono la guerriera della luna" e "io sono la combattente dell'amore!", e infine ai poteri della Moon Pen della prima serie che permettono ad Usagi, come a Cutie Honey, di assumere qualsiasi fattezza.

:)

Comunque grazie a te di avermi fornito una fonte autorevole da inserire, e per l'aver letto la rece :)

Unknown ha detto...

quando capirete che le vere icone femminili sono rappresentate da donne che soffrono, che patiscono per le discriminazioni e violenze subite e non queste eroine invincibili (ovviamente sempre bellissime con gli occhi grandi, i nasini perfetti "all'insù" ed il volto di una forma rotonda e regolare), qui tra l'altro rappresentata spesso ad uso e consumo della lascivia maschile visto il continuo "fanservice"... assolutamente da superficiali spacciare questa serie come un esempio di femminismo, e lo dico avendo apprezzato persino gli ova legato a questo brand; guardatevi ad es. "Wanda" di Barbara Loden, se volete apprezzare una figura femminile sofferente ed autentica, non ammiccante e necessariamente vittoriosa.

Jacopo Mistè ha detto...

Ti sfugge il senso che questa serie è nata nel 1973, epoca in cui la società giapponese era rigidamente maschilista (molto più di oggi), e soprattutto che apparteneva al genere action, genere da sempre "maschile" per definizione. Prova a immaginare le due cose messe insieme e il fatto che l'eroe era, per la prima volta, femminile, e umiliava in ogni puntata i suoi colleghi del "sesso forte". Trovo molto più superficiale soffermarsi sul corollario di fanservie erotico, agitandolo come un risibile spauracchio, piuttosto che andare più in profondità analizzando questo contesto rivoluzionario (che solo un autore provocatore come Go Nagai poteva ideare).

Unknown ha detto...

ah certo, il concetto alla base di una giovante attraente tettona e dai lineamenti perfetti, che quando si trasforma arriva pure a mostrare la vagina non ha proprio nulla a che vedere col maschilismo di cui parli... altro fulgido esempio di pura genialità Nagaiana eh? Non ci aveva pensato nessun altro dall'altra parte del globo a creare un'eroina sessualmente ammiccannte ed invincibile... 'sto Nagai, sempre un passo avanti eh (lo dico da ammiratrice di Devilman e Shutendoji).
Sicuramente gli adolescenti si piazzavano davanti al televisore per vedere la protagonista sbeffeggiare ogni tanto le controparti maschili, tra l'altro con un'ingenuità da bambinetta. Non discuto l'importanza storica della serie per quanto concerne l'ispirazione che apporterà ad altri prodotti, e anche per la qualità di alcuni aspetti tecnici/artistici (Araki è stato un maestro si sa), ma non è la prima volta che leggo di questa serie come un piccolo esempio di emancipazione televisiva femminile, idea che personalmente trovo ridicola, persino in Giappone, che pure in quel periodo godeva di opere filmiche d'essai superbe con ruoli femminili ideati per conferire loro rispetto e dignità... ma poi "sesso forte" e "gentil sesso" che espressioni sono? Non siamo più alle elementari.

Jacopo Mistè ha detto...

Per carità, è nel tuo diritto reputare ridicole queste innovazioni dissacranti, ma il fatto che lo pensi non vuol dire necessariamente che lo siano.

Trovo abbastanza avvilente pensare che il connubio sesso/nudità, se accostato a una donna, significhi per più di qualcuno unicamente cattivo gusto, mercificazione del proprio corpo, degradazione della femmina etc, tralasciando la bontà di un'innocente malizia, di un elegante erotismo (solo i maschi scrivono/dirigono film erotici? Non penso proprio), o anche solo di contenuti o implicazioni dietro (in questo caso specifico, Cutie Honey è uscito nel 1973, quando la società nipponica era DIVERSISSIMA da oggi e assai meno accomodante verso la donna, in questa sta la sua carica riivoluzionaria più importante, oltre all'anticipare Sailor Moon).

Comunque non ho altro da aggiungere all'argomento. Grazie in ogni caso per i commenti e per la lettura.

Unknown ha detto...

ho apprezzato persino la protagonista di Deadly Weapons diretto da Doris Wishman, non mi si può certo tacciare di moralismo, certamente mai penserei di accostarla ad un qualche movimento emancipativo, se non per il fatto che sia stata una donna a dirigerlo; io credo ti manchi proprio una certa cultura del rispetto, e forse la lettura di alcuni pilastri del femminismo come ad es. Il mito della bellezza di Naomi Wolf. Nagai altro non ha fatto che seguire un canovaccio già abusato persino all'epoca e questo per logiche di mercato, mentre il disegno, di una ricercata eleganza, ne lima solo un poco la basica rappresentazione; non risulta ancora oggi presentabile un'eroina dall'involucro "comune" che combatte contro i cattivoni, di certo non c'è stata questa grande evoluzione, ed il fatto che questa seria abbia contribuito a sdoganare il fanservice non lo citerei tra i punti a suo favore... grazie a te per il tempo dedicatomi.

Anonimo ha detto...

Personaggio da me assai amato, in tutte le sue "incarnazioni". Nonostante la candida malizia e la destinazione a un pubblico adolescenziale, vi ravviso dei significati "esoterici". Certamente involontari e molto nipponici.

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