giovedì 12 aprile 2012

Recensione: Another

ANOTHER
Titolo originale: Another
Regia: Tsutomu Mizushima
Soggetto: (basato sul romanzo originale di Yukito Ayatsuji)
Sceneggiatura: Ryou Higaki
Character Design: Noizi Ito(originale), Yuriko Ishii
Musiche: Kô Ôtani
Studio: P.A. Works
Formato: serie televisiva di 12 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anno di trasmissione: 2012

 
Appena trasferitosi nella città di Yomiyama, Koichi Sakakibara si ritrova a studiare nella classe 3-3 delle scuole superiori locali. Conosce la bella e misteriosa Mei Misaki, dall'inquietante occhio sinistro bendato, scoprendo di essere l'unico, tra i suoi compagni, che sembra in grado di vederla. In verità lei non è un fantasma: gli studenti fanno finta non esista, come rimedio per combattere una terrificante maledizione che da quasi trent'anni porta, ogni mese, uno della classe a perire di morte orribile...

Fa sempre piacere guardare una serie televisiva horror, sopratutto pensando al numero di produzioni non certo elevatissimo che l'industria animata del Sol Levante dedica ogni tanto a uno dei generi più ancestrali ed evocativi. Esclusa l'inquietante saga di Higurashi no naku koro ni, però, sono davvero pochi i titoli da ricordare in ambito di mystery psicologico/raccapricciante, e per questo non si può non accogliere favorevolmente una storia come Another, a opera di quel Tsutomu Mizushima che ormai ha legato il nome al comico più demenziale e all'horror, due facce apparentemente opposte ma legate dal suo gusto personale per storie che fanno dell'eccesso la loro bandiera. Basato sul romanzo originale di Yukito Ayatsuji, 700 pagine che nel 2009 rappresentano un best seller in Giappone (originando anche una miniserie manga giunta anche in Italia per Star Comics), Another torna a parlare di adolescenti inquieti che, in spregio al politically correct, sono lentamente massacrati, spesso fatti a pezzi, da una terribile maledizione su cui il giovane protagonista deve indagare.

Certo, con un incipit simile, che sembra urlare Higurashi, viene spontaneo avanzare qualche effettivo dubbio sulle influenze della storia originale, e i primi episodi di presentazione allo scenario contribuiscono in tal senso. Abbastanza sui generis e non particolarmente interessanti, ricordano fin troppo l'opera di Studio DEEN: un protagonista anonimo alla lenta scoperta di un terribile mistero che da anni si ripete con innumerevoli morti; una ragazza (sempre moe, come il trend modaiolo insegna) che ne sa tante ma non si vuole sbottonare mai; compagni di classe che nascondono un inquietante segreto. Mancano però la cattiveria e il senso di oppressione di Higurashi, e il chara design fighetto non aiuta a enfatizzare un'atmosfera orrorifica fin troppo patinata. Sopratutto, e questo è forse il peggior neo di Another, la sospensione all'incredulità è messa a durissima prova fin dall'inizio, con questa cittadina dove da trent'anni muoiono gli alunni di una singola classe delle superiori e NESSUNO, della tv o della polizia, pensa possa esserci una correlazione tra di loro. Questo il peccato capitale che impedisce di prendere troppo sul serio la storia, ed è davvero triste perché non mancano, col prosieguo della visione, né idee favolose né momenti da brividi.


Se inizialmente il buon ritmo, la bellezza della tesissima opening (Yōmu Densen delle ALI PROJECT) e l'abbondare di grottesche bamboline per suggerire inquietudine rappresentano il principale motivo di visione, da quando il mistero della classe 3-3 è svelato e iniziano i primi morti, finalmente Another esplode. Più che l'ovvia sequela di adolescenti macellati (con modalità sempre più fantasiose e abbondante dovizia di particolari splatter) e le domande sul come porre fine alla calamità, intriga la geniale trovata che regge tutti i fili del mistero. Quella, cioè, che spiega perché sembra che nessuno della classe riesca a vedere Misaki, perché a un certo punto stessa cosa accada al protagonista, e chi è il misterioso studente in più (l'Another del titolo) che sta in classe e che nessuno sa riconoscere perchè il registro non lo rivela. Impossibile accennare di più per evitare di rovinare la sorpresa, rimane un'idea folgorante in un genere inflazionato come quello dell'horror, lo stimolo principale per l'avanzamento di una visione che, da quel momento, è appassionante e piena di suspance. Sfortunatamente il giudizio lusinghiero va ridimensionato con gli ultimi due episodi. Anche soddisfacenti nel rispondere agli innumerevoli misteri sollevati, ma rovinati da un gran numero di forzature, anche gravi (le capacità dell'occhio di vetro di Misaki), nate per creare le premesse a un sanguinario massacro finale che, sì, fa tanto splatterone figo, ma è proprio ridicolo per le modalità assurde con cui avviene. Particolarmente deludente, come si apprende informandosi sulle differenze rispetto al romanzo, scoprire che buona parte di queste forzature sono invenzioni assenti nel materiale d'origine, compreso anche il bagno di sangue conclusivo.

Nonostante sia capace di provocare il consueto salto sulla sedia tanto memorabile quanto raro in una storia dell'orrore moderna, sopratutto animata, Another deve accontentarsi di un voto giusto discreto. Va bene che spesso e volentieri le regole della logica si devono piegare allo spettacolo, sopratutto in generi come l'horror che presuppongo forti sospensioni d'incredulità, ma pur al cospetto di grandi momenti di pathos, continuare a domandarsi come avvengano certe assurdità porta a pensare a quanto avrebbe potuto impegnarsi di più, in ambito di sceneggiatura, lo staff P.A. Works. In assenza della disponibilità del romanzo originale in Italia ci si può in compenso rifare all'adattamento manga di Hiro Kiyohara, uscito per edizioni Star Comics in 4 volumi, già discretamente superiore all'anime perchè maggiormente compatto e privo delle idiozie più  eclatanti.


Voto: 7 su 10

PREQUEL
Another 0 (2012; OVA)

4 commenti:

OMEGA_BAHAMUT ha detto...

Accidenti, pensavo che gli avresti dato un voto molto più basso visto soprattutto il finale ma a quanto pare non c'è poi tanta discordanza come pensavo XD
Peccato davvero per alcune assurdità un po' troppo alla final destination, perchè nella prima parte la serie riusciva a fare un bel po' di tensione.

Ps: ma ali project fa le canzoni tutte uguali? L'unica che ricordo diversa fu Silly go Round (Hack//Roots)

Jacopo Mistè ha detto...

Diciamo che fino alla fine non ho capito neanche io come valutarlo. Lo reputo un ottimo horror, e questo genere presuppone ^solitamente^, come dicevo su animeclick, una forte sospensione d'incredulità. Non mi lamento neanche tanto del kill 'em all finale, quanto delle modalità con cui si è arrivati a lui (e sopratutto la stronzata del potere di Misaki, quello potevano francamente evitarselo).

魔法少女 ha detto...

Sono molto in accordo col giudizio complessivo, sebbene non riguardo alcuni dettagli.

Credo che Another sia stato uno dei migliori Anime della stagione scorsa, nonostante la brusca caduta (perché brusca è stata) del finale.
Ho apprezzato moltissimo l'atmosfera che ogni episodio era in grado di ricreare, facendo sì che lo spettatore percepisse tensione persino in scene che strizzavano palesemente l'occhio ai più classici cliché horror. Ho in particolare trovato interessante l'utilizzo del sonoro e delle voci (complice il buon doppiaggio), che hanno secondo me avuto un ruolo di rilievo nella creazione dell'atmosfera, insieme a inquadrature e ideazione di scene effettivamente interessanti.

Un altro punto che mi ha fatto da subito entrare Another tra le mie grazie è stata l'assenza di fanservice di tipo sessualmente ammiccante. Neppure l'ombra, ed è una cosa DANNATAMENTE (purtroppo) rara nelle serie degli ultimi tempi. E di scene che potevano "chiamare" sipari e inquadrature di quel tipo e che in altri Anime lo fanno ce ne sono, eppure niente, Another non cede alla trappola del fanservice ed è un merito che non posso non riconoscegli.

Ma, per quanto possa sorvolare sul cambio di ritmo e toni negli ultimi due episodi(era, dopotutto, inevitabile, viste le circostanze), non posso farlo sui buchi narrativi, perché sono davvero troppo, troppo pesanti, e incidono complessivamente moltissimo sulla riuscita globale dell'opera.
Concordo anche sul commento di Jacopo sul potere di Mei, era davvero un elemento "di troppo".
Sarebbe stato anche interessante, volendo "usarlo" come mezzo per condurre a risvolti originali. (inteso come "Mei fa credere che il suo occhio abbia quel tipo di potere quando in realtà - ovviamente - non lo ha -> relative conseguenze").

Ho il sentore che la novel sia dannatamente migliore, senza dubbio indugerà maggiormente nei dettagli e nelle spiegazioni e potrebbe risolvere qualche perplessità, però è l'anime che si va a giudicare ora, quindi c'è poco da fare.

Se ora come ora dovessi indicare l'opera migliore tra Higurashi e Another, sarei in difficoltà.
Per quanto (al dì là dell'orrore della realizzazione tecnica, che però è sempre, per me, in secondo piano rispetto ai contenuti), di Higurashi ho odiato l'utilizzo della comicità e del fanservice, dannatamente, ma contando unitamente prima e seconda serie (gli OVA mi rifiuto di calcolarli) è un prodotto a mio avviso di qualità, ed essendo narrativamente più sensato, finisce con l'essere migliore di Another.

Peccato, davvero, perché Another aveva le carte, dal mio punto di vista, per stracciare Higurashi e staccarlo di davvero molto.
Sono amareggiata, ma allo stesso tempo son contenta di averlo visto, è stato piacevole e interessante!

Grazie e complimenti per la recensione :)

Jacopo Mistè ha detto...

Grazie a te per il commento :)

Il romanzo vorrei tanto leggerlo anch'io, su un post del forum di animesuki hanno fatto un elenco delle differenze tra novel e anime e sono effettivamente tantissime, tante da far sorgere diversi dubbi che l'originale sia molto meglio (http://forums.animesuki.com/showthread.php?t=109237&page=3).

Concordo infine che Higurashi sia meglio, anche se sinceramente penso di aver visto poche serie così mortalmente noiose come il Kai (degli OVA mi sono visto il Rei e mi è bastato, ancora ho gli incubi se penso che potrebbe toccarmi un giorno il Kira!).

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