giovedì 17 aprile 2014

Recensione: Gundam Build Fighters

GUNDAM BUILD FIGHTERS
Titolo originale: Gundam Build Fighters
Regia: Kenji Nagasaki
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Yousuke Kuroda
Character Design: Kenichi Ohnuki, Suzuhito Yasuda
Mechanical Design: Atsushi Shigeta, Hajime Katoki, Junichi Akutsu, Junya Ishigaki, Kanatake Ebikawa, Kazumi Fujita, Kenji Teraoka, Kunio Okawara, Mamoru Nagano, Mika Akitaka, Shoji Kawamori, Syd Mead, Yutaka Izubuchi
Musiche: Yuuki Hayashi
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 25 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2013 - 2014


Fa uno strano effetto constatare la popolarità di cui sembra godere Gundam Build Fighters presso gli amanti di vecchia data del Mobile Suit bianco, in primis perché è l'erede spirituale del grandioso Mobile Fighter G Gundam (1994) di Yasuhiro Imagawa, nel suo anno di uscita proprio da essi (o almeno, da una rilevante parte di loro) seppellito sotto vagonate di fango perché ritenuto "eretico" rispetto alle atmosfere classiche della saga. Invece il successo di questa ottima serie del 2013, che ha sbalordito la stessa Bandai che l'ha prodotta con poca convinzione1, stupendosi di come gli ascolti dell'1,64%2, inferiori addirittura a quelli risibili del precedente Mobile Suit Gundam AGE (2011), non abbiano comunque intaccato ottime vendite di Gunpla3, si limita ad attestare una banalità, come cioè conti tantissimo il periodo di uscita di un'opera e la sua contestualizzazione: se G Gundam era il primo Universo Alternativo del franchise a proporre atmosfere stravolte, facendo incazzare come non mai il fandom, poi quest'ultimo, dopo decenni di altri AU di qualità altalenante, è evidentemente disposto a rivedere le sue posizioni e ad accettare quello che di buono offre il convento, anche se nuovamente "dissacratore" come non mai. Ecco così come una nuova serie televisiva che propone un torneo di lotta mondiale fra Gundam e altri Mobile Suit, parodistica, piena di citazioni e con personaggi clonati da G Gundam (soprattutto di Allenby Beadsley), si riscopra ora cool, un titolo trendy degno di hype, rumor, discussioni e forti impulsi commerciali. C'est la vie.

Inutile dirlo, la serie gundamica del 2013 nasce dal buon successo di Model Suit Gunpla Builders: Beginning G, miniserie di special TV nata nel 2010 per commemorare il trentesimo anniversario del mondo dei modellini di Gundam venduti da Bandai, che rappresentano (come abbiamo visto dai numeri pubblicati nella sua recensione) uno degli hobby più redditizi e famosi dell'intero Giappone. Ottima intuizione di quell'opera - altrimenti trascurabile spot per collezionisti - era quella di teorizzare un simulatore di realtà virtuale che permettesse agli acquirenti di Gunpla di poterli pilotare, facendoli scontrare fra di loro in tornei a eliminazione. Già quando ha creato Beginning G, il suo staff voleva farne una serie televisiva4: l'ambizione passa ora a quello assoldato per Build Fighers (sopravvive lo sceneggiatore principale, Yousuke Kuroda), che in quest'ottica si spinge ben oltre. Nessuna simulazione immaginaria, ora (ispirati dal manga Angelic Layer delle CLAMP? Chissà!) i Gunpla possono essere pilotati per davvero (e sparare!) con una sorta di joypad dai loro proprietari, grazie all'aiuto "magico" fornito dalle misteriose particelle Plavsky, che creano campi di battaglia virtuali (basati sulle più famose ambientazioni della saga, come ad esempio A Bao A Qu) dentro le mini-arene di gioco in cui si affrontano i modellini. La serie racconta quindi il cammino di due eroi, i debuttanti Sei Iori e il misterioso Reiji, venuto da chissà dove, che gareggiando insieme in queste sfide (il primo assembla i robot, il secondo li pilota) diventano sempre più forti, arrivando a partecipare al torneo mondiale che designerà il migliore Build Fighter al mondo.


La serie, ambientata in un ipotetico presente così tecnologicamente avanzato, è di fatto un remake di G Gundam: ripropone l'odissea dei due protagonisti che, mano a mano che prosegue la loro qualificazione al torneo, si allenano e stringono amicizia con altri rappresentanti nazionali (ancora una volta plasmati sui più noti stereotipi popolari - a noi italiani è andata meglio rispetto alla serie di Imagawa, da mafiosi sleali passiamo ad affascinanti e vincenti Casanova) che affronteranno poi nelle fasi finali, il tutto tutto con l'immancabile contorno di una nemesi destinata fin dalla prima apparizione a fungere da "boss finale", sconfitte e rivincite, cameratismo virile fra amici/rivali, intermezzi amorosi e intrighi e misteri dietro all'identità di Reiji e dell'organizzazione del torneo (specialmente nei riguardi delle particelle Plavsky). Ricetta uguale uguale, con l'aggiunta di qualche suggestione ecchi, che, come funzionava egregiamente a metà anni '90, anche replicata continua a rappresentare un divertissement gradevolissimo, una parodia davvero ben fatta e divertente del mondo di Gundam.

Non ci si può ovviamente aspettare nulla di elaborato o profondo: l'intreccio è esilissimo, la storia è prevedibile in ogni aspetto, e il funzionamento di fondo delle arene virtuali si presta a svariate ingenuità inspiegabili. Il modo giusto per godersi Build Fighters è semplicemente di abbandonare qualsiasi pretesa, apprezzando 25 puntate rette su atmosfere leggere ed allegre, personaggi simpatici e carismatici, divertenti siparietti comici, disegni coloratissimi e accattivanti, belle ragazze e un oceano di robottoni provenienti dalle più disparate incarnazioni della saga (comprese quelle extra-animate) che si danno battaglia in epici combattimenti (i migliori animati in modo magistrale da Masami Obari!) dalla resa superlativa e spettacolarissima, che odora di high budget in ogni fotogramma e dettaglio. Si sprecano poi gli ammiccamenti e le citazioni, visive, concettuali e anche dialogiche, a un po' tutte le opere animate gundamiche, rappresentando un'adeguata dose di fanservice che gli appassionati gradiranno moltissimo (adoreranno in special modo lo storico personaggio di Ramba Ral, proveniente dalla serie storica del 1979, che fa da mentore a Sei e Reiji, o il noto episodio 23 zeppo di cosplayer vestiti come famosissimi personaggi della saga). Due potentissime e irresistibili sigle J-Rock e una coinvolgente, epica colonna sonora (che spettacolo il flamenco usato negli scontri con l'MS-06R-AB Zaku Amazing!) fanno il resto.

Build Fighters è, come Beginning G, in una gigantesca vetrina per pubblicizzare modellini, neanche più "mascherata" da una trama: sfrutta la storia per proporre lunghi zoom sulle confezioni ufficiali di Gunpla vendute realmente nei negozi, incentiva l'arte di customizzare i Gunpla con colori e upgrade a libero sfogo della fantasia, mostra quant'è laborioso costruire da sé i propri Gundam collegando le giunture, dipingendo le parti, incollando i pezzi... È nella sua scelta di rendere protagonisti dei giocattoli realmente esistenti che trova, filosoficamente, il suo tallone d'Achille: va bene proporsi in una serie disimpegnatissima in cui anche gli yakuza risolvono le loro contese affrontandosi coi Gunpla, ma quando si inizia ad accostare ai modellini valori forti come l'amicizia, la lealtà, il coraggio, etc., cercando anche di veicolare storie di formazione, si finisce col rimanere un po' disgustati da come la serie cerchi di sembrare più matura di quello che è, come se solo l'acquisto di modellini Made in Bandai possa cambiare in meglio la vita di una persona (pare di sentirlo urlare, Yoshiyuki Tomino). Anche i momenti conclusivi della storia, contraddistinti dai combattimenti più epici e coreografati (in cui esplosioni e potenti tracce sonore mandano in brodo di giuggiole lo spettatore), perdono molta della drammaticità: come si può prendere sul serio gente che piange, si dispera o è terrorizzata da semplici giocattoli? Da questo punto di vista, G Gundam risultava decisamente più credibile nel suo pathos drammatico, visto che almeno nel suo mondo immaginario i combattimenti avvengono realmente e i piloti rischiano la vita.


Pur prendendosi un po' troppo sul serio e non potendo vantare la regia d'autore e l'esagerazione di G Gundam, Build Fighters si configura comunque, in definitiva, come una sua efficacissima riproposizione moderna, fatta con molti più soldi e meno seriosa, dal ritmo davvero trascinante e con le idee ben chiare sul come intrattenere il suo pubblico. Non cambierà la vita a neessuno, ma piuttosto che una lunga serie gundamica banale ma "ortodossa" come il precedente, orripilante Gundam AGE, davvero, a volte è preferibile percorrere strade dalle basse pretese (ma fatte bene!) come questa. Una bella sorpresa.

Voto: 8 su 10

SEQUEL
Gundam Build Fighters Try (2014-2015; TV)
Gundam Build Fighters Try: Island Wars (2016; Special TV)


FONTI
1 Intervista in giapponese al produttore Masakazu Ogawa, pubblicata nel sito web https://akiba-souken.com/article/19903/, gentilmente tradottami da Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit). Un suo sunto è pubblicato anche nel sito francese Gundam France (http://actu.gundam-france.com/2014/04/19/gundam-build-fighters-une-suite-ne-serait-pas-exclue/). Nell'intervista si fa riferimento a uno share dell'1.5% circa, evidentemente approssimato per difetto rispetto all'1.64% (riportato nel forum Pluschan nel post http://www.pluschan.com/index.php?/topic/3610-mobile-suit-gundam-the-origin-the-animation/?p=373888, nonostante manchi l'indicazione della fonte la lista degli altri TV rating è coerente con i dati ufficiali)
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7 commenti:

Demmi ha detto...

Concordo più o meno con tutto, ma ci sono due elementi che me la fanno preferire di gran lunga a G:
1. Il design dei robot non è ridicolo se non quando vuole esserlo volontariamente.
2. Si prende sul serio fino ad un certo punto. G metteva in campo gundam bruffissimi e pretendeva che si soffrisse con loro, GBF almeno è piena di momenti divertenti e evita, di solito, il drammatico.

Jacopo Mistè ha detto...

Nel suo mondo immaginario, almeno G Gundam prevede che si possa morire nelle battaglie, quindi ci sta l'impulso drammatico.
Faccio molta, molta più fatica a vedere giovani e adulti dai 15 anni in su che si disperano, soffrono e trovano significati particolari in lotte fasulle fra giocattoli. È questo che davvero mi fa cadere le braccia.

Alberto Dolci ha detto...

Non riesco proprio a vedere sta rumenta anche solo vicino a G-gundam. Anche a causa del patetico charadesign preso da bayblade....

Jacopo Mistè ha detto...

Dai, su, che tutto sommato è godibile :P

Dopo Sacred Seven, AGE, Valvrape e Buddy Complex, giuro, ci voleva una boccata d'aria dopo un oceano di fango, non importa se non si tratta di una "seriona".

Megas ha detto...

Finito di vedere finalmente in questi giorni insieme a Try, una serie davvero godibile, che ho preferito di gran lunga alla seconda. Entrambe hanno sboroneria a tonnellate ma ho apprezzato l'intenzione nella prima di voler creare un proprio piccolo mondo, ricordando spesso che i personaggi oltre a essere "combattenti", sono anche "modellisti". A mio parere tale approccio è di certo più coerente con l'idea generale della serie e con il titolo stesso (se si può parlare di coerenza, almeno strutturale, in una serie del genere). Come dimenticare l'asso nella manica dei gemelli e come il Meijin risolva la situazione: con un semplice stratagemma da modellista invece di una tecnica segreta tirata fuori chissà dove. Idem per la risoluzione dello scontro con il Sengoku Astray o la miriade di aggiunte al modellino che si traslano in migliorie sul campo. Tutto ciò manca nella seconda parte per far posto ad una spettacolarità ancora più esasperata e cercata (quasi forzata), avendo forse troppi personaggi che poi risultano mal gestiti. Entrambe però hanno scontri davvero eccezionali e il buon vecchio Obari non delude mai (il Tryon 3 per me vale l'intera seconda serie!). Miglior combattimento in assoluto l'eccezionale Star Build Strike vs Fenice (il cui design asimmetrico grida Obari a pieni polmoni), seguito a ruota da quelli col Meijin prima e dopo l'investitura, senza dimenticare il già citato duello tattico contro i gemelli. L'8 ci sta tutto come voto: è il voto che darei ad una serie che non mi ha fatto rimpiangere il tempo speso e mi ha divertito. E di certo GBF ci è riuscita in pieno!

Jacopo Mistè ha detto...

Io di entrambe le serie non sopporto che le hanno caricate di tutte quelle valenze di romanzo di formazione XD Ma in effetti, se uno se ne frega, sono due ottime serie entrambe da guardare a cervello spentissimo, fresche, divertenti e piene di legnate animate bene. La seconda però, come riconosci anche te, è nettamente inferiore come simpatia del cast. A breve mi guardo l'OVA che è appena uscito!

Unknown ha detto...

Sì, vabbè, 'sta roba è peggio delle serie animate sui Pokémon (e chi ha visto anche solo un episodio di una qualsiasi sa che per fare di peggio ce ne vuole), questa è la roba che merita la damnatio memoriae, altro che Age e Wigna...

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