lunedì 13 giugno 2016

Recensione: Hurricane Polimar

HURRICANE POLIMAR
Titolo originale: Hurricane Polymar
Regia: Hisayuki Toriumi
Soggetto: Tatsuo Yoshida, Tatsunoko Literary Team
Sceneggiatura: Jinzo Toriumi, Akiyoshi Sakai
Character Design: Tatsuo Yoshida, Yoshitaka Amano
Mechanical Design: Kunio Okawara, Mitsuki Nakamura
Musiche: Shunsuke Kikuchi
Studio: Tatsunoko Production
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1974 - 1975
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit


Non c'è dubbio che Hurricane Polimar appartenga - com'è naturale che sia visto il suo anno di uscita sugli schermi televisivi nipponici (1974) - al novero delle produzioni animate rivolte ai giovanissimi, difficilmente apprezzabile nella sua interezza da uno smaliziato pubblico odierno (principalmente adulto) ormai abituato ad anime dedicati a ogni fascia d'età. Eppure, è palese che c'è un qualcosa, nella terza opera supereroistica Tatsunoko Productions, interamente comica e priva di alcuno spunto serioso, che la rende a tratti davvero speciale, al punto tale che ancora oggi potrebbe rappresentare per più di qualcuno un piacevole passatempo che trascende il target o i suoi stessi limiti strutturali.

Superando in questo campo addirittura i precedenti Science Ninja Team Gatchaman (1972) e Kyashan il ragazzo androide (1973), infatti, Polimar rinuncia di fatto a una qualsiasi trama definibile come tale. In questa storia, ambientata nella fittizia metropoli simil-americana di Washinkyo (ovvia fusione tra Tokyo e Washington, per rimarcare ancora una volta1 le ambizioni di vendita estera del lavoro, come i titoli sopracitati), troviamo una buffa agenzia investigativa, guidata dal maldestro trentottenne "New Sherlock Holmes" Joe Kuruma, dalla sexy manager Teru Nanba, dal sonnolento San Bernardo Barone e dal protagonista Takeshi Onitora dall'orribile taglio di capelli a caschetto, che in ogni puntata stana e snida una banda di malviventi mascherati in modo sempre più ridicolo, aiutando l'Agenzia Segreta Internazionale di Polizia guidata del padre di Takeshi, Toragoro Onitora (all'oscuro, ovviamente, del coinvolgimento del figlio, fuggito da un anno da casa). Ogni battaglia contro il crimine è risolta dal supereroe karateka Hurricane Polimar, identità fittizia di Takeshi, che grazie a un casco speciale è in grado di assumere incredibili poteri combattivi e di trasformazione (in aereo e sottomarino) per effetto di un avanzato polimero che riveste il suo corpo. Stop. Non c'è assolutamente nulla di legato in continuity, ogni episodio è autoconclusivo e isolato e racconta di una nuova avventura in cui gli eroi distruggono l'ennesima banda criminale: di puntate "importanti" ce ne sono solo una a metà serie che spiega le origini dei poteri di Polimar e le ultime due che "risolvono" la sottotrama (mai veramente in primo piano) del rapporto tra l'eroe e suo padre. L'unica motivazione per guardare Polimar oggi risiede nell'interesse per l'azione concitata di ogni storia e per i simpatici elementi del cast, ed è con un certo ottimismo che posso dire che è facile per molti essere all'altezza di entrambi i requisiti!

La comicità dell'imbranato e sdentato comprimario (e co-protagonista) Joe Kuruma è contagiosa, così stupidella e infantile da essere, per qualche arcano motivo, irresistibile, per grazia di dialoghi  surreali e spassosi e un'eccellente, divertita prova vocale del suo seiyuu Takeshi Aono. Coi suoi saltelli isterici, l'arroganza usata a sproposito e le eterne figuracce rimediate volta per volta coi criminali, il New Sherlock Holmes diventa presto una spalla comica davvero fondamentale nel dare pepe alle avventure (un capolavoro l'episodio 15 dove diventa l'invincibile Holamar!), rendendole gradevoli e snellendo almeno in parte la noia, purtroppo inevitabile, di intrecci action sempre uguali che, tokusatsu 100%, prevedono la riproposizione eterna delle stesse scene e degli stessi avvenimenti. Ogni puntata sarà sempre uguale all'altra: inizia con l'entrata in scena del nuovo gruppo di malviventi che commette il primo crimine, prosegue con gli eroi che spiano l'Agenzia Segreta Internazionale di Polizia, apprendendo del nuovo nemico e di cui poi raggiungono il covo, e culmina con Joe e Teru catturati e salvati poi da Polimar, che prima minaccia i cattivi con la sua teatrale entrata in scena e poi li massacra a colpi di arti marziali.


La ripetitività infinita e costante rende difficile la visione, è inutile negarlo: ma, vuoi per la brevità della serie (solo 26 episodi, quasi sicuramente non è titolo che ha avuto molto successo), vuoi per la simpatia del cast e le atmosfere di puro cazzeggio e dileggio degli stereotipi supereroistici e della drammaticità di Gatchaman e Kyashan, Polimar sa riservare ai fortunati che lo vedranno momenti divertenti e disimpegnati. Si ride per la stupidità di Joe Kuruma e della sua pistola spara-acqua e per i look sempre più deliranti dei cattivi della settimana, abbigliati con costumi legati al mondo animale (uomini-scoiattolo volante, tartaruga, serpente, ratto, scorpione, etc.), e si assiste meravigliati ai lunghi, grotteschi combattimenti dell'eroico Hurricane Polimar, dati da milioni di acrobazie e primi piani ossessivi dell'eroe che inferisce su qualche sventurato avversario massacrandolo di pugni, calci o gomitate a furia di urli di karate volutamente ispirati2 a quelli di Bruce Lee in The Way of the Dragon (1972, in Italia L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente), pellicola che fece scalpore in Giappone in quel periodo e che viene omaggiata anche dal taglio di capelli dello stesso Takeshi (riprende ovviamente quelli dell'indimenticato Piccolo Drago).

Rimane difficile, purtroppo, esaltarsi tantissimo con Polimar, ma tutto sommato è una produzione animata molto carina e simpatica che, presa a piccole dosi, sa ancora rivelare simpatia, abbastanza per farsi apprezzare. Nulla di trascendentale dal lato tecnico (animazioni più che dignitose ma senza esagerare) ed estetico (i disegni simil-occidentali di Yoshitaka Amano, come sempre, possono piacere o meno), neanche mai rimasterizzata significativamente per un adeguato riversamento in DVD o BD (tant'è che anche gli essenziali DVD Dynit peccano di un video usurato poco più che soddisfacente, con colori opachi e privi di definizione, oltre a mancare di extra significativi), l'opera Tatsunoko forse sarà la meno importante della "quadrilogia supereroica" dello studio (nonostante avrà anche lei, come le altre, un revival nei '90 con degli OVA disegnati da Yasuomi Umetu), ma conserva intatta parte significativa del suo fascino originale. Potrebbe riservare qualche sorpresa, non sarebbe male darle almeno una chance.

Voto: 6,5 su 10


FONTI
1 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 111
2 Secondo la pagina di Wikipedia giapponese, è scritto a pag. 92 del saggio "The Seiyuu 1995" (1994, Mediax). Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit) conferma la validità dell'informazione

14 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

Hurricane Polimar l'ho recuperato recentemente.
L'ho trovato con un "suo perchè" che ancora oggi fa presa.

Unknown ha detto...

divertente ma personalmente non ho mai sopportato (e non sopporto tutt'ora)i doppiaggi o le produzioni nostrane dove c'è del parlato con forti cadenze regionali o dialettali...lo sò è un mio limite. Se nei dvd ci fosse la traccia originale sottotitolata potrei farci un pensierino

Jacopo Mistè ha detto...

Infatti la mia recensione verte sulle voci originali, non guardo mai nulla doppiato in italiano di quello che recensisco a meno che non sia disponibile alcun qualsiasi fansub in lingua inglese).
I DVD Dynit comunque hanno eccome la traccia originale sottotitolata.

Zio998 ha detto...

Che carino! Da ragazzino in preda agli ormoni lo adoravo (c'era anche qualche doccia e qualche scollatura, ;)) ) e ricordo che il doppiaggio aveva voci di qualità. Sinceramente l'umorismo idiota ci stava tutto (ma "tara" il mio giudizio considerando che trovo divertentissime serie come excel saga o trigun, so che non tutti condividono), se Polymar uscisse in blu ray sarebbe già mio. Condivido la rece, considerato che vuol essere svago puro, e ci riesce, forse potevi essere perfino più generoso. Aspetto di sapere cosa dici della quarta serie: per me uchu no kishi è una delle sigle più potenti di sempre, basterà?....

Unknown ha detto...

sapevo del fatto che le recensioni erano basate sulle versioni originali (ormai vi seguo da parecchio), grazie per la risposta a riguardo dei dvd

Alberto ha detto...

Bella recensione,la aspettavo! Pero' a me Polimar fa troppo scompisciare quindi "per-me-stesso-medesimo" gli avrei dato di piu, che mi diverto sempre ogni volta che me ne riguardo un episodio!Il doppiaggio ita,a parer mio,e' uno dei migliori dell'epoca(in realta' diciamo che i vari kyashan/tekkaman/polimar sono stati tutti discretamente fortunati), nomi originali, voci adeguate(e diversificate), adattamento comprensibile... un lusso per i tempi :D

Sam ha detto...

In Polymar non mi pare ci sia un doppiato con dialetti e cadenze regionali, quindi non capisco il lamento di Ferrari.
La fedeltà nelle traduzioni è altalenante, nel senso che di solito si va avanti per 10 minuti con dialoghi fedeli al nipponico, e poi per 3 minuti si sbarella e via così.
Non è una serie capolavoro , ma è molto simpatica e coem dice Mistè, funziona se vista a piccole dose.
D'altronde la ripetitività non è smepre un male: basti pensare alle Time Bokan dallo schema sempre uguale che pure tanto gradimento hanno ottenuto.
Cmq il disegno occidentalizzato è più opera di Masami Suda che disegnava materialmente gli episodi che di Amano che firmava il chara design .

frizio ha detto...

sei tirchio,solo 6mezzo?? :)
il gruppo è affiatatissimo: kuruma l'hai già descritto benissimo,la zoccolona(nel senso che ha i tipici zoccoli d quegli anni)con l'ombelico d fuori per le prime pulsioni giovanili,takeshi che fa la tipica parte alla clark kent,ma barone???
e di barone nn dici nulla???
quello è un capolavoro,è il precursore del cane dei griffin,oltre a essere nel gruppo il + intelligente è anche l'unico che conosce il segreto di takeshi!
CAttivi inutili ma coloratissimi che piacciono tanto ai bimbi e tante mazzate!
Ma che mazzate!!! Per le mazzate io considero polymar un po' il precursore di ken(e come hai già notato giustamente te c'è anche la citazione di bruce lee,presente anche in hokuto no ken).
Tanti tanti tanti pugni,mica uno solo che già bastava ma molti di +,non si bada a spese!
Finalmente si ride dopo i menoni di gatchaman,kyashan e del seguente tekkaman,cool sì ma....che palle e che depressione (per un bimbo....ma non solo ;)

Zio998 ha detto...

Come al solito, per colpa tua, l'ho trovato in offerta e non ho resistito. Rivedendolo, quoto ancora di più la tua rece e sono pressoché certo che Barone, nel doppiaggio italiano, abbia la voce di Gigi Reder. Quest'ultimo, però, non compare nei titoli. Mah?

Jacopo Mistè ha detto...

Cavolo, e sì che non è una serie che consiglio così spassionatamente!
Per rispondere anche all'altro commento, dico che Barone almeno in originale non è che sia tutta questa sagoma comica esilarante, non so mica che razza di voce gli abbiano dato in italiano...

Zio998 ha detto...

...ovviamente quando dico "colpa tua" sai che scherzo, anzi, è merito. Ne avevo già voglia, me l'hai fatta tornare e poi ci s'è messo di mezzo il negozio di fumetti, che smaltiva il magazzino ;-))))): ai cinquanta/sessanta euro che costava all'uscita, onestamente, non l'avrei preso.
Anche se - da purista - giustamente guardi tutto in lingua originale, posso confermarTi che Barone guadagna parecchio, in italiano.
A prestissimo

Sam ha detto...

Si la voce di Barone è Reder, mentre Kuruma è doppiato da uno dei Cugini di Campagna ( quello che faceva l'imitazione di Totti ignorante che andava di moda un decennio fa)

frizio ha detto...

gigi reder????
QUEL gigi reder?!?!?!
che spettacolo,c credo che guadagna parecchio in italiano!

Anonimo ha detto...

Gli episodi migliori sono l’8 e il 14 :)

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