mercoledì 20 aprile 2011

Recensione: I cinque samurai

I CINQUE SAMURAI
Titolo originale: Yoroiden Samurai Troopers
Regia: Masashi Ikeda
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Ryousuke Takahashi
Character Design: Norio Shioyama, Akihiro Kaneyama
Armor Design: Hideo Okamoto
Musiche: Osamu Totsuka
Studio: Sunrise
Formato: serie televisiva di 39 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1988 - 1989
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Yamato Video

 
Migliaia di anni fa i sentimenti negativi delle persone, alimentati da guerra e odio, portano alla nascita di Arago, possente demonio dotato di armatura indistruttibile, che tenta di conquistare la Terra con la sua armata di samurai. A stroncare la sua ambizione ci pensa il monaco combattente Kaosu che, dopo averlo sconfitto, scinde la sua corazza in nove parti per evitare che un suo malaugurato risveglio possa far ripiombare il caos. Nel presente Arago si risveglia, ricrea il suo impero maligno e mira nuovamente alla conquista: per farlo dovrà però riottenere i pezzi delle sue potentissime vestigia. Quattro sono già in suo possesso e li fa indossare ai suoi massimi generali, gli altri sono stati affidati da Kaosu a cinque giovani ragazzi...

Come intuibile leggendo la semplice trama, negli anni 80 il successo mondiale del Saint Seiya televisivo non lascia certo indifferente l'industria dell'animazione nipponica. Tra le diverse risposte al cult Toei Animation brilla solo la risposta di studio Sunrise, I cinque samurai, che pur non eguagliandone i fasti reca in sé idee intriganti che gli fanno ben meritare la visione,  spiegando il suo status di cult in Giappone, USA e Francia.

Volendo partire subito con le note stonate bisogna porre l'attenzione sull'assenza di personaggi memorabili, sulle animazioni sufficienti e nelle musiche sotto tono. L'opera non è realizzata con un alto budget e già questo la pone in deciso ribasso rispetto a Saint Seiya. Il classico chara design di Norio Shioyama, per quanto visivamente piacevole e d'autore, non è certo vistoso e sgargiante come quello di Shingo Araki, ma sopratutto lo script è decisamente discontinuo, per demerito di episodi riempitivi altalenanti e una infantile gestione del pathos e della regia nei pochi momenti davvero incisivi della storia (basti pensare agli epiloghi degli archi narrativi, estremamente affrettati e mediocri). In più di un'occasione, infatti, per la sua estrema linearità e i protagonisti adagiati su caratterizzazioni stereotipate (con punte di totale insignificanza nelle figure degli eroi Shin e Touma), la serie denota chiaramente di essere indirizzata a un pubblico più giovane di quello di Saint Seiya, in alcuni frangenti addirittura infantile. Deprimente se si pensa che dietro alla sua sceneggiatura vi è quel Ryousuke Takahashi che ha legato il nome alla Storia con Dougram, Votoms e Layzner, evidentemente non a suo agio in un genere che non gli appartiene. Fortunatamente la serie si riscatta almeno parzialmente da tutti questi nei, e lo fa nell'unico modo che le è possibile: denotando un grande carisma in alcune idee interessanti.


La storia, per quanto linearissima e basata sulle solite schermaglie tra i cinque protagonisti e gli sgherri di Arago, si divide in due piacevoli e imprevedibili archi narrativi, ciascuno dispensatore di diversi grandi momenti. Da menzionare combattimenti spettacolari, un assolutamente invincibile avversario che i nostri eroi, pur con gli immancabili Power-Up, non riescono mai a battere finendo sempre sconfitti, un inaspettato cambio di fazione e, sopratutto, le evoluzioni delle armature degli eroi. A questo riguardo urge aprire una parentesi, perché le varie corazze che indossano i personaggi, siano eroi o villain, rappresentano quell'elemento di successo su cui si è davvero edificata la notorietà della serie: dall'armor design bello e ruggente, sono così attraenti da donare addirittura carisma a chi le indossa. Ognuna di esse è infatti in sintonia, a livelli di colori e capacità, con i poteri del loro custode: questi sono ovviamente legati agli elementali, ed è immaginabile, a livello di coreografia degli scontri, la gratificazione di assistere a scontri tra guerrieri bardatissimi che si affrontano con spadate e ogni genere di arma bianca scatenandosi contro la furia di fuoco, vento, veleno, tenebre etc. Senza contare l'ormai celebre, splendida armatura bianca dell'Imperatore Splendente che inizia a far capolino nella nella seconda parte di serie, data dall'unione di tutte le altre in una spettacolare sequenza di "vestizione" (con tanto di potente ritornello heavy).

I cinque samurai  non è una storia che vuole focalizzarsi su grandi personalità o background mitologici. È una basilare serie totalmente action, con contorno di era feudale (il castello medievale di Arago che sorge in mezzo alla città di Tokyo e i numerosi flashback che spiegano l'origine del villain e delle armature) e zeppa di combattimenti, effetti speciali e armature scintillanti, con due sigle d'apertura roboanti (sopratutto la seconda, la ritmatisima Samurai Heart). Se si cerca qualcosa di meglio confezionato tanto vale buttarsi su Saint Seiya, ma se come chi scrive si è facilmente suscettibili a sboroneria estrema nelle fasi di contorno e di pura azione (che costituiscono il 70% di ogni puntata), è facile trovare ne I cinque samurai una valida scelta. Serie che, rispetto a tante altre di successo, ha anche la fortuna, negli immancabili OVA celebrativi, di apportare consistenti evoluzioni alla storyline.


Da guardare solo in lingua giapponese con sottotitoli fedeli, presenti nell'edizione italiana in dvd a cura di Yamato Video. L'adattamento italiano degli anni 90 è il classico stupro figlio dell'epoca, con un buon doppiaggio ma dialoghi stravolti e ulteriormente infantilizzati - al punto da rendere confusa la pur semplice narrazione - e nomi di personaggi/colpi stravolti.

Voto: 7 su 10

SIDE-STORY
I cinque samurai: Incubo a New York (1989; ova)

SEQUEL
I cinque samurai: La leggenda dell'Imperatore Splendente (1989-1990; ova)
I cinque samurai: Message (1991; ova)

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