INFINITE STRATOS
Titolo originale: Infinite Stratos
Regia: Yasuhito Kikuchi
Soggetto: (basato sul romanzo originale di Izuru Yumizuru)
Sceneggiatura: Fumihiko Shimo
Character Design: Okiura (originale), Tomoyasu Kurashima
Mechanical Design: Takeshi Takakura
Musiche: Hikaru Nanase
Studio: 8-Bit
Formato: serie televisiva di 12 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2011
In un lontano futuro l'umanità sperimenta l'uso di nuove unità robotiche di combattimento, le Infinite Stratos, esoscheletri volanti militarmente super-equipaggiati. Potentissime e guidabili solo da donne, sono potenzialmente in grado di distruggere il pianeta, e questo porta le nazioni del globo a siglare un accordo per distribuirle a tutti gli stati della Terra, soluzione che scongiura l'ipotesi di un loro abuso da parte di una singola nazione. La nostra storia prende piede in Giappone, nell'accademia che prepara le ragazze alla loro guida, e vede come protagonista Ichika Orimura, l'unico ragazzo al mondo capace anch'esso di pilotarle...
Si sa, è sempre più difficile raccontare qualcosa di nuovo in un genere inflazionato come quello robotico, sopratutto se già stato sviscerato in moltissime varianti. Questo non giustifica, però, l'assoluta mancanza di ispirazione di opere come Infinite Stratos, nate senza la benché minima ambizione se non di rifilare all'incauto robofan l'harem più banale mascherandolo con combattimenti mecha, tette e fanservice. Prendete un imbecille, mettetelo in un'accademia militare femminile di volo e ricamateci sopra, per 12 episodi, un pentagono sentimentale con lui conteso da belle e poppute figliuole: questo il succo di una serie visivamente spettacolare ma che non offre altro che la summa degli stereotipi del caso. Zero idee, zero approfondimenti, zero necessità dei frequenti scontri robotici tra le ragazze, che si affrontano in tornei o semplici zuffe giusto per farsi notare dall'eroe: Infinite Stratos non ha nulla che non sia già stato visto in mille altri esponenti dell'harem anime, è solo il pretesto per mostrare mammelle ballonzolanti a volontà (accennate ma neanche mostrate esplicitamente, un ecchi soft e per questo ulteriormente inutile rispetto, ad esempio, a un Queen's Blade o a un qualsiasi esponente di Ikkitousen), la solita sagra di equivoci sessuali, protagonisti maschili tonni, amiche d'infanzia tsundere e ogni banalità possa venire in mente.
Una sciagura perché, con le sue animazioni eccellenti, i disegni sexy, le colorazioni vivaci, la CG di impressionante livello (splendente nel bellissimo mecha design) e l'azione data da coreografati, dinamici combattimenti aerei tra infinite stratos, la confezione dell'anime brilla in ogni aspetto estetico rappresentando uno spettacolo di impressionante tecnica. Ma l'assenza di una storia definibile come tale (non fa testo la sottotrama dell'unità impazzita, profetizzata dal prologo del primo episodio e coperta nelle ultime puntate) e di un solo attore interessante gettano subito Stratos nel baratro delle visioni pessime, che stancano e indignano. Sì, indignano, in quanto chi scrive non ha nulla di personale contro serie leggere piene di fanservice, anche frizzanti e maliziose, ma a patto ovviamente che i personaggi siano simpatici e che l'umorismo sia convincente.
Questo ovviamente non vale nel caso in questione, che si limita solo a prepetrare, dall'inizio alla fine, le stesse gag telefonate e le stesse identiche situazioni, con questo deficiente conteso all'infinito da cinque playmate e i mille fraintendimenti che ne derivano. Se le prime puntate sono accettabili nella loro leggerezza, nel brio e nell'erotismo patinato, già dalla quinta in poi la visione diventa particolarmente sofferta al punto che non se ne può più di equivoci generati da un eroe che ha l'intelligenza di un bradipo, protagonista di scene irreali e improbabili (per arrivare all'apice dell'idiozia quando accetta di buon grado un invito in camera da parte di una ragazza pensando che lei lo voleva per un massaggio sulle spalle!). Una produzione insulsa che umilia lo spettatore e disonora il produttore, al punto che difficilmente si accetta l'idea che è basata su un ciclo letterario di light novel che ha già raggiunto i sette volumi. Di un inaccettabile successone in madrepatria, tanto da aver già generato un OVA.
Voto: 4 su 10
SEQUEL
Infinite Stratos Encore: A Sextet Yearning for Love (2011; ova)
SEQUEL
Infinite Stratos Encore: A Sextet Yearning for Love (2011; ova)
3 commenti:
Eddddai, c'era pure un appena accennato omaggio a Gundam, che vuoi di più...ok, ok, ammetto che anch'io, mentre lo visionavo avrei voluto entrare nel televisore per prendere a schiaffi il protagonista: troppo idiota per essere reale! In effetti ogni episodio è uguale all'altro, con la ragazza di turno che arriva, inizialmente odia visceralmente il protagonista maschile (Laura addirittura vorrebbe accopparlo), poi, dopo che ha visto le sue doti (ovviamente sto facendo del sarcasmo), si innamora perdutamente. Questa cosa si ripete noiosamente in ogni episodio, tanto che, ad un certo punto, penso che anche un maschio, tra una tetta e l'altra, abbia il forte impulso di cercare un martello e darselo pesantemente sugli attributi. E' un peccato che abbiano usato tanti soldi per una storia così insulsa.
La ripetitività che rimproveri al canovaccio di IS alla fine è la base del "genere" harem anime, solo che di norma oltre ai mille intrallazzi c'è anche una seppur minima storiella di sottofondo, qui neanche quella >_>
Purtroppo IS è una delle serie a cui do una stiracchiata sufficienza solo in virtù di un comparto tecnico impressionante...
... per il resto, come detto, è tutto fumo e poco arrosto. I combattimenti ci sono e sono realizzati pure in modo molto efficiente a livello di animazioni (i primi 3 minuti della prima puntata mi avevano esaltato, per poi scoprire a fine serie che si erano segati subito la parte più interessante dell'anime), ma ciò che manca è una storia perlomeno godibile.
Insomma, se volete vederlo, bisogna pensarlo come uno slice of life robotico con un paio di personaggi molto simpatici (char e la tizia dai capelli neri) e nulla di più.
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