giovedì 12 gennaio 2012

Recensione: Le ali di Honneamise

LE ALI DI HONNEAMISE
Titolo originale: Ōritsu Uchūgun - Honneamise no Tsubasa
Regia: Hiroyuki Yamaga
Soggetto & sceneggiatura: Hiroyuki Yamaga
Character Design: Yoshiyuki Sadamoto
Musiche: Ryuichi Sakamoto
Studio: GAINAX
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 125 min. circa)
Anno di uscita: 1987
Disponibilità: edizione italiana in VHS a cura di Manga Video


In una Terra alternativa la conquista dello spazio sembra finalmente aver raggiunto il suo passo più importante: la costruzione di un razzo capace di oltrepassare l’atmosfera e raggiungere le immensità del cosmo. Di fronte al rischio che la missione, però, si riveli un pericoloso fallimento, nessuno sembra intenzionato a pilotare il mezzo che lo consegnerebbe alla Storia. L’unico a farsi avanti è Shirotsugh Lhadatt, che presto diventa l’idolo delle folle per quanto si appresta a compiere. Ma mentre insegue la giovane Riquinni, di cui si è invaghito quasi per caso, il clima di festa rischia di tramutarsi in tragedia poiché le rivalità politiche, sempre più aspre, potrebbero compromettere il lancio…

Destinato a far Storia nonostante il pesante flop commerciale, s’intuiva già da quest’opera prima del 1987 come in casa GAINAX si covassero ambizioni che ciclicamente, col passare degli anni, avrebbero rivoluzionato modi di fare e di intendere l’animazione. L’avanguardia nella costruzione della storia e dei personaggi, oltre all’estrema personalità nel frullare generi e tematiche, elementi che sarebbero riapparsi poco tempo dopo sovvertendo per ben due volte il genere robotico con Neon Genesis Evangelion (1995) prima e Gurren Lagann (2007) poi, ma anche innovando la tradizione demenziale e allontanandosi, di fatto, da questa prima, deliziosa produzione, rendevano sul finire degli anni Ottanta assai pericolosa, come lo è d’altronde la naturale ricerca dell’originalità, la produzione, anche parecchio costosa, di Le ali di Honneamise.

Sicuramente troppo sofisticato per il 1987, Le ali di Honneamise è un progetto estremamente affascinante ma, proprio per questo, talmente anomalo che avrebbe necessitato di una maggior rifinitura per poter venire pienamente apprezzato da un pubblico di certo non preparato. Troppi gli elementi intrappolati in una trama originale tanto nel suo sviluppo indecifrabile quanto nella commistione di generi (si va infatti dalla fantascienza al thriller, dalla religione alla love story, dalla guerra all’avidità umana, dalla politica all’introspezione psicologica), e pur bilanciando la mole di argomenti puntando ora sull’ironia ora su un approccio serioso che definiscano i limiti entro cui controllare il progetto, il rischio di venire sballottati per quasi due ore è costante, fatalità che rende a tratti pesante e poco fruibile la visione di una pellicola comunque sbalorditiva.


C’è infatti così tanta meraviglia nel seguire la stralunata vicenda dell’astronauta Lhadatt che la complessità dell’opera, concettuale e strutturale, passa in secondo piano per lasciar posti all’analisi commovente di un uomo di fronte alle avversità di un mondo folle ma credibile, esagerato eppure simbolicamente veritiero, mentre insegue una meta di una semplicità (ma soprattutto di un valore) devastante. Si viene pertanto scossi come scosso lo è Lhadatt, ogni qualvolta il film cambia pelle, mutando con sobbalzi rumorosi che alterano continuamente l’atmosfera della pellicola pur senza mai dimenticarne l’aspetto sognante, vero e proprio traino del progetto. Il sottofondo ironico tiene legati come può i tanti aspetti dell’opera, funzionando egregiamente nelle sequenze più solari e offrendo il giusto spiazzamento qualora la componente seriosa emerga con omicidi e spietate macchinazioni politiche, ma anche se troppo lungo, anche se non sempre liscio come si richiederebbe, anche se disorientante nella sua labirintica messinscena, in questo caos voluto e perfettamente controllato Lhadatt, esaltato, umiliato, applaudito, disilluso ma sempre fiducioso in se stesso, matura, diventa uomo spinto da quella coraggiosa ingenuità che ne forgia il carattere trasmettendo bonario carisma e sincera simpatia.

La narrazione è lenta e studiata, ma la ricchezza dei dettagli, tanto nella creazione degli scenari quanto nella finezza psicologica, per non parlare della bellezza delle animazioni (dirette da un Hideaki Anno al suo primo incarico importante) permette un rapido assorbimento nella vicenda, bombardati dalle finezze registiche di Hiroyuki Yamaga, anche sceneggiatore, e dallo splendore dei disegni, appartenenti a quell’epoca dove i film si “facevano a mano” strabiliando gli occhi in ogni fotogramma. Il chara di Sadamoto è particolare e può non piacere, il suo è uno stile figlio di un altro tempo ma è comunque ideale per il carattere strampalato dell’intera opera, così difficile da inquadrare e sviscerare. Con una tale mole di argomenti, appare chiaro che non tutto poteva essere approfondito adeguatamente, e se il carattere politico dell’opera è ben esposto, appare invece poco sviluppata la riflessione religiosa che Yamaga vorrebbe offrire, lasciata a se stessa in una visione bidimensionale e sostanzialmente banale, che intrappola un personaggio potenzialmente interessante come Riquinni in uno semplice passo che Lhadatt, teneramente innamorato di lei, deve compiere per capire ciò che realmente vuole fare.


Avanti anni luce rispetto alla produzione dell’epoca, Le ali di Honneamise è indubbiamente un film imperfetto ma sostanzialmente incredibile, in particolar modo se visto oggigiorno, capace com’è di stupire ancora a quasi venticinque anni dalla sua uscita.

Voto: 8,5 su 10

8 commenti:

Giulio "Radical Dreamer" Palermo ha detto...

Evangelion ha dei meriti?
Oh, vi sarete mica rammolliti? :P

Jacopo Mistè ha detto...

Lo ha scritto il Corà che, si sa, non fa mai testo. Un saluto a te e a retrogamer.it, vi seguo da una vita anche se aggiornate ogni morte di papa :(

Simone Corà ha detto...

@ Giulio: ahahah. :)

Anonimo ha detto...

ho visto 2 volte il film vhs originale e mux da dvd,esteticamente il piu' bel film di animazione che sia mai stato fatto. della stessa qualita' paragonabile mi ricordo il film di macross do you remenber love o akira o gli oav gunbuster no la porcheria del sequel

rassegnamoci gainax non fara' piu' film del genere stanno spremuto evangelion fino alla nausea un motivo ci sara'

peccato che l'edizione bluray di honneamise sia parecchio blurrata e non rende giustizia al prodotto spero che un giorno venga fatta una digitalizzazione come si deve
e ridoppiaggio

non gli fanno + gli anime come una volta , qui non ci sono espressioni moe e colorazioni slavate

a parte qualche rarissima produzione ho visto ultimamente redline della madhouse la stragrande maggioranza e' porcheria fatta in corea e in china

marco guarino ha detto...

Musiche stupende per l'atmosfera che riescono a infondere, l'opening superlativa ci proietta la spasmodica ricerca dell'uomo di superarsi e di evolversi. Per il resto il film è incentrato sulla decadenza della società, dalla mancanza di ideali e di obiettivi tutti temi già visti in Akira da cui trae il chara ma non la dinamicità. Nel finale è stata lo spunto flemmatico per lo story board di "the end of evangelion"(2000).

Jacopo Mistè ha detto...

Il film non l'ho visto, ma da come ne parlate si può inquadrare come un lontano antenato di PlanetEs? Nel caso lo rimedio ;)

Simone Corà ha detto...

@ Anonimo: concordo con molti tuoi punti, su tutto la verità sulla Gainax, che, per quanto abbia prodotto ottime cose negli ultimi anni, tipo Gurren Lagann o Panty & Stocking with Garterbelt, si è tremendamente allontanata da certe ricerche, da certe profondità, e i film di Evangelion a volte mi sembrano quasi una pietra tombale. Le ali di Honnemaise è sicuramente un anime adulto, in tutto e per tutto, e quando scrivi che qui non ci sono espressioni buffe e dintorni, è tristemente vero...

@ Marco: non posso che quotare ogni tua parola. :)

@ Jacopo: per certi versi lo accosterei più al manga (di certo all'anime no perché davvero molto superficiale), perché molto profondo e introspettivo, con una raffinatezza nella costruzione dei personaggi e degli avvenimenti raramente vista altrove.

Jacopo Mistè ha detto...

Ma tu sei superficiale!

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