giovedì 1 novembre 2012

Recensione: Resident Evil - Damnation

RESIDENT EVIL: DAMNATION
Titolo originale: Biohazard Damnation
Regia: Makoto Kamiya
Soggetto: (basato sul videogioco originale di CAPCOM)
Sceneggiatura: Shotaro Suga
Character Design: Naoyuki Onda
Musiche: T'S Music
Studio: Digital Frontier
Formato: film cinematografico (durata 100 min. circa)
Anno di uscita: 2012
Disponibilità: edizione italiana in dvd & blu-ray a cura di Sony


Tempo dopo la sconfitta di Albert Wesker e Tri-Cell, Leon S. Kennedy si ritrova protagonista di una missione d'infiltrazione nella Repubblica orientale di Slav, recentemente dilaniata da una guerra civile dove, sembra, una delle due parti sta usando anche le armi bio-chimiche basate sul T-Virus. La sua avventura lo porta a scoprire mostruosi esperimenti governativi, a riaffrontare l'amata/odiata Ada Wong e a farsi strada attraverso orde di Licker.

Quattro anni dopo Degeneration, CAPCOM e Digital Frontier tornano a collaborare in un secondo lungometraggio CG ambientato nell'orrorifico mondo di Shinji Mikami, spostando questa volta la storia in un fatiscente stato dell'Est, ideale scenario per trasmettere il senso di sporcizia e disagio che coglie l'eroico Leon nella sua missione solitaria. Ideale però non concreto, visto che, nonostante un'ambientazione potenzialmente ottima e un miglioramento totale nella qualità di CG e animazioni rispetto al predecessore, Damnation segna rispetto a quest'ultimo notevoli passi indietro dal punto di vista dei risultati. Un'avventura, Damnation, che è troppo, troppo lunga e tirata, vissuta dallo snervante punto di vista di un eroe esageratamente stoico e serioso. Leon è eroe anche di quel Degeneration che ho lodato per il suo ritmo trascinante, ma qui, da solo e senza comprimari all'altezza come Claire e Angela, non riesce a reggere le quasi due ore di durata del film. Troppo silenzioso, perfettino e noioso per risultare carismatico. E le sue spalle, JD e Sasha, due rivoluzionari che incontra nella sua missione, sono davvero banali e monocaratterizzati.

Privo di reali ambizioni di continuity, al punto che, non fosse per la scena finale (richiama qualcosa che si vedrà in Resident Evil 6), l'intera vicenda si potrebbe tranquillamente reputare un semplice "riempitivo", il film si presenta complessivamente come banale fanservice senza idee. Nessun fatto sembra essere di particolare rilevanza nella timeline del franchise, con Leon che si limita solo a combattere l'ennesima epidemia di T-Virus e l'ennesima macchinazione governativa di esperimenti mostruosi (tornano le Las Plagas di Resident Evil 4), incontrando per l'ennesima volta Ada Wong che per l'ennesima volta porta i bacilli al suo ennesimo finanziatore misterioso. Una stanca riproposizione di cliché del passato, solo con molto più tedio visto che non c'è c'è nulla che svecchi l'esperienza dai soliti stereotipi. Il rapporto di attrazione/ostilità tra Leon e Ada, fonte di centinaia di fanfiction sentimentali e per le appassionate femminili uno dei massimi motivi per guardare Damnation, è anche liquidato con le solite modalità, pochi scambi di battute ambigue e basta, senza nulla che faccia avanzare o diminuire, anche solo di un'unghia, la loro "relazione". L'impressione che si ricava a fine visione è che nulla, assolutamente nulla è cambiato nell'universo di Resident Evil, e questo non può che essere il peggior difetto da rinfacciare a una visione trascurabile che non apporta alcunché di rilevante al pubblico a cui è rivolta. A parte questo, non si può dire che manchino dei gran momenti che fanno almeno raggiungere la sufficienza alla pellicola.


Fortunatamente, Damnation è almeno un vero Resident Evil. Come nel predecessore, rivivono splendidamente le atmosfere del videogioco, rispettate con una cura e una fedeltà maniacali date ancora una volta da dialoghi da serie B, musiche, effetti sonori e azione che diventano parte preponderante dello spettacolo. In più frangenti sembra davvero di vivere dentro un'avventura sviluppata da CAPCOM (una sequenza su tutte: la conversazione tra Leon e JD sull'adorata American Way of Life di quest'ultimo, perfetta cut-scene in un ipotetico capitolo della saga), e questo è il miglior complimento che si può rivolgere al team di Digital Frontier. In questo contesto, pur essendo il film davvero troppo lungo e focalizzato sull'azione fine a se stessa, sopratutto nello scontro finale che dura un'eternità (40 minuti circa), non mancano sequenze da applausi. Il riferimento è ai frequenti scontri di Leon con gli schifosi Licker, simboli della saga (al pari del Tyrant) che, con movenze di una qualità talmente straordinaria da essere realmente disturbanti, diventano protagonisti degli attacchi più inquietanti al gelido protagonista. Ha una dignità anche la battaglia finale con due Super Tyrant, colossi alti 5 metri e rinforzati meccanicamente, dotati di una forza possente con cui sbriciolare cemento e carri armati, inarrestabili e realmente terrificanti nei loro visi minacciosi.

Film totally action dove contano solo acrobazie, sparatorie, mostri e funamboliche abilità di regia rispetto a una trama di vago interesse, Damnation non è una visione imprescindibile neppure per i fan della saga. È una trovata commerciale, priva di reale utilità, che ha il solo il merito di limare alcuni dei difetti del predecessore (principalmente di natura tecnica) facendo un altro passo in avanti verso la creazione del "videogioco filmico" perfetto. La prossima volta, magari, oltre a una straordinaria qualità della CG, speriamo ci siano anche un protagonista degno e una storia meno steoreotipata.

Voto: 6 su 10

PREQUEL 
Resident Evil: 4D-Executer (2000; special)

2 commenti:

babordo76 ha detto...

ma c'entra qualcosa con la saga di ...insomma quello là,il marito della jonkovic?Forse l'hai pure scritto,ma sai io leggo e servo i clienti

Jacopo Mistè ha detto...

Con la saga cinematografica di Anderson? No no non c'entra niente, è ambientato nella continuity del videogioco, posto tra gli episodi 5 e 6. :)

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