venerdì 2 luglio 2010

Recensione: Dennō Coil

DENNŌ COIL
Titolo originale: Dennō Coil
Regia: Mitsuo Iso
Soggetto: Mitsuo Iso
Sceneggiatura: Toshiki Inoue, Mitsuo Iso
Character Design: Takeshi Honda
Musiche: Tsuneyoshi Saito
Studio: Mad House
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2007
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Dynit


Anno 2026. Daikoku è una delle città maggiormente sviluppate nell’utilizzo della rivoluzionaria tecnologia della realtà aumentata: per mezzo di visori speciali si possono percepire elementi virtuali integrati con la normale realtà ed è qui che, assieme alla famiglia, si trasferisce la giovanissima Yuko Okonogi. Quando il suo cagnolino Densuke, un pet virtuale, viene infettato da un virus che circola nel cyberspazio, Yuko conosce Fumie, che la farà entrare nell’Agenzia di investigazioni cibernetiche Coil gestita dalla sua stessa nonna. Chi ne fa parte può disporre di particolari software con cui manipolare la realtà virtuale, e scopo del gruppo consiste nell'investigare sulle persone misteriosamente scomparse nel cyberspazio...

Si critica spesso la mancanza di originalità nell’animazione nipponica, infatti non sono pochi i cloni, i remake, le citazioni più o meno volute, ma di fronte a un’opera seppur non perfetta come Dennou Coil è imperativo apprezzarne i molti aspetti singolari nonostante una conclusione confusa e deludente. Anomalo sin dai primi minuti, Dennō Coil è un progetto relativamente ambizioso che coniuga cyberpunk e horror, il tutto attraverso una narrazione lasciata quasi esclusivamente a un gruppo di bambini tanto coraggiosi quanto incoscienti, e l'Excellent Prize come miglior anime, assieme a Gurren Lagann (2007), al Japan Media Arts Festival 2007, non è di sicuro onorificenza data a caso.

Come da sinossi, Daikoku è una città dove realtà quotidiana e realtà virtuale si fondono, creando un ambiente cibernetico costituito tanto da edifici quanto da esseri viventi, che può essere visto e con cui si può interagire soltanto indossando specifici occhiali. Per mezzo di tale stratagemma, molto curioso e accattivante, si viene investiti da creature deformi, fantasmi pixellosi, arti magiche, immensi robot guardiani e tanta pazzia narrativa in un bizzarro e innovativo caleidoscopio di generi che colpisce per intelligenza, robustezza dialogica, caratterizzazione dei personaggi. Permeato da un’aria ironica e divertita (incontenibile la sorellina di Yuko), che però non impiega molto a farsi drammatica e seriosa, Dennō Coil si basa su un complesso folklore tecnologico creato ad hoc e, sebbene ci si perda spesso e volentieri tra decine di termini di non facile memorizzazione (meta-tag, kira-bug, illegal, meta-bug, null e via discorrendo) e relative spiegazioni, è davvero fascinoso quest’universo così particolare dove convivono potenti stregonerie e inquietanti leggende, dinosauri cibernetici e spettri rancorosi.


Dopo i primi due episodi furbescamente e strepitosamente animati (la differenza da un film cinematografico è appena percettibile), dedicati a una indiavolata componente action, Dennō Coil cambia registro e si sofferma sui tanti protagonisti e sulle loro credibili vicende personali, tutte legate dal mistero del fantasma che abita la zona oscura della realtà virtuale. A una prima metà sorprendente, ricca di episodi ficcanti, ordinati, coinvolgenti anche in alcuni filler che poco o nulla servono all’economia generale della storia (su tutti, l’episodio sugli illegal che crescono come barba sui volti delle persone), dove l’originalità di Dennō Coil fiorisce di minuto in minuto, nella seconda parte la vicenda si fa tortuosa e impenetrabile, numerosi sono i personaggi coinvolti e ancora di più alcune eccentriche ramificazioni, e a poco serve aspettare una conclusione chiarificatrice che colleghi i moltissimi quesiti creati.

Sperduti in sinistre atmosfere horror, dove fantasmi e pixel vanno estrosamente a braccetto, l'opera soffre di spiegoni eccessivi, lunghi e involuti, e si resta così amareggiati per una mancanza di controllo totale nel gestire i 26 episodi. Molte domande restano in sospeso, altre chiarite con alcune forzature, ma è una certa confusione generale a lasciare dispiaciuti, perché viene a mancare tutta la limpidezza espositiva della prima metà. Ed è un peccato, perché esaminando l’aspetto visivo, nonostante una certa, voluta lentezza narrativa, ravvivata soltanto in alcune occasioni, si resta piacevolmente sorpresi dalla qualità delle animazioni, che seppur inferiori alle già citate prime due puntate garantiscono movimenti accurati anche nei gesti più insignificanti, elemento che dimostra un’incredibile cura del particolare e permette di entrare in sintonia con gli scenari e i personaggi ideati. Straordinarie, sotto questo punto di vista, sono le musiche, ricchissime, composte da chitarre acustiche, violini ed elettroniche disparate, ma anche da rumori comunissimi, come battiti delle mani e schiocchi delle dita, in una riuscita miscela sonora.


Malgrado le imperfezioni e il calo qualitativo, Dennō Coil è un anime che mi sento di consigliare, perché tappa fondamentale, e in parte riuscita, di una certa ricerca del nuovo e dell’insolito.

Voto: 7,5 su 10

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