mercoledì 9 febbraio 2011

Recensione: Eden of the East

EDEN OF THE EAST
Titolo originale: Higashi no Eden
Regia: Kenji Kamiyama
Soggetto & sceneggiatura: Kenji Kamiyama
Character Design: Chika Umino (originale), Satoko Morikawa
Musiche: Kenji Kawai
Studio: Production I.G.
Formato: serie televisiva di 11 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2009

 
Dotati ciascuno di uno speciale cellulare donatogli dall'oscuro Mr. Outside, con un accredito di 8.2 miliardi virtuali di yen, i dodici Seleção sono personaggi dalla moralità sfaccettata, tutti incaricati, con il proprio budget, di provare a salvare il Giappone dal degrado. Basterà chiamare la misteriosa Juiz dal telefonino per darle, dietro pagamento (che verrà subito decurtato dalla somma), qualsiasi genere di ordine che sarà immediatamente esaudito, compreso l'omicidio. Chi però termina i soldi, si libera dell'aggeggio o fugge dalla sua missione, muore. In questo mortale gioco che ruolo ha il Seleção Akira Takizawa, che ha perduto ogni ricordo e di cui si è innamorata la graziosa Saki Morimi? E quale dei dodici individui possiede quella determinata visione di giustizia per vincere la sfida?

Quale tipo di etica è adatta a governare un Paese? Da uno dei dubbi amletici dell'umanità prende spunto una nuova, grande serie tv di Kenji Kamiyama, ritrovata avventura che, sicuramente debitrice a Death Note e Code Geass come idea di fondo (un incredibile potere capace di sottomettere l'intero scenario internazionale), fortunatamente rinuncia a seguire la solita strada del protagonista acuto, malvagio e megalomane preferendo invece soffermarsi su un eroe semplice e buono, alla ricerca del suo passato perduto. Definire Eden of the East una semplice scopiazzatura dei due lavori citati sarebbe comunque estremamente fuorviante, vista la bontà di un thriller spiazzante e originale nel suo mescolare, in un solo calderone, atmosfere sanguinose, inquietanti misteri, cyberpunk (il titolo fa riferimento al gruppo di alleati di Akira che lo aiutano a sopravvivere al "gioco", inventori di un rivoluzionario programma capace di connettere qualsiasi cellulare a un network universale con la possibilità, sulla base di una semplice immagine grafica, di risalire a ogni genere di informazione e catalogazione), simbolismi religiosi e filosofici (ad esempio i NEET perennementi nudi, immagine intesa come senso di purezza e rifiuto di aderire all'opprimente sistema di vita giapponese) e anche coinvolgenti intermezzi romantici e da slice of life.


Il papà di Stand Alone Complex trascina per mano lo spettatore in una avventura che, a dispetto delle iniziali atmosfere solari e dello sgargiante chara design "infantile" dell'acclamata Chika Umino (autrice manga di Honey and Clover e Un marzo da leoni), è estremamente cupa. L'inizio, ambientato a Washington dove  la studentessa giapponese Saki Morimi conosce il bizzarro Akira e le sue abitudini, vivendo con loro alcune divertenti vicende, è puramente introduttivo al nocciolo della trama, resosi necessario da parte di Kamiyama per presentare allo spettatore i due protagonisti grazie ad allegre atmosfere condite da dialoghi spontanei. È quando i due tornano in Giappone che inizia la storia portante dei Seleção e del "gioco". Il momento in cui la storia abbandona le iniziali atmosfere da simil-commedia per diventare altro, un thriller sanguigno, imprevedibile, crudele e coraggioso nelle immagini adulte e raccapriccianti che offre (come l'hobby notturno della Seleção n.11), doverosamente sottolineate dal chara che, proprio per il suo design bambinesco, contribuisce ulteriormente all'effetto shock.

Undici episodi che, con la loro carica di misteri, atmosfere torpide, violenza e indagini cervellotiche, si rivelano come di consueto scritti benissimo da Kamiyama, senza cali o lungaggini. Quella di Eden of the East è una storia inevitabilmente complessa viste le sue ramificazioni  e gli sforzi mentali che richiede per essere compresa, ma la curiosità verso i suoi sviluppi è sempre sincera portando chi guarda a prestarsi volentieri a maratone di episodi. Spicca in mezzo a tutto, ovviamente, la solita confezione grafica con cui Production I.G dà lezioni di stile a tutti. Le location, spesso basate su luoghi reali, sono rese in modo quasi fotorealistico da una CG di livello mostruoso, tale da far sembrare i fondali delle vere fotografie in cui si stagliano i personaggi. Il non plus ultra è dato dal loro affollamento, fasto eguagliato delle strade di Moribito, con città e metropoli invase da centinaia di pedoni e auto che camminano o sfrecciano contemporaneamente con movenze di realismo estremo, contribuendo a calare la fantasia in caotici scenari urbani dove addirittura gli stranieri parlano nella loro lingua col loro accento. Davvero nessun aspetto, tecnico o narrativo, viene tralasciato dal talentuoso ragazzo d'oro di Production I.G, che continua sempre più, lavoro dopo lavoro, a crescere artisticamente dimostrandosi uno dei migliori registi/sceneggiatori contemporanei, coadiuvato qui anche dalla bella prova musicale di Kenji Kawai (anche se bisogna dire che le sue litanie minacciose e tragiche, di grande enfasi, dimostrano scarsa voglia di rinnovarsi visto che sembrano identiche a quelle dei suoi precedenti lavori sulle due serie di Gundam 00). Unico neo di un certo peso è da ricercare nella difficoltà, da parte dello spettatore poco avvezzo a indagare in internet, a dare un senso alle numerose allegorie bibliche della storia , forse un po' troppe in una serie breve di giusto 11 episodi.


Giudizio comunque alto, in una storia che, pur trovando epilogo in due successivi lungometraggi qualitativamente inferiori al capostipite, ben dimostra di meritarsi i vari premi  dell'Animeshon Kobe e Tokyo International Anime Fair come migliore produzione televisiva dell'anno. A oggi, infine, la prima e ultima prova, nel mondo dell'animazione, per il gruppo britpop degli Oasis, autori della bella, bisogna ammetterlo, opening dell'anime Falling Down. Da lasciare stare Air Communication, inutile recap cinemaografico della serie per preparare ai due film successivi.

Voto: 8 su 10

SEQUEL
Eden of the East: Air Communication (2009; film)
Eden of the East The Movie I: The King of Eden (2009; film)
Eden of the East The Movie II: Paradise Lost (2010; film)

9 commenti:

www.animefan.it ha detto...

I due film sono la sublimazione finale di un capolavoro !

Ma dove le hai viste le somiglianze con Death Note e Code Geass???

Jacopo Mistè ha detto...

L'ho scritto: un incredibile potere capace di sottomettere l'intero scenario internazionale.

Per il resto i film sono stati una delusione. Non cocente, ma potevano essere fatti molto meglio. Li commenteremo, se vuoi, venerdì e lunedì prossimo :)

www.animefan.it ha detto...

Si, buonanotte !
Anime con questo format ce ne sono tantissimi...

A mio avviso i film hanno una maturità di sceneggiatura che raramente si vede in un anime.

Jacopo Mistè ha detto...

Quali ad esempio? Mi riferisco alle serie in cui questo potere NON E' un supermegarobot. Posso sbagliarmi, chiaro eh, ma a memoria non penso di aver mai visto, oltre che in queste tre serie, un protagonista che abbia un potere così "piccolo" (non mi sovviene aggettivo migliore, sorry) così capace di trasformare o cambiare la società umana di un paese o di tutto il pianeta...

www.animefan.it ha detto...

A parte il fatto che il potere a cui fai riferimento, in Eden, è soprattutto metaforico...
Comunque ti posso citare almeno 3 titoli:Last Exile (capolavoro) Trinity Blood e La Rivoluzione di Utena (meraviglioso).

Anonimo ha detto...

@animefan
Il buon mistè sta cercando di dire semplicemente che i poteri presenti negli anime in questione si differenziano per originalità o semplice senso di straniamento dalla media comune. Niente di trascendentale in verità: si prende un'ambientazione da slice of life con personaggi NORMALI, si da loro un oggetto con capacità particolari, uno strano potere (va bene qualsiasi cosa sia davvero originale) e si gioca ad ingigantire le proporzioni degli eventi senza sfociare nel fantasy o nel fantascientifico (va detto che Code Geass non mi sento di inserirlo pienamente in questa categoria). Una tendenza piuttosto comune negli ultimi tempi. Si vedano gli emuli di Death note (ora come ora mi viene in mente solo il manga Lost+Brain ma ce ne sono diversi) oppure anime come Durarara o più in generale molti adattamenti da light novel, genere letterario avezzo all'effetto sorpresa e al colpo di scena ancora più del fumetto.
Tornando a noi affermare che di serie del genere ce ne sono a bizzeffe è sbagliato in virtù dello spirito stesso di novità che si portano dietro nella struttura degli eventi e perchè no nelle tematiche trattate (che non è garanzia di qualità, sia ben chiaro).
ILCARCIOFOROSSO

P.S Tra le altre cose: last Exile offre una trama sostanzialmente steampunk con qualche elemento mistico-religioso nel mezzo, La Rivoluzione di Utena è uno shojo fantasy con una struttura dei duelli originale (e basta) e Trinity blood per quanto possa stupire sempre di vampiri parla.

Simone Corà ha detto...

Concordo sull'orribile Trinity Blood, vero, lo sfigatissimo protagonista ha un potere tipo distruzione dell'universo in due secondi netti solo che lo usa come colpo speciale finale dopo aver preso sempre un sacco di legnate.

Per il resto, sì, dai, avete un po' ragione entrambi: a livello concettuale il potere è simile, ma in fondo è un poco diversa la messa in pratica. :)

Jacopo Mistè ha detto...

Intervengo solo a dire che ho ripristinato il commento di Carciofo rosso, assurdamente cestinato come spam da blogspot O.O
D'ora in poi mi toccherà guardare periodicamente anche quella cartella, per non rischiare di perdere questi post -.-

In ritardo di qualche mese, ti ringrazio per avermi difeso XD

Anonimo ha detto...

Non puoi capire come ci rimasi quando vidi che non me lo postava (per la cronaca l'ho riscritto 2 volte...)
E le madonne che ho rinnegato...XD XD
IL CARCIOFO ROSSO

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