mercoledì 2 febbraio 2011

Recensione: Welcome to the NHK

WELCOME TO THE NHK
Titolo originale: NHK ni Youkoso!
Regia: Yusuke Yamamoto
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Tatsuhiko Takimoto & Kendi Oiwa)
Sceneggiatura: Satoru Nishizono
Character Design: Takahiko Yoshida
Musiche: Pearl Brothers
Studio: GONZO
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2006
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Yamato Video


Tatsuhiro Sato ha 22 anni e da quattro è un hikikomori, un disadattato incapace di uscire di casa perché terrorizzato dai rapporti sociali. Vive in un mondo tutto suo, ed è convinto che il canale nazionale NHK sia strumento di una cospirazione governativa per trasformare gli spettatori di anime in reietti come lui. Scoperto nel rumoroso vicino di casa un ex compagno di scuola a cui era legato, Sato riallaccia con lui i rapporti e insieme iniziano a fantasticare su sogni di gloria e successo realizzando un videogioco erotico, finendo sempre più in un abisso di squallore da cui il ragazzo sembra non poter più uscire. Un giorno una pura casualità lo porta a conoscere la bella Misaki: colpita dalla condizione miserabile di Sato, la ragazza si lega a lui e, con un apposite sedute di un suo fantomatico "programma di riabilitazione", tenta di guarirlo...

Molto è stato detto su Welcome to the NHK: nata nel 2002 sotto forma di romanzo (pubblicato in Italia da J-Pop), la storia di Tatsuhiko Takimoto rappresenta tutt'ora una delle più importanti opere di narrativa dedicate al deprimente mondo degli hikikomori, il cui numero, sebbene non quantificabile, rimane drammaticamente alto nella realtà giapponese. Chiave del suo successo è l'incredibile bravura con cui l'autore, egli stesso un ex hikikomori, rende il lettore partecipe della solitudine e della disperazione che coglie questi reietti, consci della loro orribile stile di vita ma impossibilitati, per loro debolezza, a uscirne. Una lettura forte nel quale l'utilizzo di droghe, da parte di Sato, e il suo disturbante complesso lolicon sono la punta dell'iceberg di un processo di autodistruzione che sconvolge lui quanto il lettore. Il successo del romanzo porta quindi alla creazione dell'omonimo manga, serializzato nell'arco di quattro anni dalle matite del bravissimo Kendi Oiwa e con testi sempre di Takimoto: di nuovo Sato e Misaki, ma questa volta in una storia che, invece di ricercare l'effetto disturbo, preme maggiormente sui toni della commedia surreale per creare un'opera delicatamente ironica e amara, con intermezzi comici e drammatici ben bilanciati. I protagonisti, che stringono amicizia con persone non messe certo meglio di loro, attraversano insieme gli stadi più distruttivi della vita prima di trovare finalmente una speranza di guarire dalla loro condizione.

Il grande successo del fumetto porta, infine, alla consueta trasposizione animata con manga ancora in corso di serializzazione: vede così la luce il famigerato Welcome to the NHK versione GONZO, amato dalle masse e odiato a morte da chi non sopporta reinterpretazioni audaci di opere originali. Ragione di tante polemiche il fatto, e qui molte critiche sono condivisibili, che lo studio animato reintepreta l'opera di Takimoto per darle un altro senso e un'altra morale, enfatizzando le parentesi cupe e seriose della storia unicamente per ricavare, nel finale, un classico, tranquilizzante, catartico, mainstream e inverosimile "e vissero felici, contenti e guariti". In termini pratici GONZO banalizza la storia per renderla più commestibile al grande pubblico e questo si vede nelle pesanti modifiche alle caratterizzazioni di Misaki, Yamazaki e Hitomi (la fiamma scolastica di Sato), con aggiunte, modifiche e tagli a importanti dettagli della loro vita. Per quanto l'anime NHK risulta decisamente inferiore al manga originale, affossarlo come hanno fatto molti solo per le discrepanze e le commercialate sarebbe ingeneroso: preso come una storia a sé e senza alcun collegamento, l'anime di Yusuke Yamamoto è decisamente riuscito e godibile, anche a fronte di diversi nei.



Tra questi indubbiamente il peggiore è il comparto tecnico, che di buono ha solo le animazioni: la regia è mediocre e poco più che funzionale e il chara, adulto e spigoloso (clamorosamente bocciato se rapportato al tratto veloce, leggero e giovanile di Oiwa), è così discontinuo da scioccare per la cura intermittente tra disegni disegnati in modo intrigante e altri approssimativi a livelli bambineschi. Fortunatamente per lui NHK trae la sua forza da altro. Come nell'originale, un punto a favore sono i personaggi, simpatici e ottimamente caratterizzati: troppo facile affezionarsi alla ingenua e riservata Misaki; alla bella e ambigua ex-fiamma dell'eroe, Hitomi; a Yamazaki, otaku incallito e sorta di grillo parlante di Sato, e infine, a quest'ultimo. La squallida vita dell'eroe, alle prese con la creazione del videogioco e le sedute di Misaki, tiene fin da subito col fiato in sospeso nelle sue molteplici manifestazioni: che stia a fantasticare sui complotti dell'NHK, a morire di seghe coi videogiochi erotici, a stare mesi su un MMORPG (bellissima l'idea di rappresentare le sue partite come lui stesso a combattere dentro il mondo fantasy), a ripensare alla sua fiamma, o a partecipare alle sedute del progetto di rieducazione di Misaki, Sato strappa sempre sorrisi e amarezza con la sua malinconica figura di "fallito che vorrebbe cambiare ma non ci riesce".

In questo senso, la parte dell'anime che segue ancora fedelmente il manga è ben realizzata. Con pochissimi cambiamenti, realizzati oltretutto con notevole cura, lo sceneggiatore Nishizono dona più profondità e spessore ai momenti drammatici originali (apice l'intermezzo del meeting forumistico suicida), che risultano più espressivi anche grazie anche all'ottimo accompagnamento sonoro, misto di sound heavy e alternative rock, dei Pearl Brothers. In questo modo quasi la metà del manga originale può godere di una trasposizione animata di ottimo spessore, meno ironica e surreale e maggiormente seriosa. I famosi "problemi", tanto causa di mal di pancia per gli amanti del fumetto, risiedono per l'appunto nella parte successiva: se gli ultimi retaggi del manga sono liquidati sbrigativamente e con diverse modifiche (la vicenda del fratello di Megumi), il corso creativo che prende la storia nel finale dà adito a diverse perplessità. Il finale, che riprende quello del romanzo, è ben realizzato e commovente. Il problema è che lo scheletro della sceneggiatura si basa invece sul manga, parlando di personaggi e fatti che, che nella "fusione" tra i due format, risultano così completamente inutili ai fini della conclusione, facendo sorgere più di un dubbio sul loro effettivo senso. Atroce invece l'epilogo made in GONZO, così politically correct da far venire il latte alle ginocchia visto che nel nome di un happy ending a tutti i costi mostra hikikomori e disadattati guarire dalla loro condizione grazie a un semplice evento fortuito, idea ridicola che offende l'intelligenza e il messaggio originale, e serio, dell'autore.

 
Welcome to the NHK, romanzo e fumetto, sono opere importanti perché offrono uno spaccato terrificante, ma veritiero, della vita giapponese (il disagio degli hikikomori è certamente dovuto all'oppressivo, frenetico e alienante stile di vita nipponico, di una società che inquadra in modo gerarchico le persone stabilendo fin dalla prima istruzione chi avrà un futuro e chi no). Intelligenti perché i loro elementi comici e surreali sono al servizio di un umorismo che vuole fare riflettere. La versione animata non è orribile, anzi presa a sé è visione avvincente e gustosa, drammatica e commovente, con molto ritmo. Solo, le manca il coraggio di essere qualcosa di più di un semplice adattamento commerciale, lineare e perbenista di un'opera d'autore come quella di Takimoto. Assolutamente da recuperare il manga, più lungo, meglio sviluppato, molto più completo, degno di stare in qualsiasi collezione di un appassionato di fumetto, anche per merito dell'impeccabile edizione italiana sempre a cura di J-Pop.

Voto: 7 su 10

2 commenti:

Maison72 ha detto...

Peccato che la versione cartacea pubblicata dalla J-pop non sia assolutamente impeccabile, in particolare modo nell'adattamento.
I suffissi onorifici tipici della lingua giapponese non sono stati tradotti in modo corretto e questo aspetto nella cultura giapponese ha un ruolo fondamentale.

Jacopo Mistè ha detto...

Oddio, ti riferisci ai vari -kun, -san etc? Sono rarissimi i casi in cui vengono tradotti nei manga pubblicati in Italia, non mi sembra una mancanza così grave da inficiare il giudizio su un'edizione di NHK così ottima come quella J-Pop. Lo sarebbe se questi suffissi avessero un peso nella storia (tipo in Maison Ikkoku: è importante il fatto che a fine serie Yusaku chiama finalmente Kyoko senza -san), ma non mi pare di ricordare (posso comunque sbagliarmi, chiaro) che su NHK rivestissero chissà che importanza.

Se è un errore così grave allora tutti le edizioni di quasi tutti i manga pubblicati in Italia da Flashbook, d/visual, J-Pop etc (tanto per riferirmi a chi fa la edizioni considerate più prestigiose) non sarebbero più da considerare di alto livello...

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