lunedì 17 giugno 2013

Recensione: From the New World

 FROM THE NEW WORLD 
Titolo originale: Shin Sekai Yori
Regia: Masashi Ishihama
 Soggetto: (basato sul romanzo originale di Yusuke Kishi)
Sceneggiatura: Masashi Sogo
Character Design: YORI (originale), Chikashi Kubota
 Musiche: Shigeo Komori
 Studio: A-1 Pictures
Formato: serie televisiva di 25 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2012 - 2013


È sempre piacevole incontrare opere come From the New World (2012), che non puntano tutto sull’originalità e riescono, o meglio, sfruttano una certa modestia creativa per reinventarsi e mostrarsi paradossalmente così fresche e innovative da non prestare neanche attenzione alla semplicità, quasi alla banalità, dello spunto di partenza. Un’idea che si contorce e continua a cambiare forma, disorientando e confondendo ma allo stesso tempo seducendo chi ha la pazienza di aspettare gli adeguati sviluppi e di non arrendersi, o addirittura inorridirsi, per via di certe pieghe incomprensibili che pare continuamente prendere l’intreccio.

Una storia quindi semplice, si diceva, ma dalla narrazione estremamente frammentaria e assai tortuosa, che scaraventa in un futuro avanti mille anni in cui vige una strana società pacata e razionale che nasconde però terribili e sanguinosi segreti sepolti nel passato: si intuisce qualcosa riguardo al controllo di poteri telepatici, qualcos’altro relativo a scuole specializzate per ragazzi telecinetici, qualcos’altro ancora a proposito dei rigorosissimi metodi per fermare chi non riesce a tenere a freno il proprio potere, ma sono solo briciole che si raccolgono di un contesto in apparenza stranissimo e bizzarro, dove assieme agli umani convivono strambi esseri dalle fattezze canine o simili alle talpe, dove creature ancora più singolari custodiscono conoscenze millenarie e dove tiranni del passato assoggettavano il popolo, il tutto rappresentato con un meraviglioso sense of wonder che evita qualsiasi tipo di spiegone per mostrare allo spettatore come se già conoscesse i dettagli di un mondo così lontano e difficile, dove cinque ragazzi si mettono a cercare i misteri del passato e mettono a repentaglio le proprie vite perché, in questo new world, conoscere è vietato.

From the New World si compone quindi di tasselli che lentamente costruiscono un mosaico più grande, raffinato, per certi versi sconvolgente: da un romanzo di Yusuke Kishi, Masashi Sogo alla sceneggiatura e Masashi Ishihama alla regia non nascondo nulla e non hanno paura di mettere in scena violenze, brutalità, sesso e omosessualità, trovando per ognuno di questi elementi un nuovo significato come nuovo, appunto, è lo scenario in cui prendono vita. Lo sviluppo chirurgico permette infatti di soffermarsi il giusto tempo sui personaggi ma soprattutto sul contesto sociale in cui vivono, creando attraverso le loro interazioni un quadro complessivo che solo nell’ultima puntata trova completo compimento, dando risposta a ogni domanda in una soddisfazione visiva ed emotiva raramente provata. Il tutto passando attraverso una serie di generi e alterazioni di ritmo, dal racconto di formazione a una sci-fi rarefatta e silenziosa, dall’horror più splatter al fantasy più concreto e calcolato: From the New World riserva sorprese di episodio in episodio, negando di fatto una qualsiasi descrizione della sua struttura, perché sempre imprevista, sempre nuova, sempre diversa non solo nello spaziare tra i generi ma anche nel dislocare la linea temporale (che compie tre balzi in avanti di vari anni, per non parlare dei vari flashback sul passato che compongono i prologhi dei primi episodi) e nel fornire quel difficile ma particolarmente apprezzato, oltre che impeccabile, show don’t tell su tantissimi dettagli – la terribile natura dei gatti, il funzionamento delle società dei vari mostri e la loro guerra geografica, l’uso limitato della magia, e soprattutto il complesso apparato politico e sociale che regola il villaggio, con i suoi divieti e le sue regole che lo spettatore riuscirà a comprendere solo nell’ultima parte della serie.


Bellissimo il tratto di Kibashi Kubota, che dona un’eleganza ricchi di particolari a ogni personaggio e si integra perfettamente con la regia singolare di Ishihama, che pone moltissima attenzione al realismo dei piccoli movimenti (gesti, sorrisi, capelli, vestiti) sfruttando con maestria i fermi immagine nelle scene di lotta claustrofobica e aumentando l’inquietudine alternando paesaggi sconfinati dominati da erba e neve a spazi chiusi e labirintici dove liberare l’orrore (emblematici gli episodi conclusivi, con la fuga nella struttura sotterranea estremamente compulsiva e priva di respiro).

Anomalo nella sua concezione post-apocalittica, From the New World è veramente atipico nel panorama anime di questi ultimi anni, un prodotto capace di dire qualcosa di nuovo pur usando mezzi e mosse già sfruttate in precedenza più e più volte (ehm... Akira, giusto per dire un titolo appena appena conosciuto). 

Voto: 9 su 10

6 commenti:

Gennaro ha detto...

Bella recensione, davvero non se ne vedono più di anime così, e quando finalmente li tirano fuori, non vendono, come questo. Dannati giapponesi.

Simone Corà ha detto...

Già, ma mi verrebbe da dire che si tratta di qualcosa di troppo strano e di nicchia anche per un pubblico come il loro.

Godzilla86 ha detto...

Questo anime e stato il regalo piu' bello che potessi ricevere, in un periodo che vige anime mediocri o peggio. Forse esagero nel dire (o forse No!) che e la migliore serie anime che abbia visto negli ultimi anni.
Gli ultimi 5ep... wow so da infarto da gustarteli di fila per arrivare al migliore finale che si presta a certe opere.
L'unica pecca e l'animazione che a volte va troppo al risparmio, ma per il resto non cambierei nulla, anzi forse inserirei degli ep. extra da inserire durante i time-skip da un'arco all'altro.

Sfortuna che la serie in jappolandia a venduto na miseria, facendo capire che nemmeno loro credono alle opere che fanno.
E purtroppo non solo loro, che in un'altro forum ho parlato con utenti che lo trovano noioso e brutto. L'attuale spazzatura a fatto il lavaggio del cervello a tutti.

PS: figo l'imm con i cinque pg con i costumi di Madoka Majika.

Simone Corà ha detto...

Probabile che non sia piaciuto perché prende un po' da tutto e avanza a scatti, non è mai omogeneo prima dei 2/3, quando lo schema complessivo inizia a delinearsi. Peccato, perché è davvero una grande, grande opera, bilanciata perfettamente, osa in continuazione e sperimenta senza paura.

aocchan ha detto...

L'ho adorato! Ottima recensione (:

Simone Corà ha detto...

Grazie :)

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