FROM THE NEW WORLD
Titolo originale: Shin Sekai Yori
Regia: Masashi Ishihama
Soggetto: (basato sul romanzo originale di Yusuke Kishi)
Sceneggiatura: Masashi Sogo
Character Design: YORI (originale), Chikashi Kubota
Musiche: Shigeo Komori
Studio: A-1 Pictures
Formato: serie televisiva di 25 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 2012 - 2013
È sempre piacevole incontrare opere come From the New World (2012), che non puntano tutto sull’originalità e riescono, o meglio, sfruttano una certa modestia creativa per reinventarsi e mostrarsi paradossalmente così fresche e innovative da non prestare neanche attenzione alla semplicità, quasi alla banalità, dello spunto di partenza. Un’idea che si contorce e continua a cambiare forma, disorientando e confondendo ma allo stesso tempo seducendo chi ha la pazienza di aspettare gli adeguati sviluppi e di non arrendersi, o addirittura inorridirsi, per via di certe pieghe incomprensibili che pare continuamente prendere l’intreccio.
Una storia quindi semplice, si diceva, ma dalla
narrazione estremamente frammentaria e assai tortuosa, che scaraventa in un
futuro avanti mille anni in cui vige una strana società pacata e razionale che
nasconde però terribili e sanguinosi segreti sepolti nel passato: si intuisce
qualcosa riguardo al controllo di poteri telepatici, qualcos’altro relativo a
scuole specializzate per ragazzi telecinetici, qualcos’altro ancora a proposito
dei rigorosissimi metodi per fermare chi non riesce a tenere a freno il proprio
potere, ma sono solo briciole che si raccolgono di un contesto in apparenza
stranissimo e bizzarro, dove assieme agli umani convivono strambi esseri dalle
fattezze canine o simili alle talpe, dove creature ancora più singolari custodiscono
conoscenze millenarie e dove tiranni del passato assoggettavano il popolo, il
tutto rappresentato con un meraviglioso sense of wonder che evita
qualsiasi tipo di spiegone per mostrare allo spettatore come se già
conoscesse i dettagli di un mondo così lontano e difficile, dove cinque ragazzi
si mettono a cercare i misteri del passato e mettono a repentaglio le proprie
vite perché, in questo new world, conoscere è vietato.
From the New World si
compone quindi di tasselli che lentamente costruiscono un mosaico più grande,
raffinato, per certi versi sconvolgente: da un romanzo di Yusuke Kishi,
Masashi Sogo alla sceneggiatura e Masashi Ishihama alla regia non nascondo
nulla e non hanno paura di mettere in scena violenze, brutalità, sesso e omosessualità,
trovando per ognuno di questi elementi un nuovo significato come nuovo,
appunto, è lo scenario in cui prendono vita. Lo sviluppo chirurgico permette
infatti di soffermarsi il giusto tempo sui personaggi ma soprattutto sul
contesto sociale in cui vivono, creando attraverso le loro interazioni un
quadro complessivo che solo nell’ultima puntata trova completo compimento,
dando risposta a ogni domanda in una soddisfazione visiva ed emotiva raramente
provata. Il tutto passando attraverso una serie di
generi e alterazioni di ritmo, dal racconto di formazione a una sci-fi rarefatta
e silenziosa, dall’horror più splatter al fantasy più concreto e calcolato: From
the New World riserva sorprese di episodio in episodio, negando di fatto
una qualsiasi descrizione della sua struttura, perché sempre imprevista, sempre
nuova, sempre diversa non solo nello spaziare tra i generi ma anche nel
dislocare la linea temporale (che compie tre balzi in avanti di vari anni, per
non parlare dei vari flashback sul passato che compongono i prologhi dei primi
episodi) e nel fornire quel difficile ma particolarmente apprezzato, oltre che
impeccabile, show don’t tell su tantissimi dettagli – la terribile natura
dei gatti, il funzionamento delle società dei vari mostri e la loro guerra
geografica, l’uso limitato della magia, e soprattutto il complesso apparato
politico e sociale che regola il villaggio, con i suoi divieti e le sue regole
che lo spettatore riuscirà a comprendere solo nell’ultima parte
della serie.
Bellissimo il tratto di Kibashi Kubota, che dona un’eleganza ricchi di particolari a ogni personaggio e si integra perfettamente con la regia singolare di Ishihama, che pone moltissima attenzione al realismo dei piccoli movimenti (gesti, sorrisi, capelli, vestiti) sfruttando con maestria i fermi immagine nelle scene di lotta claustrofobica e aumentando l’inquietudine alternando paesaggi sconfinati dominati da erba e neve a spazi chiusi e labirintici dove liberare l’orrore (emblematici gli episodi conclusivi, con la fuga nella struttura sotterranea estremamente compulsiva e priva di respiro).
Anomalo nella sua concezione
post-apocalittica, From the New World è veramente atipico nel panorama
anime di questi ultimi anni, un prodotto capace di dire qualcosa di nuovo pur
usando mezzi e mosse già sfruttate in precedenza più e più volte (ehm... Akira, giusto per dire un titolo appena appena conosciuto).
Voto: 9 su 10
6 commenti:
Bella recensione, davvero non se ne vedono più di anime così, e quando finalmente li tirano fuori, non vendono, come questo. Dannati giapponesi.
Già, ma mi verrebbe da dire che si tratta di qualcosa di troppo strano e di nicchia anche per un pubblico come il loro.
Questo anime e stato il regalo piu' bello che potessi ricevere, in un periodo che vige anime mediocri o peggio. Forse esagero nel dire (o forse No!) che e la migliore serie anime che abbia visto negli ultimi anni.
Gli ultimi 5ep... wow so da infarto da gustarteli di fila per arrivare al migliore finale che si presta a certe opere.
L'unica pecca e l'animazione che a volte va troppo al risparmio, ma per il resto non cambierei nulla, anzi forse inserirei degli ep. extra da inserire durante i time-skip da un'arco all'altro.
Sfortuna che la serie in jappolandia a venduto na miseria, facendo capire che nemmeno loro credono alle opere che fanno.
E purtroppo non solo loro, che in un'altro forum ho parlato con utenti che lo trovano noioso e brutto. L'attuale spazzatura a fatto il lavaggio del cervello a tutti.
PS: figo l'imm con i cinque pg con i costumi di Madoka Majika.
Probabile che non sia piaciuto perché prende un po' da tutto e avanza a scatti, non è mai omogeneo prima dei 2/3, quando lo schema complessivo inizia a delinearsi. Peccato, perché è davvero una grande, grande opera, bilanciata perfettamente, osa in continuazione e sperimenta senza paura.
L'ho adorato! Ottima recensione (:
Grazie :)
Posta un commento