lunedì 23 dicembre 2013

Recensione: Dangaioh

DANGAIOH
Titolo originale: Haja-Taisei Dangaioh
Regia: Toshiki Hirano
Soggetto: Toshiki Hirano
Sceneggiatura: Shou Aikawa, Koichi Ohata, Toshiki Hirano
Character Design: Toshiki Hirano
Mechanical Design: Shoji Kawamori, Yasushi Ishizu, Masami Obari, Koichi Ohata
Monster Design: Junichi Watanabe
Musiche: Michiaki Watanabe, Kaoru Mizutani
Studio: AIC, Artmic
Formato: serie OVA di 3 episodi (durata ep. 40 min. circa)
Anni di uscita: 1987 - 1989


In un lontano futuro quattro ragazzi, Mia Alice, Lamba Nom, Pai Thunder e Rol Kran, si risvegliano all'interno di una misteriosa astronave, incapaci di ricordare il proprio passato. Scopriranno di aver perso la memoria in seguito ad esperimenti compiuti su di loro, atti a sfruttare i loro poteri mentali per trasformarli in armi umane al servizio del dr. Tarzan, servitore, insieme al suo braccio destro Gil Berg, dei pirati spaziali Banker che intendono governare l'universo. I nostri eroi decidono di ribellarsi al proprio destino e, dopo aver convinto Tarzan a schierarsi dalla loro parte, fuggono dal posto ottenendo anche il possente robottone componibile del professore, il Dangaioh. Gil Berg e i suoi padroni, però, non sono di quest'idea...

Hyper Combat Unit Dangaioh, seconda, mitologica collaborazione artistica tra Toshiki Hirano e Masami Obari (l'avveniristico Fight! Iczer-1 del 1985 la prima) e, tra le due, l'unica a essere arrivata anche in Italia (in tre costosissime VHS distribuite a inizio anni '90 da Granata Press, che non hanno venduto pressoché nulla, rivelandosi in assoluto il flop video più eclatante dello scomparso editore bolognese1), a dispetto di un'incredibile sconclusionatezza di fondo, merita tutte le lodi possibili e immaginabili; si è guadagnato a diritto lo status di culto2 che lo pone, in quel lontano 1987, quando uscì nelle videoteche giapponesi, a essere il rappresentante praticamente finale della "dottrina  Macross" inaugurata da Shoji Kawamori e Studio Nue.

Molteplici sono i motivi che spiegano perché, sotto ogni punto di vista, la miniserie possa considerarsi davvero la summa portante di un po' tutta la filosofia loro e del mondo degli OVA anni '80. Tutto parte pochi mesi prima dell'uscita della miniserie, quando Hirano e Obari si mettono d'accordo con Dynamic Planning per fare Daimajinga, un remake animato home video del classico Mazinger Z (1972) di Go Nagai, da basare sulla tenebrosa versione manga. Purtroppo, una fuga di notizie (la pubblicazione della notizia sulle riviste di critica anime Animage e B-Club) porta Toei Animation, co-proprietaria del marchio (in riferimento alla storica serie TV del 1972)  a imbestialirsi perché non ne era a conoscenza, e la cosa finisce col suo veto sull'operazione che blocca definitivamente i lavori. Sconsolato, lo staff non può che sfogarsi creando Dangaioh, una storia robotica nuova di zecca, plasmata sui preziosismi estetici della "dottrina Macross", che non rinuncia alle sue origini di rifacimento abortito, infarcita così fino al midollo di citazioni e omaggi al mondo dell'animazione robotica anni '70 e,  in primis, proprio all'automa di Go Nagai3. Abbiamo il nuovo robottone, il Dangaioh, che usa una variante dei Rocket Punch ed è formato dalla fusione di più navicelle come Getter Robot (1974), l'anime preferito di sempre di Obari4; lo stesso mitico compositore di Mazinger Z, Michiaki Watanabe, che orchestra tracce sonore volutamente molto simili a quelle di Great Mazinger (1974) e Gackeen il robot magnetico (1976)5; e infine trama, personaggi e sigla di apertura (cantata dalle vecchissime glorie Mitsuko Horie e Ichiru Mizuki!) che riprendono in tutto e per tutto gli infantili eppur adorabili robottomono pre-Mobile Suit Gundam (1979) del decennio precedente.


Con simili spunti di partenza, che rifiutano con orgoglio gli adulti, elaborati intrecci degli anime Sunrise, è del tutto ovvio aspettarsi una trama quasi inesistente: Dangaioh è una miniserie dall'interesse narrativo nullo, un Super Robot ferocemente ancorato alle origini del genere che narra di come abbozzati (eppur virili e sanguigni) eroi cerchino di recuperare la loro memoria tornando nei loro Paesi d'origine, combattendo, allo stesso tempo, contro Gil Berg e i malvagi emissari robotici dei Banker. Questo avviene in 3 episodi dalla struttura identica, martoriati addirittura da un recap (nel secondo) e da un non finale. Sono l'ennesima testimonianza dell'aria che animava in quegli anni gli artisti dell'home video, quando preferivano concentrarsi nello sperimentare innovazioni grafiche a discapito di una sceneggiatura degna di essere definita tale, ma se in altre occasioni basterebbe molto meno per una stroncatura memorabile, in questo caso Dangaioh non può prescindere dal venire analizzato coi criteri del periodo. È un concentrato di prelibatezze sensoriali, che colpiscono occhi e udito, rendendo avvincente e indimenticabile una storia che a tratti neanche esiste.

Primo elemento di interesse, ancora più dell'eccezionale prova grafica, non può che essere la citata, straordinaria colonna sonora di Michiaki Watanabe: brani epici, marziali, minacciosi ed estremamente accattivanti, dall'irresistibile sound Eighties, donano sferzate di adrenalina non solo nei colossali combattimenti tra robot, ma anche nelle interazioni dialogiche e nei momenti di stanca. Si tratta davvero di una prova musicale di elevato livello, capace di calamitare l'attenzione dello spettatore in qualsiasi istante della storia. Le musiche accompagnano disegni di bellezza e cura stratosferici, a partire dallo splendido, cromatico chara dello stesso Hirano - qui al suo tratto intermedio e "felino", dalle corporature adulte, che abbandona le reminiscenze sexy e al contempo infantili di Megazone 23 Part I e Iczer-1 -  per arrivare al mecha, dove sì, Dangaioh fa davvero Storia. Principalmente a opera di Shoji Kawamori, papà di Fortezza Super Dimensionale Macross (che crea la filosofia della "Seconda generazione di registi" e ne esplora i massimi limiti in questo lavoro, in un poetico cerchio che si chiude), i robottoni sono così possenti, fighi e bellissimi da diventare leggenda, sicuramente tra i più grandi lavori di sempre in questo campo: qualsiasi mecha gode di movenze, colori e armature di una complessità estetica invidiabile (con strutture basate sui muscoli del corpo umano6) che ricorda i Mortar Headd di Five Star Stories. Indimenticabili, degni di una delle produzioni OVA più curate degli anni '80 e, in generale, di sempre. Lo spettacolo orchestrato da Hirano e Obari è di valore assoluto, che con animazioni sinuosissime e spacca-mascella e potenti opening/ending (sfido a non trovarsi a fischiettare, dopo averlo sentito, il roboante Cross Fight), elevano ad arte il concetto di fanservice.

Sono rari, rarissimi i casi in cui una storia insulsa merita un ottimo voto: per demeriti narrativi il cult di Hirano e Obari non raggiungerebbe neppure la sufficienza, ma giudicarlo per questo sarebbe ingeneroso visto che la trama è volutamente inutile. Dangaioh è una serie celebrativa che è interessata non a spiegare perché avvengono le mazzate robotiche, ma come. È un tuffo nel passato del genere, un manifesto del Super Robot più basico che sia mai esistito, ma con tanta, tantissima, immensa sboroneria in più, ed è tutt'ora, tra i tanti tentativi di revival del genere che hanno imperversato (e imperverseranno) nel nuovo millennio, tra i migliori, se non il sovrano. Dangaioh a suo modo è un capolavoro, il cui ricordo non può e non deve assolutamente andare dimenticato, in attesa che qualcuno lo distribuisca nuovamente in Italia in modo degno. Toshiki Hirano tornerà a dire la sua su Dangaioh nel 1992 con il manga Dangaioh LEGEND: Doll, rielaborandone la trama con gli stessi personaggi, ma soprattutto, dopo ben 15 anni, col seguito ufficiale televisivo Great Dangaioh (2001), che stavolta rileggerà per davvero Mazinger Z.


Nota: l'edizione nostrana di Dangaioh, mai riversata in DVD e ancora ferma ai tempi delle VHS, era figlia dei tempi con le sue invenzioni varie, i sbagli di traduzione, i nomi dei colpi italianizzati e i doppiatori riciclati su più personaggi. Non vale la pena recuperarla.

Voto: 8 su 10

SEQUEL
Great Dangaioh (2001; TV)


FONTI
1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
2 Francesco Prandoni, "Anime al cinema", Yamato Video, 1999, pag. 116
3 Intervista a Masami Obari pubblicata su Mangazine n. 29 (Granata Press, 1993, pag. 17-18)
4 Come sopra
5 Come sopra, a pag. 15
6 Come sopra, a pag. 19

12 commenti:

Enrico Teodorani ha detto...

Buon Natale!

Jacopo Mistè ha detto...

Grazie e auguroni anche a te!
E a tutti i lettori a questo punto (troppo pigro per aprire un post)!!

Anonimo ha detto...

Uno dei titoli minori cult degli anni '80, che ancora oggi rimane nei cuori di chi lo ha potuto vedere e collezionare e, che nonostante la presunta "non-trama", si staglia nelle menti dei fan duri e puri

Anonimo ha detto...

Era il 1996 o1997, e comprai la videocassetta della Manga Video della Granata Press se non erro, ed era il terzo episodio, quello conclusivo.
All'epoca ero adolescente e curioso e non sapevo nemmeno chi fosse il dangaio. Mi piacque un sacco!
Ovviamente ero di bocca buona, anche se mi sembrò un pò assurdo il combattimento finale...vabbè... Rivedendolo oggi mi rendo conto che la cosa che più mi affascinava era la grafica; in effetti è uno dei robottoni più belli ai realizzati!
Tolto questo, e dopo averlo visto e rivisto, mi piace sempre per lo stesso motivo :)
Trovo comunque molto più appagante vedere il grande Mazinger

Jacopo Mistè ha detto...

Dangaioh è una pura festa visiva di colori, disegni e musiche, non vuole essere qualcosa di più. Durasse 20/30/50 episodi il giudizio sarebbe estremamente meno lusinghiero, ma così breve non ha il tempo di annoiare, ma solo di farsi amare per la sua orgia tecnica!

Anonimo ha detto...

sono d'accordo

stefano ha detto...

Niente, la "festa audiovisiva" non è bastata a farmi tollerare una storia e dei personaggi insulsi e banali. In una parola, inutile. L'8 in calce alla recensione sembra quasi una provocazione!

Jacopo Mistè ha detto...

Tutti gli OVA degli anni '80 erano come Dangaioh. Dovevano semplicemente essere "una figata" di colori, disegni, violenza e sesso, tutta roba che non si poteva mostrare in tv. Insomma ci sta che non ti piaccia, per carità, ma allora quasi tutti i grandi OVA come Iczer-1, Zeorymer etc dovrebbero farti schifo" :D

stefano ha detto...

Guarda...togli l'incipit, i flashback e i dialoghi e diventa un 8 anche per me! :)
Mi facevano un bell'oav, anche da un'oretta, coi robottoni che si menano e basta ed era ok. Per la precisione è il terzo episodio ad affossare tutto, coi primi due me lo sono anche moderatamente spassata!
Gli altri oav che citi non li conosco...se li vedo ti faccio sapere! ;)

frizio ha detto...

spinto dall'8 anch'io ho voluto riguardarlo..
dici che fosse durato di + avrebbe avuto un voto minore,ma io direi che 3 episodi son già troppi!
un solo episodio doveva durare come(e qua si rivanga il passato)yamato video n.9 mi pare "Ladius,il segreto perduto di Quall(o qualcosa del genere)":storia zero,idem xsonaggi,ma grafica da paura e super robot trasformabile stile dangaioh.
un episodio e siam tutti contenti.
Cmq riguardando dangaio ci son rimasto male per i combattimenti,poco dinamici,2 o 3 colpi e combattimento risolto...non so,forse mi son troppo abituato bene coi 3 seguiti della getter saga.

Sam ha detto...

Effettivamente , come dice Frizio, i combattimenti non sono gran ché, un pò statici, nel senso che i robot fanno pochi movimenti, non so come spiegarlo....
Inoltre, nel primo episodio, accadono cose ridicole : vedi Gil Barg che abbandona il suo robot usandone uno più piccolo e dopo un paio di colpi col Dangaio, ritorna nel robot principale ( che ti sei separato a fare, allora ?)

Il difetto maggiore è appunto la mancanza di un finale, quando le cose cominciavano a farsi interessanti.
Se il primo video e il terzo sono buoni, il secondo è pallossissimo, con una trama trita e ritrita e azione poco ispirata ( e 15 minuti di riassunto iniziale non aiutano).
Strano che il Mistè non critichi come al solito la versione italiana, piena di invenzioni ( calcio laterale doppio!) e voci che cambiano più volte su uno stesso personaggio nello stesso episodio ( per non parlare del riciclo di uno stesso doppiatore su più personaggi).
Per non parlare dei nomi delle armi italianizzate ( doppio rampino a spirale al posto dello spiral kuncle non si può sentire)
Bello l'omaggio di Watanabe a Mazinga e Gackeen durante l'aggancio del Dangaio nel primo episodio ( la musica è la stessa che si sente nelle due serie citate).
Io ho le 3 vhs originali prese ai tempi e me le tengo strette.

Jacopo Mistè ha detto...

Non ne parlo perché non l'ho visto in italiano e soprattutto non ho mai sentito parlare del suo doppiaggio italiano. Ora che lo hai fatto tu, integrerò quando sarà il momento di riaggiornare la recensione. :)

Detto questo, prendo gli OVA di quegli anni per quello che sono, una "valvola di sfogo" di animatori precedentemente frustrati che possono finalmente fare il loro giocattolo come gli pare sbattendosene di contenuti o di coerenza narrativa.

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità e pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge 7 marzo 2001 n. 62. Molte delle immagini presenti sono reperite da internet, ma tutti i relativi diritti rimangono dei rispettivi autori. Se l’uso di queste immagini avesse involontariamente violato le norme in materia di diritto d’autore, avvisateci e noi le disintegreremo all’istante.