lunedì 2 dicembre 2013

Recensione: Tokyo Magnitude 8.0

TOKYO MAGNITUDE 8.0
Titolo originale: Tokyo Magnitude 8.0
Regia: Masaki Tachibana
Soggetto: BONES
 Sceneggiatura: Natsuko Takahashi
Character Design: Atsuko Nozaki
Musiche: Kô Ôtani
Studio: BONES
Formato: serie televisiva di 11 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di trasmissione: 2009
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Yamato Video


È un’opera abbastanza inusuale per il circuito televisivo, questo Tokyo Magnitude 8.0 (2009), non tanto per la natura sincera di una storia di coraggio e amicizia che travalica il disastro ambientale ben evidenziato nel titolo, ma per scelte narrative e per un struttura di fondo emozionale che, al contrario, sono invece spesso al centro, se non addirittura la norma, dei film d’animazione destinati al cinema. La sceneggiatrice Natsuko Takahashi e Masaki Tachibana alla regia ricercano una messa in scena scrupolosa di un terremoto apocalittico basandosi sui tanti che hanno colpito il Giappone, e solo due anni dopo la finzione diventa realtà con una catastrofe che verrà ricordata come il sisma più violento mai verificatosi in terra nipponica, ma al di là della triste ironia della sorte è facile immaginare come la storia della piccola Mirai e del fratellino Yuki, dispersi nell’isola di Odaiba e decisi a tornare a casa a piedi, abbia una notevole forza cinematografica bene o male in tutti i suoi aspetti, e sicuramente non è un caso che, oltre alle svariate opere yaoi che portano la sua firma, la Takahashi abbia collaborato in passato con lo studio Ghibli.

Facile rintracciare certa ispirazione alle visioni del Miyazaki più realistico e del Takahata più sensibile, a partire dai primi momenti si nota subito come il lavoro di personalizzazione di Mirai, dal  carattere un po’ burbero di un’adolescenza che si appresta a scoppiare, cerchi e trovi una profondità non indifferente, in grado di affrontare con piglio sicuro e maturo argomenti non proprio di semplice accessibilità, o meglio, di una comune, quotidiana, triste amarezza: l’assenza dei genitori a causa del troppo lavoro, l’indifferenza e relativa poca sopportazione per il fratello minore e la mancanza poi della famiglia sono gestiti con intensità e naturalezza, sono sfumature caratteriali mostrate con sbuffata ironia ma che in realtà trasmettono un disagio molto credibile, che diventa presto motore trainante della serie – se in fondo Mirai accetta di accompagnare Yuki a vedere una mostra di robot che a lei non interessa minimamente, è perché per quel fratellino prova un sentimento che non sa confidare/mostrare appieno, ma che, complice (s)fortunatamente il terremoto, imparerà prima di tutto a capire e poi a esternare.

La forza di Tokyo Magnitude 8.0 sta quindi nei valori trasmessi, la caratterizzazione dei personaggi e le loro interazioni permettono infatti di farli emergere con la giusta spontaneità, senza dover premere o accentuare sulla tragedia e tutto ciò che crea, e grazie a questo si può sorvolare su un meccanismo narrativo di certo non esemplare ma comunque di piacevole visione: strutturato per buona parte in maniera episodica, con un nuovo personaggio da salvare/conoscere/aiutare all’inizio di ogni puntata, l’anime funziona proprio per il traino dei due fratellini, che anche se nel mezzo di avventure non particolarmente significative sanno catturare e coinvolgere grazie ai loro caratteri spumeggianti e al rapporto fortissimo che si viene a creare tra di loro e con Mari, una trentenne che li aiuta a tornare a casa.

 

Non mancano certi momenti ironici (quando Mirai ha mal di pancia, i vari rimproveri a Yuki) né, ovviamente, quelli più spiccatamente drammatici, ma se nella gestione complessiva della catastrofe, con un sisma che rade al suolo ogni cosa e continua a ripetersi per più giorni,si percepisce una visione molto positiva del problema, o meglio, del modo in cui affrontare il problema con un’energia e un’enorme forza di riscatto, la piega che prende la trama portante nel momento in cui lascia perdere le storie autoconclusive raggiunge riuscite vette di tristissima, toccante commozione proprio grazie a quel magnifico lavoro psicologico che sta alla base di tutto. Il resto è il solito ottimo lavoro made in BONES, con un chara semplice ma dolcissimo animato alla perfezione e una regia sobria e delicata.

Triste l'edizione italiana dell'anime, doppiata sufficientemente bene da Yamato Video e abbastanza fedelmente, ma che pecca di invenzioni qua e là per riempire i momenti di silenzio e di un video non proprio perfetto: sono pecche che non giustificano il prezzo davvero molto esiguo dell'opera.

Voto: 7,5 su 10

6 commenti:

Maurizio ha detto...

Visto per me bellissimo. Caratterizzazione della piccola protagonista fantastica.
Intenso ed emozionante per quello che mi ha fatto provare mi ha ricordato Una tomba per le lucciole.
Secondo me da vedere...e forse mezzo punto in più

Simone Corà ha detto...

Eh, più che ricordare quel capolavoro penso ne prenda vera e propria ispirazione, e infatti ho evitato di parlarne in rece per non fare rimandi e collegamenti. ;-)

Comunque sì, sono rimasto davvero colpito dalle caratterizzazioni dei personaggi, su questo punto l'anime è davvero una tacca sopra qualsiasi altra produzione televisiva :-)

Maurizio ha detto...

Chiedo scusa se quello che ho scritto può sembrare spoiler...ma pensavo che paragonarlo a quel capolavoro potesse invogliare qualcuno a visionarlo

Simone Corà ha detto...

Ma no, figurati :-)
Grazie invece del commento!

Gundamaniaco ha detto...

Una delle più interessanti serie animate giapponesi degli ultimi anni.
Felicissimo che sia stata importata e tradotta in Italia, la quale edizione vanta anche un discreto doppiaggio.
Meriterebbe una visione obbligatoria nelle scuole medie nostrane.
E anche nella mia personale classifica merita un 8 pieno. :)

Simone Corà ha detto...

Vero, sarebbe una gran bella visione educativa, alcuni episodi a scuola sarebbero ottima materia :-)

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