lunedì 12 gennaio 2015

Recensione: Si alza il vento

SI ALZA IL VENTO
Titolo originale: Kaze Tachinu
Regia: Hayao Miyazaki
Soggetto & sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Character Design: Kitaro Kousaka
 Musiche: Joe Hisaishi
Studio: Studio Ghibli
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 130 min. circa)
Anno di uscita: 2013
Disponibilità: edizione italiana in dvd & blu-ray a cura di Lucky Red
  

Con l’annuncio di essere giunto al termine della sua carriera, Miyazaki ha gettato il fandom nello sconforto – d’altronde la sicurezza garantita dal guru dello studio Ghibli, puntuale ogni manciata d’anni con i suoi mondi da fiaba, coloratissimi e spensierati, è sempre stato appuntamento importante per il pubblico di tutto il mondo, appassionati d’animazione o meno. Ma se trovo superfluo ripercorrere ancora una volta la carriera di un autore fondamentale nell’evoluzione del mondo anime, pur considerando indispensabile solo una porzione del suo ben fornito curriculum, mi sembra inevitabile una riflessione circa la profondità e la maturità di un titolo come Si alza il vento, che mostra un Miyazaki sì fedele al suo universo incantato eppure molto, molto diverso. Nonostante la delicatezza da lui sempre mostrata nei suoi personaggi, una meravigliosa forza espressiva che esplode in caratteri femminili indimenticabili e in poetiche di una squisita delicatezza, alla luce di una serie di figure e di eventi esplorati in quest’ultimo lavoro il dispiacere nasce infatti non tanto dall’abbandono dalle scene del regista ma dalla maestria che Miyazaki non ha voluto, più che saputo, usare nelle sue opere precedenti.

Con Si alza il vento siamo ben oltre il gran congedo dopo una carriera colma di successi, la pellicola è probabilmente uno dei più grandi capolavori della storia dell’animazione, e lo è anche solo per la magnificenza con cui Miyazaki mette da parte i suoi temi più cari e sfruttati allo sfinimento, come la meraviglia della natura, la malvagità del progresso e quell’amabile buonismo sentimentale, per abbracciare emozioni più quotidiane e semplici che attraverso quelle forzature fiabesche non riusciva più a trasmettere. E questo perché Si alza il vento è un inconfondibile parto di Miyazaki, è un suo film al cento percento.

Al di là dei bellissimi e riconoscibili disegni, con quel tratto morbido ed espressivo come pochi altri, i personaggi si distinguono per quel sapore dolce che ha sempre impresso ai suoi protagonisti e le torsioni favolistiche rimangono ben incise dalla sua solita, enorme visività, ma ogni elemento non è usato, come un tempo, o come forse era diventata abitudine, come semplice mezzo per un’imponente sfarzo grafico con cui sommergere di roboante bellezza e zuccherosi sentimenti tutto quanto: la profondità e l’intelligenza nel raccontare la vita di Jiro Horikoshi, esistito realmente, sono qualcosa che Miyazaki non ha mai toccato in precedenza ma che sa padroneggiare con eccezionale abilità, e la maturità con cui compone la vita del costruttore d’aerei senza rinunciare alle sue lunghe bizzarrie visive è simbolo di una saggezza che, appunto, dispiace non aver incontrato prima nei vari Il mio vicino Totoro (1988) che, in fondo, Miyazaki ha sempre replicato di volta in volta.


Momenti di sorprendente poesia come l’impensabile uso della voce per creare vari effetti sonori anomali (l’arrivo del terremoto, il rombo dell’aereo), oppure le sequenze in cui Jiro incontra il suo mito, il progettista Caproni, in sogni sempre più stralunati, sono magie visive/sonore sulle quali sì la Ghibli e Miyazaki hanno costruito un impero ma che per una volta sono fluidamente ancorate a una narrazione pacata, tenera, spesso commovente nel mostrare la bellezza di un uomo che ha sempre inseguito un sogno, quello di costruire aerei dopo aver compreso che la miopia non può farlo diventare un pilota, ma non per questo sì è trasformato, come capita sovente di vedere nelle biopic dei cosiddetti geni, in un mostro o in un pazzo. Anzi, Jiro è certamente una persona buona come vuole la tradizione miyazakiana, e lo si vede sin da subito quando incontra per la prima volta Nahoko, il suo futuro grande amore, eppure non c’è alcun moralismo a emergere perché Jiro, prima di tutto, è una persona meravigliosamente vera, che prende decisioni difficili e che si arrabbia pur senza mai dimenticare l’ottimismo e quella ferrea determinazione per realizzare il suo desiderio più grande.

Miyazaki assembla le scelte di Jiro con maestosa eppure serena poesia, in centoventi minuti la sua vita viene esplorata con una naturalezza toccante che solo i più grandi sanno dirigere, ed è facile sorridere per quei momenti di normalità quotidiana e per l’amore che sboccia con Nahoko, rimanere coinvolti dall’energia trasmessa durante le lunghe sessioni lavorative e in fondo sperare, come spera lui, di essere sempre più vicini al momento che segnerà amaramente la storia del Giappone. I due aerei che Jiro progetterà diventeranno purtroppo famosi per l’impiego suicida che ne ordinerà l’impero giapponese durante la seconda guerra mondiale, e nel vedere i suoi occhi brillare di entusiasmo c’è sempre una goccia di tristezza che lascia spaesati e, al sopraggiungere della bellissima conclusione, emoziona con quel tocco leggero e delicato che Miyazaki ha impresso in tutto il film, senza mai straripare, senza mai concedersi a roboanti esagerazioni animate che, come in passato, avrebbero potuto essere di troppo.


Di fronte a simili capolavori le parole sfuggono e pare sempre di ripetere concetti che in fondo sono inutili, ogni commento è riduttivo e l’unica cosa possibile è vedere e rivedere Si alza il vento. Rimane solo un ultimo ringraziamento: grazie, Hayao, grazie di cuore per avermi fatto ridere e piangere con questa pellicola straordinaria.

Voto: 10 su 10

21 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

E' il testamento di Miyazaki.
E' stato un piacere viverlo...

Simone Corà ha detto...

Un applauso lungo due ore :)

rimatt ha detto...

È un grande film, non c'è dubbio; ed è anche un film definitivo e testamentario, che non poteva trovar posto se non in fondo alla carriera di Miyazaki. Approfitto del blog per copincollare un passaggio di una recensione scritta al tempo dell'uscita cinematografica del film:

"Storicamente attendibile seppure non privo di aperture oniriche, Si alza il vento ripercorre la storia di un uomo e del suo sogno, scegliendo un insolito stile narrativo ellittico (molto di quanto avviene è lasciato fuori schermo) e privo di precisi agganci storici (non è difficile risalire alle date degli eventi raccontati, ma nella pellicola non c'è nemmeno un'indicazione temporale precisa). Mentre attraversa vent'anni di storia giapponese, lo spettatore non può fare a meno di interrogarsi sul ruolo del protagonista nelle vicende del suo tempo: la forza della sua passione/ossessione è tale da fargli sacrificare tutto per essa, affetti compresi; ma ha il diritto, un artista-otaku come lui, di vivere così fuori dalla realtà da permettersi di ignorare l'inevitabile applicazione bellica delle sue pur meravigliose creazioni? La purezza del sogno si scontra con la crudeltà del reale, in un'epoca in cui una guerra è appena finita e un'altra sta per iniziare; ma l'uomo non ha mai dubbi di natura etica, e sceglie di continuare a perseguire il proprio sogno di bambino. Miyazaki è consapevole di questa sorta di scissione, e non dà facili risposte ai quesiti che la narrazione propone. Quel che è certo è che lo spettacolo è visivamente sontuoso e narrativamente appagante: se davvero questo è l'ultimo film del grande autore giapponese, congedo migliore non ci poteva essere."

Tributato il giusto plauso all'ultimo Miyazaki, posso comunque dire, a mente fredda, che il vertice della filmografia del grande autore rimane per me l'inarrivabile Totoro, un distillato di purezza narrativa e di poetica semplicità che ha pochi eguali non solo nel campo del cinema d'animazione, ma nel cinema tutto.

Enrico D. ha detto...

Non mi aspettavo questo voto (da voi) e, forse, io stesso gli avrei dato mezzo o un voto in meno, ma stiamo parlando in ogni caso di un capolavoro.
Tralasciando il film, già ben esaminato, non credo di dire eresie affermando che, a prescindere da quanto ci si senta toccati dalle tematiche e dai personaggi di Miyazaki, il vecchio Hayao è un grandissimo regista, forse il miglior regista d'animazione della storia. La sua tecnica, le sue inquadrature, le animazioni (che lui stesso cura passo dopo passo), sono impeccabili, sempre capaci di trasmettere quel qualcosa di non quantificabile, non ragionando più in termini di disegni animati, ma di "anime disegnate", siano esse principesse, streghe, buffi animali, montagne, valli o ingegneri aereonautici.

Simone Corà ha detto...

A livello concettuale sicuramente sì, è lì che definisce la sua vera poetica ed è passo fondamentale, però per me il miglior Miyazaki è quello più avventuroso di Conan, Nausicaa e Porco Rosso, è lì che lo si può vedere come autore pieno :)

Simone Corà ha detto...

@ Enrico: non mi era apparso il tuo commento, il mio precedente era in risposta a rimatt.

Anyway, è al Mistè che Miyazaki non piace, io lo trovo sempre molto piacevole per quanto ami poco Totoro e trovi grossomodo inutili certe sue cose dell'ultimo periodo (Mononoke, Howl, Ponyo). :)

Cobra Verde ha detto...

Posso solo dire che concordo su ogni singola parola della rece, un capolavoro di inaspettata leggerezza e compostezza, quasi stoico e rigoroso.

Simone Corà ha detto...

Parole splendide per descriverlo :)

stefano ha detto...

A me non è piaciuto più di tanto! Sulla carta aveva del potenziale notevole, eppure tradisce più di qualche aspettativa. Ineccepibile, come sempre, limitandosi all'aspetto grafico, ma poco convincente nella scrittura. Narrazione più lenta del necessario nella seconda parte, poco coinvolgente a livello emotivo, introspezione dei personaggi troppo semplicistica...si riprende con un finale particolarmente commovente, ma non è bastato. Forse ero poco predisposto quando l'ho visto per esserne rapito, magari rivedendolo...anche se ricordo nitidamente alcune sequenze inguardabili (tutta la parte in cui conosce la consorte e ai limiti dello stucchevole). Senz'altro il più personale e coraggioso film di miyazaki, ma anche il più noioso e meno appassionante. Voto: 7

Jacopo Mistè ha detto...

Io devo ancora vederlo, ma ritengo impossibile che possa essere peggiore di Totoro. :D

Violet ha detto...

Wow un sonorante 10 su 10! Non è il mio Miyazaki preferito ma è sempre Hayao no?! Si alza il vento resta comunque un raro esempio di bellezza sul grande schermo anche se in cima alla mia lista personale dei film d'animazione niente muove Totoro <3

Simone Corà ha detto...

@ Stefano: invece per me è proprio nella scrittura che brilla, perché riesce a creare personaggi meravigliosi con pochissime, pochissime pennellate, e ne racconta le vite con parentesi spesso piccole, che prendono determinati momenti. Poi, boh, per me è solo emozione dal primo all'ultimo minuto, mai visto un Miyazaki così in forma e così capace :)

Simone Corà ha detto...

@ Violet: eh, Totoro avrà sempre i suoi tostissimi fan che lo difenderanno a spada tratta ;)

rimatt ha detto...

Be', al di là del gradimento personale, non si può negare che Totoro sia un film perno all'interno della produzione del Miya. Per me sta al vertice della sua produzione (come si era capito) assieme all'eccellente Porco rosso e all'indimenticabile Conan (altro capolavoro di mirabile compiutezza e di impareggiabile freschezza narrativa). ;-)

Jacopo Mistè ha detto...

Spiegami il perchè, ti prego. :D
Due ore di NULLA, di bambini che giocano con una mascotte kawaii. E basta.
Sconclusionato al massimo (anzi, privo proprio di trama).

Anonimo ha detto...

sono l'anonimo-senza-nick

> Spiegami il perchè, ti prego. :D
> Due ore di NULLA, di bambini che
> giocano con una mascotte kawaii.
> E basta.
> Sconclusionato al massimo (anzi,
> privo proprio di trama).

semplicemente: totoro non e' il film per te. e' un film per bambini giapponesi, che pero' ha qualcosa da dire anche ai rispettivi genitori (proprio come ponyo)

miyazaki e' pur sempre un narratore per l'infanzia, non dimenticatelo

ah, mascotte lo è diventato dopo

Jacopo Mistè ha detto...

Ma nel complesso a me Pogno è piaciuto. E l'ho visto alla stessa età con cui ho visto Totoro. È questo che non capisco.

Se partiamo dal presupposto che una BELLA storia per bambini può essere apprezzata anche da un adulto, mi viene facilmente da dire, proprio per questo paragone, che Ponyo è un bel film e Totoro no.

Anonimo ha detto...

sono l'anonimo-senza-nick

puo' darsi che ponyo sia piu' vicino alla tua sensibilita', essendo un prodotto pensato per un pubbico degli anni 2000 (inoltre c'e' Fujimoto, decisamente otaku)

cmq anche ai tempi Totoro non mi pare abbia fatto incassi record al botteghino, e anche i produttori erano ben dubbiosi del fatto che una storia con protagonisti bambini degli anni '50 potesse interessare il pubblico dell'anime boom di fine anni '80
(infatti fu proiettato insieme ad un film serio, ossia La tomba delle lucciole di Takahata)

en passant, a quanti hanno appezzato Totoro suggerisco Shinko e la magia dei mille anni (Mai Mai Miracle), quando uscira' per Yamato-Koch (leggo che a te non e' piaciuto nemmeno questo ^^')

fine OT :)

stefano ha detto...

@ simone: niente da fare, l'emozione purtroppo l`ho filtrata in noia! :) e le pochissime pennellate hanno dato vita a personaggi con cui non sono riuscito entrare in empatia.

@ Jacopo: totoro non è privo di trama...tutti i giochi spensierati e sognanti servono per rendere più forte il contrasto con le preoccupazioni del mondo reale, come la chiamata dall'ospedale o la presunta scomparsa della bambina.

Simone Corà ha detto...

Peccato, per me è uno dei film più importanti degli ultimi anni

rimatt ha detto...

@Jacopo: a parte che la storia del cinema è piena di capolavori "senza trama" (il sublime 8 e 1/2 di Fellini, per limitarsi a uno dei più celebri), Totoro la trama ce l'ha eccome, solo che è semplice e lineare. Ma non è neanche questo il punto: Totoro è pura poesia per immagini, e andresti mai a lamentarti perché una poesia "non ha trama"? Il problema è probabilmente che la poetica dell'autore non riesce a toccarti e a coinvolgerti, ma per contenuti, linguaggio e immaginazione, Totoro è fin troppo denso; anzi, direi che da questo punto di vista è uno dei film più intensi e "pregnanti" del Miya. :)

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