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mercoledì 5 gennaio 2011

Recensione: Mobile Suit Gundam - The 08th MS Team

MOBILE SUIT GUNDAM: THE 08TH MS TEAM
Titolo originale: Kidō Senshi Gundam - Dai 08 MS Shotai
Regia: Takeyuki Kanda (ep.1-6), Umanosuke Iida (ep.7-11), Kunihiro Mori (ep.12)
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Akira Okeya, Hiroaki Kitajima
Character Design: Toshihiro Kawamoto, Tomoaki Kado (ep.12)
Mechanical Design: Kunio Okawara, Hajime Katoki, Kimitoshi Yamane
Musiche: Kouhei Tanaka
Studio: Sunrise
Formato: serie OVA di 12 episodi (durata ep. 25 min. circa)
Anni di uscita: 1996 - 1999



Era Spaziale, anno 0079. La Guerra Di Un Anno tra la Federazione Terrestre e il Principato di Zeon è in pieno svolgimento e si combatte ovunque, sulla Terra come nello spazio. Il tenente federale Shiro Amada è mandato nel Sud-Est Asiatico, a ricoprire il ruolo di comandante dell'Ottavo Plotone di Mobile Suit adibito alle missioni speciali. Il loro nemico è una base zeoniana nascosta nella giungla, amministrata da Ginias Sahalin, luogo in cui il Principato sta collaudando una nuova, potentissima arma bellica, un rivoluzionario Mobile Armor. Il destino del tenente sarà beffardo: si innamorerà, ricambiato, di Aina Sahalin, che è non solo la sorella di Ginias, ma anche il pilota del mezzo nemico...

Nei tristi anni dei primi Universi Alternativi di Gundam, era sicuramente una bella sorpresa constatare che Bandai e Sunrise non  avevano dimenticato la linea temporale classica della saga. Ai fan 30/40enni cresciuti con la televisione e con il mito di Amuro Ray, Char Aznable, Federazione Terrestre e Zeon, che ormai lavoravano e avevano messo su famiglia e, specialmente, avevano un lavoro e un solido stipendio, i due colossi dell'intrattenimento dedicavano, con gran dispiego di mezzi, serie OVA curate con tutti i crismi, più adulte e tendenti al realismo meccanico e psicologico che mai, che approfondivano sempre le più zone d'ombra della complessa, articolata continuity dell'Era Spaziale. Le vendite davano loro indubbiamente ragione: 500.000 le copie totali (VHS e Laserdisc) di Mobile Suit Gundam 0080 -  War in the Pocket (1989); 1.000.000 quelle di Mobile Suit Gundam 0083 - Stardust Memory (1991), e 1.150.0001, infine, quelle di Mobile Suit Gundam - The 08th MS Team (informalmente conosciuto in Italia come L'Ottavo Plotone). Distribuito in home video in contemporanea con la trasmissione televisiva dei mediocri Mobile Suit Gundam Wing (1995) e After War Gundam X (1996), L'Ottavo Plotone, tra il 1996 e il 1999, non fatica a ergersi come un'ottima incarnazione della saga, e poco importa se la sua fama di "capolavoro fondamentale" sia stata decisamente gonfiata un po' troppo nel tempo dagli appassionati: l'opera ha delle smagliature molto evidenti, ma che comunque non pregiudicano eccessivamente il suo valore. A metà tra War Drama e titolo romantico, L'Ottavo Plotone riprende nuovamente la Guerra Di Un Anno, raccontata nella primissima serie televisiva del 1979, e di essa rivela una nuova vicenda collaterale, stavolta ambientata nelle giungle asiatiche, sulla Terra, e che coniuga, bene, le due contraddittorie anime del franchise: quella storica (tipicamente tominiana), focalizzata perlopiù su trama e personaggi, e quella più recente, stabilita da Bandai, che, per soddisfare gli acquirenti di modellini, intende Gundam più che altro come uno spot per Gunpla, facendone uno spettacolo pirotecnico di battaglie epiche e disegni/mecha così dettagliati e vistosi da rubare lo spazio a tutto il resto.

Prima di abbracciare i sentieri del romanticismo nella seconda parte, tratteggiando la disperata storia d'amore tra l'eroe Shiro e la bella zeoniana Aina (nuovo, immancabile affresco amoroso che travalica gli schieramenti e le ideologie) in mezzo ai consueti combattimenti epici, L'Ottavo Plotone è, per buona metà della sua durata, una realistica cronaca della vita dei soldati in prima linea. Niente Newtype o super piloti: Shiro e gli uomini della sua squadra (L'Ottavo Plotone richiama già dal titolo la 8th Special Operations Squadron, celebre squadrone della United States Air Force) sono davvero militari del tutto normali, che, anche se alla guida di ben tre modelli di Gundam, non hanno nulla che li renda di fatto superiori a un qualsiasi nemico che guida uno Zaku. Anzi: questa è, ad oggi, l'unica serie di Gundam dove i Gundam del titolo sono davvero trattati come unità "qualsiasi", e non sono robottoni iper-potenti che distruggono con facilità centinaia di nemici. Non fosse per il "boss finale" (che è, invece, proprio il solito "super prototipo" potentissimo), la serie si potrebbe definire come l'unico Gundam davvero Real Robot.


Le battaglie dell'Ottavo Plotone nelle fitte giungle asiatiche si risolvono in un concentrato di rapidi attacchi di guerriglia, di complesse strategie dove a ogni componente del gruppo sono assegnati compito-chiave il cui fallimento comporta la fine di tutti, di duelli di cecchinaggio in cui il calcolo dei gradi nel mirino all'istante significa vivere o morire e di lunghissime e snervanti attese del nemico che possono durare interi giorni, e in cui tendere trappole e nascondersi in tempo sono azioni fondamentali, visto che anche un'unità nemica comunissima è in grado di distruggere un RX-79 (G) Gundam Ground Type armato fino ai denti con due colpi ben assestati. Sembra quasi che allo staff interessasse mostrare quanto il noto Mobile Suit bianco offrisse prestazioni del tutto "normali" se a pilotarlo fossero degli Oldtype, come a voler "dissacrare" la consueta invincibilità del mezzo vista in tutte le incarnazioni animate del brand. Addirittura, in questa ostinata ricerca di realismo totale nella vita qualunque di soldati qualunque, si arriva a scene pazzesche, come quella che vede Shiro rischiare di venire ucciso dai giganteschi ingranaggi della sua unità, visto che la manica della sua divisa finisce in essi risucchiata! Il discorso della verosimiglianza riguarda, infine, anche i membri del team dell'eroe, tutti ben caratterizzati a livello di personalità, molto umani in vizi e pregi e ben differenziati a livello di chara design.

Il problema maggiore della serie sono i suoi ultimi episodi, che non riescono a collegare armoniosamente la prima parte, narrante immancabili storie autoconclusive concernenti alcune operazioni dell'Ottavo Plotone (pretesto per approfondire i suoi singoli componenti, uno per volta), con la seconda in cui procede spedita, appunto, la trama principale che riguarda Shiro e Aina e la battaglia tra la Federazione Terrestre e l'arma segreta di Zeon. Tutto deriva dalle tristi vicissitudini produttive del progetto: Takeyuki Kanda, storico regista Sunrise incaricato di dirigere la serie, muore prematuramente il 27 luglio 1996 per un incidente stradale2, dopo aver diretto le prime 6 puntate3. Il progetto entra in una fase di stallo, risolto dall'arrivo, al posto del defunto, del regista Umanosuke Iida. Lui e lo staff seguono quindi gli appunti lasciati da Kanda per imbastire le puntate successive4: per la 7 e la 8 non ci sono problemi5, ma le ultime tre sono una tragedia. Le indicazioni sono scarse, non c'è modo di ricostruire per bene come si dovesse evolvere la storia6, e così Sunrise può solo improvvisare quel poco che riesce a capire, trovando sì un finale drammatico ed evocativo, ma anche un modo molto artificioso per arrivarci, rovinato da grossi, eclatanti svarioni. Si avverte, in queste puntate, che qualcosa non va: avvenimenti - anche importanti - non spiegati e lasciati all'intuito (o trattati con molta fretta), un non spiegato cambio delle unità robotiche usate dall'Ottavo Plotone, personaggi presentati nella parte iniziale della storia (un certo zeoniano, ma non solo) che non hanno quasi nessuna ripercussione, una strana malattia di un attore importante buttata là senza un senso concreto nell'intreccio e la follia di quest'ultimo che esplode di punto in bianco senza una spiegazione. In generale, sembra che tutto debba accadere perché deve accadere, i personaggi paiono addirittura cambiare personalità (Aina?) pur di fare quello che devono. In aggiunta a questo, crolla miseramente il realismo sovrano di cui prima, per fare spazio a dialoghi inverosimili (soldati e ufficiali che ridono sguaiatamente dentro un tribunale militare per sfottere l'eroe idealista sotto processo), battaglie più sceniche che plausibili, certe crudeltà militari davvero esagerate e senza senso ordinate dagli alti ranghi (e messe lì solo per sottolineare la solita, qualunquista idea degli ufficiali cattivissimi come demoni) e una totale dissacrazione del teamwork dell'Ottavo Plotone (Shiro diventa di fatto il classico eroe-pilota fortissimo che vale da solo un intero reggimento, al punto che i suoi compagni fanno da tappezzeria negli scontri più importanti). La puntata finale che funge da epilogo (Last Resort), poi, originariamente non prevista negli appunti di Kanda e creata dal nulla solo su insistenza dei fan7, pur complessivamente gradevole e interessante (è la prima storia della saga ambientata nell'immediato dopoguerra del conflitto) è addirittura sconclusionata e aggiunge più interrogativi di quanti ne dissipa (qual era lo scopo di quei bambini?).

Pur con queste storpiature, il risultato finale è degno del nome che porta. Grande è la caratterizzazione dei personaggi, e grandi sono i momenti emozionali evocati dal vortice di guerra, distruzione, amore ed epicità del racconto, frutto, per buona parte della durata della storia, di una sceneggiatura ineccepibile nei dialoghi e nel tratteggio delle realistiche iterazioni dei personaggi. C'è proprio tutto quello che si può chiedere a un Gundam, che si apprezzino i suoi temi o il suo contorno spettacolare: forti critiche alle logiche dell'ambiente militare, adulte sfumature nel ruolo di buoni e cattivi (entrambi gli eserciti sono composti da persone che possono essere buone o cattive, vedere la straziante puntata 8), e un realismo disumano in buona parte delle battaglie tra Mobile Suit. Visivamente, poi, L'Ottavo Plotone splende come un diamante per merito del suo staff, prelevato di peso dal fortunatissimo Gundam 0083 e replicato per un inevitabile, nuovo capolavoro grafico: ancora lo stratosferico Hajime Katoki al mecha design, e ancora il talentuoso Toshihiro Kawamoto al chara, per disegni nuovamente bellissimi e dal dettaglio meccanico meticoloso, ulteriormente abbelliti da una cura estrema in ombreggiature. Tutto, infine, è fatto risaltare dall'altissimo livello delle animazioni, che permettono di sottolineare le movenze fluidissime di personaggi e mezzi, e dall'accuratissima resa dei fondali.


Raccontando fatti secondari della Guerra Di Un Anno, L'Ottavo Plotone non dice nulla di nuovo nel mosaico dell'Era Spaziale, questo è pacifico. Ma, come le altre side-story, è di un buon livello qualitativo e non lascia indifferenti soprattutto alla prima visione - quella che conta - e, con i disegni straordinari, i personaggi ben caratterizzati e il finale intenso, è un must see che tiene incollati allo schermo (e pazienza se le contraddizioni di script saltano molto più all'occhio a un secondo "assaggio").

Voto: 8 su 10

PREQUEL
Mobile Suit Gundam: The Origin (2015-2016; serie OVA)
Mobile Suit Gundam (1979-1980; TV)
Mobile Suit Gundam The Movie I (1981; film)
Mobile Suit Gundam The Movie II: Soldati del dolore (1981; film)
Mobile Suit Gundam The Movie III: Incontro nello spazio (1982; film)
Mobile Suit Gundam MS IGLOO 2: The Gravity Front (2008-2009; serie OVA)
Mobile Suit Gundam MS IGLOO: The Hidden One-Year War (2004; corti)
Gundam Evolve../ 01 RX-78-2 Gundam (2001; OVA)
Mobile Suit Gundam Thunderbolt (2015-2016; serie ONA)

SIDE-STORY
Mobile Suit Gundam: The 08th MS Team - Miller's Report (1998; film)

SEQUEL
Gundam Evolve../ 11 RB-79 Ball (2005; OVA)
Mobile Suit Z Gundam (1985-1986; TV)
Gundam Neo Experience 0087: Green Divers (2001; corto)
Mobile Suit Gundam ZZ (1986-1987; TV)
Mobile Suit Gundam Unicorn (2010-2014; serie OVA)
Mobile Suit Gundam Unicorn RE:0096 (2016; TV)
Mobile Suit Gundam Unicorn: One of Seventy Two (2013; corto)
Mobile Suit Gundam F91 (1991; film)
∀ Gundam II: Moonlight Butterfly (2002; film)
Gundam: Reconguista in G (2014-2015; TV)
Gundam: Reconguista in G - From the Past to the Future (2016; corto)


FONTI
1 Consulenza di Garion-Oh (Cristian Giorgi, traduttore GP Publishing/J-Pop/Magic Press e articolista Dynit)
2 Guido Tavassi, "Storia dell'animazione giapponese", Tunuè, 2012, pag. 262
3 Vedere punto 1
4 Come sopra
5 Come sopra
6 Come sopra
7 Vedere punto 2

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