lunedì 16 maggio 2011

Recensione: Ghost in the Shell Stand Alone Complex - Solid State Society

GHOST IN THE SHELL SOLID STAND ALONE COMPLEX: SOLID STATE SOCIETY
Titolo originale: Kōkaku Kidotai Stand Alone Complex - Solid State Society
Regia: Kenji Kamiyama
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Masamune Shirow)
Sceneggiatura: Kenji Kamiyama
Character Design: Makoto Shimomura (originale), Takayuki Goto, Tetsuya Nishio
Mechanical Design: Kenji Teraoka, Shinobu Tsuneki
Musiche: Yoko Kanno
Studio: Production I.G
Formato: special televisivo (durata 108 min. circa)
Anno di trasmissione: 2006
Disponibilità: edizione italiana in dvd & blu-ray a cura di Dynit

 
È passato del tempo e ora la Sezione 9 si trova orfana del maggiore Motoko Kusanagi, che ha lasciato il lavoro venendo rimpiazzata da Togusa. Quest'ultimo si trova presto a indagare su un caso inquietante: attraverso un letale virus informatco, un hacker sta costringendo al suicidio tutti i massimi collaboratori del generale Ka Rum. Dopo svariate indagini Togusa scopre, aiutato anche da Motoko che indaga a titolo personale, che dietro le gesta del Burattinaio (questo il nome dell'ineffabile criminale) si nasconde la sparizione di 20.000 bambini e, sopratutto, un progetto sviluppato segretamente da parte del governo...

Solid State Society è l'atto conclusivo della saga cyberpunk scritta da Kenji Kamiyama, e, presentato sottoforma di un lungo special televisivo di quasi due ore, dal budget stratosferico e impensabile di 360 milioni di yen, si presta idealmente a venire ricordato come il terzo vero lungometraggio di Ghost in the Shell dopo i due di Oshii (e lo diventa ufficialmente nel 2011, trasmesso in 3D nei cinema giapponesi). Duole però constare come, a fronte di due serie televisive eccelse, l'atto finale della trilogia si risolva in un prodotto semplicemente troppo ambizioso per essere sviluppato nel poco spazio di un unico film.

Il soggetto di Solid State Society è, come sempre, impareggiabile: ancora super-hacker e oscure trame governative, e ancora una volta il regista/sceneggiatore Kenji Kamiyama stupisce nello sfruttare la componente cyberpunk per parlare, con coerenza e naturalezza inattaccabili, segno di una perfetta conoscenza del mondo e delle regole di Masamune Shirow, di piani per salvare la società dal degrado sfruttando dei particolari Ghost. La nuova idea questa volta non è però valorizzata da uno script all'altezza, e Solid State Society significa, per la maggior parte della durata, solo noia e mal di testa. Quasi due ore di dialoghi complessi, con pochissima azione (se non nelle parti finali) e una mostruosa mole di informazioni, complessi ragionamenti e deduzioni, tour de force di sopportazione capace di attecchire lo spettatore fin dalle prime sequenze e fargli assistere, quasi completamente smarrito, al dipanarsi di una storia pressoché incomprensibile. Vero che, arrivati alla risoluzione del mistero, il senso della storia prende forma, ma se si prova a ripensarci successivamente ci si stupisce del gran numero di risvolti che, a fine visione, rimangono comunque mal spiegati. Questo perché Solid State Society, per quanto soporifero, è narrato in modo addirittura affrettato, con bruschi stacchi da una sequenza all'altra e pochissimo, praticamente zero tempo per portare lo spettatore a comprendere lo sviluppo di trama e la mole di rivelazioni che districano il bandolo della matassa. Inevitabile a questo punto pensare che sarebbe servita una serie televisiva per raccontare degnamente la storia, permettendo di assimilarla coi giusti tempi e rilassarsi con qualche intermezzo leggero: purtroppo questo special, a prescindere dalla bontà del soggetto, è serioso dall'inizio alla fine, privo di divertissement, e per questo in più riprese indigeribile, soporifero, confuso.


Qualcosa che si salva fortunatamente c'è, ma a semplici sprazzi: la tesa sequenza, vicino alla conclusione, di Togusa con sua figlia; la bellissima scena d'azione finale; le intriganti rivelazioni conclusive (comprensive di una sterzata di cybermisticismo) che danno un senso al tutto. Ma è davvero arduo pensare di consigliare Solid State Society solo per una ventina di minuti eccellenti, con un'ora e mezza pesante e di difficile assimilazione. Se, infine, la confezione Production I.G è sempre al top, bisogna purtroppo ammettere che a deludere c'è Yoko Kanno, qui in una delle sue prove meno incisive col suo mal riuscito alternative rock mischiato alle sonorità delle due serie precedenti, score moscio che non trasmette il consueto senso di tensione e universalità propri della saga. Per gli amanti di Shirow e di Ghost in the Shell, Solid State Society può meritare un'occhiata per completezza, peccato che, pensando a quanto sfacciatamente superiori sono i suoi predecessori, non si può, infine, che reputarlo l'occasione sprecata di concludere in bellezza una saga straordinaria. Stranamente inedito in Italia.

Voto: 6 su 10

PREQUEL
Ghost in the Shell: Stand Alone Complex (2002-2003; tv)
Ghost in the Shell Stand Alone Complex: The Laughing Man (2005; ova)
Ghost in the Shell S.A.C. 2nd GIG (2004-2005; tv)
Ghost in the Shell S.A.C. 2nd GIG: Individual Eleven (2006; ova)

8 commenti:

www.animefan.it ha detto...

Ma che film hai visto ???
Questo film è assolutamente geniale !

Il concetto di un qualcosa che viene creato da una collettività e da un mediatore di una nuova società, è assolutamente geniale.

Per non parlare dell'analisi sociologica di Kamiyama...

Mi spiace, ma proprio non ci siamo. Posso capire che non ti sia piaciuto, ma avresti dovuto scrivere qualcosa sul contenuto.

Jacopo Mistè ha detto...

Analisi sociologica? Ti riferisci alla parte finale del film dove è spiegato il perchè del progetto sviluppato dal governo? Se sì non sono d'accordo nel reputarla tale, non è che se dico che i problemi dell'Italia sono la disoccupazione e la bassa natalità allora faccio analisi sociologica.

È fighissimo il modo in cui Kamiyama s'è inventato quel progetto per salvare il Giappone, questo sì. Peccato che sia l'unica cosa salvabile (e l'ho anche scritto tralaltro) in un mattone indigeribile, troppa carne al fuoco per poter essere sviluppata bene in un film.

www.animefan.it ha detto...

Ma non è questo il punto... Il film è un ritratto di una società che si sta evolvendo.

Comunque io non l'ho trovato così pesante. Certo, è complesso, ma è proprio questo il bello.

Se poi vuoi vedere solo anime tipo Toradora, beh, questo è un'altro discorso...

Elfoscuro ha detto...

Strano che non ti sia piaciuto Mistè, sarà forse perché come da te menzionato per un soggetto del genere serviva una terza serie...quindi mettendola cosi viene l'amaro pensando che poteva uscire fuori una terza parte anche superiore alle altre due. Ma per come la vedo io, la durata mi è letteralmente volata ed i contenuti non mi hanno annoiato anzi strano che tu non abbia citato il duello tra cecchini che è stato anche migliorato di molto rispetto al manga, è questo sempre per me era un film da 8.

Sbaglio o il film prende le storie del primo volume del manga (per quanto riguarda il lavaggio dei cervelli ai minori)? Bella anche come è stata rivisitata la trama del marionettista (o signore dei pupazzi, per i fan del DS), anche se la mia prerita rimane quella fatta per il film di Oshii.

Ora sembrerà scortese che io pretenda da te recensioni, come ad un juke-box le canzoni. Ma la serie Arise verrà mai recensita?? Piuttosto che sorbirmi altre recensioni su Miyazaki o sul nuovo fenomeno di Shinkai preferirei sentir parlare di queste serie, più i vari prodotti di Lupin (Nostradamus, Tokyo Crisis, La donna chiamata Fujiko Mine, La tomba di Daisuke Jigen, Dead or Alive) ed i gia da me citati film di Dragon Ball.

Ora non prendere per scortesia questa mia affermazione, io non voglio dirti come amministrare la tua passione...era solo una riflessione

Jacopo Mistè ha detto...

Nessuna scortesia, domandare è pur sempre lecito. ;)

DOPO (e sottolineo dopo) che avrò riaggiornato in modo degno le recensioni di tutti i Gits che ho già commentato (ma non so in che tempi li farò), sicuramente toccherà ad Arise.

Anonimo ha detto...

sono-l'anonimo-senza-nick

> Bella anche come è stata rivisitata la trama del marionettista

Però cose diverse.
In SSS c'è il "Marionettista".
In Ghost In The Shell 1995 c'è il "Burattinaio".

Anche in giapponese usano termini diversi.

Elfoscuro ha detto...

Si beh Marionettista o Burattinaio, qualunque sia il termine la base dello script in parte richiama a quella sceneggiatura. Cambiano le variabili e le dinamiche ma alla fine è pur sempre l'utilizzo di uno schema gia usato nella saga.

E poi il Signore dei pupazzi per citare il DS, non è solo nel film del 95...ma anche anche nel manga..

Ma se vuoi una definizione certosina:
La differenza sostanziale tra Marionette e Burattini si evidenzia principalmente dal fatto che i Burattini sono teste di legno con un foro centrale e senza gambe manovrate dal basso dal burattinaio che infila il dito indice nella testa e con tecniche diverse le altre dita nelle due mani. Questo permette la massima mobilità del burattino che puo prendere e manipolare oggetti oltre che spostarsi rapidamente attraverso la scena.

Le Marionette al contrario sono un pupazzo completo di braccia e gambe di altezza variabile tra i 20 e 80 centimetri. La mobilità è ottenuta mediante una serie di fili legati alle varie giunture mobili che fanno capo ad una crocera di legno manovrata dal burattinaio.

Quindi si vi è differenza nelle due cose, ma tu non hai capito il mio riferimento. Perché pur sempre di controlli da parte di terzi stiamo parlando.

Q ha detto...

Visto oggi..
Devo ammettere che a differenza dei sountuosi lungometraggi di Oshii risulti un po' riduttivo(...), ma pursempre un ottimo film aderente Shirow e con un plot sicuramente non semplice ma comunque godibile e discretamente orchestrato! Production IG sempre al top, pesante assenza del maestro Kawai,ma in definitiva un lavoro che si collega con il primo storico film in maniera (furbescamente?) dignitosa.
Un Abbraccio a tutti voi per il lavoro incredibile che fate!
Sento solo un sussurro nel mio Ghost..

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