mercoledì 17 agosto 2011

Recensione: DevilLady

DEVILLADY
Titolo originale: DevilMan Lady
Regia: Toshiki Hirano
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Go Nagai)
Sceneggiatura: Chiaki J. Konaka
Character Design: Shinobu Nishioka
Beast Design: Masahiko Yoda, Hiroshi Maruyama
Mechanical Design: Satoshi Ishino
Musiche: Toshiyuki Watanabe
Studio: Tokyo Movie Shinsha
Formato: serie televisiva di 26 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anni di uscita: 1998 - 1999
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Dynit


Jun Fudo è una nota modella di Tokyo, felice della sua vita e del rapporto di complicità che la lega all'amica Kazumi. La sua esistenza è però sconvolta dall'incontro con la misteriosa Ran Asuka: quest'ultima è a capo dell'Human Alliance, organizzazione governativa che combatte contro una misteriosa epidemia che sta trasformando gli esseri umani in Devil Beast, mostri assetati di sangue che vivono seguendo l'istinto. A contatto col mondo di Asuka, Jun scopre presto di poter trasformarsi anche lei una sensuale e letale fiera, anche se rispetto agli altri suoi simili sembra saper conservare il raziocinio umano. Si unisce quindi all'Human Alliance nelle vesti di DevilLady per aiutarli nella lotta contro le mostruosità...

DevilLady è una di quelle storie bizzarre e allo stesso tempo geniali che meritano di essere raccontate. Il fumetto di riferimento nasce nel 1997 dalla penna di Go Nagai, presentandosi come un remake "al femminile" del classico manga DevilMan. Ora a trasformarsi in diavolo è una ragazza, ma la sostanza non cambia: il succo del racconto sono sempre oscure avventure autoconclusive nel quale la nostra eroina, con l'aiuto dei suoi "bestiali poteri" e degli uomini di Asuka, fa a pezzi, volta per volta, le crudeli Devil Beast che infestano Tokyo. Schema narrativo pedante e privo di sorprese, che senza la sua violenza selvaggia e le numerosissime scene pruriginose (entrambe le ragazze finiscono praticamente stuprate, con dovizia di particolari hard, a ogni episodio), marchio del mangaka, non avrebbe alcun senso d'esistere. Forse proprio per salvare l'opera dalla spazzatura Nagai corregge il tiro, dopo sei volumi insignificanti, con un epocale colpo di scena: mettere DevilLady in continuity con DevilMan, trasformando quello che è un rifacimento in un seguito vero e proprio. Si aggiungono così al cast Akira Fudo e Satana, ma sopratutto convergono nella storyline anche gli altri manga demoniaci dell'autore, Mao Dante e La Divina Commedia in primis, arrivando a uno sviluppo di trama geniale nel quale tutti i vari mosaici sfociano in un unico, intrigante disegno che dà una conclusione definitiva a tutte le opere precedenti. Indubbiamente DevilLady, al di là della storia maestosa, risulterà comunque molto discontinuo a livello di sceneggiatura, mal strutturato tra pessime vicende riempitive e meravigliosi spunti narrativi, ma alla fine il suo finale travolgente, oltretutto sbrigativo e velocissimo, sarà così glorioso da portare lo stesso autore, molto soddisfatto, a definire l'opera come uno dei suoi ultimi grandi capolavori.

L'anno dopo l'inizio del manga arriva invece in tv la versione animata, diretta da Toshiki "Dangaio" Hirano e scritta da uno dei più noti e originali sceneggiatori odierni, Chiaki J. Konaka. Impossibile portare sugli schermi televisivi il sesso e gli smembramenti che regnano sovrani nel fumetto, per questo DevilLady anime racconta una storia completamente diversa con molti nuovi personaggi, trovando come unico punto di contatto con l'originale le protagoniste Jun e Asuka, le figure stravolte di Aoi Kurosaki e Jim Langer (nelle fattezze di Jason Bates, fisicamente identico e nello stesso ruolo) e lo spunto narrativo iniziale. Il risultato, come si può immaginare sbirciando il voto, non è positivo, ma sarebbe riduttivo liquidare così questa serie: io ne consiglio ugualmente la visione se si riescono a reperire i dvd Dynit a un prezzo onesto, perché DevilLady anime lo inquadrerei come un capolavoro mancato. Non, come spesso accade, per un'eccezionale storia che si sputtana nel finale, ma per un soggetto portentoso rovinato da una superficialità generale, nella sua realizzazione, che impedisce di dare il giusto risalto alla trama ambiziosa.


Il problema principale di DevilLady anime, il medesimo del Mao Dante televisivo (e ragione per cui entrambi sono stati disconosciuti da Nagai in persona)  è di essere fatto con pochi soldi, e la cosa si avverte sensibilmente: nel beast design svogliato e senza fantasia, nelle animazioni terribilmente approssimative (sufficienti ma qualitativamente mediocri), nella TREMENDA cura nelle scenografie (con interni e location spoglie e spartane, addirittura dai colori smorti che mettono malinconia). Sopratutto, DevilLady paga dazio per la sua prima metà basata su episodi autoconclusivi nel quale Jun sconfigge la Devil Beast di turno sempre seguendo lo stesso identico canovaccio narrativo (mostro fa la sua prima vittima - Jun e Asuka indagano - mostro cerca di uccidere Jun - Jun si trasforma in DevilLady e vince). Parliamo di una quindicina di episodi di agghiacciante fattura, narrativamente molto simili alla prima parte del manga, quella orribile e ripetitiva che poi ha convinto Nagai a cambiare registro.

Quello che risulta lapidario è che il format televisivo è stato uno sbaglio. Troppi episodi (sarebbero bastati 5/10 oav di buona fattura per raccontarla bene), e sopratutto troppi paletti che impediscono di osare nelle scene scomode. Il sangue non manca ma non si va mai troppo oltre e, viste le occasioni sprecate di animare esplicitamente squartamenti, stupri e scene gore per aumentare le atmosfere horror, l'amarezza per una produzione estremamente patinata per tutti è cocente. Nonostante questo non si può rinfacciare a DevilLady di non avere una solida storia da raccontare. Cassati completamente i riferimenti, a livello di continuity, a DevilMan (anche se non mancano simpatici tributi, sopratutto a quello televisivo Toei), il soggetto inedito di Chiaki J. Konaka è di assoluto rispetto. Se oltre metà serie è da buttare, gli ultimi 6/7 episodi sono di un crescendo narrativo invidiabile, una sorta di aggiornamento, paradossalmente, non della parte conclusiva del manga di DevilLady, ma di quella dello storico fumetto dell'uomo-diavolo: atmosfere apocalittiche, crudeltà assortite, morti illustri, un incredibile cambio di bandiera... Da serie action-horror di scontata routine, con l'eroina che deve solo ammazzare il mostro della settimana, DevilLady si evolve in una guerra generale tra DevilMan ed esseri umani, con entrambe le fazioni agli ordini di fanatici estremisti, e culmina in un finalone "divino" molto evocativo. Perché allora neanche una sufficienza stentata? Perché non premiare la serie per il suo soggetto talentuoso al di là del comparto low budget (come fatto con Mao Dante e Violinist of Hameln)? Semplicemente perché DevilLady non graffia mai e poi mai come potrebbe.


In più momenti si avverte l'epicità della trama, si apprezzano i suoi risvolti, si ha curiosità sul come andrà avanti. Però in tutti i momenti topici, che dovrebbero rappresentare il culmine del climax, i personaggi rimangono insignificanti, i dialoghi banali, le animazioni scandalose, la protagonista pessima, la messa in scena squallida. Non v'è un solo momento in cui si riesca davvero a empatizzare o a sentirsi emotivamente coinvolti dalla mediocre confezione della storia, prova significativa della poca cura riversata in questa produzione. Al di là della tenebrosa colonna sonora (dove un ispiratissimo Watanabe non fa rimpiangere un Kenji Kawai), del minaccioso, splendido brano d'apertura cantato in latino, e della trama che si sveglia con un sussulto nella parte conclusiva, DevilLady non merita la sufficienza.

Voto: 5,5 su 10

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