lunedì 9 gennaio 2012

Recensione: Utena la fillétte revolutionaire The Movie - Apocalisse adolescenziale

UTENA LA FILLÈTTE REVOLUTIONAIRE THE MOVIE: APOCALISSE ADOLESCENZIALE
Titolo originale: Shoujo Kakumei Utena - Adolescence Mokushiroku
Regia: Kunihiko Ikuhara
Soggetto: BE-PAPAS (Kunihiko Ikuhara)
Sceneggiatura: Yoji Enokido
Character Design: Shin'ya Hasegawa
Musiche: Shinkichi Mitsumune, Julius Arnest Seazer
Studio: J.C. Staff
Formato: film cinematografico (durata 84 min. circa)
Anno di uscita: 1999
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Dynit


Ancora sconvolta dalla fine della sua storia d'amore con Touga, Utena Tenjo entra nell'accedemia Ōtori. Qui incontra la bella Anthy, la misteriosa Sposa della Rosa contesa dai Duellanti della scuola, che permette a chi la possiede di rivoluzionare il mondo: ottenutala sconfiggendo in duello Saionji, Utena si innamora di lei cercando un modo per salvarla dal suo destino.

Come ben sa chi ha avuto modo di visionarlo, La rivoluzione di Utena non è certo l'anime più lineare che possa capitare di vedere. È, con ogni probabilità, la serie televisiva più genuinamente folle mai vista nel panorama dell'animazione, il giocattolo con cui il gruppo BE-PAPAS sconvolge regole e forme dell'intrattenimento con una storia che dice tutto e niente, una gigantesca metafora che forse lo è e forse no, un anime che non si può categorizzare in alcun modo perché privo di genere. Storia di duelli di spada, architetture "impossibili", crescita, amore e maturazione sessuale, dove simbolismi grafici lasciano all'interpretazione il compito di dare senso a visioni bizzarre e di apparente (ne siamo sicuri?) nonsense. Un maxi-successone di critica, salutato insieme a Evangelion come una nuova corrente artistica visionaria e intellettuale, che il regista Ikuhara e lo sceneggiatore Enokido tentano di ripetere, due anni dopo, con un lungometraggio animato che ne rielabora interamente la storia.

Apocalisse adolescienziale è decisamente diverso dalla controparte televisiva: non solo animato e rifatto da zero e con notevoli cambiamenti narrativi, ma più esplicito che mai nelle allegorie. Fin dalle prime sequenze l'estro visionario di BE-PAPAS assorge a parte preponderante dello spettacolo splendendosi nel nuovo design dell'accademia Ōtori, ammasso scomposto e senza logica di rampe e scalinate che ricalcano le geometrie impossibili di Escher materializzano le inquietudini interiori della nuova arrivata Utena Tenjo. È solo l'inizio: colorazioni caldissime e accecanti, motivi floreali e trasformazioni varie tengono banco riflettendo fisicamente, in sequenze di puro delirio visivo, sentimenti e stati d'animo degli attori. L'apocalisse adolescenziale del titolo fa ovviamento all'eroina Utena, alla scoperta, alla sua età, di indipendenza sessuale e di come rapportarsi al mondo, in un film sensuale e dalla forte carica erotica dove sesso e voglie ormonali sono viste nella doppia facciata di purezza (il rapporto saffico con Anthy, molto più esplicito rispetto alla versione televisiva) e sporcizia (non mancano nuovamente riferimenti a stupro e incesto).


Più che un film con una trama vera e propria, Apocalisse adolescenziale è un flusso di immagini che non sembrano seguire apparente senso: l'incipit è la trama sopra, ma le motivazioni dietro ai duelli di Utena, alle sue azioni, ai riferimenti a Confine del Mondo etc sono lasciate al solo intuito. È ai sensi che vanno affidati gradimento e interpretazione del lungometraggio: Utena conosce l'amore grazie ad Anthy e possiede la chiave per liberarla dalla prigionia, i Duellanti vogliono riconquistarla affrontando Utena. Queste le considerazioni da tenere a mente per seguire il lieve filo logico, il resto sono chiacchiere. Le allegorie, gli inserti surreali, i siparietti di teatro ombre e tutte le follie di BE-PAPAS sono artifizi per intuire lo svolgersi degli eventi, fisici e psicologici, che non necessariamente si svolgono su un piano materiale. Come nell'originale, infatti, anche stavolta la storia si presta a notevoli chiavi di lettura. Un fantasy dove una principessa è liberata dal castello stregato dove sta rinchiusa? Una metaforica rivendicazione di libertà e indipendenza da parte di una ragazza che ha vissuto asservendosi agli altri? Impossibile fornire una interpretazione univoca, di sicuro però il lungometraggio funziona che è un piacere.

Non manca in esso nulla di quello che ha reso grande l'originale: tornano il caratteristico chara design transgender di Shin'ya Hasegawa, le straordinarie composizioni gothic metal di J.A. Seazer e le ambientazioni "impossibili", ma sopratutto il budget è molto più elevato e questo si imprime in ottime animazioni e un generale splendore grafico e tecnico. Stessa minestra, con uguale inventiva e ancora più simbolismi, e il piacere di interpretarli è sempre impareggiabile. Presenti in numero elevatissimo, impongono fin da subito l'uso di materia grigia per codificarli e, tra spade di legno che appaiono dal nulla, lenzuola i cui movimenti ricalcano un coito e che poi si trasformano in farfalle, tragici flashback a tema acquatico e autolavaggi che prendono il posto di un roseto, Apocalisse adolescenziale raggiunge l'apice del compiacimento intellettuale dello spettatore. Unico difetto di Apocalisse adolescenziale, se è possibile parlarne male, l'essere dipendente dalla visione dell'originale per coglierne riferimenti e citazioni: i look di Utena e Anthy in quest'incarnazione sono invertiti, a suggerire, romanticamente (e probabilmente, non si può mai sapere cosa voglia sottointendere lo sceneggiatore Yoji Enokido), che le due sono parti complementari di una stessa entità. Non mancano poi, in quello che sembra essere un remake, anche richiami espliciti alla serie tv (chi è quella ridicola mucca che sembra non aver senso? È da guardare l'esilarante episodio 16) e l'inversione dei rapporti interpersonali tra alcuni personaggi.


Lungometraggio sicuramente non rivolto a tutti, ma originale oltre ogni limite e appagante per chi ha un'ora e venti di tempo da dedicargli, Apocalisse adolescenziale è una di quelle opere geniali che si divertono un mondo a giocare con lo spettatore. Si odia o si ama senza vie di mezzo, io dal canto mio posso dire che raramente m'è capitato di emozionarmi vedendo una protagonista trasformarsi in un'automobile per poi sfrecciare sotto giganteschi pneumatici che cadono dal soffitto: (simbolicamente) Utena è l'unico mezzo con cui Anthy può fuggire dalla sua vita? Essendo la chiave d'accensione del veicolo una sorta di "cuore" dell'auto, significa che è Anthy, che la possiede, rappresenta il cuore di Utena? Puro, semplice trolling di classe? Non lo so, ed è questo che me lo fa amare.

Voto: 8 su 10

6 commenti:

Karma Houdini ha detto...

Bravo, così va meglio!
Ora però devi dirmi in quale tuo trip acido Kozue sarebbe diventata la sorella di Touga. Ma scherziamo?

Jacopo Mistè ha detto...

Sì, devo aver davvero bevuto.

Ho confuso Kozue con Shiori, ora correggo. Mi sembrava di aver capito fosse sua sorella, l'alcool fa davvero male.

Karma Houdini ha detto...

Ma nemmeno Shiori! XD
Vero è che nel passaggio da serie TV a film son stati cambiati molti rapporti interpersonali tra i personaggi, ma soltanto quelli. I rapporti di sangue sono rimasti invece gli stessi.
Devi aver bevuto proprio tanto! :P

Jacopo Mistè ha detto...

La birra COOP con l'euro che ride fa questo e altro!

Mi riferivo al fatto che avevo confuso Kozue con Shiori nell'amplesso con Touga, o meglio avevo sbagliato nomi XD

Elena ha detto...

Ammetto che non conoscevo né l'anime né il film, ma la recensione mi ha incuriosita parecchio. Grazie per l'interessante spunto!

Jacopo Mistè ha detto...

Grazie a te, che possa esserti di spunto per recuperare il film e la serie televisiva di riferimento. È una serie che forse non ho adorato tantissimo per il suo voluto ermetismo e simbolismo, ma di sicuro ha una carica di originalità che me la farà ricordare per tutta la vita ;)

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