lunedì 28 dicembre 2015

Recensione: Jojo's Bizarre Adventure - Stardust Crusaders Egypt Arc

JOJO'S BIZARRE ADVENTURE: STARDUST CRUSADERS - EGYPT ARC
Titolo originale: JoJo no Kimyō na Bōken - Stardust Crusaders Egypt-hen
Regia: Naokatsu Tsuda
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Hirohiko Araki)
Sceneggiatura: Yasuko Kobayashi
Character Design: Masahiko Komino
Musiche: Yuugo Kanno
Studio: David Production
Formato: serie televisiva di 24 episodi (durata ep. 23 min. circa)
Anno di trasmissione: 2015


Penso che chiunque abbia letto la terza serie del manga Le bizzarre avventure di JoJo (1986) sarà concorde sull'assoluta eccezionalità di quell'arco narrativo e soprattutto della sua seconda parte ambientata in Egitto, ove Jonathan Joestar e compagni affrontano finalmente Dio Brando dopo aver sconfitto i suoi ultimi emissari, in una serie di scontri mortali dalla creatività pressoché sterminata. Gli Stand acquistano poteri sempre più sconcertanti che ad ogni occasione non smettono di lasciare a bocca aperta il lettore, il gruppo di eroi si infoltisce di un nuovo alleato (arriva Iggy, cagnolino stronzo, cinico e scorreggione, plasmato sulle fattezze di Iggy Pop, anch'esso dotato di Stand da combattimento!), i protagonisti evolvono e acquistano più tridimensionalità, diventando presto quasi degli amici a cui affezionarsi, le atmosfere sono splendidamente sospese, molto più di prima, tra grottesco, spassoso humor nero (quest'ultimo è quasi preponderante), disturbanti inserti splatter e un'epica coinvolgente, e il cattivissimo Dio, nel momento dell'attesissimo match, è proprio un figo carismatico come ci si aspetta, Super Saiyan ante litteram dai capelli irti e biondissimi, il vestito pacchiano, giallo e colmo di cuoricini verdi e il misterioso, minacciosissimo potere del suo Stand, The World, che sarà svelato a carissimo prezzo. Ancora, la narrazione è del tutto imprevedibile: nessuno dei personaggi, buoni e cattivi, gode di "immortalità da copione" e i decessi non seguono alcuno schematismo pronosticabile, rendendo la storia sempre coinvolgente e inaspettata. Infine, ancora più che nella prima parte di Stardust Crusaders, salvo gli ultimi scontri (più virili degli altri, come d'altronde ci si aspetta), i combattimenti abbandonano sempre maggiormente l'azione muscolosa e sempre più si basano su duelli di strategie mentali riferiti a qualsiasi tipo di competizione, che può riferirsi anche a nascondino, partite di videogiochi  o altro ancora (uniche anticipazioni che farò, giuro). L'arco narrativo egiziano, insomma, rappresenta uno degli apici della fantasia di Hirohiko Araki, ed è cosa buona e giusta che David Production scelga, dopo i 24 episodi del 2014 che compongono la sua prima parte, di riprendere un po' le forze prima di realizzare la seconda, in cui si raggiunge davvero il climax. Nel corso del 2015 arrivano dunque altre 24 puntate che concludono la terza serie di JoJo, e il risultato è spettacolare e perfetto come si sperava: uno dei più grandi Battle Shounen della Storia è stato finalmente trasposto nella sua interezza e a regola d'arte.

In verità, non è che ci sia molto da aggiungere a quanto scritto nella recensione della prima parte. L'importanza di JoJo in generale e soprattutto della terza serie è già stata sviscerata: si può solo rettificare come ancora una volta lo studio animato faccia un lavoro pazzesco nell'animarne la parte conclusiva. Speculare, rispetto al passato, è la qualità delle nuove sigle di apertura e chiusura: stavolta è epicissima e coinvolgente la prima (JoJo Sono Chi no Kioku ~end of THE WORLD~), forte anche di un azzeccato accostamento con immagini goticheggianti, ma, a meno di non amare il genere, abbastanza deludente la seconda, la crepuscolare Last Train Home del gruppo jazz fusion americano Pat Metheny Group (come in passato, una delle canzoni frequentemente ascoltate da Araki). Le animazioni in compenso viaggiano sempre ad alti livelli nei combattimenti (statiche nei momenti calmi, come di consueto), in parallelo con la ineccepibile cura nei disegni, con la colonna sonora accattivante (tenebrosa e solenne), con i seiyuu sempre pronti a sgolarsi per donare carattere al loro personaggio. Come sempre, le rare aggiunte consistono ancora una volta in qualche siparietto che aggiunge ulteriore carisma agli eroi e soprattutto aumenta il già considerevole tasso "comedy" della vicenda, già colma in origine di ilari momenti comici. E Naokatsu Tsuda? Alla direzione si scatena in virtuosismi mai visti prima: visuali in soggettiva, carrellate, piani sequenza, riprese velocissime, e non contento trova pure il tempo di inserire delle sorprese  inaspettate e geniali nelle sigle. Ci si diverte un sacco in quest'anime, di cui si avverte in ogni istante l'entusiasmo di un regista già fan sfegatato del manga.


Promozione a pieni voti? Sì, anche se l'unica, parziale delusione - inevitabile, purtroppo - deriva dall'originale e quindi è fedelmente replicata nell'anime: mi riferisco ad alcune idee che si vedono nello scontro finale. Non posso ovviamente rivelare nulla, se non che si tratta dell'unica reale stonatura della storia, ossia la trovata, per fronteggiare l'apparentemente invincibile Stand di Dio, di regalare un certo power up a un certo personaggio, ossia un potenziamento dei suoi poteri che gli permetterà di competere con un nemico altrimenti imbattibile. È un'idea a mio avviso incompatibile con lo spirito della serie di risolvere sempre e comunque le battaglie con l'uso del cervello invece che con questi mezzucci tanto convenienti e più adatti a manga muscolosi e "ignoranti" (tipicamente Dragon Ball, 1984) che basano tutta la loro attrattiva sulla corsa all'aumento della forza fisica. Insomma, nel finale Stardust Crusaders perde un po' della sua identità, ma pazienza, non è questa smagliatura a rovinare uno scontro finale comunque memorabile che suggella nel migliore dei modi il capolavoro di Araki. Desta un po' di rammarico anche la mancata trasposizione degli scontri con Satanic Coupler, Dark Mirage e The Genesis of Universe, presenti in un romanzo ufficiale del 1993 (pubblicato in Italia da Kappa Edizioni col titolo Le bizzarre avventure di JoJo) scritto da Hiroshi Yamaguchi e Mayori Sekijima, che fa da side story ufficiale e canonica, ma era cosa abbastanza prevedibile. Ce ne faremo una ragione: grazie comunque, e ancora una volta, a David Production per aver reso giustizia a una saga fondamentale del fumetto giapponese che da troppo tempo attendeva una trasposizione animata fatta coi crismi.

Voto: 9 su 10

PREQUEL
JoJo's Bizarre Adventure (2012-2013; TV)
JoJo's Bizarre Adventure: Stardust Crusaders (2014; TV)
 
SEQUEL
JoJo's Bizarre Adventure: Diamond is Unbreakable (2016; TV)

4 commenti:

frizio ha detto...

concordo su tutta la prima parte inerente il manga.
sulla seconda parte dove recensisci la trasposizione animata ho molti dubbi(stessi dubbi avuti con le recensioni di phantom blood,battle tendency e la prima parte di SC).
anche a me è piaciuta la fedele trasposizione del manga,le musiche(sigle da paura,pat metheny inclusa) e i disegni ma il resto si poteva fare meglio,si nota la povertà nelle animazioni,purtroppo.
Premetto che le prime 2 serie per me sono inguardabili,dato che anche i disegni fanno pietà.
DI stardust crusaders invece i disegni sono ok ma non le animazioni.
Cmq molto godibile.
Certo che quando guardi episodi sopra la media ti accorgi come tutto poteva essere fatto meglio(il combattimento tra chaka e polnareff,il secondo episodio di cream,l'episodio di dio vs kakyoin su tutti,il migliore di tutta la serie).
Riguardo il power up nn sono d'accordo,in fin dei conti ci stava per la somiglianza dei 2 elementi in campo(certo d essere il + vago possibile).
Invece un neo del finale che nn ho mai digerito è la rinascita di un certo personaggio...mai digerito,veramente forzato, o come dici te,una minchiata alla dragonball.

In definitiva per me la punta + alta dell'animazione jojesca sono i 2 OAV di iggy e ndul usciti nel 93:animazioni e disegni,ahimè,di un'altra epoca e fedele trasposizione della controparte cartacea li rendono il best del best.
Anzi,in realtà rispetto al manga in quei 2 OAV c sono delle piccole aggiunte ma rendono gli episodi ancora + belli.

Jacopo Mistè ha detto...

Per carità, i gusti sono gusti, ma trovo davvero strano che definisci "povere" le animazioni delle due serie di Stardust Crusaders. Sono high budget, e lo si nota parecchio imho.
A questo punto richiedo da altri un giudizio in merito, che sono curioso.

La prima serie di JoJo invece sì, concordo che è molto povera.

PS Ti riferisci a Joseph col personaggio "rinato"? Posso anche essere d'accordo, ma mi ha fatto scompisciare la sua reazione XD

Davide ha detto...

A me la qualita grafica e' piaciuta molto.. L'avrei preferita piu fedele all'originale (in Stardust crusaders e' un po' troppo patinata e dai colori accesi, nelle serie precedenti aveva un sentore di shojo che non ho capito bene cosa c'entrava...) ma la qualita mi e' piaciuta... Sulla resurrezione di Joseph, e' buffa e simpatica ma spezza un po' troppo la coerenza e il realismo... Anche a me non mi ha mai convinto troppo... Pero' mi sarebbe dispiaciuto troppo se fosse morto d'altra parte...

Davide ha detto...

ps: riguardo al "power up" io l'ho trovata un'idea compatibile col contesto... Per The world stesso e' stata una scoperta inaspettata e Jotaro utilizza comunque anche un bluff per spiazzare l'avversario e ottenere un vantaggio mantenendo quindi l'aspetto della strategia.
Sull'ultimo scontro ho trovato molto stimolante l'impressione che da Dio... Sebbene all'inizio sembri invincibile, presto messo alle strette comuncia a spammare il "power up" come farebbe un nabbo in un picchiaduro, e ho trovato molto interessante e sottile la caratterizzazione data al personaggio e alla situazione da questo dettaglio

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