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venerdì 10 giugno 2011

Recensione: Ken il guerriero 2

KEN IL GUERRIERO 2
Titolo originale: Seikimatsu Kyuuseishu Densetsu - Hokuto no Ken 2
Regia: Toyoo Ashida
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Buronson & Tetsuo Hara)
Sceneggiatura: Higashi Shimizu, Hiroshi Toda, Yukiyoshi Ohashi
Character Design: Masami Suda
Musiche: Nozomi Aoki
Studio: Toei Animation
Formato: serie televisiva di 43 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anni di trasmissione: 1987 - 1988
Disponibilità: edizione italiana in DVD a cura di Yamato Video


Anni dopo la capitolazione del Re di Hokuto, sono tornati tempi cupi per la razza umana: a mirare al dominio assoluto è adesso il tirannico Impero Celeste, negli ultimi tempi temporaneamente amministrato, in vece del sovrano, dal viscido governatore Jako, che lo ha radicalmente trasformato in una macchina di oppressione. In quest'arco tempo Lynn e Burt sono cresciuti in due valorosi adulti e, fatti loro gli insegnamenti e la morale di Kenshiro, si ribellano creando e guidando il grande Esercito di Hokuto. La guerra sembra arridere a Jako grazie alla presenza, nella sua armata, di cinque maestri della letale Scuola Imperiale di Gento, fedeli all'Impero nonostante i loro dubbi sulla sua recente condotta, ma presto gli squilibri si riassetteranno con il ritorno di Kenshiro, pronto ad unirsi alla causa dei suoi due "figliocci". La fine delle ostilità farà da preludio a una spettacolare odissea che porterà poi l'eroe e Falco, il più valoroso maestro di Gento, nell'isola degli Shura, terrificante luogo di morte in cui si celano i segreti sulla nascita e l'origine della scuola Hokuto Shinken...

Più violenza, più combattimenti, più crudeltà, più esagerazioni ed esasperazioni. La seconda serie televisiva di Ken il guerriero è tutto questo e ancora di più: 48 episodi che urlano "cool!" in ogni fotogramma, a partire da un upgrade tecnico che coglie tanto le animazioni quanto l'aggiornato character design di Masami Suda, ancora più particolareggiato e virile e direttamente proporzionato all'aumento di stereoidi nei muscoli dei nuovi lottatori di arti marziali della vicenda. Una potentissima opening heavy metal che entra nella leggenda (Tough Boy), vendendo in singolo ancora più di quella già fantastica della prima serie (Ai wo Torimodose)1, riporta gli spettatori nell'infernale mondo post-apocalittico immaginato da Buronson, pronto a conoscere nuovi sviluppi narrativi legati a un interessante time skip. Kenshiro, salvo il gigantesco quadrupede Re Nero appartenuto al fratello e diventato la sua cavalcatura, è tornato completamente solo, si è fatto crescere la barba e, serbando nel cuore i ricordi di Julia e dei suoi più memorabili amici e avversari, si appresta nuovamente a massacrare la feccia e gli sbandati che opprimono l'umanità impedendole di ricostruire la società civile. D'altra parte i suoi "figliocci", Lynn e Burt, sono diventati adulti e, da soli, combattono nel nome degli ideali di umanità e dignità da lui tramandati anni prima.

È notoriamente controverso, questo secondo atto della storia corrispondente ai volumi 17-24 del manga. Ken il guerriero doveva originariamente concludersi con lo scontro finale tra Kenshiro e Raoul, ma invece la casa editrice impone a Buronson e Tetsuo Hara di continuare a disegnare come se niente fosse ideando già per la settimana successiva (distante quattro giorni!) l'inizio di una nuova saga2 (nonostante i due dovevano prendersi un riposo, sembra inizialmente concordato, di almeno quattro mesi per tirare il fiato e ideare con calma i nuovi sviluppi3). Senza più idee ed entusiasmo, addirittura nauseato dal suo stesso lavoro4, Buronson scrive la storia frustrato e poco interessato, senza mai rileggere quanto scritto prima5, alternando ottimi spunti e momenti di grande pathos con incongruenze e buchi di sceneggiatura che si riveleranno pazzeschi, tali da compromettere come mai visto prima la credibilità della storia, soprattutto quella narrata nella prima parte (mi riferisco al passato dei tre fratelli Kenshiro, Toki e Raoul). Negli anni seguenti alla conclusione del fumetto arriveremo al paradosso che Buronson ammetterà ripetutamente, in più e più interviste ufficiali, di non ricordare assolutamente nulla di quanto lui stesso ha raccontato in questo arco narrativo, di non aver mai letto per intero il manga, tanto che sarà più di una volta lui a chiedere informazioni su personaggi di questa seconda parte6 (!) Siamo decisamente alla follia. In verità, nonostante tutto e come lui stesso ammetterà decenni dopo7, quando troverà finalmente voglia di leggere la sua opera da cima a fondo, rimane comunque la soddisfazione per un risultato decisamente non impeccabile nella coerenza ma sufficientemente ricco di trovate affascinanti e pathos da rappresentare ancora un ottimo invito alla lettura e alla visione della trasposizione animata.


La prima parte di questo secondo atto è indubbiamente la peggiore: anche se l'incipit trasuda notevole potenziale anche solo per il cambio di protagonisti che rimpiazzano a sorpresa Kenshiro e l'arrivo di una inedita scuola di arti marziali assassine (la Nanto Seiken è, come ben si sa, ormai estinta), gli animi non possono che raffreddarsi per l'assenza di comprimari o avversari capaci di ricordare quelli immortali della prima serie. Il mercenario dal cuore buono Ain e il valoroso generale Falco che compie nefandezze anche se non vuole farlo sanno davvero troppo di già visto, hanno un destino ampiamente prevedibile, e il viscido, patetico Jako è una macchietta. Si apprezzano la crescita di Lynn e di Burt (specie il temerario coraggio del secondo e il suo amore a senso unico per la ragazza), i rimandi al passato, i cammei di vecchie personalità e lo scoprire quante cose sono cambiate nei circa dieci anni passati dalla prima serie, ma a fare da contraltare, il carisma inesistente delle new entries (rispetto al manga sono aggiunti altri due maestri della scuola Gento, ma non cambia niente), la prevedibilità degli sviluppi, la monodimensionalità dei cattivi e delle situazioni e un tremendo colpo di scena (una enorme forzatura sul passato di Lynn) ridimensionano tutto traghettandolo nei territori della pura indifferenza. Così, anche a fronte del restyling grafico/tecnico e di una componente splatter in aumento, ci si trascina senza idee fino al classico scontro finale. Poi, la luce.

Kenshiro si ritrova successivamente a cercare di salvare Lynn, rapita e portata nella crudele Isola degli Shura, un lembo di terra diviso in tre feudi che nasconde inquietanti misteri, centinaia di guerrieri che praticano una variante demoniaca dell'Hokuto Shinken (l'Hokuto Ryuken) e una carica di violenza talmente opprimente da scioccare anche il più navigato fan del cinema horror, tra ragazzi costretti fin dalla tenera età a uccidere (può diventare cittadino dell'isola solo chi ha massacrato almeno cento persone entro i 15 anni di età e ambire ad avere un nome chi ne ha uccisi ancora di più, altrimenti la propria vita consiste solo nel fare da "cavia" alla sperimentazione di tecniche assassine altrui), arti marziali sanguinarie, regimi di schiavitù dal sadismo terrificante e ogni genere di annichilimento dell'anima. Abbiamo finalmente uno scenario intrigante che dona alla storia quel carisma che le serve per diventare nuovamente indimenticabile. Kenshiro si aggira in quello che è Inferno dantesco in Terra, dato da squallide lande rocciose e catapecchie fatiscenti dove in ogni puntata, dirigendosi verso l'ultima destinazione di Lynn, sconfigge lo Shura (demone combattente) di turno prima che costui massacri troppi innocenti della zona in storielle sanguinarie e nichiliste. Valori aggiunti alla nuova odissea sono le rivelazioni sulle origini della scuola Hokuto, da cui Kenshiro ha ereditato la forma "moderata" Shinken, e l'unico, nuovo personaggio memorabile degno di essere accostato alle vecchie glorie: il cattivissimo e satanico Kaio, quello che sarà senza dubbio l'avversario più terrificante mai affrontato dall'eroe. La crudeltà sconvolgente delle situazioni, i combattimenti sempre più cruenti, lo spaventoso Kaio e la figura di Raoul, ripresa e arricchita da flashback che tramandano ai posteri un personaggione, se possibile, inquadrato in modo ancora più eroico e solenne di quanto ricordavamo, sono elementi di esaltazione assoluta. Sono invece da dimenticare (e un po' condannare) le citate, vistose contraddizioni narrative (dovute alla frustrazione sceneggiativa di Buronson) che si vengono a creare col passato, in riferimento all'entrata in scena di nuovi fratelli e cugini dell'eroe che formano una famiglia ormai gigantesca e ridicola e al reale luogo di nascita dei tre fratelli di Hokuto, incompatibile con quanto narrato precedentemente (fa ridere, ma quando Nobuhiko Horie e Tetsuo Hara nel 2001 iniziano a scrivere e disegnare il prequel Ken il guerriero - Le origini del mito, di fatto già nella prima vignetta disconoscono quanto raccontato qui, non si sa per scelta voluta o dimenticanza).

Inno a violenza e sboronaggine pura (a un certo punto nel look di Kenshiro entrra in pianta stabile anche un paio di guanti da motociclista), il secondo atto di Ken il guerriero rappresenta di sicuro, pur coi suoi difetti, un buon climax per i fan del guerriero delle sette cicatrici. Non regge il paragone con la prima serie per il basso numero di individualità indimenticabili (tutte, più o meno, modellate su caratterizzazioni già viste in passato) e per un riproporsi davvero stucchevole dei soliti topoi nichilisti (ogni personaggio ben sviluppato o memorabile alla fine morirà in modo tragico ed eroico, Buronson ha proprio il vizio di uccidere gratuitamente membri fondamentali del cast), ma abbiamo ugualmente uno spettacolo di combattimenti ed energia, un secondo cult che merita ampiamente la visione. Peccato unicamente per una colonna sonora non ai livelli della precedente (tolte un paio di tracce rock) e per la scelta, pessima ma evidentemente resosi necessaria (per lo share non all'altezza di quello precedente8, che fa presumibilmente chiudere la trasposizione in anticipo sui fermi), di fermarsi alla conclusione della saga degli Shura non adattando i tre volumi conclusivi del manga, mediocri e "improvvisati" come non mai da Buronson e Hara ma che hanno almeno il merito di chiudere una sottotrama importante (il rapporto amoroso tra Lynn e Burt e la loro relazione con Kenshiro) e di introdurre nella continuity il figlio di Raoul. Peccato.


Per l'edizione italiana, stesso identico discorso della prima serie: adattamento dei dialoghi a malapena sufficiente per far recepire grossomodo la storia, ma voci mediocrissime e riciclate all'infinito e traduzione, in generale, molto, molto imprecisa. Il doppiaggio storico, insomma, è mediocre. Se si vuole guardare la serie come si deve, inevitabile la visione in lingua originale con sottotitoli fedeli, rinvenibili nei DVD italiani editi da Yamato Video.

Voto: 8 su 10

PREQUEL
Ken il guerriero: Le origini del mito (2006-2007; TV)
Ken il guerriero (1984-1987; TV)
Ken: La leggenda di Raoul il dominatore del cielo (2008; TV)
Ken il guerriero: La leggenda di Hokuto (2006; film)
Ken il guerriero: La leggenda di Julia (2007; OVA)
Ken il guerriero: La leggenda di Toki (2008; OVA)
Ken il guerriero: La leggenda di Raoul (2007; film)
Ken il guerriero: La leggenda del vero salvatore (2008; film)

SEQUEL
Ken il guerriero: La Trilogia (2003-2004; serie OVA)


FONTI
1 Saburo Murakami, "Anime in TV", Yamato Video, 1998, pag. 112
2 Lunga intervista a Buronson in occasione del trentesimo anniversario della saga. Tradotta e pubblicata nel sito Hokutonoken.it in tre parti. https://199xhokutonoken.wordpress.com/2013/01/31/raccontando-hokuto-intervista-a-buronson-prima-parte/
3 Come sopra
4 Come sopra
5 Come sopra
6 Come sopra. Confermato dal saggio "Anime al cinema" (Francesco Prandoni, Yamato Video, 1999, pag. 127)
7 Vedere punto 2
8 "Anime in TV", pag. 112

1 commento:

  1. Parlo del manga.
    Decisamente pacchiana ed inferiore ala prima.
    Il fatto di voler vedere Ken e Lynn come predestinati,la caricatura della storia di Gesú,gli avversari e comprimari non allo stesso livello di carisma dei precedenti toglue parecchio al manga.Si salvano solo alcune cose:Ain,Falco,Kaio e il finale decisamente bello.
    Tutto il resto,da scartare

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