KEN IL GUERRIERO: LA LEGGENDA DI HOKUTO
Titolo originale: Shin Kyuuseishu Densetsu Hokuto no Ken - Raoh-den Junai no Sho
Regia: Takahiro Imamura
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Buronson & Tetsuo Hara)
Sceneggiatura: Katsuhiko Manabe, Nobuhiko Horie, Yoshinobu Kamo
Character Design: Chiharu Sato, Hisashi Kagawa, Shingo Araki, Tsukasa Hojo
Musiche: Yuki Kajiura
Studio: Tokyo Movie Shinsha
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 90 min. circa)
Regia: Takahiro Imamura
Soggetto: (basato sul fumetto originale di Buronson & Tetsuo Hara)
Sceneggiatura: Katsuhiko Manabe, Nobuhiko Horie, Yoshinobu Kamo
Character Design: Chiharu Sato, Hisashi Kagawa, Shingo Araki, Tsukasa Hojo
Musiche: Yuki Kajiura
Studio: Tokyo Movie Shinsha
Formato: lungometraggio cinematografico (durata 90 min. circa)
Anno di uscita: 2006
Disponibilità: edizione italiana in DVD & Blu-ray a cura di Yamato Video
Siamo alla fine del ventesimo secolo, in una Terra devastata dalla guerra nucleare in cui i sopravvissuti sono oppressi da briganti e delinquenti. In questo scenario da incubo si aggirano gli ultimi esponenti della millenaria e letale scuola d'arti marziali dell'Hokuto Shinken, tutti e tre fratelli: Raoul, che anela al dominio del mondo col suo immenso esercito; il pacifico Toki, che sfrutta le sue conoscenze mediche per curare i malati, e Kenshiro, che vaga insieme inseparabili orfani Lynn e Burt per le lande desolate a raddrizzare i torti. Le peregrinazioni di quest'ultimo lo portano a conoscere il cieco Shu, maestro della scuola di combattimento di Nanto, che capeggia un gruppo di ribelli in guerra con il tiranno locale Souther, altro guerriero della sua stessa scuola che, crudele e chiuso a ogni forma di amore, sfrutta i bambini come schiavi per costruire un gigantesco mausoleo in suo onore. Presto la lotta di Shu diventa quella di Kenshiro, e il tutto è assistito esternamente da Toki e Raoul...
Il parere del Mistè
Il 2006 è un anno da ricordare per tutti i fan del guerriero dalle sette stelle: Nobuhiko Horie e Tetsuo Hara, a capo della neonata (2004) società cinematografica North Star Pictures, vedendo come il grande successo riscosso dal loro manga Ken il guerriero - Le origini del mito (2001) abbia ricreato interesse attorno al franchise, e desiderosi di ridire la loro in un contesto sociale attuale nuovamente "afflitto dalla decadenza" (come fu negli anni '80 con la grande bolla economica, periodo in cui vide la luce il fumetto originale) in cui è facile tirare fuori drammi esistenziali (materia che ha sempre reso Ken il guerriero così attuale e amato, a loro modo di vedere), decidono che è il momento di un revival animato in grande stile, adeguato per il nuovo millennio, inteso per essere apprezzato e usufruito sia da vecchi fan che da nuove generazioni di spettatori1. Vede la luce l'ambizioso progetto Shin Kyuuseishu Densetsu - Hokuto no Ken (La leggenda del nuovo salvatore - Il Pugno dell'Orsa Maggiore), pentalogia animata (3 lungometraggi cinematografici e 2 OVA) che nel corso di tre anni rinarrerà, aggiornandolo ai gusti moderni, il primo arco narrativo originale, quello delle lotte dei tre fratelli di Hokuto. Non si potrà certo dire che si tratterà di un trionfo (gli incassi in madrepatria saranno magri2), ma l'operazione a suo modo contribuirà effettivamente a dare ulteriore linfa al titolo e questo si concretizzerà in un corposo numero di nuovi manga che fioriranno su Weekly Comic Bunch (oltre a un nuovo anime del 2008 basato su uno di essi, Ken - La leggenda di Raoul il dominatore del cielo). Al di là di tutto, comunque, quale sia l'esito commerciale, La leggenda del nuovo salvatore si rivelerà qualitativamente riuscito a mio parere, per molti versi addirittura esaltante, rappresentando per chi è cresciuto con Kenshiro (meno, però, per chi non lo conosce) una cascata di epicità e ritrovate emozioni.
Questo primo film, La leggenda di Hokuto (traduzione italiana semplicemente indecente del titolo originale, che poi vedremo meglio), da solo ben riassume il senso dell'operazione, esaltata non solo dal restyling moderno assunto da Kenshiro e soci, ma specialmente dalle modifiche apportate all'intreccio storico sfruttando fantomatici "capitoli scartati originariamente dal manga"3 (difficile credere a Buronson e Tetsuo Hara quando lo dicono, dal momento che come da loro ribadito in più interviste Ken il guerriero è stato interamente improvvisato e riempito di aggiunte e retcon di settimana in settimana, più facile pensare si tratti di integrazioni moderne), che non snaturano la trama ma la arricchiscono notevolmente rendendola più coerente, donando ulteriore profondità agli attori principali, inserendo nuovi attori, correggendo piccoli errori e incongruenze dell'intreccio cartaceo e spiegando retroscena mai narrati in precedenza. Insomma, un aggiornamento che non rinnega niente (per questo ritengo non snaturi o mandi fuori continuity l'anime classico, i fatti sono identici) e migliora le cose. La leggenda di Hokuto è decisamente un ottimo punto di partenza: remake dell'arco narrativo, presente nei volumi 10 e 11 del manga, della lotta di Kenshiro e Shu contro il tirannnico Souther (se guardiamo all'anime originale, il segmento di episodi 58-68), ai sensi della storyline simboleggia il momento topico in cui inizia la leggenda di Kenshiro, visto come il messia del ventesimo secolo e quindi futuro, inevitabile avversario del feroce fratello Raoul che del Novecento vuole essere il dominatore. È un punto di partenza ottimale per le nuove generazioni, dal momento che non dà per scontata nessuna conoscenza pregressa delle precedenti saghe narrative e la voce narrante integra bene le poche informazioni necessarie per conoscere il background e i personaggi principali. Anche se Kenshiro è il protagonista principale della storia, tuttavia il retelling spende molto tempo a fornire approfondimento a Raoul (non per nulla il titolo originale, tradotto correttamente, sarebbe La leggenda di Raoul - Sacrificio per amore) mediante gli occhi di Reina, new entry creata a hoc (da Tsukasa "City Hunter" Hojo4) insieme al suo fratello Soga. I due rappresentano l'aggiunta più eclatante alla trama originale, amici d'infanzia e consiglieri fidati del Re di Hokuto che, conoscendolo da sempre, sanno mettere a nudo le reali sfumature della sua complessa personalità. La figura triste, solitaria e tragicamente eroica del grande sovrano sarà infatti il focus principale su cui si concentrerà buona parte della pentalogia: in questo primo capitolo si inizia il discorso (nel consigliare ai vecchi fan di vedere il film, Buronson parlerà proprio del fatto che avranno modo di conoscere più a fondo Raoul di quanto mai visto o letto5).
L'essenziale trama del film, basato su combattimenti, eroismo, crudeltà, sacrificio e immolazioni, se non si ha avuto modo di leggere il manga o guardare l'anime, è lineare e semplicistica come da tradizione di Ken il guerriero, e sempre secondo questi dogmi ricava la sua forza dal carisma trascinante e virile dei personaggi, nei valori che veicolano con le vite e con la propria morte, nei momenti di commozione ed epicità che si susseguono con frenesia (per un'approfondita disamina sul mondo di Kenshiro, sul suo spirito, su quello che è stato e rappresentò, invito a leggere la recensione della prima serie animata del 1984). La storia sarà sempre la stessa: c'è chi accusa e accuserà Ken il guerriero di violenza efferrata e gratuita, ma basta scavare un po' a fondo per trovare valori forti quali il sacrificio per un ideale o un sentimento, esistenzialismo o riflessioni semplicistiche, ma non banali, su quale filosofia di vita può aiutare a riportare ordine in una società finita nel caos. Le titaniche personalità dei personaggi sono rispettate, così come gli spettacolari scontri, fisici, sanguinosi (anche se decresce il lato splatter, per ovvi problemi di target) e dalle coreografie maggiormenti fedeli al manga rispetto ai disegni animati degli anni '80: Ken il guerriero, insomma, splende con la consueta grinta anche nel ventunesimo secolo dimostrando tutta la sua attualità. Quello che fa ancora la differenza è lo spettacolo sollecitato dalla grande cura negli aspetti sensoriali dell'opera, specie il lato musicale che assurge a protagonista assoluto. La colonna sonora della rinomata Yuki Kajiura è maestosa: una sfilza di brani orchestrali memorabilissimi che si attaccano al cervello dati a un ampio uso di flauti ed elettronica, ora toccanti, ora di totale esaltazione epica, capaci di dare i brividi e accompagnare con solennità i momenti più drammatici e commoventi della storia contribuendo al suo lato strappalacrime (furbi sono, Horie, Hara e Buronson, sapendolo, a dire pubblicamente che si augurano che più spettatori possibile piangano durante la proiezione6). Insomma, una soundtrack sublime, accompagnata da un simpatico omaggio alla serie televisiva, la opening Ai wo Torimodose rifatta in chiave heavy e sempre dai Crystal King.
Identico aspetto sopraffino è rivestito dai disegni, frutto del lavoro di ben quattro chara designer tra cui l'immortale Shingo Araki. Il risultato è un look grafico realistico e tenebroso, spettacolare nella minuzia con cui ogni volto è modellato su mille linee facciali e ombreggiature. Bisogna in compenso dire che lo spettacolo dei primi piani è negativamente controbilanciato da una certa approssimazione nelle fisionomie viste da lontano, ma si è ancora nei limiti dell'accettabile, nel film non si avverte una notevole sproporzione di cura come invece, purtroppo, accadrà ai successivi due capitoli di Julia e Raoul. Ottimi anche i maestosi fondali, ulteriormente abbelliti da innaturali ma suggestivi filtri violacei. Il vero rovescio della medaglia, grosso, sono la regia, adagiata su inconcepibili, inaccettabili standard piattamente televisivi, e le animazioni, vero tallone d'achille in tutta la pentalogia. Sono accettabili ma distanti dallo standard che si pretenderebbe da un qualsiasi film d'animazione dalle alte ambizioni: si riducono più o meno al livello di una normale serie TV, inadatte al look grafico particolarmente cinematografico e ricercato dell'opera, addirittura irritanti nella resa puerile di alcune sequenze che necessitavano di ben altro tecnicismo (il "seducente" ballo del sicario venuto a uccidere Raoul). C'è davvero un abisso, in questo senso, tra la qualità tecnica di La leggenda di Hokuto e quella di Ken il guerriero - Il Film, uscito vent'anni prima ed entrato nella Storia principalmente per quel motivo. Nonostante tutto la votazione del film sarà alta: piacevole per lo spettatore medio, puro spettacolo per l'appassionato di Kenshiro. Quest'ultimo vi ritrova personaggi indimenticabili, un accompagnamento sonoro da brividi, un combattimento spettacolarissimo da riassaporare nella sua fisicità e pathos a piene mani. Unico neo la soppressione, per problemi di durata, del flashback sull'infanzia di Souther, ma si fa conto che per il fan che sa morte e miracoli della serie non è una grave perdita (i profani si perderanno invece un segmento che dà più profondità psicologica a Souther spiegando il suo odio per il mondo). Si poteva fare di meglio, è ovvio, ma c'è comunque tanto di cui divertirsi.
Nota: il film in Giappone è uscito in due versioni, quella cinematografica Regular e quella da vendita, la Director's Cut. Quest'ultima, l'unica (fortunatamente) distribuita in Italia da Yamato Video, presenta immagini ridisegnate, speciali filtri che migliorano la resa delle immagini e soprattutto diverse scene aggiunte. L'editore milanese può oltretutto, una volta tanto, vantarsi di doppiaggio e adattamento di altissimo livello, con voci italiani azzeccatissime su tutti i personaggi e una recitazione sentita e solenne. Non si poteva davvero fare di più e questo lavorone è replicato in tutti e cinque i film della pentalogia. Grandioso. Unico neo, non grosso ma che sa irritare: la copertina del DVD/Blu-ray, davvero orribile e che taglia gli sfondi e molti elementi decorativi dell'originale per sottolineare la sola presenza di Kenshiro. Guardate l'originale e indignatevi. Purtroppo, quest'orribile operazione sarà replicata anche per i quattro film successivi.
Voto: 7,5 su 10
Il parere del Di Giorgio
Possiamo considerare questo film celebrativo delle gesta di Ken il guerriero come un perfetto esempio dell’attuale momento storico, in cui si continua a prediligere (o quantomeno a dare grande rilevanza) la riproposizione di eroi e gesta già note al pubblico, sull’onda delle celebrazioni (in questo caso i 25 anni del fumetto) e dell’effetto nostalgia. Fortunatamente la linea che sembra aver guidato i realizzatori non è parassitaria rispetto al manga e alla vecchia serie tv, ma predilige un approccio che, al rispetto e alla rievocazione nostalgica del già fatto, accompagna una rielaborazione narrativa utile a far emergere nuove prospettive e a esaltare i nuclei tematici in precedenza compromessi dalla logica della narrazione seriale.
Questo duplice approccio da un lato ridimensiona le possibili aspirazioni del film, che, oltre a condensare molti eventi in poco tempo con un ritmo molto spedito, per essere fruito al meglio presuppone la conoscenza delle opere originali, di cui è da considerarsi come elemento complementare ma non succedaneo (e quindi si rivolge principalmente a un pubblico di appassionati); dall’altro però rende l’insieme un po’ più organico di quanto non fosse in passato, giustificando elementi fino ad oggi rimasti poco approfonditi e permette anche di ricomprendere sin d’ora nel progetto generale della saga i capitoli realizzati in un secondo momento (pensiamo al viaggio di Kenshiro nella terra degli Shura, che nella serie tv erano relegati nella seconda stagione).
L’aspetto più interessante è dato dall’adeguamento della storia agli scenari e ai gusti contemporanei: l’elemento della guerra atomica, di stretta attualità negli anni Ottanta ancora vessati dalla Guerra Fredda, è stato rivisitato in un’ottica più generale che mostra la devastazione finale come conseguenza di un continuo ricorso alla forza da parte delle varie superpotenze mondiali, una sorta di costante stato di tensione alimentato dagli isolati focolai che scoppiano in vari punti della terra per motivi etnici o religiosi (decisamente uno scenario più vicino alla nostra attualità); allo stesso modo è cambiato lo schema all’interno del quale si inseriscono i personaggi, i ruoli di buoni e cattivi sono sin dal principio meno definiti (l’unico che ancora rispetta appieno il suo status di malvagio è Souther), le loro gesta appaiono più chiare e così anche i rapporti fra i sessi. Da questo punto di vista l’inedito personaggio di Reina (creato graficamente da Tsukasa Hojo, autore di Occhi di gatto e City Hunter, qui nel ruolo di guest-designer) arriva a sancire una importante differenza rispetto all’approccio del passato, introducendo un punto di vista femminile che non è soltanto quello dell’amore materno o della compagna cui viene delegato il compito di perpetrare la memoria delle gesta combattive maschili: al contrario, Reina è un personaggio moderno e sfaccettato, la cui missione al fianco di Raoul è motivata da una profonda convinzione nelle sue capacità, al punto tale che la ragazza arriva a disubbidirgli quando ritiene che l’ordine sia in conflitto con la sua visione e spesso si fa carico di iniziative personali. Reina è dunque una persona emotivamente ben delineata, è lei a definire il ruolo della crociata del Re di Hokuto (in precedenza troppo sbilanciata verso la mera sete di potere), a rivelare le intenzioni positive radicate nel suo profondo, i suoi scatti d’orgoglio e quindi di umanità: caratteristiche queste ultime che nell’opera originale erano invece ritardate e delegate a una serie di colpi di scena finali. Ma Reina è anche un personaggio che ama e con la sua passionalità si contrappone perciò sia alla misericordia di Shu (che presuppone il sacrificio e dunque l’annullamento della persona) che alla crudeltà di Souther (che intende irridere l’amore, da lui paragonato a una forma di debolezza) e in questo si pone in perfetta continuità con la missione di Kenshiro, che unisce appunto forza e calore umano, diventandone una sorta di speculare.
L’esaltazione di questi temi curiosamente si accompagna a un forte ridimensionamento dell’azione e della violenza tipici della storia originaria e procede di pari passo con uno stile visivo sontuoso nei disegni (che, con le dovute modernizzazioni, si rifà alle tavole originali disegnate da Tetsuo Hara) ma altalenante nell’animazione, poco fluida e inferiore agli standard tipici delle produzioni animate da grande schermo. Il piacere di vedere comunque nelle sale cinematografiche una storia che nella sua forza epica aveva forse da sempre aspirato a simili approdi, è comunque in grado di accontentare i fan dell’amatissima saga.
Voto: 7 su 10
Il parere del Corà
Ma l’ostacolo più grosso è rappresentato da una regia disgustosamente televisiva: primi piani immobili, inquadrature fisse, riciclo di disegni e animazioni, pochissimo interesse nella ricerca della spettacolarizzazione. Certo, si tratta di un inconveniente che sparisce di fronte ai disegni molti buoni, nel totale rispetto della saga originale di Souther (in cui le tavole mostravano fisici scultorei particolareggiati in maniera spaventosa). Stessa cosa non si può invece dire per le animazioni, soprattutto nei primi piani, spesso traballanti e pervase da una certa economia che perdura in tutto il lungometraggio. Ultimo punto deludente è il bassissimo tasso di splatter: poco sangue e soprattutto poche esplosioni di corpi e teste. Un’opera sull'orlo della sufficienza, quindi, ma dotata di fascino e magia, grazie anche a un’epica colonna sonora che mescola schitarrate rock/metal con commoventi orchestrazioni hollywoodiane.
Voto: 6 su 10
Questo primo film, La leggenda di Hokuto (traduzione italiana semplicemente indecente del titolo originale, che poi vedremo meglio), da solo ben riassume il senso dell'operazione, esaltata non solo dal restyling moderno assunto da Kenshiro e soci, ma specialmente dalle modifiche apportate all'intreccio storico sfruttando fantomatici "capitoli scartati originariamente dal manga"3 (difficile credere a Buronson e Tetsuo Hara quando lo dicono, dal momento che come da loro ribadito in più interviste Ken il guerriero è stato interamente improvvisato e riempito di aggiunte e retcon di settimana in settimana, più facile pensare si tratti di integrazioni moderne), che non snaturano la trama ma la arricchiscono notevolmente rendendola più coerente, donando ulteriore profondità agli attori principali, inserendo nuovi attori, correggendo piccoli errori e incongruenze dell'intreccio cartaceo e spiegando retroscena mai narrati in precedenza. Insomma, un aggiornamento che non rinnega niente (per questo ritengo non snaturi o mandi fuori continuity l'anime classico, i fatti sono identici) e migliora le cose. La leggenda di Hokuto è decisamente un ottimo punto di partenza: remake dell'arco narrativo, presente nei volumi 10 e 11 del manga, della lotta di Kenshiro e Shu contro il tirannnico Souther (se guardiamo all'anime originale, il segmento di episodi 58-68), ai sensi della storyline simboleggia il momento topico in cui inizia la leggenda di Kenshiro, visto come il messia del ventesimo secolo e quindi futuro, inevitabile avversario del feroce fratello Raoul che del Novecento vuole essere il dominatore. È un punto di partenza ottimale per le nuove generazioni, dal momento che non dà per scontata nessuna conoscenza pregressa delle precedenti saghe narrative e la voce narrante integra bene le poche informazioni necessarie per conoscere il background e i personaggi principali. Anche se Kenshiro è il protagonista principale della storia, tuttavia il retelling spende molto tempo a fornire approfondimento a Raoul (non per nulla il titolo originale, tradotto correttamente, sarebbe La leggenda di Raoul - Sacrificio per amore) mediante gli occhi di Reina, new entry creata a hoc (da Tsukasa "City Hunter" Hojo4) insieme al suo fratello Soga. I due rappresentano l'aggiunta più eclatante alla trama originale, amici d'infanzia e consiglieri fidati del Re di Hokuto che, conoscendolo da sempre, sanno mettere a nudo le reali sfumature della sua complessa personalità. La figura triste, solitaria e tragicamente eroica del grande sovrano sarà infatti il focus principale su cui si concentrerà buona parte della pentalogia: in questo primo capitolo si inizia il discorso (nel consigliare ai vecchi fan di vedere il film, Buronson parlerà proprio del fatto che avranno modo di conoscere più a fondo Raoul di quanto mai visto o letto5).
L'essenziale trama del film, basato su combattimenti, eroismo, crudeltà, sacrificio e immolazioni, se non si ha avuto modo di leggere il manga o guardare l'anime, è lineare e semplicistica come da tradizione di Ken il guerriero, e sempre secondo questi dogmi ricava la sua forza dal carisma trascinante e virile dei personaggi, nei valori che veicolano con le vite e con la propria morte, nei momenti di commozione ed epicità che si susseguono con frenesia (per un'approfondita disamina sul mondo di Kenshiro, sul suo spirito, su quello che è stato e rappresentò, invito a leggere la recensione della prima serie animata del 1984). La storia sarà sempre la stessa: c'è chi accusa e accuserà Ken il guerriero di violenza efferrata e gratuita, ma basta scavare un po' a fondo per trovare valori forti quali il sacrificio per un ideale o un sentimento, esistenzialismo o riflessioni semplicistiche, ma non banali, su quale filosofia di vita può aiutare a riportare ordine in una società finita nel caos. Le titaniche personalità dei personaggi sono rispettate, così come gli spettacolari scontri, fisici, sanguinosi (anche se decresce il lato splatter, per ovvi problemi di target) e dalle coreografie maggiormenti fedeli al manga rispetto ai disegni animati degli anni '80: Ken il guerriero, insomma, splende con la consueta grinta anche nel ventunesimo secolo dimostrando tutta la sua attualità. Quello che fa ancora la differenza è lo spettacolo sollecitato dalla grande cura negli aspetti sensoriali dell'opera, specie il lato musicale che assurge a protagonista assoluto. La colonna sonora della rinomata Yuki Kajiura è maestosa: una sfilza di brani orchestrali memorabilissimi che si attaccano al cervello dati a un ampio uso di flauti ed elettronica, ora toccanti, ora di totale esaltazione epica, capaci di dare i brividi e accompagnare con solennità i momenti più drammatici e commoventi della storia contribuendo al suo lato strappalacrime (furbi sono, Horie, Hara e Buronson, sapendolo, a dire pubblicamente che si augurano che più spettatori possibile piangano durante la proiezione6). Insomma, una soundtrack sublime, accompagnata da un simpatico omaggio alla serie televisiva, la opening Ai wo Torimodose rifatta in chiave heavy e sempre dai Crystal King.
Identico aspetto sopraffino è rivestito dai disegni, frutto del lavoro di ben quattro chara designer tra cui l'immortale Shingo Araki. Il risultato è un look grafico realistico e tenebroso, spettacolare nella minuzia con cui ogni volto è modellato su mille linee facciali e ombreggiature. Bisogna in compenso dire che lo spettacolo dei primi piani è negativamente controbilanciato da una certa approssimazione nelle fisionomie viste da lontano, ma si è ancora nei limiti dell'accettabile, nel film non si avverte una notevole sproporzione di cura come invece, purtroppo, accadrà ai successivi due capitoli di Julia e Raoul. Ottimi anche i maestosi fondali, ulteriormente abbelliti da innaturali ma suggestivi filtri violacei. Il vero rovescio della medaglia, grosso, sono la regia, adagiata su inconcepibili, inaccettabili standard piattamente televisivi, e le animazioni, vero tallone d'achille in tutta la pentalogia. Sono accettabili ma distanti dallo standard che si pretenderebbe da un qualsiasi film d'animazione dalle alte ambizioni: si riducono più o meno al livello di una normale serie TV, inadatte al look grafico particolarmente cinematografico e ricercato dell'opera, addirittura irritanti nella resa puerile di alcune sequenze che necessitavano di ben altro tecnicismo (il "seducente" ballo del sicario venuto a uccidere Raoul). C'è davvero un abisso, in questo senso, tra la qualità tecnica di La leggenda di Hokuto e quella di Ken il guerriero - Il Film, uscito vent'anni prima ed entrato nella Storia principalmente per quel motivo. Nonostante tutto la votazione del film sarà alta: piacevole per lo spettatore medio, puro spettacolo per l'appassionato di Kenshiro. Quest'ultimo vi ritrova personaggi indimenticabili, un accompagnamento sonoro da brividi, un combattimento spettacolarissimo da riassaporare nella sua fisicità e pathos a piene mani. Unico neo la soppressione, per problemi di durata, del flashback sull'infanzia di Souther, ma si fa conto che per il fan che sa morte e miracoli della serie non è una grave perdita (i profani si perderanno invece un segmento che dà più profondità psicologica a Souther spiegando il suo odio per il mondo). Si poteva fare di meglio, è ovvio, ma c'è comunque tanto di cui divertirsi.
Nota: il film in Giappone è uscito in due versioni, quella cinematografica Regular e quella da vendita, la Director's Cut. Quest'ultima, l'unica (fortunatamente) distribuita in Italia da Yamato Video, presenta immagini ridisegnate, speciali filtri che migliorano la resa delle immagini e soprattutto diverse scene aggiunte. L'editore milanese può oltretutto, una volta tanto, vantarsi di doppiaggio e adattamento di altissimo livello, con voci italiani azzeccatissime su tutti i personaggi e una recitazione sentita e solenne. Non si poteva davvero fare di più e questo lavorone è replicato in tutti e cinque i film della pentalogia. Grandioso. Unico neo, non grosso ma che sa irritare: la copertina del DVD/Blu-ray, davvero orribile e che taglia gli sfondi e molti elementi decorativi dell'originale per sottolineare la sola presenza di Kenshiro. Guardate l'originale e indignatevi. Purtroppo, quest'orribile operazione sarà replicata anche per i quattro film successivi.
Voto: 7,5 su 10
Il parere del Di Giorgio
Possiamo considerare questo film celebrativo delle gesta di Ken il guerriero come un perfetto esempio dell’attuale momento storico, in cui si continua a prediligere (o quantomeno a dare grande rilevanza) la riproposizione di eroi e gesta già note al pubblico, sull’onda delle celebrazioni (in questo caso i 25 anni del fumetto) e dell’effetto nostalgia. Fortunatamente la linea che sembra aver guidato i realizzatori non è parassitaria rispetto al manga e alla vecchia serie tv, ma predilige un approccio che, al rispetto e alla rievocazione nostalgica del già fatto, accompagna una rielaborazione narrativa utile a far emergere nuove prospettive e a esaltare i nuclei tematici in precedenza compromessi dalla logica della narrazione seriale.
Questo duplice approccio da un lato ridimensiona le possibili aspirazioni del film, che, oltre a condensare molti eventi in poco tempo con un ritmo molto spedito, per essere fruito al meglio presuppone la conoscenza delle opere originali, di cui è da considerarsi come elemento complementare ma non succedaneo (e quindi si rivolge principalmente a un pubblico di appassionati); dall’altro però rende l’insieme un po’ più organico di quanto non fosse in passato, giustificando elementi fino ad oggi rimasti poco approfonditi e permette anche di ricomprendere sin d’ora nel progetto generale della saga i capitoli realizzati in un secondo momento (pensiamo al viaggio di Kenshiro nella terra degli Shura, che nella serie tv erano relegati nella seconda stagione).
L’aspetto più interessante è dato dall’adeguamento della storia agli scenari e ai gusti contemporanei: l’elemento della guerra atomica, di stretta attualità negli anni Ottanta ancora vessati dalla Guerra Fredda, è stato rivisitato in un’ottica più generale che mostra la devastazione finale come conseguenza di un continuo ricorso alla forza da parte delle varie superpotenze mondiali, una sorta di costante stato di tensione alimentato dagli isolati focolai che scoppiano in vari punti della terra per motivi etnici o religiosi (decisamente uno scenario più vicino alla nostra attualità); allo stesso modo è cambiato lo schema all’interno del quale si inseriscono i personaggi, i ruoli di buoni e cattivi sono sin dal principio meno definiti (l’unico che ancora rispetta appieno il suo status di malvagio è Souther), le loro gesta appaiono più chiare e così anche i rapporti fra i sessi. Da questo punto di vista l’inedito personaggio di Reina (creato graficamente da Tsukasa Hojo, autore di Occhi di gatto e City Hunter, qui nel ruolo di guest-designer) arriva a sancire una importante differenza rispetto all’approccio del passato, introducendo un punto di vista femminile che non è soltanto quello dell’amore materno o della compagna cui viene delegato il compito di perpetrare la memoria delle gesta combattive maschili: al contrario, Reina è un personaggio moderno e sfaccettato, la cui missione al fianco di Raoul è motivata da una profonda convinzione nelle sue capacità, al punto tale che la ragazza arriva a disubbidirgli quando ritiene che l’ordine sia in conflitto con la sua visione e spesso si fa carico di iniziative personali. Reina è dunque una persona emotivamente ben delineata, è lei a definire il ruolo della crociata del Re di Hokuto (in precedenza troppo sbilanciata verso la mera sete di potere), a rivelare le intenzioni positive radicate nel suo profondo, i suoi scatti d’orgoglio e quindi di umanità: caratteristiche queste ultime che nell’opera originale erano invece ritardate e delegate a una serie di colpi di scena finali. Ma Reina è anche un personaggio che ama e con la sua passionalità si contrappone perciò sia alla misericordia di Shu (che presuppone il sacrificio e dunque l’annullamento della persona) che alla crudeltà di Souther (che intende irridere l’amore, da lui paragonato a una forma di debolezza) e in questo si pone in perfetta continuità con la missione di Kenshiro, che unisce appunto forza e calore umano, diventandone una sorta di speculare.
L’esaltazione di questi temi curiosamente si accompagna a un forte ridimensionamento dell’azione e della violenza tipici della storia originaria e procede di pari passo con uno stile visivo sontuoso nei disegni (che, con le dovute modernizzazioni, si rifà alle tavole originali disegnate da Tetsuo Hara) ma altalenante nell’animazione, poco fluida e inferiore agli standard tipici delle produzioni animate da grande schermo. Il piacere di vedere comunque nelle sale cinematografiche una storia che nella sua forza epica aveva forse da sempre aspirato a simili approdi, è comunque in grado di accontentare i fan dell’amatissima saga.
Voto: 7 su 10
Lustrarsi gli occhi nel vedere i muscoli di Kenshiro e fratelli combattenti al cinema è qualcosa che, per chiunque si aggiri sulla mia età e sia cresciuto con sovrabbondanti dosi di teste esplose, punti di pressione e «ua-tàà!» a non finire, è una sensazione che mescola ingenuità infantile e un senso di legame affettivo che, nonostante i tanti anni passati dalla visione dell’ultima puntata della serie animata, è risbocciato immediatamente. Tutte caratteristiche, queste, disgraziatamente fondamentali per giudicare il primo dei cinque lungometraggi nipponici che formano il monumentale revival/rilettura delle leggendaria storia creata dal duo Buronson e Tetsuo Hara.
A vedere il lungometraggio, incentrato sulla sola saga di Souther, con gli occhi critci di oggi, il problema non sta neanche nella trama, che, imprezionsita da alcune gustose aggiunte scenostoriche (carri armati e soldati sullo sfondo che dipingono la guerra), diventa ancora, forse, più originale nel suo mix di sci-fi post-apocalittica e arti marziali. È qualcosa più a livello globale, dovuto a una certa velocità di narrazione che incolla tra loro, in un taglia-e-cuci non sempre riuscito, capitoli che invece avrebbero necessitato di prologhi e spazi adeguati. Tutti conoscono cosa spinga Souther e Raoul al dominio del mondo, così come la motivazione che smuove mani e gambe di Kenshiro e degli altri comprimari, eppure si sente il bisogno di un maggior approfondimento narrativo, che dia la giusta importanza a molti momenti clou (Shiba, il figlio di Shu, presentato troppo tardi; il primo scontro tra Ken e Souther). D’altro canto, riassumere in novanta minuti l’intera saga di Souther non è impresa facile, e si apprezza il fattore stand alone dell’opera, che, grazie a un ottimo prologo, permette accessibilità anche ai non fan. Così come si approva l’innesto di due nuovi personaggi (i fratelli Souga e Reina, perfettamente integrati nella trama generale, e capaci di donare nuovi risvolti nelle già di per sé profonde psicologie di Raoul e Toki), mentre fa storcere il naso la mancanza del flashback riguardante l’infanzia di Souther, capitolo forse fondamentale per capire le motivazioni del suo odio.
A vedere il lungometraggio, incentrato sulla sola saga di Souther, con gli occhi critci di oggi, il problema non sta neanche nella trama, che, imprezionsita da alcune gustose aggiunte scenostoriche (carri armati e soldati sullo sfondo che dipingono la guerra), diventa ancora, forse, più originale nel suo mix di sci-fi post-apocalittica e arti marziali. È qualcosa più a livello globale, dovuto a una certa velocità di narrazione che incolla tra loro, in un taglia-e-cuci non sempre riuscito, capitoli che invece avrebbero necessitato di prologhi e spazi adeguati. Tutti conoscono cosa spinga Souther e Raoul al dominio del mondo, così come la motivazione che smuove mani e gambe di Kenshiro e degli altri comprimari, eppure si sente il bisogno di un maggior approfondimento narrativo, che dia la giusta importanza a molti momenti clou (Shiba, il figlio di Shu, presentato troppo tardi; il primo scontro tra Ken e Souther). D’altro canto, riassumere in novanta minuti l’intera saga di Souther non è impresa facile, e si apprezza il fattore stand alone dell’opera, che, grazie a un ottimo prologo, permette accessibilità anche ai non fan. Così come si approva l’innesto di due nuovi personaggi (i fratelli Souga e Reina, perfettamente integrati nella trama generale, e capaci di donare nuovi risvolti nelle già di per sé profonde psicologie di Raoul e Toki), mentre fa storcere il naso la mancanza del flashback riguardante l’infanzia di Souther, capitolo forse fondamentale per capire le motivazioni del suo odio.
Ma l’ostacolo più grosso è rappresentato da una regia disgustosamente televisiva: primi piani immobili, inquadrature fisse, riciclo di disegni e animazioni, pochissimo interesse nella ricerca della spettacolarizzazione. Certo, si tratta di un inconveniente che sparisce di fronte ai disegni molti buoni, nel totale rispetto della saga originale di Souther (in cui le tavole mostravano fisici scultorei particolareggiati in maniera spaventosa). Stessa cosa non si può invece dire per le animazioni, soprattutto nei primi piani, spesso traballanti e pervase da una certa economia che perdura in tutto il lungometraggio. Ultimo punto deludente è il bassissimo tasso di splatter: poco sangue e soprattutto poche esplosioni di corpi e teste. Un’opera sull'orlo della sufficienza, quindi, ma dotata di fascino e magia, grazie anche a un’epica colonna sonora che mescola schitarrate rock/metal con commoventi orchestrazioni hollywoodiane.
Voto: 6 su 10
PREQUEL
Ken il guerriero: Le origini del mito (2006-2007; TV)
Ken il guerriero (1984-1987; TV)
Ken: La leggenda di Raoul il dominatore del cielo (2008; TV)
SIDE-STORY
Ken il guerriero: La leggenda di Julia (2007; OVA)
SEQUEL
Ken il guerriero: La leggenda di Toki (2008; OVA)
Ken il guerriero: La leggenda di Raoul (2007; film)
Ken il guerriero: La leggenda del vero salvatore (2008; film)
Ken il guerriero 2 (1987-1988; TV)
Ken il guerriero: La Trilogia (2003-2004; serie OVA)
FONTI
1 L'intero retroscena è riportato negli extra "Interviste agli autori" e "Making Of" presenti nel DVD (solo quello a doppio disco) e Blu-ray di "Ken il guerriero - La leggenda di Hokuto" (Yamato Video, 2008)
2 Almeno, i primi due lungometraggi su tre (il "cuore" del progetto) frutteranno poco al box office, come possiamo vedere su Box Office Mojo (La leggenda di Hokuto, http://www.boxofficemojo.com/intl/japan/yearly/?yr=2006&sort=gross&order=DESC&pagenum=2&p=.htm, La leggenda di Raoul, http://www.boxofficemojo.com/intl/japan/yearly/?yr=2007&sort=gross&order=DESC&pagenum=2&p=.htm)
3 Vedere punto 1
4 Retro del DVD/Blu-ray di "Ken il guerriero - La leggenda di Hokuto"
5 Vedere punto 1
6 Come sopra
Ken il guerriero: Le origini del mito (2006-2007; TV)
Ken il guerriero (1984-1987; TV)
Ken: La leggenda di Raoul il dominatore del cielo (2008; TV)
SIDE-STORY
Ken il guerriero: La leggenda di Julia (2007; OVA)
SEQUEL
Ken il guerriero: La leggenda di Toki (2008; OVA)
Ken il guerriero: La leggenda di Raoul (2007; film)
Ken il guerriero: La leggenda del vero salvatore (2008; film)
Ken il guerriero 2 (1987-1988; TV)
Ken il guerriero: La Trilogia (2003-2004; serie OVA)
FONTI
1 L'intero retroscena è riportato negli extra "Interviste agli autori" e "Making Of" presenti nel DVD (solo quello a doppio disco) e Blu-ray di "Ken il guerriero - La leggenda di Hokuto" (Yamato Video, 2008)
2 Almeno, i primi due lungometraggi su tre (il "cuore" del progetto) frutteranno poco al box office, come possiamo vedere su Box Office Mojo (La leggenda di Hokuto, http://www.boxofficemojo.com/intl/japan/yearly/?yr=2006&sort=gross&order=DESC&pagenum=2&p=.htm, La leggenda di Raoul, http://www.boxofficemojo.com/intl/japan/yearly/?yr=2007&sort=gross&order=DESC&pagenum=2&p=.htm)
3 Vedere punto 1
4 Retro del DVD/Blu-ray di "Ken il guerriero - La leggenda di Hokuto"
5 Vedere punto 1
6 Come sopra
2 commenti:
Buona sera,cari amici! Stavolta non mi vedo per niente d'accordo sui vostri pareri (che,a volte tengo in grossa considerazione per affrontare nuovi anime)...Mentre sulla "Legenda di Toki" ci siamo quasi (il 7 è piu che sufficiente,cmq) questa "Legenda di Hokuto" è davvero una pessima trasposizione e,non solo per le animazioni: non c'è reinterpretazione e,quello che viene RIDETTO perde in pathos e frammenti essenziali! Trovo addirittura "La leggenda del vero salvatore" molto migliore di questa --storiaccia-- che,l'unica cosa che ottiene e solo quello di sminuire una storia gia perfetta di suo...Scusate se,mi permetto di intervenire ma,dopo aver letto i vostri post ho guardato nell'ordine questi 3 film ma le sensazioni non si sono sovrapposte x niente! Lo dico anche per altri lettori:meglio la serie in ogni caso...e,da questi TENTATIVI DI RILANCIO solo x curiosità!Escludendo sinora la sola "HANAMORI NO OKA" ...UN PROFONDO MARE DI NOIA!
Che dire, rispetto il tuo pensiero e celebro la diversità di opinioni. :)
Dire che sono un megafan di Ken il guerriero fin da quando andavo alle scuole elementari (e che lo conosco praticamente a memoria di quante volte ho riletto il manga e rivisto l'anime) sarebbe un eufemismo, e proprio per questo dico che, da appassionato, rivedere molte delle battaglie più epiche del manga con un accompagnamento musicale così bello e solenne e disegni così particolareggiati, mi ha esaltato un casino. :)
Sono cosciente che l'anime degli anni '80 è migliore e più completo e tutto, ma porca miseria se questo revival m'è piaciuto! Solo la colonna sonora sublime della Kajiura valeva il prezzo del biglietto!
Posta un commento