lunedì 14 marzo 2011

Recensione: The Disappearance of Haruhi Suzumiya

THE DISAPPEARANCE OF HARUHI SUZUMIYA
Titolo originale: Suzumiya Haruhi no Shōshitsu
Regia: Yasuhiro Takemoto
Soggetto: (basato sui romanzi originali di Nagaru Tanigawa)
Sceneggiatura: Fumihiko Shimo
Character Design: Shoko Ikeda
Musiche: Satoru Kousaki
Studio: Kyoto Animation
Formato: film cinematografico (durata 163 min. circa)
Anno di uscita: 2010

 
Ci avviciniamo a Natale e, come sempre e con gran dispiacere del povero Kyon, Haruhi è in fermento con i preparativi per i festeggiamenti. Il ragazzo non immagina quanto rimpiangerà questi momenti quando, il 18 dicembre, si risveglia in una realtà alternativa dove la ragazza non c'è più, gli altri membri della Brigata SOS non si conoscono e Asakura è ancora nella sua classe. È finito nel passato? Nel futuro? In un nuovo presente? Completamente solo, Kyon cerca di indagare per trovare un modo di tornare alla sua realtà...

Lo ammetto, chi scrive è stato fra i primi ad approcciarsi malamente al film di Haruhi temendo un mattone. Non dimenticando l'originalità della prima serie (seppur rovinata, e non di poco, dalla soppressione dell'ordine casuale di trasmissione degli episodi nei dvd "canon"), ma neanche la delusione della seconda stagione dove, Endless Eight a parte (che si può solo amare o odiare, più la seconda), il tutto si riduce a un generico e inutile allungamento di brodo. Si arriva così a The Disappearance of Haruhi Suzumiya, filmone di quasi tre ore basato sulla vicenda portante della quarta light novel. A dispetto della vittoria all'Animation Kobe (come miglior lungometraggio del 2010), iniziando il film è facile temere le solite atmosfere solari alla slice of life protratte per un tempo spropositato, e invece The Disappearance è, probabilmente, il miglior prodotto animato in assoluto dedicato a Haruhi. Film lunghissimo che vola via senza neanche accorgersene, con una trama appassionante che, e qui sta l'ennesima follia di Kyoto Animation, non ha nulla a che spartire con le atmosfere a cui si è abituati. Il succo del racconto è infatti la drammatica storia di un Kyon abbandonato a se stesso, alla disperata ricerca di indizi che possano fargli capire come è riuscito a finire in una realtà parallela (sarà davvero così?) dove la Brigata SOS non esiste. Un'incursione curiosa nel genere sci-fi puro, quello di viaggi nel tempo, timeline alterate e paradossi temporali, dove non mancano onnipresenti atmosfere drammatiche e malinconiche, addirittura cupe nel ritrarre questo ragazzo sull'orlo di una crisi depressiva. Stralunante sotto ogni punto di vista, The Disappearance è il miglior epilogo possibile (difficile pensare verranno trasposti anche i restanti volumi della light novel, quasi tutti riconosciuti come flop) delle assurde avventure di Haruhi, spiazzante cambio di scenario interessato più a far luce sul rapporto di amicizia che lega i ragazzi piuttosto che ritrarre per l'ennesima volta le loro solari avventure quotidiane.

Inutile tessere nuovamente le lodi ad animazioni e doppiaggio, se possibile addirittura superiori alle serie tv, così come alla perizia tecnica Kyoto Animation nel mescolare CG e disegni tradizionali con un'armonia tale da far sembrare tutt'uno. Di diverso dal solito, oltre al cambio di concept, ci sono le musiche, sonorità inedite in tema con la serietà della storia e di buon livello, con alcune composizioni addirittura epiche nei momenti decisivi.


Eccelsa la sceneggiatura: come accennato la lunghezza del film neanche si sente grazie a uno script perfetto. Tutto è basato unicamente su dialoghi, dialoghi e ancora dialoghi, ma il soggetto è così intrigante e la messa in scena così ottima, senza tempi morti e fluida, che le due ore e quaranta non si sentono rispetto alla mole di rivelazioni e genialità che tengono col fiato sospeso (tra cui una inedita super-moe Yuki Nagato e una certa "scelta" che dovrà compiere Kyon a fine film) fino all'incredibilmente sanguinoso (!!) finale. Nessuno spazio purtroppo per disquisire maggiormente sui plot twist di questa assurda storia (qualsiasi spoiler distruggerebbe l'intero impianto misterioso su cui si basa); l'ultima considerazione che mi permetto di fare è che questo film è praticamente scevro da difetti rilevanti. Non c'è nulla fuori posto, neanche un minuto di animazione superflua visto che solo con un simile minutaggio Kyoto Animation riesce a far empatizzare lo spettatore con le vicissitudini interiori di Kyon, addirittura portandolo quasi a commuoversi con lui nei momenti più evocativi. Davvero un lavoro di grande livello, che chiude nel modo migliore, rispettandone le regole "folli", uno dei franchise più originali degli ultimi anni. Applausi, e anche tanta amarezza per l'inevitabile magone che viene ogni qual volta si arriva al capolinea delle avventure di un gruppo di ben caratterizzati personaggi.

Voto: 8,5 su 10

PREQUEL
La malinconia di Haruhi Suzumiya (2006; tv)
The Melanchony of Haruhi Suzumiya (2009; tv)

6 commenti:

Davide Mana ha detto...

"Disappearance" è solo il quarto romanzo della serie che si avvia ora verso il numero undici (mi pare)... se solo gli sceneggiatori fossero pronti, noi non avremmo bisogno di magonare.

Comunque concordo - film fantastico a partire da un romanzo con un ritmo e una tesione notevoli.
Come ho detto altrogve, dev'essere grande, avere quindic'anni e poot leggere certe cose per la prima volta (o vederle!)

Davide Mana ha detto...

LOL!
Come sia uscito "poot" invece di "poter" resterà un mistero...

Jacopo Mistè ha detto...

Wow, pensavo che il tuo commento sul dossier dell'animazione robotica fosse un'eccezione, non immaginavo che oltre a romanzi e film seguissi anche anime :D

Su Haruhi ho letto in giro che i restanti volumi sono uno peggio dell'altro, un brodo allungato per lucrare sul grandissimo successo ottenuto dalla saga, dubito Kyoto Animation sarà interessata a spremere ancora...

Davide Mana ha detto...

Tardi, ma rispondo.
Anime ne ho guardati a valanghe (apartengo alla generazione che vide Gundam in TV), anche se negli ultimi anni ho visto poco di convincente... dopo Cowboy bebop e Harui Suzumiya, il nulla.

Sui romanzi di Suzumiya, non so se il giudizio che hai sentito sia equilibrato (i fan sono creature crudeli).
Tanigawa è un autore giovane, e credo un po' discontinuo - dei quattro romanzi letti della serie, il primo e il quarto sono i migliori.
I volumi 2 e 3 sono deboli perché sviluppati in risposta al successo inatteso del primo.
Il quarto è solidissimo, e fa parte di un progetto di estensione a sette volumi della serie - quindi mi lascia sperare bene per almeno i prossimi tre titoli.
Se mai Little, Brown deciderà di pubblicarli...

OMEGA_BAHAMUT ha detto...

Non avevo ancora letto questa recensione, sebbene ritengo Haruhi nella sue interezza come il prototipo perfetto della commedia, se così si può dire, assieme a Toradora uno dei punti più alti del genere.

Film assolutamente fantastico, coinvolgente e ben fatto sotto tutti i punti di vista. C'è veramente tutto ciò che haruhi impone, ovvero continui ricorsi temporali e paradossi... nonchè il giusto spazio ai momenti di riflessione e di dialogo.
Concordo con il voto ed anzi, magari io gli darei anche qualcosa di più (soprattutto perchè l'opera ha il merito di tenere alto il ritmo per tutta la durata del film)

Jacopo Mistè ha detto...

Io invece non sono affatto un fan della saga di Haruhi, che fin dalla prima serie ho reputato "carina" e niente di più. E infatti è eclatante quanto mi sia piaciuto questo film, tanto bello quando differentissimo quanto ad atmosfere dai predecessori XD

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