Pagine

martedì 22 marzo 2011

Recensione: Armored Trooper Votoms - Phantom Arc

ARMORED TROOPER VOTOMS: PHANTOM ARC
Titolo originale: Sōkō Kihei Votoms - Gen-ei Hen
Regia: Ryousuke Takahashi
Soggetto: Hajime Yatate
Sceneggiatura: Yoshitake Suzuki
Character Design: Norio Shioyama
Mechanical Design: Kunio Okawara
Musiche: Hiroki Inui, Yasuaki Maejima
Studio: Sunrise
Formato: serie OVA di 6 episodi (durata ep. 24 min. circa)
Anno di uscita: 2010

 
Siamo nuovamente fermi a trent'anni dopo la fine della serie tv di Votoms, poco dopo gli avvenimenti di Heretic Saint e Alone, again. Per rinsaldare un rapporto di coppia in crisi, Vanilla e Coconna decidono, insieme al'inseparabile Gotho, di rivisitare tutti i luoghi delle loro avventure, in modo da eventualmente ritrovare Chirico le cui tracce si disperdono nel nulla da mesi. È l'inizio di un'insolita vicenda che li porta successivamente a ritrovare l'amico e a combattere insieme a lui, e a vecchi alleati,  contro forze religiose che vogliono impedire la nascita di un nuovo messia che subentri al divino Wiseman...

Phantom Arc è un sentito tributo alla fantastica serie televisiva degli anni '80, ma anche, rappresentandone l'epilogo definitivo, uno dei tasselli più importanti dell'universo creato da Ryousuke Takahashi. Sfortunatamente, però, i posteri lo ricorderanno come una miniserie qualitativamente altalenante, di quelle proverbiali occasioni mancate. Offre una storia che, sì, si caratterizza per un finale compiuto che chiude senza danni la saga, avulsa da stonature eclatanti, ma che è anche raccontata in modo troppo sbrigativo per stamparsi adeguatamente alla memoria, con scelte narrative senza fantasia unite e una cura tecnica irrispettosa, ancora una volta, del costoso formato di destinazione. Una delusione, pensando anche ai motivi di esaltazione iniziali offerti dallo script di Yoshitake Suzuki: il suo soggetto converge persone, fatti e luoghi dei mille capitoli precedenti in un unico showdown finale, trasformando quello che è conti fatti un seguito in un'opera di celebrazione dei trent'anni del franchise. Restituisce lustro a personalità "dimenticate" come Potaria, Ru Shakko, il papa Montewells e la vendicativa Zophie, al prezzo però di renderle protagoniste di una vicenda estremamente banale, che ripete senza fantasia l'incipit di Heretic Saint e la conclusione della serie storica, non si sa se per operazione nostalgia o mancanza di ispirazione. Fa storcere il naso un capitolo finale sui generis e privo di intrecci realmente originali, tanto da sembrare addirittura un riempitivo, ma non abbastanza da intaccare gli elementi di interesse che da sempre sono costanti nella saga, come il rigore maniacale in dialoghi e la curata caratterizzazione del background politico/religioso. Il solito mestiere, anche se dietro a una storia non eccezionale.


Il principale motivo di interesse di Phantom Arc è sicuramente rappresentato dalle strizzatine d'occhio con cui sono rievocate le atmosfere dell'originale televisivo. Non solo nel ritorno, ai sensi di trama, di luoghi e personaggi "mitici" scomparsi nei numerosi OVA post-1984, ma anche per il riutilizzo delle indimenticabili opening/ending televisive della serie tv cantate dal "preistorico" Tetsuro Oda, e l'uso, nella colonna sonora, di sonorità estremamente "vintage" degli anni Ottanta che riportano la mente a quel periodo. Nulla da dire, Ryousuke Takahashi riesce a far commuovere lo spettatore, con questi artifizi, facendolo pensare a come quei 52 indimenticabili, corposissimi episodi formino oggi, con tutti gli spin-off realizzati negli anni successivi e culminanti in questo, un carismatico, gigantesco mosaico che abbraccia un immaginario arco temporale di quasi un secolo e mezzo.

A contribuire al risultato purtroppo modesto - che però, inaspettatamente, sembra essere andato sufficientemente bene in madrepatria, tanto da convincere Sunrise, lo stesso anno, a tentare uno spiazzante revival della saga, rivolgendo Votoms a un pubblico più giovane con gli orribili Case; Irvine e Finder -, ci pensa oltretutto una mediocre confezione. Inutile rivangare quanto fossero belli gli anni Ottanta e quanto più realistici, fisici e "corposi" sembravano i mecha di Gundam o Votoms quand'erano disegnati unicamente a mano e in modo tradizionale... A dispetto della rievocazione storica delle atmosfere, in Phantom Arc i verdi robot bipedi tornano a essere realizzati interamente al PC, in una cel-shading modaiola che, anche se superiore alla pacchiana CG del precedente Pailsen Files, continua a disgustare e irritare, perché Sunrise persevera nel lavorare al risparmio su una delle sue serie più iconiche, facendo ripercuotere il low budget non solo nella bruttura dei robot ma anche nella qualità altalenante delle animazioni dei personaggi e nell'approssimativa amalgama tra disegni e mano e computer, che annacquano il chara design d'autore di Norio Shioyama che è ormai quasi irriconoscibile.


Un grande peccato che la realizzazione dell'episodio conclusivo di Votoms venga fuori così, tecnicamente a (sopratutto) narrativamente migliorabile, ma è inutile stare a rimuginarci troppo sopra. A dispetto di questo Phantom Arc è guardabile, per i maniaci della continuity addirittura commovente, e, pur facendosi ricordare come un'occasione riuscita solo a metà, rimane una prova sufficiente, da parte di Ryousuke Takahashi, per la creatura alla quale deve molta della sua fama.

Voto: 6 su 10

PREQUEL
Armored Trooper Votoms: Red Shoulder Document - Roots of Ambition (1988; ova)

Nessun commento:

Posta un commento