mercoledì 9 novembre 2011

Recensione: Patlabor (OVA)

PATLABOR (OVA)
Titolo originale: Kido Keisatsu Patlabor
Regia: Mamoru Oshii
Soggetto: Headgear (Masami Yuki)
Sceneggiatura: Headgear Kazunori Ito
Character Design: Headgear Akemi Takada
Mechanical Design: Yutaka Izubuchi
Musiche: Kenji Kawai
Studio: Kyoto Animation, Studio DEEN
Formato: serie OVA di 7 episodi (durata ep. 30 min. circa)
Anni di uscita: 1988 - 1989
Disponibilità: edizione italiana in dvd a cura di Yamato Video

 
In un vicino futuro, nell'ambito dell'edilizia, la nuova frontiera dell'innovazione tecnologica giapponese consiste nella creazione e nell'uso dei Labor, robot monoposto adibiti a scopo lavorativo. Purtroppo la criminalità inizia presto a trafugarli e usarli per scopi illeciti, ed è così che, in risposta, la polizia crea un corpo speciale, Patrol Labor, adibito a contrastarli con labor da combattimento, gli Ingram.

Con il fallimento di Twilight Q l'avventura di Headgear nel mondo dell'animazione certo non partiva coi migliori auspici. Per fortuna, un'idea geniale da parte di uno dei suoi componenti, il chara designer Masami Yuki, battezza nel 1988 il loro più grande - e a tutt'oggi unico - progetto originale, il multimediale Patlabor. Vede la luce il primo, inimitato slice of life di genere robotico: una lunga versione televisiva, due serie OVA, due lungometraggi cinematografici e un manga che proiettano, finalmente, il gruppo nella leggenda con un autentico capolavoro dell'animazione.

Patlabor è lo spaccato di vita, in ambito di routine lavorativa, del plotone Patrol Labor in cui lavora l'allegra protagonista Noa Izumi. Nessuna trama portante o seriosa, solo storie autoconclusive dove il suo corpo di polizia si trova in azione per le strade di Tokyo a ristabilire l'ordine o in caserma a combattere la noia, con frizzanti toni da commedia risaltati da un cast indimenticabile. Non è difficile ricavare proprio nei protagonisti della storia una delle maggiori chiavi del successo di Patlabor: ogni personalità del gruppo è così delineata e carismatica, irresistibilmente comica nelle sue manie e nella caratterizzazione sopra le righe (tra incazzosi nerd delle armi da fuoco, timidi bestioni alti 2 metri, capitani in pantofole che quando non fanno discorsi seri stanno a tagliarsi le unghie dei piedi davanti ai sottoposti, eroine che amano i "robotto" e piangono quando si graffiano a lavoro, etc), che è istantaneo affezionarsi subito a loro, ridendo per le gag che li vedono protagonisti nella vita di tutti i giorni. Merito non da poco, da cui tenere conto, è che l'ilarità non deriva da demenzialità e nonsense tipici dello humor giapponese, ma dallo sfruttamento ottimale del credibile background politico imbastito, una Tokyo teatro dell'imponente Progetto Babylon (massiccia canalizzazione operata per sottrarre al mare spazio per espandere la città) e quindi meta di criminalità organizzata, ambientalisti incazzosi e guerriglia urbana, che portano l'opinione pubblica a massacrare mediaticamente gli eroi con ogni pretesto se fanno male il loro lavoro (come ovviamente accade quasi sempre). Ma si ride anche per le disavventure che capitano loro nei momenti di calma, quando ad esempio devono falciare il campo di grano della base in estate imprecando per il caldo, quando mandano al diavolo i superiori di fronte ai civili subendo amarissime conseguenze disciplinari, quando il cibo da loro ordinato è avariato e finiscono all'ospedale per intossicazione alimentare... Ci si diverte insomma per ogni genere di situazioni da vita reale, che grazie alle reazioni psicologiche estremizzate dei protagonisti diventano facilmente esilaranti.


Da non dimenticare anche l'elemento di evoluzione raggiunto dalla cornice robotica, che coerentemente con la natura semi-realistica dell'opera aggiunge un nuovo tassello alla Storia del genere: di Real Robot puro si tratta, più degli AT di Votoms, e come succederebbe in un'ipotetica vita reale gli Ingram non hanno armi devastanti, non possono volare, non sono i simboli di resistenza in planetarie guerre civili: hanno giusto uno sfollagente, una pistolona d'ordinanza caricata con proiettili contati (e costosi!) e un taser con cui disturbare apparecchiature elettroniche. Sono da risistemare dopo ogni azione, caricati con enormi pile, fragilissimi, periodicamente sostituiti da esemplari più evoluti, e narrativamente di importanza marginalissima, con il 90% degli episodi basato sulle iterazioni "a terra" dei loro piloti. Un concentrato di freschezza e originalità che vede la luce, prima ancora del manga e della lunga serie animata da Sunrise, in una miniserie home video pilota di 7 episodi, dove Oshii e gli altri artisti di Headgear deliziano il pubblico con un calderone di idee che saranno in futuro rielaborate in produzioni successive. Una semplice presentazione dei personaggi principali, per sondare quanto potessero far breccia nel pubblico nell'eventualità di una serie a lungo respiro, e il risultato, per quanto graficamente embrionale, narrativamente si rivela di assoluto rispetto. L'occasione di divertire lo spettatore con un cast già ben delineato, alle prese con sei casi che si riveleranno precursori di vicende successivamente meglio approfondite.

Lo spettatore conoscerà quindi fin da subito l'agento speciale americano Kanuka Clancy nel secondo episodio e il detective Matsui nel terzo, ma sopratutto sempre in quest'ultimo, nella storia del mostro che infesta la baia di Tokyo, rinverrà la bozza di quella lunga vicenda del manga (narrata nei volumi 8-9-10) che fornirà anche le basi per il terzo lungometraggio della saga (il recente WXIII). Un divertente giallo a tema soprannaturale (puntata 4) e due avventure seriose concernenti colpi di stato (5-6) e traffici di armi (7) concludono una miniserie che di sicuro non lascia indifferenti, strappando già diverse risate pur con un cast non ancora approfondito. In rodaggio anche il chara design dell'Alemi Takada, non pulito e accattivante come nelle prove migliori, mentre il mecha design dettagliato e realistico dei bianchissimi Ingram, a opera di Yutaka Izubuchi, già cattura l'occhio donando quell'appeal "avveniristico" ma credibile, ai macchinari, che diviene la regola di molte delle future prove del grande mecha designer.


Sbagliato giudicare un'epopea come quella di Patlabor dal punto di vista di questa semplice miniserie di prova (il meglio lo si vede con la seconda serie OVA e i due splendidi film di Oshii, senza contare l'altrettanto riuscito manga), ma elementi di interesse già non mancano. Non ci si annoia praticamente mai e si sogghigna più di una volta per la qualità delle gag, in attesa della maturazione che si vede già nella successiva serie tv. Questa prima versione animata di Patlabor forse non è imprescindibile come le altre, ma sarebbe un peccato perdersi perle come un un Asuma impauritissimo nel tagliare il filo sbagliato di una bomba ad orologeria, e svenire perché Kanuka, arrivata pochi minuti dopo, taglia quello giusto con la nonchalance di un ragioniere sorridendogli pure. "Visto? Non era difficile!".

Nota: disponibile in dvd a cura di Yamato Video, in una delle peggiori serializzazioni che si siano mai viste. Tutte le versioni animate di Patlabor sono state FUSE, senza riguardi per la continuity, nella stessa collana da edicola di 23 dvd. In parole povere, il primo episodio di questa miniserie lo si trova nel dvd 16, INSIEME alle ultime puntate televisive. Un orrore, a cui si aggiunge la faccia tosta dell'editore di mettere audio originale ma nessun sottotitolo (a che pro?). Magra consolazione, almeno il doppiaggio italiano è buono e con voci azzeccate. Se recentemente, almeno, la serie tv è stata rieditata in due boxoni e con la presenza di sottotitoli, ancora nessuna notizia per gli OVA. O si attende con pazienza l'eventualità che un giorno anche questi trovino la giusta collocazione in cofanetto, oppure che ci si prepari a far spazio, nella propria collezione personale, ai tre dvd più pacchiani di sempre.

Voto: 7 su 10

SEQUEL
Patlabor: The Movie (1989; film)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Patlabor è uno dei titoli a cui sono più affezionato in maniera acritica insieme a Zambot 3, Gundam Wing, Turn A Gundam e Gaogaigar; in quanto appassionato mi trovo d'accordo con chi critica la serializzazione del prodotto, che andava proposto con la prima serie OAV di 7 episodi, poi la serie tv di 47 episodi e, per finire, la seconda serie OAV di 16 episodi, per non parlare del fatto che la serie tv presenta un cast di doppiatori totalmente differente dalle due serie OAV (ad eccezione di Goto, doppiato dallo straordinario Marco Balzarotti).
Già è un miracolo che, dopo anni di attesa, sia stata completata, ma sarei a favore di un ridoppiaggio degli episodi tv

Jacopo Mistè ha detto...

Davvero il cast di doppiatori delle varie incarnazioni OVA era diverso da quello della serie tv? Non me lo ricordavo proprio, rammento solo che ora di ottimo livello in entrambi i casi.

DISCLAIMER

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità e pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge 7 marzo 2001 n. 62. Molte delle immagini presenti sono reperite da internet, ma tutti i relativi diritti rimangono dei rispettivi autori. Se l’uso di queste immagini avesse involontariamente violato le norme in materia di diritto d’autore, avvisateci e noi le disintegreremo all’istante.